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L’evoluzione dei consumi alimentari

Nel documento Volume Rapporto 1997 (.pdf 2.1mb) (pagine 97-102)

4. LE NUOVE TENDENZE DEI CONSUMI ALIMENTARI

4.1. L’evoluzione dei consumi alimentari

I consumi delle famiglie nel 1996 avevano fatto registrare, dopo due anni di contenuta espansione, un sensibile rallentamento del pro-prio trend di crescita (+5,3% in termini correnti, +0,8% in termini co-stanti) ascrivibile principalmente a un andamento stagnante del reddito disponibile e a un orientamento restrittivo della politica fiscale cui si sono aggiunti timori sul fronte della disoccupazione (tab. 4.1). Nono-stante vi sia stata una variazione positiva di appena lo 0,4% del reddito disponibile, la capacità di spesa delle famiglie non si è affatto modifi-cata. Ciò si è riflesso naturalmente sull’andamento dei consumi in ge-nerale ma quelli non alimentari hanno mostrato una crescita moderata (+1,3% in termini reali) che ha controbilanciato un calo di pari entità fra i consumi dei generi alimentari.

Nel 1997 i consumi delle famiglie hanno confermato il minor ritmo di crescita (+4,9% a valori correnti), benché in termini reali vi sia stato un significativo recupero rispetto all’anno precedente avendo fatto re-gistrare un aumento del 2,4%. Questo risultato è dovuto esclusivamen-te a un andamento dei prezzi dei consumi molto favorevole che, nella media dell’anno, sono cresciuti di appena il 2,4% contro il 4,4% del 1996.

Il modesto aumento dei prezzi dei consumi ha concorso, d’altro canto, a tener basso il tasso d’inflazione, tenendo conto anche di una congiuntura internazionale favorevole per cui le materie prime hanno fatto registrare quotazioni ai minimi storici negli ultimi trenta anni. Il maggior contributo al contenimento del processo inflattivo proviene, ancora una volta, dai generi alimentari i cui prezzi al consumo sono rimasti stazionari nella media delle singole voci componenti. Grazie a questo fattore è significativo rilevare come nel 1997 l’aumento della

spesa corrente per l’acquisto di generi alimentari (+0,3%) sia dovuto unicamente a un incremento del volume di questa categoria dei con-sumi, a differenza di quanto evidenziato nel triennio precedente nel corso del quale, invece, l’andamento positivo della spesa corrente ali-mentare era imputabile esclusivamente alla componente prezzo. Per la categoria dei generi alimentari si tratta dell’inversione - particolarmen-te significativa sotto il profilo quantitativo - della particolarmen-tendenza negativa fatta registrare negli ultimi anni (tab. 4.2).

Ciò nonostante, i consumi alimentari hanno continuato a perdere peso: nell’ambito della spesa corrente per i consumi finali delle fami-glie italiane, la componente alimentare si è ulteriormente ridotta per at-testarsi al 17,2% nel 1996 e al 16,4% nel 1997, con un calo di circa tre punti percentuali rispetto al 1990. Particolarmente accentuato è lo scar-to rilevabile nell’ultimo anno (-0,8 punti percentuali), a dimostrazione che - malgrado nel 1997 le famiglie abbiano potuto contare su un au-mento del proprio potere di acquisto determinato, da un canto, dal con-tenimento del tasso d’inflazione e, dall’altro, dal fatto che le retribu-zioni per dipendente nel settore privato abbiano mostrato un recupero notevole stimato in un aumento di circa il 5% nella media dell’anno - la quota dei consumi alimentari tende comunque a contrarsi. Il feno-meno della saturazione alimentare in una società economicamente a-vanzata come la nostra fa sì che, anche in una fase di congiuntura eco-nomica favorevole come l’attuale, il maggior potere di acquisto delle famiglie venga rivolto piuttosto a soddisfare consumi di tipo non ali-Tab. 4.1 - I consumi delle famiglie in Italia

1993 1994 1995 1996 1997 miliardi di lire correnti

Consumi alimentari 179.121 184.726 194.917 200.411 200.945 Consumi non alimentari 791.009 844.505 913.248 966.520 1.022.707 Totale consumi finali interni 970.130 1.029.231 1.108.165 1.166.931 1.223.652

miliardi di lire 1990

Consumi alimentari 157.154 156.993 156.215 154.116 154.534 Consumi non alimentari 660.736 672.440 688.743 697.805 717.532 Totale consumi finali interni 817.890 829.433 844.958 851.921 872.066 Fonte: ISTAT.

