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LA INVASIONE DEGLI UNNI

Nel documento Politica, criteri ed eventi (pagine 63-67)

LA INVASIONE DEGLI UNN

IV. LA INVASIONE DEGLI UNNI

ovunque l’ erta dei nostri montuosi confini, venti volte in ventisette mesi di guerra austriaci, bosniaci, ungheresi, commisti a riparti tedeschi, abbiamo scon­ fitto. È meritato l ’ onore di batterci in prima linea per la civiltà, perchè fermezza abbiamo avuto nei propo­ siti, severità usata con noi stessi, in silenzio sop­ portato disagi, e onesta fedeltà osservata con gli Alleati.

2. — Ed ora ci incombe di spiegare la più bella delle virtù, perchè la più maschia, perchè quella che ogni altra compendia, perchè quella di cui l’ esercizio ogni fibra fa vibrare di gioia e ogni dolore annulla : la virtù dell’ indomita tenacia nell’ avversità.

È questa la virtù che renderà l’ Italia integra, l’ Italia compiuta, l’ Italia libera, finalmente, adesso, o mai più.

Credettero i tedeschi, di cui le prime vittorie, in Belgio ed in Francia, erano quelle di un esercito armato di tutto punto, e da lungo tempo preparato per l’ aggressione, su degli inermi e degli spensie­ rati, ma che rovescio militare su rovescio hanno dovuto patire, appena francesi ed inglesi a parità d’ armi li hanno potuto affrontare; credettero i te­ deschi, che vittorie, incruenti per loro, sui russi hanno potuto riportare, dopo che il governo nemico si erano comperato e dopo che, a mezzo dei socia­ listi tedeschi e russi anche i soldati dell’ esercito ne­ mico avevano corrotto ; credettero i tedeschi, che anche in Italia fosse oramai matura l’ opera loro di disgregazione dell’ anima nazionale e che oramai po­ tessero rovesciarsi sulle pianure nostre accolti sol­ tanto dall’ Inno dei Lavoratori, cantato da tutto l’ esercito, e dal Te Deum, cantato nelle chiese, e da popolazioni fuggenti dal terrore e imploranti pace e perdono credettero i tedeschi, che i partiti poli-

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tici italiani si dilanierebbero gli uni con gli altri, paralizzando ogni unità di azione difensiva e ante­ ponendo i particolari loro interessi a quello gene­ rale e comune della patria; credettero che nelle grandi città industriali gli italiani avrebbero dato lo spettacolo della Comune di Parigi del 1871.

E per contro, cosa avviene?

Il 25 ottobre ha luogo una grave crisi ministe­ riale, preceduta da una successione di vilipendii per parte socialista di ogni organo e servizio pubblico che rende l’ Italia capace di stare in guerra. Il 28 ottobre il comunicato del Cadorna fa comprendere al paese, nelle sue cause e nella sua portata, l’ ini­ ziale riuscita dell’ aggressione delle potenze centrali. Come per incanto, il 30 ottobre è chiusa la crisi e l ’ Orlando manda al Cadorna e all’ esercito il saluto del paese, e del governo espone in questi termini gli intendimenti.

« Conscio delle responsabilità, formidabili, che in­ combono nell’ ora presente, assumo la direzione del governo d’ Italia e il mio primo pensiero è per as­ sicurare alla E. V. che il popolo italiano sostiene impavido la terribile prova e che non un momento solo ha sentito vacillare la sua fede nell’ esercito e nel capo che lo comanda. Ad essi acclamava nel­ l’ ora della vittoria; ad essi ancor più intimamente si stringe nell’ ora dell’ avversità. Lo sforzo immane dell’avversario, che accumulò e scagliò contro di noi la somma dei suoi odii e delle sue forze, se è riuscito ad irrompere in un caro e glorioso lembo della patria, non per questo ha fiaccato gli spiriti, nè disgregato le forze interne del paese. Sappia il ne­ mico e sappia il mondo, che gli italiani, dallo stesso inesprimibile dolore per la patria invasa, traggono la virtù di comporre ogni loro interiore dissenso e

