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LAMIS E LA TRADIZIONE DI FONDAZIONE DI MEGARA IBLEA

L’EROE E LE FONDAZIONI GRECHE D’OCCIDENTE

4.4 LAMIS E LA TRADIZIONE DI FONDAZIONE DI MEGARA IBLEA

Lamis, nella fondazione di Megara Iblea, ricoprì, a detta di Tucidide,352 il ruolo di

guida. Egli condusse un cospicuo gruppo di genti in Sicilia, da Megara in Grecia:

«κατὰ δὲ τὸν αὐτὸν χρόνον καὶ Λάμις ἐκ Μεγάρων ἀποικίαν ἄγων ἐς Σικελίαν ἀφίκετο, καὶ ὑπὲρ Παντακύου τε ποταμοῦ Τρώτιλόν τι ὄνομα χωρίον οἰκίσας, καὶ ὕστερον αὐτόθεν τοῖς Χαλκιδεῦσιν ἐς Λεοντίνους ὀλίγον χρόνον ξυμπολιτεύσας καὶ ὑπὸ αὐτῶν ἐκπεσὼν καὶ Θάψον οἰκίσας αὐτὸς μὲν ἀποθνῄσκει, οἱ δ᾽ ἄλλοι ἐκ τῆς Θάψου ἀναστάντες Ὕβλωνος βασιλέως Σικελοῦ προδόντος τὴν χώραν καὶ καθηγησαμένου Μεγαρέας ᾤκισαν τοὺς Ὑβλαίους κληθέντας».353

Tucidide narra che i coloni provenienti dalla Grecia dapprima fondarono una località di nome Trotilo, nei pressi del fiume Pantacio, poi contribuirono con i Calcidesi alla fondazione di Lentini, fermandosi a vivere in quel luogo per breve

tempo. Dopo l’allontanamento da Lentini, Lamis fondò Thapsos ed ivi morì.354

Gli scavi condotti da Paolo Orsi nel 1894, in un settore localizzato a nord-est della penisola di Thapsos, hanno riportato alla luce una tomba a camera indigena dell’età del Bronzo, rinvenuta nella necropoli Sicula II, area non più sfruttata dall’XI sec.a.C. Essa venne poi reimpiegata in età arcaica, nell’VIII sec. a.C. I coloni greci in alcuni casi provvedevano al riuso di tombe indigene, una volta

352 Tucidide, VI, 3-4, stando alle considerazioni di GRAS, TRÉZINY 1998, pp. 256 ss.

attingerebbe ad Antioco di Siracusa.

353 Tucidide, VI, 3-4.

354 Un’altra versione vede invece Teocle come fondatore di Megara Iblea, mi riferisco a Strabone

VI, 2, 2 il quale riporta la notizia di Eforo con chiara lettura in chiave ateniese: essendo Teocle ateniese, viene ancora una volta evidenziato il ruolo che la città ebbe perfino nella fondazione delle colonie occidentali. Sempre Strabone, in VI, 2, 4, ci informa del fatto che un gruppi di Dori che si erano allontanati dai fondatori di Megara, si aggiunsero alla spedizione corinzia guidata da Archia, impegnata nella fondazione di Siracusa.

109 stabilitisi in siti in cui precedentemente si trovavano degli insediamenti

indigeni.355 Nello strato superiore, pertinente alla deposizione greca, separata da

un solo metro di terra dalla tomba indigena, sono state rinvenute due inumazioni e come corredo funerario erano deposte accanto due coppe del Tardo Geometrico

corinzio ed una fibula in bronzo, definita da Orsi “volsella”.356 A seguito della

scoperta, le coppe di Thapsos hanno dato il nome ad un’intera categoria ceramica. Tuttavia non è possibile attribuire la tomba rinvenuta a Thapsos a Lamis senza ulteriori prove che confermino la congruenza. Inoltre la doppia inumazione potrebbe costituire un problema aggiuntivo alla questione, dal momento che dalle

fonti è riportato esclusivamente il nome di un fondatore.357 Ciononostante, poichè

non sono state condotte analisi di tipo antropologico sui resti delle ossa,358 ritengo

