3 1 Gli esordi 1962-1963: dalla liberazione di Neto alla conferenza stampa a Milano
6. La fase calante
Come accennato la decisione di trasformare il Bollettino fu presa nelle riunioni di maggio successive al Seminario. La svolta fu compiuta nell'ultimo doppio numero del novembre-dicembre 1964, che si presentava modificato nella forma – rilegato e stampato tipograficamente –, e nella sostanza: arricchito nel numero di articoli, nell'aggiunta di un “Notiziario”, di una rubrica “Documenti” e una “Recensioni”. Emergeva insomma la volontà del Centro di imprimere una svolta alla propria attività.
Da modesto notiziario, a circuito interno, intendiamo trasformarlo in strumento di dibattito politico sui temi relativi ai rapporti fra lotte di liberazione nei Paesi dominati dall'imperialismo e lotte del proletariato dei Paesi capitalisti avanzati: due momenti, a nostro avviso, della lotta per il socialismo nel mondo219.
Lo sforzo analitico del Centro si intensificò a partire dalla percezione dell'esigenza di «un esame spregiudicato dell'attualità e del valore dell'internazionalismo proletario»220.
La necessità di ciò era basata sulla constatazione di un'inadeguatezza della risposta, non efficacemente coordinata su scala internazionale, del movimento operaio europeo e internazionale rispetto a quello che veniva individuato come «processo di concentrazione del capitale in atto su scala internazionale»221. Se il «fronte
antimperialista si rivela[va] relativamente compatto […] il movimento operaio stenta[va] a trovare una strategia globale di lotta antimperialista»222. La classe operaia
dei Paesi capitalistici doveva superare lo stadio di solidarietà generica perché inefficace e quasi sempre in ritardo e approfittare delle «lotte dei popoli dominati dall'imperialismo […] per quello che le compete[va], nella sua lotta contro il capitale metropolitano»223. Il Centro quindi «intende[va] continuare l'analisi delle varie
situazioni per arricchire, attraverso il bollettino, il dibattito sulla ricerca della strategia globale di lotta contro l'imperialismo»224.
219 «Bollettino di note, informazioni e documenti a cura del Centro di documentazione Frantz Fanon», n. 15-16, Novembre-Dicembre 1964, editoriale non firmato nel retro di copertina.
220 Ibidem.
221 Ibidem.
222 Ibidem.
223 Ibidem.
In una relazione, non firmata, stilata il 20 gennaio 1965225 si traeva un bilancio
dell'attività svolta dal Centro nei suoi primi due anni di vita e se ne riassumeva l'«itinerario ideologico […] al fine della elaborazione del programma di attività per il 1965»226 gravido di conseguenze per il Centro. Il documento ci offre un'utile descrizione
dell'organizzazione dell'attività del Centro all'inaugurazione del suo terzo anno di attività, suddivisa schematicamente in interna e esterna:
Interna: a) organico
b) biblioteca – emeroteca c) ricerche – lavoro di gruppo d) documentazione - fonti e) schedatura
f) bollettino Esterna:
a) rapporti col M.O. in Italia e all'estero
b) rapporti con gruppi analoghi al nostro in Italia e all'estero c) rapporti con i Movimenti di Liberazione
d) rapporti con case editrici, riviste ecc. e) viaggi227
Sull'analisi di questi punti si svolgeva, nella prima parte del documento, l'intero bilancio dell'anno appena passato, il 1964, e nella seconda parte le proposte di programma per quello successivo. L'organico, ovvero il personale che effettivamente animava quotidianamente l'attività del Centro Fanon228, veniva accresciuto
dall'inserimento di Sergio Spazzali (inizialmente a mezza giornata) con il compito specifico di potenziare e coordinare il settore delle ricerche. Egli andava ad affiancarsi al Segretario Franco Borelli, incaricato di tenere i contatti con partiti, giornalisti, sindacati, e di coordinare le attività dei vari settori e l'amministrazione, la schedatura del materiale e gli acquisti della biblioteca. Tra gli altri incaricati vi erano Savino D'Amico, che aveva avuto il compito fino all'ottobre 1964 di redigere il bollettino, e Marina
225 Relazione sull'attività del Centro nel corso del 1964 per la elaborazione del programma di lavoro per il 1965,
relazione datata Milano 20 gennaio 1965, APGP, CL11-0063-74. 226 Ivi, CL11-0063.
227 Ivi, CL11-0064.
228 Non bisogna dimenticare che gli altri membri presenziano alle riunioni, contribuiscono adempiendo ai loro compiti (rapporti, letture, schedature etc), in sostanza partecipano alla vita del Centro nel tempo libero, ovvero hanno tutti un lavoro esterno al Centro.
