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L’EROE E LE FONDAZIONI GRECHE D’OCCIDENTE

4.10 EUTIMO DI LOCRI EPIZEFIR

Eutimo è un personaggio del mito greco, citato come eroe-atleta vincitore alle Olimpiadi. A lui sono attribuite qualità d’animo, prestanza fisica, nonché l’aver portato a termine l’impresa dell’uccisione dell’Eroe di Temesa che, fino ad allora vessava i temesani con il suo tributo annuale. Strabone riferisce l’intervento dell’atleta in sostegno di Temesa, costretta a dover versare l’ingiusto tributo annuo:

«Λοκρῶν δὲ τῶν Ἐπιζεφυρίων ἑλόντων τὴν πόλιν, Εὔθυμον μυθεύουσι τὸν πύκτην καταβάντα ἐπ᾽ αὐτὸν κρατῆσαι τῇ μάχῃ, καὶ βιάσασθαι παραλῦσαι τοῦ

δασμοῦ τοὺς ἐπιχωρίους.»557

Della leggenda pertinente a Eutimo di Locri Epizefiri, che si batte contro l’Eroe di Temesa, così come della testimonianza iconografica del dipinto descritta da Pausania, ho già accennato sopra. Qui procedo a una più chiara enucleazione delle tradizioni letterarie558 a lui pertinenti per definirne i caratteri ed inquadrarlo nel culto che si suppone dovesse svolgersi in suo onore a Locri Epizefiri presso la Grotta Caruso. Egli era figlio di Astykiles e fu per ben tre volte vincitore alle

Olimpiadi nella disciplina del pugilato.559 Riportò le vittorie nel 484, 476, 472

a.C., mentre una sola volta fu sconfitto da Teogene di Taso, ovvero nel 480 a.C.560

Eutimo incarna le caratteristiche dell’eroe greco per eccellenza, è forte, atletico ed è dotato di sentimenti nobili, così come viene presentato da Pausania in un celebre passo della Periegesi in cui passa in rassegna una serie di statue esposte ad Olimpia e che rappresentano atleti vincitori alle Olimpiadi i quali erano venerati nel sito sacro come eroi:

«γένος μὲν δὴ ἦν ὁ Εὔθυμος ἐκ τῶν ἐν Ἰταλίᾳ Λοκρῶν, οἳ χώραν τὴν πρὸς τῷ Ζεφυρίῳ τῇ ἄκρᾳ νέμονται, πατρὸς δὲ ἐκαλεῖτο Ἀστυκλέους: εἶναι δὲ αὐτὸν οὐ τούτου, ποταμοῦ δὲ οἱ ἐπιχώριοι τοῦ Καικίνου φασίν, ὃς τὴν Λοκρίδα καὶ

557 Strabone VI, 1, 5.

558 Le fonti che narrano le due vicende sono: Strabone, VI, 1, 5; Aeliano, VH, 8,18; Diegh. ιn

Callim., 4, 5-5; Suda, s.v. Εὔθυμος.

559

Pausania, VI, 6, 5-6. Ricordiamo che Plinio riferisce che chi risultava essere vincitore per tre volte in una disciplina olimpica ascendeva ad uno status quasi divino, vedi Plinio, Storia Naturale, XXXIV, 16.

560 Le Olimpiadi vinte da Eutimo furono: la 74a, la 76a e la 77a, mentre nella 75a fu sconfitto da

166 Ῥηγίνην ὁρίζων τὸ ἐς τοὺς τέττιγας παρέχεται θαῦμα. (…) ὁ δέ οἱ ἀνδριὰς τέχνη

τέ ἐστι Πυθαγόρου καὶ θέας ἐς τὰ μάλιστα ἄξιος.»561

Già da un primo cenno alla tradizione tramandata da Pausania, emerge che il personaggio in questione ha due discendenze, rispettivamente una mitica, acquisita da fonti locali come figlio del fiume Kaikinos, e una storica, in quanto

figlio di un cittadino locrese.562 Il fatto che si tratti di un atleta realmente vissuto,