che non sia del tutto da escludere la deposizione di un uomo, con accanto una donna. E dunque, a mio avviso, potrebbe essere rivalutabile l’attribuzione della tomba in questione a Lamis ed, eventualmente, alla sua compagna. Questo tipo di considerazione deve però essere fatto alla luce dei confronti con altri casi in cui si attesta la presenza della fibula, che potrebbe essere un elemento molto importante per ricavare dei dati utili a una più coerente affermazione al riguardo. L’unico riscontro metodologico fornito dall’Orsi per l’attribuzione del contesto alla tomba di Lamis, è dato dall’eccezionalità del ritrovamento, caso isolato, e dalla congruenza della cronologia tra il rinvenimento ed il periodo in cui si fissano le

vicende di Lamis secondo le informazioni fornite dalle fonti.359 Considerare

Lamis fondatore di Megara Iblea è un fatto di per sé impreciso poichè fu il gruppo di coloni al suo seguito a coronare l’impresa a capo della quale era posto Lamis fino alla sua morte avvenuta a Thapsos. Tuttavia egli, pur non avendo fondato in prima persona Megara Iblea, né essendo indicato come oikistes dalle fonti che lo

citano,360 ha un ruolo di primo piano nel contesto delle colonie, in quanto è

attribuita ad una sua iniziativa anche la fondazione di una località chiamata

355 Cfr. ANTONACCIO 1999, la quale esamina il caso di Lamis così come altri casi di reimpiego

di tombe indigene, tenendo conto di alcuni fattori specifici relativi alla storia dell’insediamento, sia esso misto o indigeno e poi greco, delle abitudini rituali dell’uno e dell’altro popolo, del décalage cronologico tra la prima deposizione ed il riuso, nonché della possibilità che in alcuni casi venga impiegata ceramica greca di importazione.

356 Cfr. GRAS, TRÉZINY 1998, p. 60, in cui è presente una bibliografia sulla tipologia di fibula

cui appartiene la “volsella”, che costituisce un esemplare estremamente raro.

357 Cfr. ivi.

358 Operazione resa difficile dal cattivo stato di conservazione delle stesse, cfr. ivi.

359 L’attribuzione del contesto alla tomba di Lamis è condivisa da DUNBABIN 1948, p. 19;

BOARDMAN 1964, p. 189; COLDSTREAM 2003, p. 235; MALKIN 1987, p. 213.

360

110 Trotilo ed è lui che insieme ad un gruppo di Calcidesi, fonda le città di Lentini e

Thapsos.361

4.5 SELINUNTE

Selinunte, colonia secondaria di Megara Iblea, venne fondata, stando alla

datazione tucididea,362 nel 628 a.C. Lamis, insieme con un gruppo di coloni di

Megara in Sicilia, colonizzò un luogo di nome Trotilo, convisse per un po’ di tempo a Lentini con i Calcidesi e, scacciato da essi, si recò a fondare Thapsos dove morì. I suoi compagni, guidati da Pammilo, ecista inviato da Megara Nisea, fondarono Selinunte:

«πρὶν δὲ ἀναστῆναι, ἔτεσιν ὕστερον ἑκατὸν ἢ αὐτοὺς οἰκίσαι, Πάμιλλον πέμψαντες Σελινοῦντα κτίζουσι, καὶ ἐκ Μεγάρων τῆς μητροπόλεως οὔσης αὐτοῖς

ἐπελθὼν ξυγκατῴκισεν.»363

La madrepatria greca, Megara Nisea, è indicata come la designatrice di Pammilo al ruolo di fondatore. È plausibile che abbiano preso parte alla fondazione anche cittadini dalla madrepatria, come emerge dall’adozione di un analogo piano urbanistico, così come anche dalle analogie riscontrabili sia rispetto a Megara in

Grecia che a Megara in Sicilia.364

Tra le caratteristiche comuni, si riscontra l’applicazione delle regole generali di collocazione dell’agora e di disposizione della stessa in relazione allo spazio circostante. Anche nel caso di Selinunte è emerso che l’agora fu realizzata in

361 Tucidide, VI, 4, 1.

362 Cfr. MERTENS 2003, in cui si preferisce adottare la cronologia fornita da Tucidide,

confermata dai rinvenimenti archeologici, i quali non vanno oltre l’ultimo quarto-la fine del VII secolo, nonostante pochi casi rinvenuti nella necropoli di Manuzza siano anteriori a tale data, piuttosto che abbracciare la cronologia di Diodoro XII, 59, che la colloca nel 651 a.C.

