• Non ci sono risultati.

Lo scenario nazionale

Nel documento Volume Rapporto 1997 (.pdf 2.1mb) (pagine 53-63)

2. LE POLITICHE PER IL SETTORE AGROALIMENTARE

2.2. Lo scenario nazionale

Le prime stime per il 1997 indicano una diminuzione della produ-zione lorda vendibile in Italia di circa lo 0,3%. Se analizziamo la va-riazione a prezzi costanti della PLV per grandi ripartizioni e per le principali produzioni emerge una realtà piuttosto differenziata.

L’andamento negativo dei cereali (-4,5) è stato particolarmente rile-vante nel Mezzogiorno e solo in parte viene controbilanciato dal posi-tivo andamento delle colture industriali che però si concentrano nel Nord Est. Sono invece diminuite sia la produzione orticola che quella arborea (-1,9 e –1,2%), mentre risulta invariata la situazione della zoo-tecnia, con un leggero aumento nel Mezzogiorno (tab. 2.7).

Solo nel Mezzogiorno si ha un aumento della PLV (3,4%), dovuto principalmente al buon andamento della campagna olivicola e delle piante industriali che hanno abbondantemente compensato la pessima annata cerealicola (-15,6%). Dal punto di vista climatico l’annata agra-ria è stata caratterizzata da una persistente siccità che nei primi mesi dell’anno ha riguardato soprattutto le regioni centrali e settentrionali che hanno fortemente condizionato la produzione cerealicola interessa-ta anche da una netinteressa-ta riduzione della superficie coltivainteressa-ta (la superficie investita a frumento tenero in Veneto è diminuita del 35%). Le colture

Tab. 2.7 – Variazione percentuale 1997/96 della Produzione Lorda Vendi-bile a prezzi costanti per comparti produttivi e ripartizioni territoriali

Cereali Ortaggi Piante

in-dustriali Arboree Allevamenti Totale Italia -4,5 -1,9 13,7 -1,2 0,3 -0,3 Nord Ovest -1,7 -5,1 30,6 1,3 -0,6 -0,2

Nord Est -0,4 -2,7 17,6 -21,6 0,6 -4,4

Centro -4,8 -1,2 0,7 -10,0 0,2 -2,5 Mezzog. -15,6 -1,3 7,9 10,2 1,8 3,4 Fonte: INEA-ISMEA.

industriali fanno registrare un forte aumento delle quantità prodotte in particolare nel Nord Ovest dove da un lato aumenta la produzione di soia dall’altro diminuiscono le produzioni di girasole e colza.

Nell’ambito della riforma dell’intervento pubblico in agricoltura nel 1997, importanti novità hanno riguardato la riforma del Ministero che assume la denominazione di Ministero per le Politiche agricole (MiPa), le proposte di riforma dell’AIMA e dei Consorzi di cui parle-remo nel paragrafo 2.2.2.

In Italia le domande di integrazione al reddito per i seminativi si sono stabilizzate intorno alle 700.000. Nella campagna 1997-1998 la superficie oggetto di contributi è stata quasi di 5,2 milioni di ettari con un incremento di soli 79.000 ettari rispetto alla campagna precedente.

La superficie dichiarata a mais ha superato di circa il 2,6% la superfi-cie massima garantita, mentre la superfisuperfi-cie per i semi oleosi è stata ad-dirittura superiore del 50%. Tutto ciò provocherà una diminuzione del pagamento compensativo per queste colture che sarà di entità inferiore comunque a quella prevista in quanto interverrà una sorta di compen-sazione con gli altri paesi dell’Unione europea, dove la superficie di-chiarata a contributo è risultata inferiore al quantitativo massimo ga-rantito. La sanzione a carico dei nostri produttori sarà ulteriormente aggravata da un taglio dovuto al superamento del prezzo di riferimen-to; la decurtazione complessiva si aggirerà intorno al 20%. Un elemen-to di rilievo da sotelemen-tolineare nell’applicazione della riforma della PAC è che tra il 1993 e il 1997 la superficie destinata ai cereali è aumentata di un milione di ettari passando da 3,1 a 4,2 milioni di ettari.

L’aumento maggiore si è però avuto nei primi tre anni di applicazione della riforma quando la sovracompesazione è stata particolarmente forte.