come testimoniano anche le evidenze epigrafiche, rende l’idea del peso che questa categoria dovesse avere nel mondo greco. Le informazioni che Pausania ci fornisce riguardo alla statua, si leggono nel prosieguo del racconto; essa venne realizzata da Pitagora, scultore reggino di origine samia, ed è indicata col termine greco ἀνδρίας, per cui si presuppone dovesse trattarsi dell’eroe rappresentato nelle sembianze umane con le caratteristiche che gli erano proprie, e non nelle sembianze di toro androposopo, così come verrà rappresentato nelle Erme rinvenute a grotta Caruso. Anche Plinio il Vecchio fa un riferimento alla celebrazione di Eutimo ad Olimpia: egli narra che erano collocate due statue raffiguranti l’eroe Eutimo, l’una ad Olimpia, l’altra a Locri Epizefiri. Furono colpite nello stesso giorno da un fulmine lanciato da Zeus; per volere dell’oracolo delfico, a seguito dell’evento prodigioso, si rese necessario tributare degli onori divini all’atleta ancora in vita e protrarli anche dopo la sua morte. Plinio il Vecchio narra in aggiunta che Callimaco rimase fortemente colpito dall’evento:

«Consecratus est vivus sentiensque eiusdem oraculi iussi et Iovis deorum summi adstipulatu Euthymus pycta, semper Olimpiae victor et semel victus. Patria ei Locri in Italia; ibi imaginem eius et Olympiae alteram eodem die tactam fulmine Callimachum ut nihil aliud miratum video deumque iussisse sacrificare, quod et vivo factitatum et mortuo, nihilque de eo mirum aliud quam hoc placuisse dis.»563

La duplice natura dell’eroe ne determinò una differente resa iconografica: ad Olimpia venne venerato con le sembianze possedute in vita, ovvero come atleta vincitore alle Olimpiadi; a Locri invece con le sembianze assunte post mortem,

561

Pausania, VI, 6, 4-7.

562 Questo aspetto contraddistingue anche le altre tappe della sua vita in un quadro che definisce il

processo di eroizzazione nel V sec. a.C. di Eutimo così come di alcuni dei vincitori ai Giochi Olimpici, caratterizzati dall’avere una duplice discendenza.

563

167 come toro androposopo, stando all’iconografia presente sulla coroplastica che lo

raffigura a seguito della metamorfosi fluviale.564 La popolarità dell’eroe è

testimoniata dall’effettiva realizzazione di una statua in suo onore ed esposta ad Olimpia: di essa possediamo la base con incisa l’iscrizione dello stesso Eutimo, poi abrasa e modificata dopo la morte dell’atleta. Di seguito l’epigrafe:

Fig.38 Iscrizione sulla base della statua di Eutimo (da COSTABILE 1992).

«Εὔθυμος Λοκρός Ἀστυκλέος τρίς Ὀλύμπι᾿ ἐνίκων εἰκόνα δ᾿ἔστησεν τηνδε βροτοῖς ἐσορᾶν. Εὔθυμοσ Λοκρός ἀπό Ζεφυρίο ἀνέθηκε. Πυθαγόρας Σάμιος

ἐποιησεν.»565

Il fatto che l’epigrafe sia stata riscritta, ha sollevato non pochi problemi: atto mirato a suscitare la curiosità e l’ammirazione per l’atleta da parte dei visitatori o

volutamente allusiva all’episodio del fulmine?566 L’abrasione e la successiva

iscrizione mirano a sottolineare il fatto che dopo la sua deificazione Eutimo è maggiormente degno di ammirazione presso i mortali ed a mio avviso entrambi gli aspetti vengono così ad essere messi in evidenza.

Altre fonti che riportano la vicenda di Eutimo sono Callimaco,567 ma anche

Eliano,568 che integra la notizia del Periegeta riguardo alla scomparsa dell’eroe nel

fiume Kaikinos, suo padre, dopo la morte, e la Suda.569 Molte analogie presenti

564 Questa è l’interpretazione di Costabile, cfr. COSTABILE 1992, pp. 210 ss. 565 Da COSTABILE 1992, pp. 211 ss.

566 Per la preminenza dell’una o dell’altra ipotesi, cfr. COSTABILE 1992, p. 213. 567 Fr. 98 Pf, ma anche Diegh. Call. Aet., IV, 6-17.

568

Ael. VH, VIII, 18, in cui è presente il detto proverbiale «si suol dire a coloro che non traggono vantaggi dai propri guadagni, che per loro verrà l’Eroe di Temesa», anche se probabilmente, come la Visintin precisa, nel passo si fa riferimento ad Eutimo e non al demone. cfr. VISINTIN 1992, p. 25 ss.