363 Tucidide, VI, 4, 2. 364

Sulle motivazioni che sottendono alla fondazione della subcolonia cfr. GALLO 2009, pp. 129 ss. in cui viene affrontato il dibattito in merito all’isomoiria; in aggiunta cfr. DE ANGELIS 2003, il quale dopo aver condotto un’indagine sulle quantità di orzo prodotte, ha dedotto che vi fosse un’abbondanza tale da sfamare cinque volte l’intera popolazione megarese, per cui ha riproposto l’interpretazione della fondazione di Selinunte sotto una luce ben diversa, non legata alla scarsezza delle disponibilità agrarie, ma dettata da motivazioni politiche. Quest’ultima tesi è però contestata da Greco, il quale richiama l’esigenza di valutare fenomeni storici non esclusivamente su una base numerica, ma contestualmente alle informazioni generali che possediamo, dando notevole validità alle informazioni delle fonti, ad esempio Erodoto VII, 156, che fa riferimento a una parte di cittadini indicati come i più ricchi, marcando, in maniera indiretta, una differenza del corpo civile, spia di una stratificazione sociale. Questa situazione rende conto del divario esistente tra ricchi e poveri e dunque di una problematica di tipo sociale che ha come esito l’esigenza di una nuova fondazione. Cfr. GRECO 2009, pp. 9 ss.

111 concomitanza con la pianificazione urbanistica e la definizione degli assi viari,

progettati fin dal principio del VI sec. a.C.365 Contestualmente alla prima fase di

definizione dello spazio, si colloca la realizzazione di strutture di forma circolare nell’isolato a est dell’agora, «semata/escharai che definiscono gli oikopeda

nell’isolato al margine dell’agora».366

Essi presentano un diametro di ca. 2,50 m ed hanno un’altezza pari a ca. 50 cm; vennero realizzati dopo il tracciamento dei lotti sul suolo, ma prima della loro effettiva realizzazione; presentano dunque un rapporto di diretta dipendenza dal reticolato degli oikopeda. Tre di essi, collocati in prossimità dell’asse centrale dell’isolato, e nello specifico negli angoli sud- ovest di tre lotti della fila orientale, furono preservati anche dopo che vennero costruite le case in situ.367 Oltre alle strutture circolari inserite in aree lottizzate, due sono collocate invece al limite nord dell’isolato, «che non risulta un multiplo dei lotti ma deriva dalla misura sovraordinata di 500 piedi di lunghezza

dell’isolato intero.»368

Una lettura generale dei casi esaminati ne evidenzia il carattere sacrale che si esplicita con il ritrovamento di ossa di animali, tonni e bovini nello specifico, rinvenuti nelle immediate vicinanze e che fanno pensare a

pasti rituali consumati in seguito all’assegnazione dei lotti.369

La conformazione morfologica dell’area in cui sorse l’agora, presenta una macroscopica differenziazione in due aree, che si suppone sia valida anche su un piano funzionale. La parte occidentale, infatti, è spianata artificialmente al fine di smussare le emergenze rocciose: si presenta come uno spazio aperto in cui sono stati rinvenuti i solchi segnati dal passaggio dei carri. La parte orientale, al contrario, è segnata in misura inferiore dall’intervento dell’uomo: non si è infatti

365 Cfr. MERTENS 2008, pp. 473 ss., in cui vengono presentati gli ultimi aggiornamenti degli

scavi. Un tentativo di prospezione preliminare e geofisica per poter individuare le strutture che compongono l’agora, non ha consentito di ottenere dati significativi, quindi si è continuato a procedere con la realizzazione di piccoli sondaggi di scavo.