mentare. Questi, infatti, hanno fatto registrare, nell’ultimo anno, un aumento significativo (+2,8% in termini reali) al quale hanno contri-buito, con una intensità variabile tutte le voci, pur con una eccezione rilevabile nel caso dei combustibili e dell’energia elettrica i cui con-sumi sono risultati in netto calo. Particolarmente eclatante è stato l’aumento della spesa per l’acquisto dei mezzi di trasporto (+31,8% in termini reali), riconducibile essenzialmente alla politica di incentivi at-tuata dal Governo a favore della rottamazione e, quindi, a favore dell’acquisto di auto di nuova fabbricazione.

Per quel che concerne i consumi alimentari delle famiglie, nel 1997 l’aumento reale dello 0,3% esprime la sintesi di andamenti abbastanza omogenei fra le varie voci componenti, se si escludono le variazioni negative del “latte, formaggi e uova” (-2,2%), delle “patate” (-1,6%) e delle bevande alcooliche (-1,7%). Tranne quest’ultima voce, che vede accentuare la tendenza negativa degli ultimi anni a fronte di un conso-lidamento della crescita dei consumi di bevande analcooliche, negli al-tri due casi si tratta di un mutamento di andamento rispetto all’anno precedente.

Tab. 4.2 - Tassi di variazione percentuale annua dei consumi delle famiglie in Italia

Categorie 1994/93 1995/94 1996/95 1997/96 Consumi alimentari 0,1 -0,5 -1,3 0,3 Generi alimentari 0,1 -0,5 -1,4 0,3 - pane e cereali 0,2 -0,1 1,0 0,1

- carne -0,3 -1,4 -4,3 1,5

- pesce -0,1 -2,4 -0,1 0,3

- latte, formaggi, uova 0,3 1,2 1,3 -2,2 - oli e grassi -1 -2,4 -4,0 0,4 - frutta e ortaggi 0,2 -0,5 -2,0 0,6

- patate 0,1 -4,1 0,9 -1,6

- zucchero -0,5 0,5 -3,0 2,3 - caffè, the, cacao 0,1 0,8 1,8 0,8 - altri generi alimentari 0,4 2,5 2,1 1,2

Bevande -0,5 0,2 -0,1 -0,6

- analcooliche 1,7 2,6 0,6 1,9 - alcooliche -1,6 -0,8 -0,5 -1,7 Fonte: ISTAT.

Per le patate il calo ha fatto seguito a un leggero aumento eviden-ziato nel 1996 (+0,9%), allorquando grazie a un ridimensionamento dei prezzi del 16% - rispetto alle impennate fatte registrare nei due an-ni precedenti (+21% nel 1994 e +29% nel 1995) - vi era stata una ri-presa dei consumi.

Per gli acquisti di “latte, formaggi e uova” la riduzione è avvenuta dopo alcuni anni di moderata ma continua espansione ed è andata a fa-vorire, invece, un aumento dei consumi sia di pesce (+0,3%) sia soprat-tutto di carne (+1,5%), che sembrano così aver invertito la tendenza ne-gativa in atto fin dai primi anni novanta. In verità per la carne si potreb-be parlare anche di un recupero dei consumi visto che, come si ricorda, nel 1996 la vicenda della BSE (Encefalite spongiforme bovina) aveva causato un forte allarme con pesanti ripercussioni soprattutto sul piano dei consumi di carne bovina ma anche sul versante dei prezzi.

In leggera ripresa, rispetto agli anni precedenti, sono risultati i con-sumi di “oli e grassi” e di “frutta e ortaggi” sui quali ha influito un modesto calo dei relativi prezzi (rispettivamente, -0,7% e -0,9%). Per il raggruppamento “oli e grassi” il recupero dei consumi nel 1997 è ragguardevole, se si pensa che ha fatto seguito a due anni particolar-mente negativi in cui la forte contrazione dei volumi consumati era in gran parte dovuta a un innalzamento considerevole dei prezzi al con-sumo (+10,8% nel 1995 e +16,8% nel 1996). Come si ricorda, erano stati in particolare i prezzi dell’olio extravergine di oliva ad avere avu-to una forte impennata, culminata nel mese di aprile del 1996 con un +29% circa.

