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MEGARA IBLEA ED IL PRESUNTO HEROON

L’EROE E LE FONDAZIONI GRECHE D’OCCIDENTE

4.3 MEGARA IBLEA ED IL PRESUNTO HEROON

Il caso di Megara Iblea, colonia di Megara Nisea, risulta problematico in primo luogo perché la guida che condusse dalla Grecia un gruppo di coloni a fondare una città in Sicilia, di fatto morì prima di giungervi, così come emerge dalla

lettura delle fonti.317 Ciononostante, il rinvenimento di una struttura nell’agora di

Megara Iblea lascia supporre che si tratti di un heroon. Essa presenta dei legami forti con le scelte urbanistiche operate dalla città e dunque va analizzata tenendo conto della fase di distribuzione dello spazio all’arrivo dei coloni. La definizione dell’agora, così come la lenta e progressiva monumentalizzazione della stessa, è

315 Cfr. FRASCA 2012b, pp. 181 ss.

316 Cfr. COLDSTREAM 2003, pp. 235 ss.; Frasca non esclude che l’insediamento indigeno possa

invece trovarsi nel colle in cui sorge Carlentini, non ancora indagato. Cfr. FRASCA 2012 p. 181.

317

97 pressappoco contemporanea all’attuazione del piano urbanistico concretizzatosi a partire dalla fine dell’VIII sec. a.C. Si tratta di un progetto pianificato e inquadrato

nello spazio circostante e non definito come conseguenza delle lottizzazioni.318

L’agora è collocata al centro del plateau nord, e la superficie che essa occupa è caratterizzata da una leggera pendenza dell’ordine di 0,50 m. È di forma trapezoidale ed è definita dalle vie A e B che si intersecano con le vie C1 e D1. Dal momento che l’agora è delimitata dal posizionamento di alcuni monumenti,

essi vengono compresi e determinano una maggiore estensione della stessa.319

318 Cfr. PARISI PRESICCE 2003 p. 282, che ha sottolineato l’analogia con Megara in Grecia, dal

momento che in quel caso le prime scelte di una disposizione urbanistica riflettevano probabilmente il sinecismo di cinque komai originarie, che dette un forte impulso alla crescita urbana; nel caso di Megara Iblea vengono ad essere messi in piano cinque orientamenti, ma ciò, come avremo modo di spiegare in seguito, è dovuto probabilmente alla preesistenza di antiche vie direttrici.

319 Cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976 p. 391, in cui è marcata la differenza tra lo

spazio della piazza vero e proprio e l’area che nel complesso è riservata all’agora comprendente i monumenti che ne delimitano lo spazio.

98

Fig.17 Agora arcaica di Megara Iblea, con le lettere sono indicati gli edifici pubblici. La lettera “i” identifica un edificio trapezoidale (da TRÉZINY 2012).

L’immagine mostra l’agora arcaica con gli edifici pertinenti alla prima fase di costruzione:

-edificio “a”, datato al 530 a.C. ca, la cui funzione non è nota;

-edificio “b”, hestiatorion, costruito nel 530 a.C. ca su un precedente edificio risalente al VII sec. a.C. con una planimetria simile;

-edificio “c” o tempio ovest, di incerta natura, datato intorno al 600 a.C.;

-edificio “d”, definito come heroon, di cui parlerò in maniera approfondita in seguito;

-edificio “e”, stoa nord, realizzata progressivamente in diversi momenti a partire dalla metà del VII sec. a.C.;

-edificio “f”, stoa est, della fine del VII sec. a.C.;

-edificio “g”, tempio sud, costruito nel terzo quarto del VII sec. a.C.;

-edificio “h”, tempio sud dotato di un colonnato nella parte centrale, costruito anch’esso nel terzo quarto del VII sec. a.C.;

-edificio “i” a pianta trapezoidale

-edificio “j”, edificio con pianta allungata aperto a sud verso l’agora, costruito nel

terzo quarto del VII sec. a.C.320

Gli edifici pertinenti all’agora nel primo periodo della sua sistemazione e delimitazione, ovvero a partire dalla metà del VII sec. a.C., insisitono sul lato ovest ed hanno carattere certamente pubblico. Essi sono costruiti sul lato esterno

320

99 della strada C1 e sono la casa a pastàs e l’heroon di cui mi accingo a parlare. Mentre i lati orientale e settentrionale sono delimitati dalle strade che separano nettamente lo spazio riservato all’agora da quello riservato alle case comuni, il lato sud viene definito con la realizzazione dei templi “g” ed “h” e dell’edificio “i”.321