366 Cfr. ibidem, p. 485. Di esse ho già accennato trattando di Megara Iblea, dove si trovano le

stesse strutture. Cfr. in aggiunta cfr. TRÉZINY 2012 p. 121 ss.; a Selinunte, lo spostamento verso est dell’isolato in rapporto alla strada SA, ovvero il grande asse nord-sud, che dall’agora porta al santuario dell’acropoli, ha reso evidente la corrispondenza con l’isolato 3 rispetto all’asse C1 a Megara Iblea, spia di un sistema articolato di analoghe ripartizioni nella suddivisione urbanistica di cui parlerò in seguito.

367 Cfr. MERTENS 2012b, p. 1160.

368 L’arrotondamento di 500 piedi, multiplo dell’unità base di 100 piedi, ricorre spesso nel

progettto della città ed in particolare dell’agora. È evidente che il dimensionamento dell’intero isolato è importante tanto quanto la suddivisione dei lotti in unità uguali; cfr. ivi.

369 Questa l’ipotesi avanzata da Mertens, cfr. MERTENS 2008, p. 483. Le stesse strutture si

trovano a Megara Iblea, cfr. GUZZO 2010, pp. 184 ss. ma anche GRAS, TRÉZINY, BLOISE 2004 pp. 524-525 ed in generale il paragrafo precedente su Megara Iblea con la bibliografia relativa.

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provveduto a livellare le sporgenze naturali.370 Per quanto concerne le analogie tra

le due città, l’agora di Megara Iblea, il cui impianto ha una forma poligonale, è collocata nel punto di intersezione tra due diversi orientamenti di sistemi

stradali.371 La città di Selinunte, d’altro canto, è realizzata con la giustapposizione

di due sistemi ortogonali: quello posto a sud che costituisce il quartiere dell’acropoli, e quello posto a nord che viene definito quartiere della Manuzza. L’agora funge da punto di congiunzione tra i due spazi, ed ha forma pentagonale. Anche nel caso di Selinunte, come già è stato evidenziato per Megara Iblea, le direttrici che definiscono l’agora a sud (S6) e a nord (NW-3), sono collegate a delle aree fondamentali: nella subcolonia esse convergono a ovest verso il fiume

Modione, di fronte al santuario della Malophoros.372

370 Cfr. MERTENS 2008, pp. 475 ss.

371 Cfr. DI VITA 1984, pp. 31 ss., il quale ritiene che, anche in questo caso, debba trattarsi di uno

spazio definito a priori e non determinato da una successiva pianificazione della progettazione urbanistica. Lasciato nella forma di spazio aperto fino alla seconda metà del VI secolo, a partire dal quel periodo ha subito una progressiva monumentalizzazione.

372 Cfr. TRÉZINY 2009, pp. 165 ss. il quale suppone l’esistenza di una porta verso cui le strade in

questione avrebbero dovuto convergere ed in prossimità di un ipotetico porto. La validità dello schema è pertinente all’analogia riscontrata nel caso di Megara Iblea, in cui la strada A collega la città al grande santuario collocato a nord-ovest.

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Fig.21 Suddivisione urbanistica di Selinunte (da MERTENS 2006).

Si è supposto che nel caso di Selinunte, in età arcaica, l’area residenziale a nord della strada Sf fosse suddivisa in isolati di cento piedi, misura tipica della metrologia dorica adottata in Sicilia, per cui ciascun lotto, di forma quadrata, risultava essere esattamente il doppio di quello di Megara Iblea, cioè pari a 220

m2..373 Dal momento però che tra l’una e l’altra polis intercorrono cento anni, è

evidente che debbano essere messe in debita luce le differenze in termini di un miglioramento delle tecniche impiegate per la sistemazione urbanistica, così come

per la costruzione di edifici e relative scelte architettoniche.374

373 Cfr. MERTENS 2003, pp. 274 ss.; la distanza tra stenopoi che definiscono le insulae

dell’impianto urbano ammonta a 32,80 m. Il rapporto tra le due città e le relative unità di misura del lotto è invece presentato in maniera leggermente diversa da TRÉZINY 2009, p. 165 per cui le dimensioni della superficie sono di 214 m2, mentre il lotto di Selinunte si presenta di 1,5 - 2 volte la grandezza rispetto al lotto di Megara Iblea.