569

168

nella tradizione,570 presuppongono l’esistenza di una fonte comune a cui attinsero

gli autori. Così come sembra essere testimoniato da Pausania, egli avrebbe appreso la notizia per via orale, e nulla vieta debba trattarsi della tradizione diffusa da fonti locali.

Il culto dell’eroe trova un riscontro in alcune erme rinvenute a Locri Epizefiri. Dalla lettura dell’iconografia e dagli elementi decorativi, è possibile ricavare delle informazioni sulle modalità con le quali veniva praticato il culto in suo onore. Lo schema iconografico con cui è rappresentata l’immagine di Eutimo, ha caratteristiche simili nei diversi manufatti. Le erme fittili erano collocate nella

Grotta Caruso,571 un’area destinata al culto delle Ninfe sita al di fuori delle mura

urbiche di Locri Epizefiri. Il santuario è di forma irregolare, realizzato all’interno di una cavità rocciosa. Non ha solo una destinazione sacra; alcuni aspetti funzionali ne riconducono l’uso ad un fine utilitaristico e lo rendono adatto al rifornimento delle acque. La Grotta Caruso presenta delle problematiche che non ne consentono una datazione certa, anche se due antefisse sileniche, realizzate a distanza di venticinque anni circa l’una dall’altra, sono state datate dalla Parra al IV sec. a.C. Esse sono pertinenti ad un rifacimento del tetto fittile o ad un suo restauro, per cui si deduce che in una prima fase si sia provveduto all’adattamento dell’ambiente naturale a uso cultuale, con la costruzione di un canale di drenaggio in terracotta; in una seconda fase venne collocata una tettoia all’ingresso e si realizzarono alcuni accorgimenti architettonici volti sia ad un maggiore abbellimento, ma anche ad un miglior uso funzionale delle strutture pertinenti il

Ninfeo sacro e ad un suo rinnovamento.572 Al Ninfeo si accedeva attraverso una

scala che con molta probabilità era legata allo svolgimento di culti legati all’acqua

e alla purificazione da essa derivante.573

570 Tra cui ad esempio l’indicazione di Plinio il Vecchio (7,152) di due statue dell’eroe Eutimo di

Locri, una collocata a Locri, l’altra a Olimpia, il quale avrebbe attinto a Callimaco (Fr. Ad Pfeiffer 98-99); ma anche la notizia confermata sia da Pausania sia da Eliano della natura fluviale di Eutimo.

571 Chiamate convenzionalmente Arias 1 e Arias 2, cfr. COSTABILE 1992 p. 196, in aggiunta la

medesima iconografia e la presenza di iscrizioni che confermano l’identità del personaggio rappresentato si riscontrano in altre tre erme inedite della collezione Scaglione, definite convenzionalmente Scaglione 1, Scaglione 2 e Scaglione 3, di cui parlerò in seguito.

572 Le fasi di costruzione del santuario non sono definibili con certezza, ma la presenza di alcuni

elementi ha consentito di delineare un quadro cronologico abbastanza sicuro, cfr. MARTORANO, PARRA 1991.

573 Cfr. COSTABILE 1992, che chiarisce alcuni dettagli dello stato della grotta; la sua

collocazione rispetto all’antro, ovvero se fosse interna od esterna rispetto ad esso non è certa: dallo stato di rinvenimento il rapporto non risulta infatti chiaro.

169

Fig.39 Interno del Ninfeo (da COSTABILE 1992).

Il Ninfeo presenta all’interno delle nicchie addossate alle pareti e un accumulo di pietre su cui è collocato un altare di piccole dimensioni, di forma quadrangolare. Si tratta nello specifico di un Ninfeo con bacino di forma semicircolare, dotato di un canale rettilineo, cui perveniva l’acqua grazie alla presenza di un sistema idrico. Esso consentiva di mantenere un livello delle acque pari almeno a 40-50 cm, livello necessario per coprire le pietre rozzamente sbozzate su cui era posto il piccolo altare delle offerte. Si presuppone che lo svolgimento dei riti prevedesse l’immersione nelle acque sacre, procedura vietata nelle altre fonti destinate a uso

sacrificale, come indicato da diverse iscrizioni che ne presentano l’interdizione.574

Dunque, sulla base delle caratteristiche strutturali del Ninfeo, il rituale doveva prevedere l’accesso tramite la gradinata, l’offerta di doni e sacrifici alle divinità, il

bagno rituale ed il “passaggio”.575 L’acqua svolge un ruolo di primo piano nei

rituali femminili di tipo erotico e prematrimoniale, in connessione talvolta con

574

Cfr. COSTABILE 1992, pp. 13 ss., cui rimando per l’indagine comparativa con altre fonti sacre di cui sono riportatate le notizie che vietano l’impiego di immersione nelle acque.