Il piano urbanistico riprende con molta probabilità le antiche vie di circolazione utilizzate in epoca precedente all’arrivo dei Greci o le vie adottate nel periodo dei primi accampamenti, inquadrando le quali risulta agevolata la

definizione dello spazio.322 La presenza di lotti privati può dirsi limitata

all’esclusivo angolo nord ovest dell’agora. Le considerazioni al riguardo abbracciano esclusivamente lo spazio della città e non comprendono la

suddivisione dello spazio nella chora, che risulta invece suddivisa in gepeda.323

La piazza e gli edifici in essa costruiti, rappresentano simbolicamente la sede dei

valori civici e religiosi insieme.324 A questo concetto risponde anche l’esigenza di

conservare le derrate alimentari della comunità nei silos, collocati sia nella parte nord orientale, area non lottizzata, che in quella sud occidentale dell’agora, nei pressi di alcune abitazioni. I silos rimasero in uso fino alla prima metà del VII sec. a.C. e, con molta probabilità, sono contemporanei alla creazione degli accampamenti, forma temporanea di insediamento dei coloni. Essi vennero realizzati prima che si attuassero i piani di suddivisione urbanistica, e questo

spiega perché si trovano indistintamente nell’agora o nello spazio lottizzato.325

Dopo la metà del VII sec. a.C., si è provveduto all’abbandono, alla trasformazione

321 Cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976, pp. 390 ss.; secondo gli autori, la cronologia

delle costruzioni a carattere pubblico che insistono sull’agora è la seguente: gli edifici più antichi sono certamente il presunto heroon (d), la stoa nord (e), il tempio sud (g), e contemporaneamente a nord venne realizzato il piccolo tempio (j), il tempio sud con colonnata centrale (h) e l’edificio (i). Verso la fine del VII sec. a.C. si colloca invece la costruzione del tempio ovest (c), e della stoa est (f).

322 Sulla base di un attento studio urbanistico, è la traccia delle vie A e B ad aver condizionato in

maniera determinante le scelte di suddivisione dello spazio, cfr. TRÉZINY 2011.

323 Tale termine, presente in TRÉZINY 2011, p. 555 è riferito al lotto pertinente la chora, laddove

invece oikopedon è riferito alla città e all’unità di misura del lotto ad essa relativo. Si tratta comunque di un termine adottato convenzionalmente, anche se nel greco classico non risulta molto comune.

324 Cfr. GUZZO 2010, pp. 184 ss. in cui viene ad essere affermato il principio per cui l’agora di

Megara Iblea, per il valore civico e religioso, fosse concepita fin dal primo momento della sua delimitazione come uno spazio riservato e non fosse ricavata da preesistenti suddivisioni dello spazio.

325 Cfr. TRÉZINY 2012, pp. 120-121. Lo studioso spiega che un’ulteriore conferma della

datazione alta dei silos deriva dalla la loro trasformazione in bothroi, così come anche la successiva integrazione, verificatasi per uno di essi, all’interno di una casa che venne a sua volta integrata nella prima fase della stoa nord. Quest’ultimo atto sancisce una «sacralizzazione della fase degli accampamenti» e consente di preservare la memoria storica dell’arrivo dei coloni greci sul sito, con la realizzazione delle prime strutture utili alla loro sopravvivenza.

100 in bothroi, veri e propri pozzi, ed alla sacralizzazione degli stessi, così come è

deducibile dall’ingente quantitativo di ceramica rinvenuto in essi.326

In seguito, lo stoccaggio del grano sarebbe avvenuto all’interno di altre strutture, non scavate

nel terreno, delle quali però non rimane traccia sul territorio.327 Un altro elemento

che ha certamente una connessione con la prima fase di sistemazione dell’agora, è costituito dalla presenza di strutture di forma circolare, rinvenute nell’isolato 3. Esse sono state interpretate come base di appoggio per pasti rituali rivolti agli antenati eroizzati e si suppone che abbiano giocato un ruolo nella definizione dei

gruppi sociali dei coloni.328 Mertens ritiene che vennero realizzate per delimitare

l’agora, e che abbiano un valore sacro, anche se a Megara Iblea non sono state

rinvenute negli isolati che definiscono il perimetro dell’agora.329 Le stesse

strutture si trovano a Selinunte, ed in quel caso sono collocate negli isolati che definiscono il limite dell’agora; Mertens dà ad esse il medesimo valore che a Megara Iblea, dove la loro costruzione è indicata come «garanzia d’inviolabilità

dei confini».330 Tali accorgimenti tengono conto della necessità di dividere e

settorializzare le aree pertinenti alla polis nascente rispetto alla definizione dello

spazio circostante.331 È pertinente a questa scelta anche la collocazione delle porte

che costituiscono il punto di partenza di assi viari fondamentali; è probabile che l’impianto di fortificazione fosse concepito in concomitanza con la definizione degli assi viari.

