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2. IL SETTORE DEL VINO

2.2. Analisi del mercato del vino

2.2.1. L’offerta mondiale di vino

La produzione mondiale di vino degli ultimi dieci anni si è sempre attestata tra i 270 e i 290 milioni di ettolitri, fatta eccezione per l’anno 2004 in cui la produzione ha occasionalmente raggiunto un picco di oltre 300 milioni hl. Nei tre anni successivi all’apice raggiunto nel 2004, si è assistito a un graduale declino dell’offerta mondiale a un tasso di circa il 4% l’anno. Tuttavia, in seguito la produzione è ritornata marginalmente a crescere dello 0,3% riaccostandosi sui 270 milioni di ettolitri. (Grafico 3)

Grafico 3: Produzione Mondiale di vino (1998-2011)- in milioni di hl (Mhl)

Fonte: OIV, 2012 230 240 250 260 270 280 290 300 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 Produzione Mondiale di vino (succo e mosto esclusi)

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La stima per l’anno 2011 prevedeva una produzione mondiale che si attestava tra i 262 e i 269 Mhl, quindi non molto differente da quella realizzata nell’anno precedente. (Oiv, 2012). Per poter meglio capire quali siano le dinamiche caratterizzanti di tale settore, giunge utile un’analisi che suddivide il mondo vitivinicolo in due macro gruppi. Anche se ciascun paese nella sua singolarità possiede un distinto stile di produzione vinicola, una differente cultura e congiuntura macroeconomica, allo scopo perseguito in questa trattazione risulta maggiormente utile la suddivisione tra Vecchio e Nuovo mondo.

La struttura della produzione vitivinicola mondiale risente significativamente dei cambiamenti annunciati in precedenza. A livello di mercato enologico internazionale, i produttori europei devono fronteggiare una crescente competizione realizzata dai nuovi paesi emergenti attraverso dei sistemi di produzione vitivinicola sorprendentemente efficienti. I paesi europei stanno gradualmente perdendo quella situazione di monopolio nella produzione e nell’esportazione del vino, lasciando man mano quote di mercato a paesi emergenti quali, tra gli altri, Argentina, Cile, Australia e Cina. L’unione Europea, definita come “Vecchio Mondo”, mantiene comunque il proprio ruolo di leader nella produzione di vino, producendo all’incirca il 60% della quantità vinicola mondiale. (Grafico 4).

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Grafico 4: Ripartizione in percentuale della produzione mondiale (2011)

Fonte: Usda, 2011

All’interno dell’offerta europea, Italia, Spagna e Francia rappresentano l’80% del totale della produzione. Altri importanti paesi produttori europei sono Germania, Portogallo, Romania e Grecia. La produzione europea nel 2011 è pari a 156 Mhl, 1% maggiore che nell’anno precedente. In comparazione con il 2010, si nota una leggera diminuzione della produzione generalmente in tutti i paesi. Un calo più sostanziale è riscontrabile in Italia, cui produzione è scesa del 14,3%. Infatti, la produzione enologica del 2011 è stata la più povera degli ultimi sessanta anni, e questo causato da temperature estive troppo elevate associate al programma di estirpazione delle viti previsto dall’organizzazione comune del mercato vitivinicolo. Le stime per l’annata 2012/2013 non preannunciano grandi cambiamenti, e un livello di produzione europea pressappoco simile ai precedenti. (Gain, 2012). Come precedentemente annunciato, i paesi europei preservano la propria posizione di dominio sul mercato mondiale. La concorrenza però non sembra diminuire. Tra i cinque maggiori produttori di vino vanno fatti rientrare anche Stati uniti (18.740 Mhl) e Argentina (15.473 Mhl). Il totale della produzione

Chile 3% Argentina 6% Australia 4% USA 7% Francia 19% Italia 16% Spagna 13% Germania 3% Altri UE 9% Altri 20%

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enologica proveniente da paesi extraeuropei ammonta a 7.4 Mhl nel 2011. Questo risultato totale è, come nel caso europeo, il risultato di tendenze contrastanti. (Grafico 5) Se da un lato vi sono Stati Uniti e Australia cui produzione risulta in calo rispetto all’anno precedente, dall’altro vi sono produttori come Argentina, Cile, Brasile e Cina cui produzione, in modo più o meno accentuato, tende al rialzo.

Grafico 5: I principali produttori mondiali di vino (Produzione in Mhl)

Fonte: OIV 2012

Nonostante il livello di offerta dei produttori di vino leader nel settore sia notevolmente sceso, l’ammontare generale continua a mantenere una linea piuttosto stabile grazie all’output dei “nuovi” paesi che continua a rimanere positivo. Il cambiamento in atto nella struttura della produzione nel mercato vitivinicolo non riguarda solo la dimensione della quota di mercato posseduta da ciascun paese. L’Europa sta perdendo anche “il proprio monopolio nell’immagine di produttore di

vino”. (Green R. et alt. 2003) La produzione europea ed il suo sistema di marketing

basato sui vini a denominazione d’origine si sta scontrando con una nuova concezione del prodotto vinicolo: quella di vino prodotto “industrialmente” nelle aziende vinicole

0 10.000 20.000 30.000 40.000 50.000 60.000 2000 2005 2011*

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attraverso un particolare processo produttivo e identificabile, non dall’origine geografica, ma dal marchio applicato. (Cernilli D. 2012) Tale nuovo sistema di produzione basato sulla varietà dei marchi è classificabile come esatto opposto al meccanismo europeo. Identifica la propria base nelle aziende vinicole, e non sulla regione di provenienza; aziende cui produzione è intensiva e non sono obbligate al rispetto delle numerose regolamentazioni esistenti nel mercato europeo. Queste nuove cantine stanno gradualmente proponendo un sistema di produzione e organizzazione vinicola e di marketing, validamente alternativo a quello tradizionale europeo DOP7. Tale sistema di produzione, nato negli Stati Uniti, considera il prodotto vinicolo come opera dell’intelletto e vede nella registrazione del marchio la modalità più valida con cui riuscire a proteggerlo. (Cernilli D. 2012) Questa diversa prospettiva ritiene possibile il raggiungimento di un medesimo livello qualitativo del prodotto finale, indipendentemente dall’area geografica di provenienza dell’uva. I produttori di vino, legati a specifiche aree geografiche, potranno continuare a preservare la propria competitività se l’area d’origine riuscirà a esprimere quelle componenti relative alla qualità (non solo intesa nelle sue caratteristiche più intrinseche ma anche, ovviamente, come la capacità di garantire e rinforzare la relazione di fiducia con il consumatore) e all’identificazione (intesa come tipicità e reputazione). (Fait M, Iazzi A, 2008)

Ad ogni modo è necessario aggiungere che le conseguenze di un mercato del vino sempre più internazionale, liberale e competitivo, investono i produttori europei sommandosi agli effetti di altri stimoli. Le forze trainanti dell’attuale mercato vinicolo mondiale si identificano specialmente nel consolidamento del ruolo degli intermediari e distributori all’interno della catena del valore, nell’eccesso della quantità offerta rispetto a quella effettivamente consumata, che ha portato ad una maggiore pressione nella competizione basata sul prezzo, e nel cambiamento del modello di comportamento del consumatore. (Cholette S. et al. 2005)

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Secondo il D.L. n. 61, del 1/05/2010, in accordo con la Legge Comunitaria 2008, si passa alla dicitura DOP, Denominazione di Origine Protetta e IGP, Indicazioni Geografiche Protette.

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