Seri problemi si sono avuti con l’approvazione della legge sulla privacy che ha portato all’interruzione del collegamento informatico con l’AIMA, creando seri problemi nel pagamento dei premi sui semi-nativi. Nel novembre 1997 la situazione è stata sbloccata dal Garante per la legge sulla privacy, che ha concesso l’autorizzazione al tratta-mento dei dati delle aziende a organismi di carattere associativo.

L’applicazione dell’OCM all’ortofrutta dopo il primo anno il bilan-cio è piuttosto negativo: le organizzazioni dei produttori italiane (OP) hanno chiesto alla Comunità europea 480 miliardi di aiuto finanziario.

L’Italia si colloca nel panorama europeo come la maggior produttrice

nel settore ortofrutticolo “allo stato fresco”, con 8.785 milioni di ECU (media 94-96) di cui però solo il 25% passa attraverso le OP. Il 75%

delle OP italiane ha presentato nel corso del 1997 un programma ope-rativo chiedendo 52,5 milioni di ECU in aiuti. Rilevante risulta la di-versa entità di richieste di aiuti: l’80% proviene dal Nord Italia, mentre il Centro risulta ancora più assente del Sud Italia.

La campagna olivicola del 1995-96 è stata caratterizzata da una for-te penalizzazione della produzione italiana in quanto sono stafor-te ricono-sciute 625 mila tonnellate di olio rispetto alle 646 mila stimate. Ciò è la conseguenza del fatto che di la produzione UE, di 1.418.450 tonnel-late, ha superato la quantità massima garantita di 1.350.000 tonnellate.

Lo “splafonamento” da parte dei produttori Greci e Spagnoli è costato ai produttori italiani circa 120 miliardi. Per la campagna del 1996-1997 si prevede un’ulteriore decurtazione degli aiuti all’Italia del 30-35% anche perché la situazione peggiorerà ulteriormente per la super produzione spagnola passata da 375 a 995 mila tonnellate. Su queste basi si è innescata la forte protesta degli olivicoltori che dimostrano contro il crollo dei prezzi delle olive che nel 1997 si sono attestati sulle 50-60 mila lire al quintale contro le 90-120 mila del 1996. Con insi-stenza è stata chiesta una riforma della etichettatura per salvaguardare l’olio “made in Italy” prodotto, lavorato e imbottigliato in Italia.

Nell’ultima riunione plenaria del 1997 il Parlamento europeo ha di-scusso e approvato la riforma dell’OCM per il settore dell’olio d’oliva.

La risoluzione approvata accoglie quanto proposto dai rappresentanti agricoli e istituzionali italiani: innalzamento della quantità massima garantita per adeguarla alla effettiva produzione europea;

l’introduzione delle quantità nazionali di riferimento responsabilizzan-do maggiormente gli Stati membri, il definitivo abbanresponsabilizzan-dono dell’aiuto al consumo.

Il 1997 è stato inoltre caratterizzato dalla vivace protesta degli alle-vatori per le vicende delle quote latte e in particolare contro le sanzioni di circa 414 miliardi di lire che avrebbero dovuto pagare per aver ec-ceduto nella produzione di circa 5 milioni di quintali di latte (nel 1996/97). La Commissione d’indagine governativa istituita per gli ac-certamenti in brevissimo tempo ha rilevato innumerevoli irregolarità.

Le proteste degli allevatori sono di nuovo esplose a fine 1997 perché l’industria lattiero-casearia non ha pagato la produzione eccedentaria di latte a titolo di rimborso delle multe. La risposta del governo è stata

l’emanazione del decreto di fine anno, n.411 dicembre 1997, relativo a

“Misure urgenti per gli accertamenti in materia di produzione lattiera”.

2.2.1. I finanziamenti all’agricoltura

La legge finanziaria ’98 ha stanziato per l’agricoltura 3.151 miliar-di, contro i 2.540 dello scorso anno, ma le principali novità, per l’agricoltura, sono contenute nel ddl collegato alla finanziaria ’98. Es-se riguardano principalmente le agevolazioni per la ristrutturazione dei fabbricati rurali, i contributi per la rottamazione, e gli aiuti per la pro-prietà contadina, la proroga al 1° dicembre per la regolarizzazione del-le società semplici, mentre è stato stabilito che il termine per l’accatastamento degli immobili ex-rurali è stato fissato per il 31 di-cembre del ’98.