Volendo in qualche modo entrare nel dettaglio di questi due rag-gruppamenti di consumi, è possibile rilevare un’evoluzione diversa degli acquisti per le singole categorie di prodotti. Nel caso di “frutta e ortaggi” pare che i consumatori tendano a prediligere gli acquisti di or-taggi e legumi freschi, mostrando invece, ormai da qualche tempo, una certa disaffezione nei confronti della frutta, penalizzata fra l’altro an-che da un rapporto qualità/prezzo non sempre soddisfacente. Per gli

“oli e grassi”, ovviamente, è sempre più prevalente il consumo di oli di origine vegetale, in particolare l’olio extravergine di oliva, rispetto ai grassi di origine animale.

L’orientamento prevalente verso una dieta alimentare più leggera e quindi meno ricca di grassi e di proteine animali potrebbe sembrare contraddetto o non sufficientemente avvalorato dall’andamento dei

va-ri geneva-ri alimentava-ri. In realtà, al di là delle singole vava-riazioni fatte regi-strare da un anno all’altro e che possono dipendere da una serie di fat-tori (prezzi, sollecitazioni pubblicitarie, disponibilità dei prodotti, rap-porto qualità/prezzo, etc.), i comportamenti alimentari tendono ad af-fermarsi nel tempo, per cui da una lettura di carattere strutturale è pos-sibile evincere il consolidarsi di un modello alimentare più equilibrato e stabile. I consumi di carne mantengono il primo posto, con una quota che da circa tre anni si è attestata attorno al 26%; gli acquisti di “frutta e ortaggi” consolidano il proprio peso al 20% nella struttura dei con-sumi alimentari italiani, così come la spesa per “latte, formaggi e uo-va” e “pane e cereali” si è stabilizzata, seppure con qualche minima oscillazione, al 15% in un caso e al 12,5% nell’altro. Confermano la propria quota nella composizione dei consumi alimentari anche tutti gli altri generi alimentari, a cominciare dal pesce (6,0%), dalle bevan-de alcooliche (5,6%, in leggera ripresa in questi due ultimi anni) e da-gli oli e grassi (4,1%, in lieve aumento) (tab. 4.3).

Come si può notare, la composizione media dei consumi alimentari delle famiglie italiane sembra evidenziare una dieta abbastanza bilan-Tab. 4.3 - Composizione percentuale dei consumi finali delle famiglie ita-liane per categoria

Categorie 1990 1994 1995 1996 1997 - pane e cereali 11,9 12,8 12,4 12,4 12,5

- carne 27,6 27,4 26,6 25,7 25,8

- pesce 6,3 6,2 5,9 5,9 6,0

- latte, formaggi, uova 14,2 14,3 15,0 15,4 15,1 - oli e grassi 3,8 3,7 3,8 4,1 4,1 - frutta e ortaggi 21,0 20,1 20,0 20,0 19,8

- patate 1,1 1,1 1,4 1,1 1,1

- zucchero 1,2 1,3 1,4 1,4 1,4

- caffè, the, cacao 2,2 2,2 2,5 2,4 2,5 - altri generi alimentari 3,1 3,2 3,3 3,5 3,6 - bevande analcooliche 2,0 2,3 2,4 2,5 2,5 - bevande alcooliche 5,6 5,4 5,3 5,6 5,6 Consumi alimentari e bevande 100.0 100,0 100,0 100,0 100,0 Consumi non alimentari 80,3 82,0 82,4 82,8 83,6 Totale consumi finali interni 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: ISTAT.

ciata sotto il profilo dei valori nutritivi. E’ evidente, del resto, come all’interno di questa struttura alimentare media si nascondano modelli differenziati di consumo tendenti a privilegiare alcuni gruppi di ali-menti rispetto ad altri. Basti pensare ai consumi di prodotti di nicchia (prodotti tipici, prodotti biologici, etc.) rivolti a una fascia ristretta di consumatori disposti a pagare un prezzo più alto per prodotti di quali-tà, da un lato, e ai consumi di generi alimentari di massa per i quali la componente prezzo tende ad assumere un peso maggiore rispetto alla qualità, dall’altro. D’altro canto non si può non rilevare una crescente attenzione generale al rapporto qualità/prezzo, dettata da una maggiore consapevolezza dei consumatori, meno condizionati dai messaggi pro-venienti dalle campagne pubblicitarie, e di cui pare inizi a tenerne con-to anche la grande distribuzione.

4.2. I consumi alimentari in Emilia-Romagna dal 1990 al 1996

Nel documento Volume Rapporto 1997 (.pdf 2.1mb) (pagine 97-102)