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IL FASCIO PARLAMENTARE 1 1

Nel documento Politica, criteri ed eventi (pagine 121-126)

Orlando V. E — Non è vero: ed io ne prendo atto con compiacimento !

1 1 0 POLITICA : CRITERI ED EVENT

VII. IL FASCIO PARLAMENTARE 1 1

Aveva l’ on. Morgari (*) fatto un discorso che ri­ marrà negli annali del Parlamento italiano monu­ mento di indecenza e sua e del partito socialista parlamentare che lo applaudì. L ’ Orlando, replicando al Morgari, che aveva dichiarato volere i socialisti la pace sulla base dello statu quo, domanda se egli intenda uno statu quo che non comporti reintegra­ zione del Belgio e debita riparazione dei danni, o lo statu quo dello Czernin, che, nei riguardi dell’ Ita­ lia, ha dichiarato, che egli si guarda bene dal dire che restituirà le provincie prese, perchè non vuol far intendere agli italiani che il gioco può essere continuato senza lor danno.

«E questo lo statu quo cui alludeva l’ on. Mor- «gari, ed a cui egli si sarebbe accomodato?

«Ma prima di accettare di discutere un simile « statu quo, l’ Italia rinculerà fino alla Sicilia!

«Lo statu quo? Ma come? Quaranta milioni di «uomini si sarebbero levati in armi gli uni contro «gli altri, sei o sette milioni di esistenze sarebbero « state troncate, miliardi si sarebbero dissipati ; e voi, «partito che vi chiamate rivoluzionario, potete pen- «sare che tutto questo possa essersi fatto per niente? «Scusate: fu un equivoco».

E fu anche felice la sua parola, perchè consen­ tanea a quanto sente ogni italiano che del nome sia degno, allorché riassunse ogni dovere politico del­ l’ora attuale, in quello di «resistere».

Non va, certo, negata all’ on. Orlando eloquenza, e ciò in quella medesima misura in cui non va at­ tribuita all’on. Sonnino.

t1) Dati biografici riguardanti Morgari trovansi nella Vita Italiana, novembre 1916, p. 472: « Lettera dispersa: in difesa del patriottismo dell’on. Oddino Morgari».

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Non si potrebbe, infatti, dire meglio di come disse egli.

« Tutto era contro di noi. Attraverso il ragiona­ mento più sottile, attraverso tutti i ragionamenti che ella vuole, on. Modigliani. Ma i nostri soldati non ragionarono !

« I nostri soldati si sono battuti e hanno vinto le teorie e le profezie dei più pessimisti che sono qui dentro...

« Il Governo ed il Parlamento accolgano questa suprema lezione che viene dai nostri soldati, che viene dall’ esercito: Resistere. Niente altro che re­ sistere !

« Nè diversamente parlano i nostri fratelli che hanno dovuto abbandonare le loro case e le loro terre e quanti uomini sui monti e sulle lagune espon­ gono i loro petti alla furia del nemico.

«N è diversamente parlano le madri, le quali hanno visto partire i loro figli adolescenti. Esse sanno che vi è una sola via di salvezza: resistere, resi­ stere, resistere».

4. — Ma, è poi, generalmente, il più abile ed ef­ ficace attore drammatico anche colui che maggior­ mente la sua parte sente? E celebre la disputa che su questo punto ebbe luogo tra il Diderot e J. J. Rousseau (J). Sosteneva l’uno, che per recitare bene occorresse non sentire nulla, o il meno possibile, perchè l’ emozione vera soffoca, e le sue manife­ stazioni sono poco estetiche. Colei che sul teatro piangesse come piange madre vera che vero figlio ha perso, nè muoverebbe gli affetti, nè per molte recite di seguito ciò saprebbe fare. Il suo dolore la (i)

(i) La controversia è stata anche fatta oggetto di un ce­ lebre scritto del Bonghi.

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ucciderebbe. Sosteneva l’ altro che il convenzionale è tanto più perfetto quanto più alla realtà si avvi­ cina e che questa occorre sentire per poterne dare una traduzione che per essere fedele sarà estetica e che per essere fedele susciterà gli affetti del pub­ blico ingannato.

Or bene, sta l’ on. Orlando con il Diderot o sta egli con il Rousseau?

La spiegazione della poca o nessuna eloquenza del Sonnino non è per noi un mistero.

Vorremmo poter essere altrettanto certi della spie­ gazione dell’ eloquenza dell’ on. Orlando.

5. — Il discorso dell’ on. Orlando era stato prece­ duto da un fatto e da due altri discorsi assai note­ voli, di cui era però anche più notevole il fatto.

