DEMAGOGIA E DEMOCRAZIA
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Socrate discorreva così con Protagora, il sofista (1). Egli si era con lui messo antecedentemente d’ accordo, che bastasse, a ciò che s’ avesse un « buon cittadino >, che questi avesse conoscenza e pratica delle virtù
cittadine, virtù queste che, sostanzialmente, a due,
o a tre, si ridurrebbero: alla virtù della giustizia, a quella della moderazione, o dell’ altrui rispetto (2), e a quella della saggezza.
L’ opinione di Socrate è anche quella di Monte squieu, manifestata 2200 anni più tardi.
Il ne faut pas beaucoup de probité pour qu’ un gouvernement monarchique ou un gouvernement de- spotique se maintiennent ou se soutiennent. La force des lois dans l’ un, le bras du prince toujours levé dans l’ autre, règlent ou contiennent tout. Mais, dans
un Etat populaire, il faut un ressort de plus, qui est la vertu.
Seguono molte prove dialettiche e storiche della sua tesi (3).
drà che tanto Socrate quanto Protagora pongono un pro blema di morale, cioè quello se si possa * educare» — e non già quello se si possa « istruire ».
(0 Spiega il Bonghi come la voce sofista non significasse allora ciò che ora significa, ma che così chiamavasi « l’uomo davvero colto, il quale attendeva a sapere tante cose e cer casse l’ arte di esprimerle con persuasione, facilità ed ele ganza ».
Introd. p. 15. Cito ognora la seconda edizione, quella del 1882, che è l’ ultima. Ediz. Bocca.
(2) Vedi nella seconda appendice, p. 255, la discussione sul significato di alòà>q, termine usato da Protagora, p. 148 e poi sostituito a p. 149 da ococpgcoown. Beloch traduce con Gewissenhaftigkeit, coscienziosità.
(3) Oeuvres complètes de Montesquieu, tome I , p. 143 e poi
p. 219, ediz. H achette del 1873. D e l ’esprit des lois, livre III,
1 8 2 p o l i t i c a: c r i t e r i e d e v e n t i
Protagora si esprime, alla pari di Socrate, con una precisione di linguaggio perfetta. Cosa occorre a ciò che tutti i cittadini siano competenti in argo mento di amministrazione dello Stato? Occorre che
tutti abbiano il senso della giustizia e che tutti ab
biano quello della verecondia o reverenza! E se tutti non l’ hanno, cosa fare? « Allora metti, a mio nome — ed è Giove che egli fa parlare — metti a mio no me la legge, che chi di reverenza non partecipa e di
giustizia, come peste della cittade, uccidano!
La controversia tra Socrate e Protagora, s’ aggi rava soltanto su questo: che il senso della giustizia e quello del rispetto degli altri, si potessero inse gnare, negando il primo, affermando il secondo (1). Ma erano d’ accordo che se mancassero queste for
me di virtù cittadina, o politica, non poteva esservi città.
« E quando si raccolgono a consiglio di virtù ci vile, nel quale è mestieri che tutto proceda per via di giustizia e di saggezza, a ragione tollerano (il pa rere di) ogni uomo, comechè a chi si sia convenga di partecipare di questa virtù, o non v’essere città ».
L’ argomento fondamentale di Protagora a favore della possibilità di insegnare ed imparare le virtù
t1) Sostiene il Bonghi che Socrate non negasse la inse- gnabilità della virtù, ma si opponesse al modo seguito dai sofisti; che, anzi, dell’ insegnamento della virtù facesse quo tidiana professione.
«Socrate non dissentiva dai sofisti rispetto a questo fine pratico dell’ istru zione... Ma credeva che non si dovesse partire di dove movevano i sofisti; i q u a li... senza cercare e fissare i principii generali ed assoluti della condotta umana, accettavano quelli che trovavano nel pubblico, pp. 82, 83-35. Avverto questo per non avere quistioni con ammiratori di Socrate. Si restringa pure la mia frase « al m odo». Mi sta pure bene.
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politiche riposa su di un appello alla comunis opinio che così sia.