Inoltre è stato approvato il ddl n. 313 concernente il riordino dell’imposta sul valore aggiunto e la revisione del regime speciale per i produttori agricoli. Infine, dal 1 gennaio 1998 è entrata in vigore la nuova imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), che interessa direttamente anche le aziende agricole.

Analizzando gli importi stanziati dalla finanziaria ‘98 (tab. 2.8) per i singoli provvedimenti, si può rilevare che dei 3.151 miliardi destinati all’agricoltura poco più di 1.300 miliardi sono per le spese correnti del Ministero di cui 1.250 per la regolazione della situazione debitoria per le quote latte. Per il fondo di solidarietà nazionale sono stati stanziati 400 miliardi di cui 150 per le calamità. Al settore bieticolo-saccarifero sono stati destinati 138 miliardi di cui 90 per saldare le consegne agli zuccherifici per la campagna ’97, mentre i rimanenti 48 miliardi sono destinati al fondo bieticolo nazionale. Ed infine, 100 miliardi sono pre-senti nel fondo per la montagna.

L’allegato alla finanziaria, contiene, come abbiamo appena sottoli-neato importanti linee di azione a favore dell’agricoltura. Gli interventi di sostegno per l’agricoltura dovranno essere formulati in base alle in-dicazioni del Documento di programmazione economico finanziario.

Entro i primi 4 mesi dell’anno il Governo dovrà emanare un decreto legislativo contenente un piano per il rilancio del settore. Il piano do-vrebbe dettare le linee guida per contenere i costi produttivi, per au-mentare la competitività del sistema agroaliau-mentare, e per favorire la

modernizzazione delle aziende agricole.

In base all’allegato alla la finanziaria ‘98 si potrà detrarre l’Irpef lorda nella misura del 41% delle spese sostenute per la ristrutturazione non solo dei fabbricati abitativi, ma anche per quelli rurali. La detra-zione si potrà effettuare per le spese sostenute negli anni 1998 e 1999.

Il contributo per la rottamazione delle macchine agricole, pari al 10% del prezzo di acquisto, possono richiederlo sia le persone fisiche che le società a condizione che la macchina agricola destinata alla de-Tab. 2.8 - Finanziamenti e dotazioni per l’agricoltura 1997-1998 (dati in miliardi di lire) Tabella A (Interventi programmati da finanziare con leggi ordinarie)

Debiti quote latte e consorzi 1.250 1.250 500

Altri interventi 79 148 100

Totale 1.047 1.329 1.398 600

Tabella B (Interventi programmati da finanziare con leggi ordinarie)

Ribs, Corpo forestale e altri 55 74 78

Altri interventi 391 748 826

Totale 517 446 882 904

Tabella C (Interventi quantificati dalla legge finanziaria)

Aiuti nazionali bieticoltura 138 35 35

Aima 300 200 200

Fondo sol. naz.le (calamità) 400 250 250

Pesca marittima 45 45 45

Credito peschereccio 1 1 1

Fondo sol. naz.le (assicurazioni) 195 150 150

Contributi a enti 11 11 11

Totale 849 1.090 692 692

Tabella D (Rifinanziamento spese in conto capitale) Agevolazione proprietà contadina 50 Fondo per la montagna 100

Totale 78 150

Tabella F (Autorizzazioni da leggi pluriennali di spesa) Legge 237/93 (irrigazione) 88 Legge 644/94 (bonifica) 48

Totale 50 136

Totale generale 2.540 3.151 2.912 2.196 Fonte: Finanziaria 1998, 27 dicembre 1997 n. 450.

molizione abbia più di dieci anni; il limite decennale non è richiesto se l’acquisto è finalizzato agli adeguamenti previsti dalla legge n. 626/94.

La demolizione e la cancellazione dai pubblici registri è curata dal venditore.