374 Cfr. DE ANGELIS 2003, pp. 128 ss. cui rimando per un ulteriore confronto tra Megara Iblea e

Selinunte. Cfr. VALLET 1983 pp. 646 ss. secondo cui il principio basilare per la suddivisione dello spazio a Megara Iblea è costituito dal lotto, come per altro rafforzato dalla realizzazione

114 Si evince un’analoga disposizione dell’isolato a est dell’agora di Selinunte rispetto all’isolato a ovest dell’agora di Megara Iblea che si affaccia sull’arteria principale C. Nel caso di Selinunte, però, si rileva uno spostamento verso est dall’arteria principale SA, pari alle dimensioni esatte di un isolato, giustificato sulla base di motivazioni ben valide: si motiva tale scelta con la presenza della necropoli altoarcaica, collocata circa 40 m più a sud-est e con la conseguente volontà di mantenere intatta l’area, sia in virtù della conservazione dei luoghi sacri, considerati inviolabili, sia per mantenere la memoria storica che è

chiaramente legata ad elementi pertinenti l’ambito religioso.375

Nella scelta adottata, influisce anche la presenza di una sporgenza rocciosa, che viene così preservata. Essa è localizzata in una parte abbastanza centrale dell’agora, a causa di carsismo presenta una sopraelevazione di circa due metri e la sua superficie è levigata artificialmente. Sull’emergenza rocciosa fu realizzato un recinto di conci scavati nella roccia di diametro di 6,70 x 8,60 m, al cui interno è stata rinvenuta una fossa rettangolare di 3,30 m ca di lunghezza, 1,90 m di larghezza e 1,20 di

profondità,376 non in posizione centrale, ma nell’angolo sud ovest.

dell’heroon le cui misure sono quelle dell’oikopedon standard. Differentemente da ciò che avviene a Selinunte, dove la misura base è invece quella dell’isolato, a dimostrare un’evoluzione del pensiero anche a livello di pianificazione urbanistica. Cfr. in aggiunta TRÉZINY 2009, il quale invece ritiene che in entrambi i casi la misura alla base della suddivisione urbanistica debba essere considerata la superficie del lotto. E dunque Tréziny contesta che possa realmente trattarsi di un’evoluzione nella concezione della suddivisione dello spazio, dal momento che entrambi i piani urbanistici risultano essere impostati su un principio analogo di ripartizione. In aggiunta Mertens sottolinea l’eterogeneità nella suddivisione dello spazio a Selinunte riferendosi al settore meridionale dell’acropoli in cui si possono attestare diverse dimensioni e orientamenti dei lotti. Tale presenza può derivare da un’originaria suddivisione dello spazio precedente la lottizzazione o contemporanea a esso e pertinente la zona di Gorgo Cotone con disposizione di lotti ortogonali, cfr. MERTENS 2010.

375

Cfr. MERTENS 2008 in cui è accennata l’ipotesi dell’interconnessione delle due aree. Cfr. anche RALLO 2008 che si è occupato dello scavo della necropoli arcaica, di cui però nè le relazioni di scavo né i reperti sono stati pubblicati in maniera completa.

376 Si tratta delle misure della parte esterna della fossa. Invece le misure relative alla parte interna

115

Fig. 22 Heroon di Selinunte (da MERTENS 2008).

