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IV LA INVASIONE DEGLI UNNI

Nel documento Politica, criteri ed eventi (pagine 69-75)

LA INVASIONE DEGLI UNN

IV LA INVASIONE DEGLI UNNI

«Operai d’ Italia! Al disopra dei vostri dissensi teorici, al disopra di ciò che vi divide risuona in questo momento, da un capo all’ altro del paese, la voce della vostra civile virtù ed il proposito — giu­ rato nell’ ora del dolore — di proseguire nel nuovo orientamento contro ogni viltà e fino alla più com­ pleta vittoria del diritto.

«Un’ importante corporazione operaia — la Fede­ razione lavoratori del libro — ha lanciato un fervido appello che deve ripercuotersi ovunque, sprone ed esempio a tutte le altre organizzazioni operaie, mo­ nito al nemico, che insanamente sperava già fosse il proletariato d’ Italia sua facile conquista nell’ ora dell’ angoscia ».

Dagli operai dello stabilimento di Milano delle Acciaierie e Ferriere Lombarde, partecipe la Dire­ zione, venne emesso questo voto:

« Mentre il secolare nemico tende a violare le barriere d’ Italia, per ispargere onta, rovina e morte nelle nostre belle contrade, come già negli altri paesi invasi, noi sentiamo il sommo dovere di unirci con­ cordi e compatti intorno al vessillo della patria, onde i nostri valorosi fratelli combattenti alla fronte possano, ancora una volta, nel nome dell’ Italia unita, che li guarda e li ammira, fiaccare la tracotanza delle orde barbariche, che tentano calpestare il sacro suolo della patria.

«Noi promettiamo di proseguire con rinnovata energia nell’ adempimento del nostro dovere, con si­ cura fede che l’ esercito saprà mantenersi degno delle sue alte tradizioni, e che gli uomini ai quali sono affidate le sorti del paese, sapranno, con fermezza serena, mantenere l ’ ordine all’ interno».

E la maggiore associazione tra tutte, per numero e organizzazione, e di cui i servizi in nessun modo

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sono rapidamente sostituibili, la organizzazione dei ferrovieri, ha inviato a tutti i ferrovieri un appello che non va taciuto per la obiettiva documentazione della situazione:

« L ’ Italia, dolente ma fiera, rattiene per la se­ conda volta il respiro: un’ orda furibonda, assetata di vendetta e di strage, calpesta e profana il sacro suolo della patria e minaccia la distruzione di tutto cib che fu conquistato col sangue, col sacrificio e con la virtù dei nostri padri.

« In quest’ ora solenne ogni divergenza di opinioni, ogni dissidio interno deve tacere: è questa l’ ora sacra in cui ogni cittadino deve rammentare essere prima di tutto e sovra tutto italiano: italiano di cuore, di tempra e d’ azione. Un comune pericolo sovrasta ed un comune intento deve essere scolpito come un giuramento nel cuore di tutti : « resistere ».

« E per resistere, tenacemente resistere, è neces­ saria la concordia più assoluta e la serenità più lim­ pida.

« Noi ferrovieri, che nelle lotte civili dei tempi di pace insorgemmo più volte in nome del Diritto, dobbiamo oggi sentire che l ’ Italia è tutta spasmo­ dicamente protesa verso il confine, per la suprema difesa del suo più alto e più sacrosanto diritto : « il diritto all’ esistenza».

« Dove non vi è la libertà non è possibile nes­ suna conquista civile : è la libertà, è l’ indipendenza, che oggi l’ Italia difende.

« E questa adunque, l’ ora sacra in cui tutti i fer­ rovieri, che han già dimostrato durante la guerra la loro virtù di sacrificio e di abnegazione, debbono sentirsi fratelli e più che fratelli : « italiani ».

« Mai come in questa ora tragica, abbiamo sen­ tito come la patria non sia un simbolo, non sia una

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idea astratta, ma una verità che si agita in noi, che ci fa palpitare, ci fa dolorare e ci fa vivere istanti di angoscia che sembrano secoli.

«Cessino i dissensi di categoria e di parte, ces­ sino le discordie di organizzazione, le divergenze di caste e di gradi, un sol pensiero, un solo pal­ pito sia in tutti i ferrovieri dal Direttore Generale al più umile manovale: « l ’ Italia! ».

« E questo palpito moltiplichi le nostre forze, renda le, nostre volontà invincibili e salde, bene ac­ cetto qualsiasi lavoro gravoso o qualsiasi sacrificio ! «Noi sappiamo che i ferrovieri tutti sono oggi al più diretto servizio dell’ esercito operante: noi sappiamo che alla nostra operosità, alla nostra di­ sciplina ferrea ed intelligente, sono strettamente le­ gate le operazioni militari. Serviamo la santa causa con quella concordia, quel fervore e quella sotto- missione che provengono dalla coscienza di una su­ prema necessità nazionale».