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di rinsaldare volontà, energia ed opere perchè il snolo della patria sia riconsacrato dalla immancabile vit­

toria. — Orlando. »

Il Cadorna, che nel cuore degli italiani era assai più del duce di un esercito italiano da lui per la prima volta formato e condotto alia vittoria, perchè è per loro altresì esempio di elevato patriottismo, di disciplina e di senso d’ onore, rispose:

«Sono grato a V. E. che, nell’assumere la dire­ zione del governo d’ Italia, abbia rivolto il suo primo pensiero all’ esercito per assicurare che nella gravità dell’ ora tutta la patria fatta più grande dall’ avver­ sità, senza esitazioni, senza divergenze, è balzata concorde nella volontà di resistere e di vincere. Con­ fidi il paese che l’ esercito sarà degno della sua vo­ lontà per tenere alto l’ onore della nostra bandiera e per vendicare il grido di dolore che viene dal sacro suolo della patria calpestata. — Generale Cadorna. »

In quanto ai partiti politici, bastano pochi docu­ menti per mostrare agli italiani stessi, ai loro alleati ed amici, e sovratutto ai loro nemici, come siansi essi fusi in un solo intento, quello cioè di resistere uniti e disciplinati all’ oste.

Ed è giusto, per la storia dell’ Italia morale, che tali documenti, almeno in breve traccia, vengano riuniti.

Già il 28 ottobre il cardinale Ferrari, arcivescovo di Milano, recatosi all’ ospedale militare del Gentilino, rivoltosi ai feriti, aveva precisato il dovere dei cat­ tolici in termini che avrebbero anche potuto essere del cardinale Mercier:

« L ’ abbattimento dello spirito, l’ insofferenza delle contrarietà, l’ insubordinazione tentata con la fallace speranza di uscire dai disagi, come potrebbero pro­ vocare catastrofi per l’ umana società, così sono con­ trarie alle norme del Vangelo, il quale ci comanda

la pazienza e ci esorta alla fermezza. Voi, o miei bravi figliuoli, che nei cimenti della battaglia avete esperimentato che la disciplina, l’ abnegazione e la calma sono la condizione per superare gravissimi pericoli, eludere la minaccia del nemico e toccare la vittoria, siate a tutti i cittadini esempio e inci­ tamento ad adempiere un dovere analogo di disci­ plina e di fortezza cristiana e civile ad un tempo ». Ed il 30 ottobre, il giornale cattolico di Roma, il Corriere d’ Italia, a firma dell’ on. Cesare Nava scriveva :

«U na cosa sola noi desideriamo e vogliamo con tutta sincerità; e cioè, che nessuno, nè dal banco del governo, nè dai seggi dei deputati, nè dalla tri­ buna della stampa, abbia mai a turbare, comecches­ sia, la cordialità e la pienezza della concordia na­ zionale; quella concordia degli spiriti e delle v o ­ lontà che oggi, più che mai, è indispensabile, onde opporre, al violento impeto del duplice nemico, una salda, una incrollabile resistenza. Di fronte allo sforzo disperato e poderoso dei tedeschi e degli au­ striaci, i quali tentano, non soltanto di strapparci il frutto di due anni di lotta sanguinosa ed eroica, ma di invadere il nostro stesso paese, nella spe­ ranza folle di dominarlo e di costringerlo ad una pace vergognosa, il dovere di ogni buon italiano è quello di ravvivare sempre maggiormente in sè e negli altri la fede viva nei destini d’ Italia ; di riaffermare la necessità di una rigida disciplina nazionale ed il fermo proposito di osservarla cordialmente; di es­ sere disposti ad affrontare, con generosità illimitata d ’animo, tutte le prove, ed a sopportare tutti i sa­ crifici, tutti i dolori che ci potranno essere imposti, purché la patria sia salva ed i suoi diritti nazio­ nali siano finalmente conseguiti ! ».

Nel documento Politica, criteri ed eventi (pagine 63-67)