Essa è ricavata direttamente dal banco roccioso ed è rivestita di lastre lapidee incassate sul fondo e sui lati. La copertura doveva essere garantita da lastre collocate in posizione orizzontale, di cui ci sono pervenuti solo pochi resti. Le lastre che rivestono la tomba si presentano ben levigate nella parte interna, mentre

in quella esterna sono rozzamente lavorate.377 L’unico dato significativo per la

datazione è costituito dalle tracce di anatirosi riscontrate sulla superficie dei giunti delle lastre: un confronto con il grado di sviluppo della stessa tecnica, applicata nel megaron della Gaggera, datato al primo quarto del VI sec. a.C., ha messo in

evidenza l’anteriorità delle lastre pertinenti all’heroon collocato nell’agora.378

La presenza di tre fori di forma rettangolare, situati in tre dei quattro angoli della fossa conservata meglio, è stata interpretata come spazio riservato all’alloggiamento dei piedi di una kline. Mentre nella parte centrale si trova una concavità di forma circolare sferica realizzata con cura, nella quale si pensa fosse

collocato un oggetto di forma sferica.379 L’interno della cassa era costituito da

terra, pietre e frammenti di tegole, anche recenti, testimonianza di uno o più rimaneggiamenti. L’asportazione del contenuto, del quale non abbiamo alcun dato a disposizione, rappresenta un’enorme perdita di dati utili alla comprensione del luogo di culto. Sono stati rinvenuti esclusivamente tre denti sui quali sono state condotte analisi antropologiche da cui è emerso che si tratta di un giovane uomo

377 Cfr. MERTENS 2008, pp. 478 ss. 378 Cfr. MERTENS 2012a, p. 153. 379

116 di 19-20 anni.380 Tra le pareti esterne delle lastre e la cavità in cui è scavata la fossa, sono stati rinvenuti tre frammenti ceramici di produzione locale, che

confermano la datazione alta della struttura.381

Fig.23 Reperti ceramici dalla fossa di fondazione della tomba settentrionale (da ADORNO 2012).

Si tratta di un frammento di pithos indigeno, di una parete di un’hydria megarese, e un frammento di parete acroma di un contenitore di grandi dimensioni di produzione locale. Il frammento indigeno, di piccole dimensioni, rende il manufatto difficilmente inquadrabile in una categoria precisa. L’argilla è dura, grezza e ruvida, contiene inclusi con ingubbiatura di tonalità variante dal giallo al rosa; l’impasto è dunque quello comunemente adottato nella Sicilia occidentale. Il

frammento di hydria presenta tracce di ingubbiatura color crema e di bande a

vernice nera, spia della presenza di una decorazione non più visibile. Un attento studio condotto sulle caratteristiche dell’impasto ha consentito di ascriverlo alla

tecnica B della produzione megarese.382 Il terzo frammento non fornisce

380 Cfr. MERTENS 2012a, pp. 481 ss.

381 L’evento ha destato grande sorpresa dal momento che «a Selinunte normalmente non si tocca la

terra senza trovare subito dei resti ceramici», il fatto che nel riempimento in questione furono rinvenuti pochissimi materiali dipende dalla scarsa frequentazione della zona nel momento in cui venne realizzata la struttura e dunque è da presupporre una datazione alta che si colloca nei primissimi anni della fondazione. Cfr. MERTENS 2008, p. 482.

382 Una grande quantità di manufatti del tipo suddetto è stata rinvenuta nelle necropoli, nelle

abitazioni situate alle pendici dell’agora, e presentano in molti casi decorazioni geometriche dipinte. Anche nel frammento rinvenuto nell’heroon è lecito supporre, sulla base delle poche tracce rinvenute, la presenza di una decorazione; cfr. ADORNO 2012, pp. 154 ss.

117 informazioni utili, ma consente solo di affermare che si tratta di un contenitore di

grandi dimensioni e di produzione locale.383

Il recinto dell’heroon presenta resti dell’assisa di fondazione in blocchi squadrati, nei lati nord e ovest. Degli altri lati si sono invece preservati esclusivamente gli incassi lavorati nella roccia per ricevere le fondazioni; l’ingresso si suppone fosse collocato nel tratto meridionale del lato est. Non si dispone di dati a sufficienza per dedurre la presenza di un tetto, ma è probabile si tratti di un recinto a cielo aperto. Il peribolo è di poco successivo alla realizzazione della fossa da esso cinta ed inoltre è soggetto a un rifacimento posteriore, di cui non è possibile fornire una

datazione certa.384 Lo spazio all’interno del recinto presenta una forte erosione a

causa della carsificazione, al punto da non consentire di discernere con sicurezza