In quanto ai repubblicani, ai liberali, ai riformisti, ai radicali, ai conservatori, che costituirono il gruppo interventista, non è nemmeno il caso di parlarne. Per loro tutti vale il manifesto lanciato al paese dal par­ tito repubblicano dal quale stralciamo queste righe: «Questa è l’ ora del sereno raccoglimento, dei silenziosi sacrifici, dei forti propositi. Nè specula­ zione di partiti, nè transazione con i disertori della concordia nazionale. Appaia l’ Italia come fusa nel bronzo dalla rabbia nemica, ed il governo di guerra — accentrato in poche mani — sia degno della grande ora storica, regga con sguardo lungimirante e con fortezza romana il timone dello Stato.

«Verrà l’ ora delle critiche e dei processi ai re­ sponsabili delle colpe — se colpe ci sono.

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urgente e sicura difesa dell’ Italia. Tutto il popolo italiano sorga in piedi, col sorriso della sua perenne giovinezza e con l’ aureola della sua gloria millena­ ria, per preparare Legnano al novello Barbarossa, che dimostri ai dubbiosi ad ai sospetti che la terra dove sono nati Mazzini e Garibaldi non ospita tra­ ditori della patria.

« Evviva l’ Italia immortale! »

La composizione del nuovo Gabinetto è di per se stessa prova che l’ amor di patria sa dettare, a coloro che lo sentono, i maggiori sacrifizi. E degna ad es. del maggiore encomio la condotta di Leo­ nida Bissolati.

Se vi è uomo che, in quest’ ora, grande parte della nazione avrebbe volentieri veduto al Ministero del- l ’ Interno, questi è lui. Nella seduta della Camera del 20 ottobre, in cui Giacomo Ferri, Grosso Campana ed altri davano triste spettacolo di degenerata ita­ lianità, il Bissolati ebbe il coraggio civile di dire ai socialisti, traditori della patria: «P er difendere le spalle dell’esercito io farei fuoco anche contro di voi ».

Ebbene, egli accetta di servire in qualsiasi dica­ stero che gli hanno assegnato, e parte per il fronte sapendosi, con ragione, idolo dei soldati d ’ Italia.

11 Sonnino, già presidente del Consiglio, ministro degli esteri, dacché morì il Di San Giuliano, e uomo di cui ogni discorso alla Camera ha sollevato questa da quistioni meschine di partito, da vuota retorica, o bizantino leguleismo, alla considerazione di vaste e profonde realtà politiche, non esita a subordinarsi all’ on. Orlando.

Gli eventi, quando sono tragici, danno agli uo­ mini carattere e forza maggiori di quelli che essi spiegano in tempi normali, e questo carattere e questa

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forza noi riteniamo che, sotto la guida del Re, sa­ ranno adeguati alle circostanze.

3. — Degna di ogni elogio, superiore quasi, direi, all’aspettazione degli italiani, è stata la simpatia incontrata dalla causa italiana in Francia, in In­ ghilterra, agli Stati-Uniti.

Dice uno scrittore francese, non so più chi, nè dove, che è tortura grande per ogni individuo, quando vede che l’ opera sua dagli altri è giudi­ cata, di scorgere che l’ anima sua è sempre stata isolata. E questa una tortura che risentono anche le nazioni, e che spesso all’ Italia è toccata! Non essere compresi ed essere vittima di giudizi che l’ orgoglio si ribella di rettificare, e attendere dal tempo una giustizia che, come fata morgana, mai si raggiunge, questa è sorte di cui l’ amarezza ci è nota. Ed è perciò che, nel caso attuale, le parole amiche che dalla Francia, dall’ Inghilterra e dagli Stati-Uniti a profusione ci sono state largite, grande balsamo sono riuscite al nostro cuore.

Ma, nè Francia, nè Inghilterra, nè Stati-Uniti, si sono limitate a calde parole di augurio e di in- cuoramento. Aiuto fattivo, sangue del loro sangue, armi e danari mandano essi in Italia, per la causa che è comune, ma perciò stesso che è comune è anche nostra propria. Non mandano francesi ed in­ glesi in Italia il ritratto di Giovanna d’ Arco, o copie di Plutarco, o del De viris illustribus, ma eserciti che combatteranno al nostro fianco, come già fe­ cero i francesi a Magenta e Solferino, e i tre Alleati si troveranno uniti come lo furono in Crimea. È questo un fatto di cui gli italiani hanno coscienza.

Nella pianura veneta sarà stato formato il fronte unico e ivi risorgerà l’Europa, libera dalla bruta­ lità teutonica, dalla corruzione sua, dalla menda- •

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cità sua, dalla boria sua, dalla viltà e codardia sua, dall’ ingenerosità sua, dall’ ipocrisia sua, dalla per­ fidia sua, — e dalla necessità, per salvarsi dal suo dominio, di abbassare la propria civiltà al livello della sua barbarie. Vincendo, gli Alleati rigenere­ ranno ristessa Germania.

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