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Esportazioni ed importazioni mondiali di vino

2. IL SETTORE DEL VINO

2.3. Il commercio internazionale del vino

2.3.3. Esportazioni ed importazioni mondiali di vino

Nel 2011 il commercio mondiale di vino ha raggiunto un altro record in termini di quantità scambiata sul mercato internazionale. Tendenza positivamente confermata anche nel 2012. L’ammontare complessivo di vino importato nel 2011 si attestava attorno ai 4,7 miliardi di litri, rispetto ai 4,4 dell’anno precedente, questo prevalentemente dovuto alla crescente domanda di vino di paesi come la Cina. (FAS, 2011). Nel 2012 l’ammontare di vino esportato dall’Unione Europea verso i paesi emergenti (emergenti all’interno del settore vinicolo) è cresciuto notevolmente, questo dopo aver registrato nel biennio 2008 e 2009 un rallentamento causato dalla recessione economica. L’ammontare del mercato mondiale del vino, dato dalla somma delle esportazioni di tutti i paesi, si aggira attorno ai 103,5 mHl nel 2011, più del 7,9% rispetto al 2010. (Grafico 9).

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Grafico 9: Somma totale delle esportazioni mondiali (dati in mhl)

Fonte: OIV 2012/FAO

L’Unione Europea continua a rimanere il principale protagonista all’interno del mercato vinicolo, in termini sia di quantità prodotta ed esportata, che di volume importato e consumato. I paesi europei nel loro insieme hanno esportato nel 2011, circa 65 mHl di vino, caratterizzando oltre la meta del vino commerciato internazionalmente. (Grafico10). Il commercio intra-europeo rappresenta la quota maggiore delle esportazioni dei paesi appartenenti alla comunità, attestandosi circa intorno ai 44 milioni di ettolitri nel 2010, secondo quelli che sono i dati forniti dalla commissione europea. (GAIN, 2012).

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2000 2002 2004 2006 2008 2010 Milion i di Hl Export Mondiale in mHL

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Grafico 10: Tendenze delle esportazioni mondiali. Confronto tra paesi del Vecchio e Nuovo Mondo

(% sul livello di esportazioni totali)

Fonte: OIV 2012/Fao

Un’elevata percentuale di questo volume si riferisce al commercio estero di vino sfuso piuttosto che in bottiglie. Negli ultimi anni, infatti, è cresciuta a un tasso esponenziale la tendenza a esportare vino sfuso, che viene poi imbottigliato direttamente nel mercato in cui verrà importato. Specialmente per quanto riguarda i paesi emergenti in tale settore, nell’ultima decade il rapporto tra l’ammontare di vino sfuso e quello totale scambiato sui mercati internazionali, è passato da 1:5 a 1:2. Questo cambiamento nella modalità di trasporto del prodotto ha avuto un impatto piuttosto significativo sulla modalità di attribuzione del valore lungo la catena di produzione e distribuzione vitivinicola. Piuttosto che generare la maggior parte del guadagno a monte nella catena di produzione, una parte significativa del valore dato dall’attività di confezionamento e del margine degli intermediari è in questo modo catturato dal mercato di destinazione. (Rabobank International , 2012). Nonostante questo, comunque, il particolare momento di debolezza dell’euro ha permesso ai produttori tradizionali di migliorare la competitività delle proprie esportazioni, in un momento in cui le economie locali sono significativamente caratterizzate da una condizione di crisi che affligge pesantemente i consumi. 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

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Escludendo il commercio tra i paesi europei, nel 2011 il livello delle esportazioni europee verso terzi partner commerciali ha raggiunto livelli mai verificatisi prima, con un incremento dell’11% nel volume e 26% nel valore. La debolezza dell’euro, l’economia che tenta di riprendersi dal periodo di recessione e una leggera ripresa della domanda sono le maggiori ragioni da attribuirsi a questo slancio. Specialmente per quanto riguarda le esportazioni di vino italiano è stato registrato un record di circa 24 milioni ettolitri esportati, circa 14% in più dell’anno precedente. (Grafico 11).