Inoltre, sempre con il provvedimento collegato alla finanziaria 1998 (art. 4 comm. 15) è stato prorogato al 31 dicembre 1999 il termi-ne per la scadenza dei betermi-nefici fiscali per la formaziotermi-ne e l’arrotondamento della Piccola proprietà contadina. Si tratta dell’esenzione dalle imposte proporzionali di registro e ipotecaria per gli acquisti di terreni agricoli da parte dei coltivatori diretti. Le imposte di registro e ipotecaria sono dovute nella misura fissa di 250 mila lire, mentre nella misura dell’1% l’imposta catastale. Il progetto di legge sulla riforma dei contratti agrari prevede la medesima agevolazione anche per gli imprenditori agricoli a titolo principale, che per il mo-mento ne sono esclusi, infatti per loro, l’imposta di registro è nella mi-sura dell’8% oltre al 3% per le imposte ipotecarie e catastale.

Infine vi è stata anche una proroga al 1° dicembre 1998 per la rego-larizzazione ai fini fiscali delle società semplici operanti in agricoltura.

La proroga è rivolta alle imprese agricole collettive esistenti alla data del 19 febbraio 1996. Inoltre la medesima proroga vale per la trasfor-mazione in impresa agricola individuale delle comunioni tacite fami-liari e società di fatto agricole esistenti alla data del 1° gennaio 1997.

In entrambi i casi è dovuta una imposta di 500 mila lire sostitutiva di ogni altro contributo.

La manovra finanziaria del 1998 ha disposto l’obbligo di registra-zione, a partire dal 1° gennaio, presso l’Ufficio del registro competente per territorio di tutti i contratti di locazione compreso i contratti di mi-nimo importo.

Il consiglio dei ministri il 10 dicembre ‘97 ha approvato il decreto legislativo riguardante la nuova imposta regionale sulle attività produt-tive (IRAP). La nuova imposta che entra in vigore dal 1° gennaio 1998 comporta per il settore agricolo una aliquota per il ‘98 del 2,5%, ma a partire dal 1999 l’aliquota aumenterà progressivamente fino ad alline-arsi nel 2002 al valore ordinario del 4,5%. L’imposta è a carico di tutte le imprese agricole, ad esclusione delle imprese che usufruiscono del regime di esonero ai fini Iva, con un volume di affari non superiore ai 5 milioni, che sale ai 15 milioni per coloro che svolgono l’attività nei comuni montani oppure nei centri abitati con meno di 500 abitanti. La

base imponibile è determinata dalla natura giuridica dell’impresa.

Dal 1° gennaio ’98, in base al ddl. n.313, per le cessioni dei prodot-ti agricoli l’Iva si applica con le aliquote ordinarie, mentre per i pro-duttori agricoli che applicano il regime speciale l’Iva è determinata in base alle percentuali di compensazione. Non è più possibile la separa-zione delle attività, pertanto le attività rientranti nel regime speciale dovranno essere gestite unitariamente, con l’applicazione di un unico registro di imposta. Il regime di esonero dal versamento Iva e di esclu-sione dagli obblighi documentali e contabili, può essere applicato solo dai produttori che nel corso del ‘97 hanno realizzato un volume di af-fari non superiore ai 5 milioni, che si estende, come detto in preceden-za, a 15 milioni per i produttori che esercitano l’attività esclusivamente nei comuni montani.

2.2.2. Il rapporto Stato-Regioni

Il 1997 è stato caratterizzato, dal punto di vista del riassetto delle competenze istituzionali in materia di agricoltura, da due avvenimenti particolarmente significativi. E’ infatti giunto ad una prima conclusio-ne, con l’entrata in vigore della Legge 59/97, il processo di riforma i-stituzionale, avviatosi con la presentazione del cosiddetto D.D.L.

“Bassanini”. Si è andata delineando una profonda riorganizzazione della pubblica amministrazione basata sul trasferimento di competenze dal livello centrale alle articolazioni periferiche dello Stato, sulla sem-plificazione delle procedure, sulla piena responsabilizzazione di Re-gioni, Province, Comunità Montane e Comuni in materia di governo e sviluppo dei sistemi socio–economico locali.