La città di Megara Iblea è stata soggetta a una serie di studi relativi alla misurazione ed alla definizione di lotti di dimensioni standard in un lavoro di

Tréziny.332 È emerso che ciascun lotto della città, definito oikopedon, misura 9,60

326 Cfr. GRAS, TRÉZINY, BLOISE 2004 pp. 524-525, che considera i tre silos come le vestigia di

un antico edificio, a carattere temporaneo, adibito a deposito alimentare, poi reimpiegato per scopi sacri.

327 Cfr. TRÉZINY 2012, pp. 120 ss. 328 Cfr. TRÉZINY 2012, pp. 120 ss. 329

Cfr. ivi, in cui si apre una parentesi sugli studi condotti da Mertens in merito; egli sottolinea la differenza che intercorre tra la posizione dei bothroi a Megara Iblea e quella a Selinunte.

330 Cfr. MERTENS 2010, pp. 105 ss., il quale ha sottolineato che l’isolato 6 di Selinunte è arretrato

della misura pari ad un isolato rispetto alla strasa SA, l’asse nord-sud che lega l’agora al santuario dell’acropoli. Perciò occupa la stessa posizione dell’isolato 3 di Megara Iblea rispetto alla strada C1.

331 Cfr. GRAS,TRÉZINY, BROISE 2004, p. 546 cui rimando per ulteriori dettagli inerenti la fase

di urbanizzazione e le scelte attuate in fase di delimitazione dello spazio. L’importanza di questa fase organizzativa nella genesi della polis si riflette nel principio di ἰσομοιρία, cioè a dire la corretta suddivisione degli spazi come prerogativa di cittadini alla pari; la ripartizione primaria è determinata dalla volontà divina nell’applicare il metodo del “tirare a sorte” per l’attribuzione dei lotti, senza che ciò determini particolarismi di alcun genere.

332

101

x 12,50 m nella parte ovest dell’agora, per una superficie totale di 121 m2 mentre

misura 11 x 11/12 m a est, per una superficie totale di 135 m2. L’edificio che

costituisce il caso qui esaminato, il supposto heroon, si trova nell’angolo nord- ovest dell’agora, all’angolo nord-est dell’isolato 6 ed all’incrocio tra le vie A e C1. Si tratta del primo edificio eretto a uso della comunità in una città

coloniale.333 Si presenta come una struttura di forma trapezoidale, e aveva con

tutta probabilità una destinazione sacra legata strettamente alle scelte urbanistiche adottate dalla polis in fieri. Il presunto heroon è diviso in due settori da un muro interno che si estende da est a ovest nel senso della lunghezza e che forma angoli retti, così come retti sono i due angoli posti a sud e quelli interni. Diversamente, gli angoli a nord non sono di 90°, poiché le strade su cui si affaccia l’edificio non

sono perfettamente perpendicolari.334

Fig.18 Posizione del supposto heroon in relazione alle plateiai A e C1 (da VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976).

Il supposto heroon occupa la superficie di 120 m2 circa, superficie corrispondente

ad un lotto urbano, e la sua organizzazione interna ne riproduce la suddivisione.335

333

È definito infatti il primo edificio pubblico di cui si abbia un’evidenza archeologica nell’ambito della grecità occidentale, cfr. MERTENS 1996, pp. 318 ss.

334 Cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976, pp. 209-211 per ulteriori dettagli in merito alle

misure dell’edificio.

