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Save energy, make energy, think energy

CITTÀ INTELLIGENTE ED ENERGIA

3.7 Save energy, make energy, think energy

Questo slogan accattivante non è dell’autore, purtroppo, in quanto è tratto dal sito della città di Portland negli Stati Uniti (portlandoregon.gov). Nel trattare di energia pulita il sito suddivide l’argomento in tre parti, la prima relativa al risparmio e alla riduzione dell’impronta di carbonio, la seconda relativa alle fonti di produzione alternative, la terza relativa alle informazioni necessarie a ricercatori, studiosi e ad altre agenzie governative.

Scopo di questo titolo è ricordare che la necessità di ripensare le modalità con le quali l’energia viene prodotta e consumata nelle città rappresenta una sfida alla gestione dei sistemi urbani. Le città devono tendere ad invertire il loro modo di porsi di fronte al problema energetico: da semplici consumatori di risorse e di energia devono divenire contemporaneamente produttori e consumatori in modo da incidere in percentuale sempre minore sugli ambienti esterni alla città. Il punto partenza è la città come sistema intelligente. Si è cercato di evidenziare come, a partire da contributi che provengono da settori diversi, vi sia una convergenza di analisi che identifica un’intelligenza organizzativa nella struttura urbana. Questa intelligenza adatta l’evoluzione urbana all’ambiente esterno associando alla città un suo grado intrinseco di resilienza.

Tale carattere fa sì che la città possieda la capacità di adattarsi anche ai mutamenti obbligati dai processi critici di involuzione ambientale, sempre che tutte le componenti presenti in essa (fisiche, funzionali ed antropiche) siano capaci di rispondere in modo efficace e coordinato. Negli ultimi anni si è estesa l’associazione del termine “smart” al termine “città”, associazione che presenta aspetti fortemente utilitaristici: smart city non è una città più intelligente ma una città più equipaggiata di apparecchiature destinate a guidare o ad indirizzare specifici aspetti della vita quotidiana dei cittadini. Si può affermare che una smart city di questo tipo è una città in cui i cittadini possono permettersi di essere più stupidi avendo ceduto quote di intelligenza a sistemi di controllo e gestione esterni.

In questo quadro il problema energetico è paradigmatico della differenza di impostazione tra città intelligente e città smart. Una città intelligente è una città che impara a produrre e a consumare in base alle sue necessità e che da questa capacità di apprendimento estrae nuovi elementi per ridurre il suo peso sulle risorse globali. Una città solo smart è invece una città che si dota di strumenti tecnologici all’avanguardia cedendo ad essi il ruolo di controllo sui comportamenti senza trarre da tale processo alcun apprendimento e alcuna capacità di avanzamento critico.

Un ruolo sostanziale è rivestito dall’organizzazione attuale della società, nella quale sono fondamentali i processi economici e produttivi caratterizzati da una costante ricerca di efficienza e di profitto. In questo quadro la green economy non sembra essere diversa dalle altre economy che l’hanno preceduta.

Infrastrutture energetiche, nodi e reti diventano sempre più intelligenti. Alla lampada ad incandescenza abbiamo sostituito prima le lampade a basso consumo e a lunga durata, poi le lampade a LED. Un domani avremo altre tecnologie che le sostituiranno, in un processo evolutivo continuo che interessa tutti i settori produttivi e tutti gli oggetti di uso quotidiano. Tenderemo a consumare sempre meno energia per unità di lavoro effettuato. Saremo sempre

più “sostenibili”, ma non perché siamo più coscienti del fatto che è necessario esserlo: lo saremo solo perché ricerca e industria lanciano nuovi prodotti e applicazioni capaci di lavorare ad un livello maggiore di efficienza accompagnando tale lancio con un messaggio consolatorio: “continuate a consumare quanto volete tanto la vostra coscienza è a posto perché le nostre tecnologie rendono i vostri consumi sostenibili”. Senza sottolineare che la somma è sempre crescente ed è questa somma ad essere insostenibile.

Insomma, la traduzione tecnologica della botte piena e della moglie ubriaca. Dimenticando quanto scriveva Orazio: «Prudens futuri temporis exitum / Caliginosa nocte premit Deus» (Ode, 3, 29). Se un dio prudente nasconde gli eventi del futuro sotto una notte tenebrosa non possiamo trascurare l’imponderabile che sussiste sempre quando si ragiona di scenari futuri, per quanto soddisfatti del progresso fatto e per quanto fiduciosi del domani.

Si dice spesso che la città del futuro sarà intelligente, sostenibile e democratica quanto e più di quella odierna. Proprio l’accesso all’energia sarà una delle cartine di tornasole per valutare l’effettivo verificarsi di tale affermazione. Basta non dimenticare che la città, come la società, è anche profondamente ingiusta; essa è il luogo nel quale convivono gli estremi e questi estremi nel futuro tenderanno, molto probabilmente, ad allontanarsi ancora di più. Macchinette e applicazioni che girano su reti sempre più potenti renderanno questa città iperconnessa e ipercontrollata. Pali, pannelli ed architetture verdi la faranno diversa da oggi. Ma, come oggi, essa sarà un luogo nel quale l’incongruo e l’imprevedibile lavoreranno a fianco del razionale e del pianificato, a dimostrazione che la città è intelligente, quindi governabile, ma non troppo.

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CAPITOLO4