Nel settore agricolo il dibattito avviato dalla riforma “Bassanini” è stato accelerato dall’accoglimento, da parte della Corte Costituziona-le, della proposta di referendum abrogativo della Legge 491/93, istitu-tiva del Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, sotto-scritta da 6 Consigli regionali. Il Governo, a ridosso della scadenza re-ferendaria, ha infatti emanato il D. Lgs. 4 giugno 1997, n. 143 con il quale tutte le competenze in materia di agricoltura sono state trasferite alle Regioni ed è stato contestualmente istituito il Ministero per le Po-litiche Agricole. Il Decreto ha inoltre definito puntualmente competen-ze ed articolazione operativa del Ministero. Il suddetto Decreto, oltre

ad abolire il Comitato Permanente ed a ricondurre alla Conferenza Sta-to - Regioni la trattazione delle problematiche di carattere agricolo, superando quindi la sostanziale separatezza dei temi agricoli da quelli più generali dell’intera società nazionale, ha riaffermato l’obbiettivo della soppressione e del riordino degli Enti strumentali del Ministero.

Queste indicazioni programmatiche non sono sfociate in provve-dimenti attuativi. Il Ministero ha continuato a mantenere la medesima struttura e, per molti versi, le medesime competenze del disciolto Mi-RAAF; su alcuni punti particolarmente rilevanti, che pure sembravano avviati a soluzione con la predisposizione di disegni di legge concor-dati tra le parti (riforma degli Istituti sperimentali a titolo d’esempio), si è riscontrata una situazione di stallo.

Una delle conseguenze di questa situazione di indeterminatezza è rappresentata dal mancato rispetto dei termini per l’emanazione dei Decreti relativi alla riorganizzazione interna del Ministero e per il tra-sferimento, stabilito al 31 dicembre 1997, dei beni e delle risorse fi-nanziarie, umane, strumentali ed organizzative da trasferire alle Re-gioni. Il D. Lgs. 143/97 fa riferimento, tra le risorse da trasferire alle Regioni anche “ai beni ed alle risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative del Corpo Forestale dello Stato non necessari all’esercizio di funzioni di competenza statale”, fornendo una precisa indicazione operativa su una materia particolarmente controversa.

In queste condizioni il sistema istituzionale afferente al settore a-gricolo ha dovuto affrontare e risolvere alcune scadenze, sia sul ver-sante nazionale che su quello comunitario, particolarmente impegnati-ve. A questo riguardo è opportuno ricordare la protesta dei cosiddetti

“COBAS” del latte innescata dall’applicazione delle sanzioni previste dal meccanismo delle quote o la necessità di avviare la nuova organiz-zazione di mercato (OCM) per il settore ortofrutticolo. In particolare la vicenda delle quote latte ha portato in superficie un malessere diffuso nei confronti di meccanismi di rappresentanza consolidati da decenni ed ha richiesto un notevole lavoro di approfondimento e mediazione, al quale le Regioni hanno portato un contributo importante, per indivi-duare le opportune soluzioni legislative e normative.

Le soluzioni individuate hanno comunque comportato, in diversi casi, un aumento dei compiti regionali, senza un adeguato trasferimen-to delle risorse necessarie per attuarli. Anche in questrasferimen-to, come in altri casi, si è assistito ad un processo di delega strisciante, attuato al di

fuo-ri di provvedimenti organici di trasfefuo-rimento di funzioni. Solo nell’ultimo scorcio del 1997 e nei primi mesi del 1998 il confronto sull’assetto istituzionale ha ripreso vigore anche a seguito dell’accelerazione imposta dal Governo alla complessiva attuazione della Legge “Bassanini”.

E’ stato riproposto lo schema di decreto legislativo per la soppres-sione dell’AIMA e per l’istituzione dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), organismo pagatore dello Stato italiano respon-sabile nei confronti dell’Unione europea; è ripreso il confronto sul fu-turo del Corpo Forestale dello Stato e sulla riforma di importanti leggi afferenti al settore agricolo.

Nel corso del 1997 è entrata nel vivo la fase attuativa dei pro-grammi interregionali previsti dalla Legge 5 novembre 1996, n. 578.