335

102 Le dimensioni dell’edificio sono le seguenti: lato lungo nord 12,80 m, lato lungo

sud 12,60 m, lato breve ovest 9,06 m, lato breve est 9,85 m.336 L’edificio, per la

posizione in cui è stato collocato, in un angolo dell’agora e prospiciente due delle vie principali della città, ha fatto pensare che abbia un ruolo fondamentale, anche per le corrispondenze esistenti tra le sue dimensioni e le misure dell’oikopedon standard. Lo spazio dell’unità abitativa media del cittadino megarese coincide, infatti, con la ripartizione interna dell’edificio: l’articolazione in due aree è relativa alla rispettiva suddivisione tra spazi all’aperto, corrispondenti alla zona a sud dell’ipotetico heroon, e spazi al chiuso, relativi alla parte destinata ad essere abitata, ed ubicati a nord. In prossimità della soglia sono collocate sei vaschette scavate in tre blocchi lapidei, le quali probabilmente erano in relazione ad un piedritto, atto all’apertura di una porta o erano impiegate per contenere dei cereali,

offerte solide.337 Personalmente ritengo che possano essere atte a contenere

entrambe le tipologie di offerte, poiché la presenza di una sola vaschetta tra due blocchi lapidei non può a mio avviso precludere la possibilità che offerte di natura liquida venissero versate nelle altre. La presenza delle vaschette ha fatto supporre che in situ si svolgessero dei rituali connessi col luogo simbolico dell’accesso all’edificio.

Per quanto concerne nel dettaglio la descrizione fisica dell’edificio, la prima assisa di fondazione è composta di blocchi profondamente intagliati che poggiano direttamente sulla roccia, ciascuno della lunghezza di 1,35 m, della larghezza di 0,70 m ca., e dell’altezza di 0,45 m. I paramenti dei blocchi sono lavorati esclusivamente nella parte superiore. La seconda assisa di blocchi forma la prima assisa dell’elevato, che si è ben conservato e consta di tre blocchi sul lato nord e un blocco all’angolo sud-ovest. La faccia superiore non sembra presentare tagli per l’inserimento di altri blocchi e ciò ha portato a pensare che si possa trattare di ortostati come base di un muro di mattoni crudi. Nei pressi dell’ingresso dell’area -a-, in prossimità di un incavo scavato nella roccia, sono stati rinvenuti dei

336 Cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976, pp. 209-211, in cui si procede alla

presentazione degli edifici pertinenti l’agora arcaica, tra cui il supposto heroon.

337

Cfr. GRAS, TRÉZINY 1998, p. 61, i quali escludono che si possa parlare della presenza di un sistema atto alla chiusura della porta, dal momento che un dispositivo di tale tipo non trova ad oggi corrispondenza a Megara; si esclude anche possa trattarsi di offerte di natura liquida dal momento che la collocazione di una delle cupole in posizione intermedia tra due lastre avrebbe determinato l’impossibilità di trattenerle.

103

frammenti di anfora attica del tipo SOS,338 con della cenere sparsa nelle

immediate vicinanze.

Fig.19 Heroon e collocazione bothroi e anfora (da GRAS, TRÉZINY, BROISE 2004).

Essa presenta delle righe di colore biancastro nella parete esterna, le quali non

trovano riscontro in nessun altro esemplare nelle necropoli di Megara.339 La

presenza dell’anfora che avrebbe contenuto con molta probabilità dell’olio in un contesto in cui è stato rinvenuto un grande quantitativo di cenere, ha dunque fatto

propendere per la tesi che dovesse trattarsi di un focolare.340 Sono stati rinvenuti

tre bacini privi di fondo, forse dei bothroi, il cui bordo è definito da pietre collocate di taglio, di cui uno si trova nell’area -a-, mentre due si trovano nell’area -b-; due di questi, uno sito nell’area -a- ed uno sito nell’area -b-, si presentano in asse. Le dimensioni dei bothroi sono di 0,80 su 0,75 per quello sito nell’area -a- nei pressi della facciata est; di 1,15 su 0,95 per il bacino rinvenuto nell’area -b-, il quale risulta essere definito da grosse lastre. Il secondo, relativo all’area -b-, che si trova in relazione con quello dell’area -a-, è poco conservato, ma si suppone che

le dimensioni siano grossomodo le stesse del suo corrispettivo simmetrico.341 La

338 Datata alla seconda metà del VII secolo da Gras e da Tréziny, cfr. GRAS, TRÉZINY 1998,

intorno al 630 a.C. da Villard, cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976.

339 Cfr. GRAS, TRÉZINY 1998 p. 62, per cui, sulla base di questa considerazione e sull’assenza di

resti di ossa o cenere nera, hanno escluso possa trattarsi di un’anfora a destinazione funeraria, anche per l’assenza di rottura all’altezza del collo o della pancia, così come si è potuto riscontrare nelle necropoli.

340 La presenza di un’anfora attica contenente olio, il cui legame con la fertilità agricola è chiaro,

non può che confermare questa tesi; cfr. ibid., pp. 63 ss.