575 Proposta avanzata da PIZZI 2012. Una conferma del rituale ed un’analisi dello stesso nel

dettaglio la si affronta nel corso della spiegazione dell’iconografia presente nell’erma con la raffigurazione di Eutimo, vedi in seguito.

170 prove iniziatiche di passaggio all’età adulta. Essa ha un valore catartico, consente

di ristabilire l’equilibrio nelle situazioni di miasma,576

ma è anche un elemento fecondante: si attesta nelle fonti un riferimento al carattere procreativo delle acque, utilizzate soprattutto nel momento del matrimonio come aiuto alla

fertilità.577 Costituisce una costante nei riti di tipo eroico e divino che presentano

caratteristiche ascrivibili ad una sfera del matrimonio, ma non solo.578 Il culto di

Grotta Caruso si presta ad una tale caratterizzazione, sulla base dell’esame degli ex voto rinvenuti e della disposizione degli elementi che costituiscono l’interno dell’antro e che implicano quasi sicuramente riti di immersione. L’analisi dei materiali rinvenuti, ha rilevato la presenza di un set abbastanza omogeneo e comprendente:

- Ceramica da cucina - Vasi potori

- Vasi da mensa e da dispensa

- Pissidi.579

Il luogo di culto è chiaramente dedicato alle Ninfe, divinità fluviali la cui sfera d’influenza è pertinente al passaggio dalla condizione di partheneia a quella di gyné, ma anche all’ambito della sanatio, della kourotrophia, della generazione

spontanea e della pronubia.580 L’antro scavato nella roccia e la vicinanza della

natura che un’ambientazione agreste implica, rappresentano alcune tipiche

576

Basti pensare ad esempio al ruolo che ha nell’ambito della medicina templare, nel culto di Asclepio, dove ristabilisce l’ordine naturale del corpo umano e sana le malattie, cfr. GINOUVÉS, GUIMIER-SORBETS, JOUANNA 1994.

577 Vedi Tucidide II, 15, 5 ed in aggiunta Eschine, Ep, X, in cui si fa riferimento ad un culto

prematrimoniale per cui le fanciulle troiane in età da marito durante un rito collettivo si immergevano nel fiume Scamandro per donare alla divinità fluviale la propria verginità. L’importanza di pratiche di questo tipo in età arcaica è attestata dall’esistenza di nomi propri composti dal sostantivo “dono” e dall’indicazione di una divinità fluviale, che ne avrebbe favorito dunque la nascita, cfr. CURRIE 2003.

578 Cfr. ANDO’ 1996.

579 Pizzi ha provveduto ad un conteggio complessivo dei reperti al fine di realizzare un’indagine

statistica che consente di inquadrare meglio il culto; le statuette fittili di figure nude sedute, di bustini con polos, di suonatrici in gruppo o da sole, le offerenti ammantate, il gran numero di pissidi per la combustione dell’incenso, sono elementi identificativi del culto delle Ninfe. Essi sono stati rinvenuti in massima parte in un deposito votivo. L’analisi precisa di ciascun gruppo di

ex voto è stata condotta da PIZZI 2012, pp. 227 ss.

580

Le diverse sfere d’intervento hanno spinto a parlare di culti delle Ninfe, e non di una Ninfa singola: l’eterogeneità delle forme di culto rivolte alle Ninfe, invita ad evitare classificazioni asettiche, pur riconoscendo nell’ambientazione agreste e nella presenza dell’acqua due elementi fondamentali e che sono di ausilio ad un inquadramento del culto delle Ninfe in ogni luogo, cfr. PIZZI 2012.