L’attività, alla quale hanno partecipato i rappresentati di tutte le Re-gioni a statuto ordinario, si è incentrata, per una larga parte dell’anno di riferimento, sulla messa a punto dei contenuti e sulla individuazione di un coretto meccanismo di controllo e di proposta, concretizzatosi nella formalizzazione di diversi “Comitati di programma”. Le diverse attività previste hanno comunque trovato una sistemazione adeguata solo nelle ultime settimane del 1997. La filosofia di base di questa e-sperienza, basata sull’utilizzo di fondi delle Regioni gestiti in modo unitario per favorire la soluzioni di problemi rilevanti grazie al rag-giungimento di una adeguata massa critica di idee e di risorse econo-miche, è sicuramente condivisibile. Tuttavia l’esperienza maturata ha dimostrato la necessità di affinare ulteriormente gli strumenti operati-vi. In molti casi, infatti, le proposte prese in considerazione hanno fini-to con l’attestarsi su problematiche di carattere prettamente nazionale o, all’opposto, si sono configurate come risposte ad aspetti di dimen-sione estremamente limitata. E’ mancata, in altre parole, la dimendimen-sione interregionale dei problemi, l’unica che, almeno in questa fase, pare in grado di supportare correttamente il profondo processo di riordino isti-tuzionale che sta caratterizzando il nostro ordinamento.

L’esame delle relazioni tra Stato e Regioni in materia di agricoltura ha evidenziato, anche nel corso del 1997, una serie di aspetti proble-matici. Da un lato la Riforma “Bassanini” e l’emanazione del D.Lgs 143/97 hanno aperto importanti spazi per la creazione di un modello istituzionale efficiente, più vicino ai cittadini dell’attuale, federalista e solidale. Dall’altro le oggettive difficoltà del processo avviato, i

vinco-li al cambiamento posti dalle strutture, il ritardo nell’affermazione di una mentalità effettivamente federalista hanno, in molti casi, frapposto ostacoli difficilmente superabili all’effettivo conseguimento degli o-biettivi previsti.

Il 5 marzo 1998 il Governo ha adottato un D. Lgs. per sostituirsi ad alcune Regioni inadempienti nel processo di trasferimento agli Enti lo-cali di funzioni in materia di agricoltura. A seguito delle proteste delle Regioni medesime, che hanno evidenziato l’impossibilità ad attuare ta-le trasferimento in carenza dei provvedimenti nazionali di attuazione del D. Lgs. 143/97, il Governo si è impegnato ad approvare i necessari decreti entro il mese di marzo. Le Regioni, da parte loro, a riprova del-la “effervescenza” deldel-la situazione, hanno polemicamente annunciato una propria proposta “sostitutiva” in caso di ulteriori inadempienze del livello centrale.

Pur in un quadro caratterizzato da un ritardo del confronto sulle questioni istituzionali, il rapporto tra Stato e Regioni si è incentrato, nel corso del 1997, sui nodi politici del settore: la vicenda, già ricorda-ta, delle quote latte; l’iniziativa italiana in merito alla definizione della nuova politica agricola comunitaria in attuazione di “Agenda 2000”; la ricerca di una concertazione tra Stato, Regioni ed Organizzazioni del mondo agricolo con l’obiettivo di ridefinire il ruolo dell’agricoltura i-taliana e di rilanciare gli investimenti nel settore. Significativo è stato, in quest’ultima direzione, l’avvio dell’esperienza del cosiddetto “Ta-volo agricolo” istituito dal Presidente del Consiglio come sede di con-fronto e concertazione tra le maggiori organizzazioni agricole ed il Governo sia sulle misure urgenti da adottare per sostenere le imprese

Pur in un quadro caratterizzato da un ritardo del confronto sulle questioni istituzionali, il rapporto tra Stato e Regioni si è incentrato, nel corso del 1997, sui nodi politici del settore: la vicenda, già ricorda-ta, delle quote latte; l’iniziativa italiana in merito alla definizione della nuova politica agricola comunitaria in attuazione di “Agenda 2000”; la ricerca di una concertazione tra Stato, Regioni ed Organizzazioni del mondo agricolo con l’obiettivo di ridefinire il ruolo dell’agricoltura i-taliana e di rilanciare gli investimenti nel settore. Significativo è stato, in quest’ultima direzione, l’avvio dell’esperienza del cosiddetto “Ta-volo agricolo” istituito dal Presidente del Consiglio come sede di con-fronto e concertazione tra le maggiori organizzazioni agricole ed il Governo sia sulle misure urgenti da adottare per sostenere le imprese

Nel documento Volume Rapporto 1997 (.pdf 2.1mb) (pagine 53-63)