Nell’ importanza che egli attribuisce alla opinione
pubblica, quella che è l’ opinione comune o univer
sale, e quella della stragrande maggioranza, e perciò a quella del volgo, Protagora ha la mentalità del democratico che stia sul piano inclinato della dema gogia. Egli non sospetta nemmeno che, in linea di fatto, ossia storicamente, la comunis opinio sia sempre stata in antitesi con ogni progresso (*), segnatamente con ogni progresso là dove è bene discernibile, cioè, con quello tecnico, — che misurasi esattamente dalla riduzione del costo dei prodotti, — e con quello scien tifico, — che misurasi pure esattamente dall’ essere esso una interpolazione più approssimata delle pre cedenti ai fatti.
Protagora, tuttavia, rafforza la sua dimostrazione che non aveva altro milite della comunis opinio, me diante una enumerazione e discussione veramente assai bella delle fonti donde le virtù civili penetrano nell’ animo del cittadino.
Ed egli enumera: i maestri che già ai fanciulli insegnano poesia e storia e sentenze e prospettano loro l’esempio dei grandi cittadini, e con esercizi fisici li irrobustiscono a ciò che non sentano le fa tiche della guerra (2) ; in seguito i giovani imparano le leggi, che li costringono a vivere conforme ad esse, selezionando tra loro i buoni dai cattivi (3) ; e agisce su tutti l’ opinione pubblica, che loda e bia
di Sumner Ma i n e, Sulla comunis opinio, p. 35, op. cit. Pa reto, sul medesimo argomento, i paragrafi richiamati sotto la voce « consenso universale » in Sociologia.
(2) Pag. 154. (3) Pag. 155.
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sima, e di ognuno ogni altro diventa maestro a quel modo come della lingua parlata ognuno e tutti siano maestri e discepoli ad un tempo. Ma, oltre ciò, nella folla vi sono pure Violoro che più degli altri delle virtù politiche s'intendono, e queste espongono, come chi oggi dicesse dei pubblicisti, e degli uomini po litici e degli scrittori di vaglia (*).
Questo esame dei mezzi che formano il cittadino, e la dimostrazione che di una così fatta formazione dell'animo possono essere partecipi tutti, ha valso a Protagora il vanto di essere egli stato il primo
teorico della democrazia (2).
E con ragione.
12. — Anche oggi un democratico non saprebbe dire diversamente: se è persona che, per coltura e carattere, è degna di essere ascoltata nella Accade mia. Dirà, infatti: che tutti i cittadini al governo della cosa pubblica debbano partecipare : che tutti, all'uopo, debbano essere educati, a ciò che abbiano senso di giustizia, senso di moderazione o di reve
renza, e saggezza: che questa educazione a tutti si
abbia da dare, con la scuola elementare, con la co noscenza della storia patria, con la partecipazione a riti patriottici e religiosi, con la stampa, con il teatro, con l’ esempio, con la discussione degli ar gomenti di interesse pubblico, con il richiamo degli effetti che seguono da ogni atto, e mediante l ’istesso esercizio della partecipazione alla vita pubblica. E direbbe anche, come Protagora, che i cittadini con i quali ciò non riesce « si uccidano » ; ovvero, più temperatamente e moderatamente, non avendo egli 1
(1) Pag. 157.
( 2) Ju l i u s Be l o c h, Griechische Geschichte, voi. I, Bb. X I I I , p. 439. Strassburg, Trubner, 1893.
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nei sopracigli la forza di Giove, direbbe « si squali fichino, perchè, con loro, non può esservi, città, ov vero, regime democratico. E sovratutto insisterebbe suiraiScó? (1), cioè, su quel senso di rispetto che fa sì, che l’ ignorante spontaneamente si riconosce per quello che è, in presenza di chi di lui è più colto, e quello moralmente meno valido si riconosca sponta neamente tale in presenza di chi di lui più è perfetto, ed entrambi tacciano, e si lascino consigliare e gui dare da coloro che, pure in democrazia, non sono i loro uguali ma i loro superiori. Non avrebbe, ad es., i caratteri della democrazia, ai sensi di Prota gora, il Soviet russo, in ragione della arrogante stu pidità dèi manipolo di soldati vili, di operai fan nulloni e di contadini alcoolizzati e saccheggiatori che lo compongono e in ragione dei caratteri di delinquenza degenerativa dei ministri russi, succe duti alla caduta dei Cadetti.
L’ ignorante fanatismo di un Lenin e di un Trotsky, succeduto a quello verboso e vile di un Kerensky, la assenza di cuScóg, non lascerebbero a Protagora quella fiducia nelle sorti della democrazia russa che in essa manifestano il Presidente Wilson (2) o il si gnor Henderson (3) e che anche in Italia da taluni è nutrita (4).