171 caratteristiche del culto in onore delle divinità femminili minori. L’assenza di monumentalizzazione nei luoghi destinati al culto delle Ninfe è diretta conseguenza del ruolo delle stesse: catecumene, elemento intermediario che pone in contatto il fedele con le divinità maggiori, le Ninfe sono spesso rappresentate in gruppo, choroi ed adempiono ad una «funzione di profilassi all’incontro col

sacro.»581

Le erme rinvenute a Grotta Caruso, sono state datate alla seconda metà del IV sec. a.C. e l’identificazione con l’eroe in questione è data dalla presenza di epigrafi su alcune di queste erme. Una di esse reca l’iscrizione «Εὐτύμου ἱερά» su un piedistallo sul quale è collocato un toro androposopo. Altre tre erme presentano un’analoga iconografia, così come la stessa iscrizione. Esse sono appartenenti alla

Collezione Scaglione e sono a oggi inedite.582 L’erma Arias 2 è la sola anepigrafe,

mentre le altre presentano un’iscrizione su una delle quattro pareti del piedistallo su cui insiste il toro. La posizione assunta dal toro androposopo è identica in quattro delle cinque erme: nell’erma Scaglione 1, invece, il toro avanza la zampa destra in luogo della sinistra. Un’altra differenza dell’erma Scaglione 1 rispetto agli altri esemplari, è relativa al tipo di argilla con cui è stata realizzata: essa è porosa, di color ocra con inclusioni micacee e granuliformi, che contribuiscono all’attribuzione ad ambiente medmeo.

Fig. Erma Scaglione 1 (da COSTABILE 1992).

581 PIZZI 2012 p. 222.

582 Esse, per le caratteristiche possedute, non possono considerarsi copie della stessa matrice

neppure in relazione alle due erme Arias rinvenute a Grotta Caruso. Per la lettura delle iscrizioni cfr. COSTABILE 1992, pp. 207 ss.

172 Le altre erme sono realizzate con una qualità di argilla abbastanza depurata, con inclusioni micacee e, nel caso dell’ermetta Arias 1, di colore rosato. Il materiale adottato, povero e popolare, serviva a rendere delle erme che, nel caso di committenti facoltosi, erano realizzate con oro o bronzo. Così si spiega il ricorso alla stesura in maniera uniforme di un pigmento color giallo-oro o bronzo sull’erma Scaglione 2, e relativo non soltanto all’agalma rappresentato, ma all’intera pinakis. Si suppone dovesse trovarsi anche nelle altre erme.

Fig. Erma Scaglione 2 (da COSTABILE 1992).

Questa la lettura delle epigrafi della collezione Scaglione fornite da Costabile:

Erma Scaglione 1: Εὐ[θύ]μ[ου ἱ]ερή. Erma Scaglione 2: a) Ε[ὐθ]ύ[μω ἱ] {ρ} αρά. b) [Εὐθύ]μ[ω] c) [Ε]ὐ[θύ]μ[ω] e sulla stessa linea: [Εὐθύ]μ[ω ἱ]αρά.

173 Erma Scaglione 3: [Εὐθύ]μου [ἱερ]ά Erma Arias 1: Εὐθύμου [ἱ]ε[ρά] Ε[ὐ]θύμ[ου

La lettura corretta è stata fornita alla luce radente da Costabile, il quale ha dedotto che dovesse essere: Εὐθύμου ἱερή o ἱερά o ἱαρά. Sia le erme Scaglione che Arias presentano la stessa impostazione e disposizione di elementi iconografici e, eccetto nel caso dell’Arias 2 che è priva di iscrizione, anche epigrafici; nel riquadro superiore sono collocate tre teste scolpite di donne cui è accostato lateralmente un tirso. Nel pannello centrale è rappresentato un toro androprosopo su un piedistallo. La posizione assunta fa pensare si tratti di una statua e dall’esegesi dell’epigrafe, Costabile ha supposto dovesse essere sottointeso il sostantivo «εἰκων», ritenendo ἱερά un sostantivo femminile singolare, forma ionica presente sulle erme eccetto che in un caso in cui si è riscontrato [ἱ]ερή e

non di un neutro plurale.583

Fig.40 Dettaglio erma Arias 1, con raffigurazione di Eutimo ed iscrizione (da COSTABILE 1992).

