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FRUTTI DEL SOCIALISMO ITALO-TEDESCO 8

Nel documento Politica, criteri ed eventi (pagine 93-96)

Silvio V. Pellas, via Balbi, 4.

V. FRUTTI DEL SOCIALISMO ITALO-TEDESCO 8

dei socialisti è noto ad ogni persona in Europa ed in America che legge giornali.

In un diario scritto dal signor Claude Anet (1), che lavorava principalmente per il Petit Parìsien, leggiamo cose come queste (9-22 marzo 1917): « I giornali rivoluzionari raddoppiano la loro violenza. Il giornale Pravda d’ oggi pubblica un abominevole articolo in cui si consiglia ai soldati di sortire dalle trincee e di passare in quelle dei fratelli tedeschi. In tesi generale, i partiti estremi fanno una furiosa propaganda per la pace. Quale pace? Noi dicono. Ma si vede il genere di pace che la Germania vit­ toriosa imporrebbe alla Russia anarchica. I pazzi, gli incoscienti, gli illuminati dell’ estrema sinistra non ascoltano nulla. Il loro grido è: Abbasso la guerra ! ». « Il governo non può imporre loro silen­ zio. Si limita a pubblicare oggi grandi appelli ai cittadini e ai soldati per mostrare loro il pericolo te­ desco. Ecc. » ...«E ssi (gli agitatori) sovraeccitano le masse operaie e i soldati, dimostrando loro che non hanno altro che da far valere la loro forza per toc­ care il paradiso sognato dal comuniSmo e quello della pace universale» ...« La propaganda per la pace si dif­ fonde ogni giorno. Le gouvernement ne bouge pas ». « Gli operai chiedono otto ore di lavoro anziché dieci. Ma, l ’operaio russo è lento a mettersi al la­ voro. Gli occorre all’ uopo un’ ora. La diminuzione della produzione sarà quindi maggiore del 20 %• Le 8 ore devono pagarsi come le dieci. Aumento dei salari del 30 °/0. Guadagnavano, se specializzati, dai 12 ai 15 rubli al giorno ».

« Gli operai si lagnano di dover fare coda per l’acquisto del pane. Il direttore propone di fornirlo.

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Rifiutano senza discussione. Meglio fare coda che lavorare ».

« Vogliono nominare i capi squadra (contremaì- tres) e gli ingegneri ».

Il 4-17 marzo l’ autore aveva assistito alla Duma a una seduta dei soldati-deputati. « Il principio della seduta è tempestoso. Non si sa che argomento è in discussione. Si vota ciò nondimeno per alzata di mano. Quelli che non l’ hanno alzata assalgono quelli che l’ hanno alzata e li ingiuriano. Un soldato, a dispetto del presidente, raggiunge la tribuna e dice:

« Camarati, io ammetto tutti i ministeri, all’ infuori di quello della guerra. E come? Dovremmo avere un nuovo capo? Occorre saper che siamo l’ esercito del popolo e che ci governiamo da per n o i». (Ap­

plausi entusiastici). Un altro prende il suo posto:

« Camarati, io vado più oltre; non ammetto alcun ministero»! (Delirio di gioia). Il 15-28 aprile: « D i­ sertore il tale? No! s’ è dato da sè licenza! Nella prima settimana della rivoluzione il numero di questi soldati che s’erano presi da per loro una licenza era spaventevole. Non si osa fare il conto. Erano essi un milione o un milione e m ezzo!... I richiami dei reggimenti ai loro disertori sono quotidiani. I capi pubblicano ordini. Il ministro della guerra li scon­ giura di tornare. Ma, ciò che rivela la gravità della situazione è un decreto del governo provvisorio che dà loro ordine di tornare all’ esercito a data fissa. E la data? Quale è la data? Il decreto è del 1-4 aprile e ordina il ritorno per il 15-28 maggio. Sei settimane! E questo un premio alla diserzione ! Che diranno i soldati restati al fronte, se vedono che i disertori hanno sei settimane di congedo regolare? ».