341 Cfr. VALLET, VILLARD, AUBERSON 1976, e in aggiunta GRAS, TRÉZINY 1998, p. 62, in

104 loro disposizione non è del tutto casuale, anche se il bacino in prossimità della porta si presenta leggermente spostato per motivi funzionali all’accesso. Il bothros è in linea con il punto in cui è stata rinvenuta l’anfora, a sottolineare ancora una

volta la volontà di creare delle corrispondenze all’interno dell’edificio.342

Non vi sono costruzioni anteriori al basamento messo in luce, il quale, come già accennato, poggia sul banco roccioso che si presenta in alcuni punti letteralmente

forato per la collocazione di strutture pertinenti all’edificio arcaico;343 il materiale

ceramico rinvenuto, pur essendo scarso, e le anfore SOS, consentono di datare la

struttura intorno al 630 a.C.,344 o comunque alla seconda metà del VII secolo, data

che è contemporanea al periodo di generale sistemazione e costruzione di edifici nell’agora. Dunque, da una parte l’edificio non può essere interpretato come il lotto dell’oikistes, ma come un heroon dell’ecista in senso lato, dal momento che Lamis, partito dalla madrepatria con il compito di fondare una colonia, non venne seppellito a Megara Iblea, anzi, morì prima di giungervi. D’altro canto, però, alla luce delle considerazioni in merito agli studi condotti sull’identificazione delle dimensioni della struttura con il lotto urbano standard, e tenendo presente la posizione prospicente l’agora, non si può non ritenere che abbia avuto un ruolo fondamentale nel contesto civico della polis nascente. E in particolare è evidente la corrispondenza con le prime delimitazioni dello spazio, organizzato in kleroi, o oikopeda. Si avvalora la possibilità che possa trattarsi della sede di un culto indirizzato alla figura responsabile della ripartizione urbanistica della città in lotti, e con maggiore forza si avanza l’ipotesi che più che il luogo destinato alla venerazione di un personaggio, sia invece il luogo in sé a essere celebrato. Esso, infatti, nella simmetria degli elementi che lo compongono, riflette la volontà di

potrebbero rendere conto dell’uso differente del terzo bothros rispetto agli altri, i quali si ritiene siano i corrispondenti dei pozzi, laddove si accetti l’interpretazione per cui l’heroon richiama la suddivisione intena della “casa tipo”, cfr. GRAS, TRÉZINY 1998, p. 62 in cui si sottolinea la funzione dei pozzi di punto di contatto tra il mondo dei vivi con quello dei morti, dunque, ne sottolinea il ruolo sacro.

342 Cfr. BERGQUIST 1967, il quale suppone la presenza di un quarto bacino in prossimità del

luogo in cui è stata rinvenuta l’anfora, anche se non sono emersi dati in merito ed inoltre cfr. GRAS, TRÉZINY 1998, p. 62, in cui si configura nei due bothroi relativi all’area identificata come quella interna, l’analogia con i luoghi che sarebbero stati congeniali, in un’abitazione comune, alla collocazione di focolari, così come nei due rinvenuti nell’area identificata come lo spazio esterno si configura un’analogia con dei pozzi.

343 Si tratta dei sopracitati bothroi. 344

105 celebrare i caratteri di «un culte au sol, à la terre, à l’oikos, à l’implantation de la famille…à la propriété foncière.»345

La presenza di una casa a pastas nelle immediate vicinanze ha dato adito a diverse interpretazioni che tengono conto della vicinanza rispetto al supposto heroon, ma anche di alcune incongruenze che non consentono di definire chiaramente le relazioni tra i due edifici. Si tratta di un edificio orientato a est la cui datazione è stata fissata intorno alla fine del VII sec. a.C. Tra questa e l’ipotetico heroon intercorre il lotto 6E-11, in massima parte vuoto. Il muro che lo separa dalla casa a pastas è di età arcaica, dunque con molta probabilità divideva fin dalla costruzione dell’heroon le due aree, marcando così una forma di distinzione. Ciononostante, è lecito supporre una connessione tra i due e lo spazio vuoto che intercorre tra essi, dal momento che il muro orientale pertinente al presunto heroon, la cui costruzione è successiva, si estende verso sud fino a comprendere l’area rimasta vuota e la casa a pastas; è logico supporre una relazione tra le tre

aree, «conferendo a questi tre lotti un’unità architettonica di fronte all’agora».346

La casa si apre su una corte, in cui si trova un pozzo, il cui uso, così come la