13. — La fiducia in essa del Wilson è quella che più meraviglia perchè per Wilson, come per Socrate
(!) La ctlStóg è il « Residuo » del Pareto di cui al § 1156, p. 591 e 592 del voi. I della Sociologia.
L ’ uguaglianza è il « Residuo » del Pareto di cui al § 1220 e seg., p. 629-632 del voi. I della Sociologia.
(2) Messaggio dell’ 8 gennaio 1918. (3) Capo del partito labourista inglese.
(4) Vedi, per esempio, Ugo Imperatori, Giornale d’Italia,
1 8 6 POLITICA : CRITERI ED EVENTI
e Protagora, condizione di esistenza della democra zia è la educazione civica, quella che gli antichi, come s’ è visto, chiamavano 8ixaicoowri e aìScóg e Montesquieu vertu. Ciò apparve in un modo alquanto singolare, qualche tempo fa, allorché potevasi leg gere nei giornali (*) di un telegramma di Wilson, diretto a Caterina Bresckowskapa, detta la « nonna > della rivoluzione russa, per felicitarla del proposito di creare un comitato russo di educazione civile.
A primo aspetto la notizia ha qualche cosa di comico. E un poco comica la « nonna » della rivo luzione, povera ottuagenaria, che ha passato la vita in Siberia! E un poco comica la stessa rivoluzione russa, e sono comici coloro che in essa, per essa, vedono una nuova era di prosperità per la Russia! È anche non privo di comicità il pensiero che un « comitato di educazione civile > possa, in tempo praticamente ragionevole, rimediare alla dissoluzione socialista della Russia!
Ma, dopo aver sorriso degli aspetti comici degli intenti attribuiti alla Bresckowskapa e delle speranze riposte nell’ azione di quella povera vecchia signora, e pure non rilevando il fatto, che non sappiamo che cosa mai questa egregia donna intenda per « edu
cazione civile » — poiché potrebbe anche darsi che
intenda per educazione (2) civile quelle dottrine, quei sentimenti, quelle pratiche e quegli esempi che i
nostri socialisti chiamano educazione civile — e pre
scindendo pure dalla conoscenza, che ci manca, dei
mezzi con i quali la educazione civile si avrebbe da 1
(1) Telegramma da New-York in data 27 ottobre, pubbli
cato nei nostri giornali il 28 di ottobre.
(2) Per i «diritti» dell’ individuo delinquente verso la so-
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impartire, e della proporzionalità di questi mezzi al loro fine, resta pur sempre vero questo: che la si tuazione in cui si trova la Russia è una situazione di cui è una delle principali concause la educazione civile, cioè, quella avuta finora, e resta pur sempre vero che una educazione civile diversa avrebbe con tribuito a rendere impossibile la attuale situazione. Ciò posto, il dispaccio di Wilson, se ha mai esi stito, non è poi cosa che non abbia anche il suo lato serio, cioè, degno di essere preso in conside razione.
Ma, forse, più che dai russi da altri! Infatti, ap pena ci parrà utile di interessarci maggiormente del trave che ferisce rocchio nostro, anziché della scheg gia che tormenta quello altrui, riconosceremo che se Wilson agli italiani avesse rivolto il suo telegramma, non sarebbe il caso di offendersene!
Ma, cosa mai è «educazione civile»?. Ci sembra facile definirla. Essa è quella educazione che, date le condizioni di luogo e di tempo, dà ai cittadini
gusti o 'pratiche tali, che, se vi è guerra, si battano contro lo straniero, e, se vi è pace, producano la mag giore possibile agiatezza.
È infatti ovvio, che se « educare » è sinonimo con « formare », o con « adattare », non può che trattarsi di rendere la gente « educata » più capace, di quello che altrimenti essa sarebbe, nel riuscire a sopravvi vere nelle due condizioni in cui soltanto possono tro varsi a stare: quella della lotta bellica per l’esistenza
e quella della lotta pacifica per la civiltà.
14. — La democrazia non è nell’ antichità greca una dottrina di uguaglianza di fatto e di libertà, ma di uguaglianza di diritto e di libertà. Uguaglianza di fatto e libertà sono inconciliabili. Che l’ attua zione dell’ uguaglianza annulli gli effetti della attua-