Il 29 aprile-12 maggio l’ autore racconta come te­ deschi e russi fraternizzino sul fronte. I russi vanno

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nelle trincee tedesche. Si beve. « La Germania ama la Russia. Perchè versare ancora sangue tra fratelli? Facciamo almeno una tregua. Gli ufficiali inganna­ vano il soldato sparlando dei tedeschi. Dicevano in­ vece bene i socialisti! fratelli tutti! E la bellezza delle trincee tedesche! pulite, secche, rivestite di legno, con piancito! E la foresta di fili di ferro! E le mitragliatrici blindate ! Che buona gente i tede­ schi! Ha bastato che facessimo la rivoluzione per­ chè ci abbracciassero ! ».

15-25 maggio. L ’ autore gira una parte del fronte con Kerenski e con Thomas. Nei Carpazi Kerenski fa uno dei suoi tanti discorsi, e Thomas P istesso, dinanzi a delegati dei reggimenti. Quando Thomas ha finito un sotto ufficiale gigantesco e barbuto in­ terroga con perfetta disinvoltura Thomas. « Dica se la guerra non è una guerra d ’ imperialismo». «L a democrazia russa deve riunire tutte le democrazie ». «Non devesi più versare sangue». «Nessuno deve battersi per annessioni ». E spieghi un po’ « cosa fanno i francesi al Marocco e in Algeria, e gli in­ glesi nelle Indie e in Irlanda!». Thomas risponde pazientemente e la scena finisce con il ministro Tho­ mas e il camarata bolcevico che vanno a braccetto, e che l’ autore fotografa, « in considerazione della comicità della scenetta ».

E può bastare.

10. — Ma, le conseguenze economiche? Delle con­ seguenze economiche dell’ instaurato regime socia­ lista nessuno ancora parla, eppure saranno precisa-

mente queste conseguenze quelle che distruggeranno non soltanto il socialismo ma anche i socialisti. Im­

perocché, se vi è cosa per noi certa è questa, che la Russia va rapidamente incontro a una di quelle carestie che i popoli civili d’ Europa non conoscono

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oramai più che dalla storia e che gli inglesi sono riusciti a far scomparire persino in India. Se la guerra ha costato alla Russia, come dicesi, forse esagerando, circa cinque milioni d’uomini, la care­ stia che essa sta preparando a se medesima, sotto la direzione morale, scientifica e politica dei suoi socialisti, se sarà benigna, le costerà altrettanto, e se sarà quale fanno di tutto perchè riesca, costerà loro tre volte tanto. Contadini ed operai non soltanto hanno smesso di difendersi contro i tedeschi e gli austriaci, ma hanno anche smesso di lavorare e reso incerto il frutto di coloro che ancora vorrebbero lavorare. Preferiscono adunarsi, discutere, ubbria- carsi, incendiare e dare il sacco alla proprietà mo­ biliare. Preferiscono ascoltare i discorsi dei loro Tre- ves, dei loro Modigliani, dei loro Lazzari, dei loro Serrati e leggere il loro Avariti ! che chiameranno

PravcLa, come chiameranno con nomi russi tutta la

banda di socialisti tedeschi ai quali hanno aperto le braccia e di cui i veri nomi sono Zederblum per Lenin ; — Apfelbaum, per Zinovietz ; — Braunstein per Trotsky; — Rosenfeld per Kamenef (*) e via di seguito, come può leggersi in Alexinsky, La Russie

et la guerre. Se in qualche regione della Russia,

malgrado la dilagante anarchia, i conflitti sangui­ nosi che hanno luogo, non già tra russi e tedeschi, ma tra russi e russi, malgrado le rivolte agrarie con saccheggi, assassinii e il dilagante brigantaggio che si va organizzando in grande stile, se, malgrado queste manifestazioni del socialismo, dovessero es­

pi II famigerato Parvus non è ebreo tedesco, sebbene il suo

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