583 COSTABILE 1992, p. 208 ha analizzato le diverse proposte interpretative: ha suggerito che

l’aggettivo “sacra” può essere riferito all’intero manufatto, alla sorgente o alla grotta, o alla statua di culto raffigurata. Ha escluso la prima ipotesi perché l’iscrizione era collocata alla base della statua androposopa e dunque era difficilmente riferibile all’intera erma, ha escluso la seconda perché nessun particolare dell’iconografia rimanda alla grotta né alla sorgente. La terza proposta risulta la più attendibile e l’ipotesi formulata dall’Arias è la più condivisa.

174 Come effettivamente dovesse svolgersi il rito in onore di Eutimo, lo si può supporre grazie alla rappresentazione iconografica delle erme e agli oggetti che in

essa risultano presenti: si tratta di un piccolo bacino reso in falsa prospettiva584 e

di un coltello sacrificale che sono connessi allo svolgimento di alcune pratiche nel santuario. È ormai accertato che si tratta di un piccolo bacino e non di un altare, come Paoletti ha proposto da tempo sulla base del fatto che il manufatto rappresentato sull’erma presenta tutti e quattro i lati definiti e che è predisposto ad accogliere dei liquidi. In aggiunta, sulla fronte del bacino, si trova un oggetto in

rilievo, che si suppone sia una protome leonina.585 Il confronto con alcuni modelli

di Ninfei, rinvenuti a Grotta Caruso, ha confermato la presenza di protomi leonine: trattasi di modellini fittili, tra cui uno in cui una grotta scavata artificialmente è resa in modo più naturale possibile. Essa presenta una pianta suddivisa in più spazi, e sul fondo viene rilevata una nicchia, mentre il parapetto si presenta abbastanza elaborato. In esso sono collocati una prima fascia ad ovuli, una zona centrale in cui, nello spazio presente tra le colonnine, si alternavano cariatidi e bocche a protome leonina. Ulteriori decorazioni a testa di leone erano collocate nella facciata interna della grotta artificiale.

Fig. 41 Modello fittile di grotta artificiale adibita a fontana, da Grotta Caruso (da COSTABILE 1992).

Un altro esempio, che presenta maggiori analogie con il bacino rappresentato nell’erma con Eutimo, è dato da un modello fittile di fontana proveniente da

584 Trattasi di un perirrhanterion, bacino atto alla raccolta dell’acqua e da impiegare in ambito

sacrificale, esempio di tanti realizzati in marmo e rinvenuti nella stessa Locri, ma raffigurati anche su vasi italioti, cfr. ARIAS 1987.

585 Cfr. PAOLETTI 1988, la cui tesi è stata poi confermata dalla macrofotografia dell’erma che

evidenzia un semicerchio al di sopra della protuberanza circolare e lascia supporre possa trattarsi di una protome leonina, così come la sua presenza è attestata in alcuni modelli di fontana fittile, in cui costituiscono elemento decorativo.

175 Medma. Nella parte sinistra, su uno dei quattro lati, si trova una protome leonina, anche se frammentaria, mentre la parte superiore presenta una piccola vasca probabilmente atta a ricevere i liquidi versati nelle libagioni.

Fig. 42 Arula da Medma (da COSTABILE 1992).

Ritornando alla spiegazione dell’iconografia delle erme rinvenute a Grotta Caruso, si è ipotizzato dovessero svolgersi sacrifici, offerte di ciocche di capelli o

altre forme rituali di tipo prematrimoniale in prossimità di una statua dell’eroe.586

La presenza delle tre Ninfe nella parte sommitale delle erme contribuisce a collegare il culto a pratiche prematrimoniali che dovevano svolgersi nel sito in questione, destinato al culto delle Ninfe e di altre divinità fluviali. Tra di esse si annovera anche Eutimo, nella forma di uomo-toro, che per certi versi subisce a livello iconografico lo stesso processo di eroizzazione di Acheloo, personificazione del fiume contro il quale si scontra Eracle. L’eroe di Temesa sconfitto dall’atleta olimpico, si disciolse anch’egli nel mare a seguito della sconfitta subita dall’eroe olimpico. Eutimo, invece, scomparve disperdendosi nello stesso fiume da cui era nato, il Kaikinos, a testimoniare il legame con

586

Tali offerte erano indirizzate a diverse divinità, cfr. BURKERT 1983, p. 63; Burkert suppone