Grafico 11: Principali paesi esportatori di vino (Milioni di ettolitri)

Fonte: Oiv 2012/Fao

I produttori italiani di vino cercano si sopperire alle debolezze del mercato domestico puntando sui mercati internazionali. Le esportazioni italiane sono migliorate sia grazie all’aumento delle esportazioni verso altri mercati europei, sia verso terzi paesi quali Stati Uniti, Giappone e Cina. (GAIN, 2012).

Per quanto riguarda il 2012, i dati tuttavia provvisori mostrano un leggero calo rispetto alle esportazioni dell’anno precedente; questo essenzialmente sembrerebbe essere dovuto al livello record raggiunto nel 2011. (OEMV, 2012). Rispetto al 2005, anche le

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Italia Spagna Francia Australia Cile Usa Germania

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esportazioni spagnole sono cresciute ad un tasso significativo. (Grafico 11). Questa crescita, se pur leggera, è attesa anche per il 2012, prevedendo il raggiungimento di quota 23 mHl; attese confermato dai primi dati raccolti nel primo semestre del 2012, che incoronano la Spagna come primo nuovo esportatore mondiale. (OEMV, 2012). I maggiori partner commerciali della Spagna sono Stati Uniti, Germania, Francia e Inghilterra.

Gli Sati Uniti rappresentano il principale partner commerciale dell’Europa, intesa nella sua totalità, per ammontare di vino scambiato sia a volume sia a valore (circa il 24% del totale di vino europeo esportato nel 2011). Rappresentano, inoltre, anche il più grande partner fuori Europa per Italia, Spagna e Francia. L’Europa e gli Stati Uniti d’America rappresentano più della metà della quota d’importazioni mondiali di vino. (Grafico 12).

Grafico 12: Distribuzione delle importazioni mondiali nel 2011

Fonte: FAS/USDA 2011

Il commercio sta quindi continuando a crescere ad un tasso decisamente maggiore rispetto a quello del consumo mondiale; tanto che quasi la metà di vino consumato è importato. Durante gli ultimi anni, infatti, la quota di crescita delle consumazioni mondiali ha subito un rallentamento a causa di una maggior competizione nel settore delle bevande e dell’applicazione di una serie di politiche volte a risolvere

EU; 31% USA; 21% Russia; 12% Canada; 8% Cina e Hong Kong; 7% Altri; 21%

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problematiche sociali e sanitarie, come l’abuso di alcool. Allo stesso tempo, il valore unitario si è notevolmente ridotto a causa della tendenza dei consumatori di richiedere vino meno costoso (da sottolineare che questa tendenza si è registrata per lo più nei paesi del Nuovo Mondo del vino). (FAS, 2011). Per gli Stati Uniti, ad ogni modo, la tendenza è di un miglioramento a misura che cresca la consapevolezza e la conoscenza vinicola tra i consumatori statunitensi. L’Europa non è solo il più grande esportatore nel mondo, ma anche il più grande importatore. Le importazioni sono soprattutto cresciute per quanto riguarda il vino sfuso, piuttosto che quello in bottiglia, proveniente dai paesi emergenti.

Come già in precedenza accennato, la tendenza di trasportare il vino sfuso, e di imbottigliarlo direttamente nel mercato di destinazione risponde a delle scelte economiche, di minimizzazione dei costi. Questo porta ad un cambiamento all’interno della catena vitivinicola internazionale, in termini di distribuzione del valore tra i partecipanti. Si stima, infatti, che questa tendenza comporti un trasferimento di potenziale di guadagno, stimabile attorno al miliardo di dollari americani, dal mercato in cui il vino è prodotto a quello di destino in cui sarà importato. (Rabobank, 2012). Il fenomeno della globalizzazione e dell’integrazione del commercio internazionale ha accentuato l’importanza di comprendere quali siano le modalità attraverso cui catturare parte del profitto generato lungo la catena vitivinicola del valore. A tal fine, nel proseguimento del capitolo, sarà analizzata sia la sua struttura, sia come l’internazionalizzazione, congiuntamente alle nuove tendenze globali, stia portando a dei cambiamenti nella distribuzione dei profitti lungo la catena.

2.4. La catena del valore nell’industria del vino