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Processi di innovazione nei sistemi territorial

MODELLI URBAN

2.4 Processi di innovazione nei sistemi territorial

Affrontare i cambiamenti significa pensare ad elementi di innovazione nelle attività che si stanno realizzando. Ciò vale anche per un piano urbanistico inteso come struttura tecnica destinata a governare un processo di cambiamento territoriale. Da questo punto di vista è possibile distinguere tre diversi approcci (Roggema et al., 2012):

í il “cambiamento come incremento”, ossia il piano nella versione standard che prevede continuità di azione;

í il “cambiamento come transizione”, ossia il passaggio incrementale da uno stato ad uno successivo senza cambiamento di traiettoria;

í il “cambiamento come trasformazione”, la versione più radicale, che prevede una modificazione radicale dei processi esistenti e una loro totale sostituzione.

Il primo tipo di cambiamento, quello incrementale, è il più debole, in quanto sia gli obiettivi, che le politiche, che le indicazioni localizzative hanno in sé fattori marginali di innovazione. Le politiche già definite vengono riprese nei piani successivi, senza alcun tipo di cambiamento negli indirizzi. I cambiamenti di tipo incrementale possono essere visualizzati come una linea retta più o meno inclinata lungo la quale sono posizionati gli stati che nel tempo si susseguono. Essi prefigurano una evoluzione da A ad A’’ attraverso A’, anche se nel tempo possono presentarsi situazioni che avrebbero bisogno, ad esempio, di portare la condizione del sistema verso un punto diverso, come B (Figura 2.12).

Figura 2.12 Tipologie di processi di cambiamento. Da Roggema et al. (2012).

Una transizione, a sua volta, può essere definita come un processo graduale e continuo di cambiamento, tale da modificare strutturalmente il carattere di una società o di una parte complessa di essa. Si può pensare ad una transizione come ad un intervallo che si viene a creare tra due fasi di stabilità (De Roo, 2008), caratterizzate da una dinamicità intrinseca che rende possibile il passaggio da un vecchio sistema, che possiamo pensare debole, ad un nuovo sistema, che possiamo pensare più forte. Questa transizione può essere affrontata più agevolmente se essa è stata già sperimentata in altri casi. Gli schemi corrispondenti descrivono il processo a partire da una linea continua che, ad un certo punto, perde le sue caratteristiche. Questo è il momento nel quale appaiono processi caotici al termine dei quali la linea continua ricomincia. La continuità della linea sta a significare che il sistema non si è completamente

trasformato e che esso ha raggiunto solo uno stato più stabile caratterizzato da maggiore complessità e qualità.

Una trasformazione può essere definita come la capacità di modificare un sistema stabile in modo che esso diventi un altro tipo di sistema. Ciò avviene quando le strutture economiche e sociali (ma anche quelle ecologiche) rendono il sistema esistente insostenibile. Una trasformazione ha una fase di preparazione, una di effettiva realizzazione e una di stabilizzazione (Chapin et al., 2009). Il periodo tra la preparazione e la realizzazione rappresenta una “finestra di opportunità” ed è il periodo nel quale sono possibili una molteplicità di opzioni e una sequenza di eventi che non hanno ancora un senso definito e non portano ancora ad una traiettoria trasformativa.

Per trasformazione si può intendere sia il cambio di direzione di un sistema, che il passaggio da un sistema ad un altro, che la presenza di un processo di crescita discontinua. Inoltre, una trasformazione può avvenire in un momento nel quale il precedente sistema non aveva ancora finito di esplicare le sue potenzialità. Nel grafico che definisce la trasformazione sono individuabili tre fasi caratteristiche: la prima è quella della creazione, la seconda del miglioramento e la terza dell’innovazione vera e propria. Una trasformazione, inoltre, può avvenire mentre è ancora in corso il miglioramento del sistema precedente provocando, con ciò, una interferenza.

Figura 2.13 Interazioni tra livelli in una prospettiva multilivello. Da Roggema et al. (2012).

Il processo di trasformazione consiste di diversi momenti (Figura 2.13). Intanto vi è sempre la possibilità di un cambiamento potenziale, anche se la situazione esistente è dinamicamente stabile (pt. 2). Essa però avverrà solo se la pressione proveniente dal sistema governato crea una finestra di opportunità (pt. 1). In questa situazione sia il livello del sistema governato che quello del sistema di governo creano nuove potenzialità di innovazione che vanno ad influenzare dall’esterno le nicchie (pt. 3 e 4), ossia i nodi dai quali si origina e si diffonde l’innovazione (pt. 5). Una volta che queste innovazioni sono sviluppate e sono allineate all’interno di un progetto dominante (pt. 6) esse sono capaci di rompere la situazione esistente (pt. 7) e provocarne una trasformazione anche radicale che conduce ad uno stato nuovo e diverso. Infine, quando il cambiamento a livello di governo si è stabilizzato, anche il sistema governato viene influenzato, grazie anche alla diffusione dei nuovi sistemi di valori che nel frattempo hanno rafforzato la loro presenza (pt. 8).

Le considerazioni precedenti esplicitano un fattore che è necessario tenere sempre in conto, ossia che la realtà nella quale agisce un sistema di pianificazione è sempre in evoluzione ed, in quanto tale, può svilupparsi con modalità decisamente imprevedibili.

La situazione che normalmente si presenta è quella di un adattamento continuo delle condizioni territoriali. Un processo che non modifica le traiettorie tradizionali, ma le conferma basando le proprie previsioni su un sistema di certezze che deriva da quanto avvenuto nelle fasi precedenti. Meno frequente, ma più interessante, è la situazione nella quale i processi di adattamento non bastano più e sono necessari processi di maggiore incisività. Questi presuppongono un cambiamento anche radicale delle politiche svolte nel passato e la loro trasformazione in politiche innovative. Tale situazione è più rischiosa rispetto a quella che si basa sulla continuità, anche perché si fonda su dati meno certi e a maggiore grado di aleatorietà. Esse, però, in determinate situazioni, sono necessarie, se non obbligatorie. E questo è il caso nel quale ci si trova ad operare oggi, con condizioni al contorno che richiedono innovazione spinta anche nella pianificazione.