Ed il fatto era questo: che nel paese le gesta delle spie, dei clericali e dei socialisti avevano prodotto una assai minacciosa irritazione e la risoluta esigenza che Camera e Governo riparassero le offese arrecate alla causa nazionale. Ne seguì che un gruppo di deputati, prima di 8, poi di 36, poi di 150 si unisse in «fascio di difesa nazionale (*) ». Era questo fascio un gruppo abbastanza forte e di per se stesso nella (i)

(i) Diamo i nomi dei primi fondatori del fascio : Essi fu­ rono Martini, Girardini, Pirolini, di Cesarò, Federzoni, De Viti Demarco, Tasca di Cutò, Maury, adunatisi negli uffici di questa Rivista il 9 dicembre. A costoro si aggiunsero nel giorno successivo: Abisso, Arca, Arlotta, Arrivabene, Artom, Basiini, Bonomi, Ciccotti, Celesia, Centurione, Ciriani, Co- lajanni, De Ambri, De Capitani d’ Arzago, Di Caporiaco, De Felice Giuffrida, Di Scalea, Fraccacreta, Gasparotto, Giretti, Gortani, Lopresti, Mazzolani, Miari, Nava Ottorino, Negrotto Cambiaso, Pietravalle, .Riccio, Rosadi, Rota, Salandra, San- drini, Sarrocchi, Scalori, Sitta, Talamo. Seguirono poi altri fino a raggiungere il numero di 150, di cui i nomi leggonsi in tutti i giornali.

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Camera, e per l’ appoggio che aveva nel paese, da paralizzare ogni volgare violenza, quale è negli usi dei socialisti, e ogni ipocrita e farisaica pastetta par­ lamentare, che è arma prediletta del giolittismo.

Il mancato appoggio del gruppo parlamentare in­ terventista, ossia del « fascio di difesa nazionale >, avrebbe provocato una crisi che, dovuta a questo gruppo, prodotta da questo gruppo, non poteva tro­ vare soluzione che in esso medesimo. L’ appoggio, per contro, di questo gruppo, liberava la Presidenza del Consiglio dalla necessità parlamentare di transa­ zioni con il giolittismo ed il socialismo.

Ecco il fatto che l’ Orlando comprese e giusta­ mente valutò.

6. — I discorsi che precedettero il suo furono quelli del Pirolini e del Federzoni. Il Pirolini (l) com ­ battè lo spionaggio italo-tedeseo e il vaticanesimo. Il primo egli smascherò citando e documentando fatti innumerevoli. Del secondo egli denunziò le mene, e la sua denunzia ebbe una conferma in una lettera dell’ on. Ciriani su quanto erasi discusso e deliberato dall’ Unione popolare cattolica a Udine, lettera che diede un enorme rilievo alle parole del Pirolini e ha commosso tutto il paese. È infatti ri­ sultato :

1. Che il conte Dalla Torre, nella sua qualità di presidente della Unione popolare cattolica, espose ai sacerdoti ed ai laici clericali radunati a conve­ gno il 30 luglio in Udine i disagi e il malcontento delle popolazioni, la loro stanchezza nel sopportare

(subire) la guerra più oltre, il morale depresso delle

truppe ; (i)

(i) Il testo del discorso del Pirolini è integralmente ri­ prodotto nell1 Iniziativa, 5 gennaio 1918, n. 250.

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2. Che la propaganda dei socialisti ufficiali faceva proseliti fra le masse cattoliche, le quali avrebbero finito per sfuggire in gran parte dalle file delle or­ ganizzazioni se i cattolici non si fossero e subito posti

sullo stesso campo, nella medesima linea praticata dai socialisti ufficiali ;

3. Che bisognava quindi far macchina indietro e mutare immediatamente l ’ intonazione interventista che don Pagani aveva dato e conservato al giornale cattolico ;

4. Che bisognava far comprendere la necessità di concludere la pace e il dovere dei cattolici di se­ guire le direttive del Papa.

Il Federzoni (*) ebbe un compito più difficile — nella Camera — di quello del Pirolini, perchè at­ taccò i socialisti. Ora, i vaticanisti sono alla Camera forse due soltanto, gente quanto mai screditata per ragioni estranee al discredito del partito al quale appartengono, cioè, il Miglioli e il Tovini, e nel paese i vaticanisti costituiscono bensì un gruppo di assai notevole influenza, ma che è combattuto dalla maggioranza dei cattolici.

Inoltre, i vaticanisti sono poco rumorosi, poco arditi; sono pericolosi quanto sottomarini, ma fug- gono pure, come questi, se adeguatamente affrontati. Per contro è illimitata la scostumatezza e sfronta­ tezza dei socialisti alla Camera e fuori della Camera. La Camera essi trasformano, con il ricorso a pa- rolaccie, con grida incomposte, in bettola di teppa briaca e sostengonsi essi tra di loro in modo che grande coraggio occorre per affrontarli. Questo co­ raggio ebbe il Federzoni e, sostenuto adeguatamente

fi) Manca ancora una ristampa integrale del discorso del Federzoni.

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