Mauro, che si era aggiunta nell'ottobre 1964 con l'incarico di occuparsi della schedatura del materiale bibliografico.
Colpisce in questi cambiamenti la volontà di compiere uno slittamento di prospettiva a seguito degli esiti del Seminario e di «una serie di contatti esterni e di ripensamenti legati principalmente alla situazione di alcuni movimenti africani», si legge nella sezione «bilancio politico o itinerario ideologico». Il gruppo sentiva la necessità di modificare il proprio approccio allo studio dell'imperialismo passando da una concezione analitica, rivolta prevalentemente all'analisi del rapporto fra l'imperialismo e le lotte di liberazione nazionale, a uno sguardo più ampio e attento alle interdipendenze, volto a includere anche le lotte del proletariato nei paesi capitalisti avanzati. Allargando il campo dell'analisi si intendeva mettere al centro, quindi, quelli che venivano sempre più concepiti come due fronti di una stessa lotta per impostare appunto una «lotta comune e non alleanza o solidarietà» nel tentativo di trovare una «strategia antimperialista unitaria». Per fare questo il Centro – precisava il documento – non poteva più seguire minuziosamente le vicende dei movimenti di liberazione perdendo di vista il disegno globale «dell'imperialismo attuale». Ma doveva «portare avanti in modo organico» un'analisi che tenesse conto:
della congiuntura del capitale internazionale (USA –MEC), della politica dell'imperialismo in particolare nei confronti dei paesi da esso dominati, delle lotte di liberazione nazionale, del movimento di classe nei paesi capitalisti avanzati, del ruolo dei paesi socialisti in campo internazionale. Questo comporta un arretramento della prospettiva e un allargamento del campo della analisi, significa porsi dal punto di vista di classe nei paesi capitalisti avanzati tenendo conto delle lotte dei popoli oppressi dall'imperialismo. In questo quadro il nostro lavoro rischia probabilmente di trovare uno sbocco politico immediato nelle lotte operaie contro il capitale nei paesi capitalisti avanzati e può contribuire alla elaborazione di una linea politica internazionale concreta, cioè di lotta, in Italia e in Europa, per il M.O.
europeo229.
Il documento rilevava che il ritardo da questo punto di vista, quello dell'intervento politico diretto nelle lotte operaie, era dovuto principalmente al fatto che il Centro non disponeva di un'elaborazione teorica che non fosse rimasta «al punto in cui Lenin
229 Relazione sull'attività del Centro nel corso del 1964 per la elaborazione del programma di lavoro per il 1965,
l'aveva lasciata». Ma soprattutto che non si possedevano «ipotesi di lavoro concrete che [fossero] diverse dalle posizioni assunte nel movimento comunista internazionale dalla Cina o dall'URSS».
Per questo motivo c'era la convinzione che «l'analisi dell'imperialismo oggi, ci permetterebbe […] di passare da una funzione che oggi è ancora di semplice contestazione degli errori e delle insufficienze, a […] suggerire una linea politica alternativa collegata direttamente alla conoscenza delle lotte nel Terzo Mondo e alle lotte operaie in Italia e in Europa»230.
Operativamente parlando la segreteria proponeva quindi per l'anno venturo di orientare la «ricerca teorica sull'attuale politica dell'imperialismo partendo dall'analisi delle zone in cui essa [era] maggiormente contestata, i paesi “sottosviluppati”, al fine di definire una linea politica antimperialistica per il movimento operaio europeo nelle stesse metropoli»231. L'obiettivo, sproporzionato viste le dimensioni del Centro,
diventava quindi ancor più esplicitamente quello di spingere il Movimento Operaio europeo a coinvolgersi nelle lotte contro l'imperialismo «senza che questo [dovesse] mai significare una qualsiasi sorta di estraneazione delle lotte contro il capitale nelle metropoli imperialistiche», esattamente come aveva messo in guardia Braundi al Seminario di Treviglio qualche mese prima232. Da sottolineare che questa azione era
vista come «uno dei modi di superare il riformismo che [sembrava] ormai la scelta di fondo adottata dal M.O. ufficiale, dai partiti operai europei»233.
Il terzo anno di attività prese dunque avvio dalla constatazione che il bilancio dell'anno precedente non soddisfaceva pienamente le aspettative. Si trattò di un bilancio sicuramente percepito come non esaltante, ma che fornì una motivazione e uno slancio ottimista nel formulare i propositi futuri.
A due anni dalla sua fondazione il Centro ha ancora ragione di esistere considerati i risultati raggiunti e quanto resta ancora da fare. Che non è poco. L'interesse per il Centro, data la sua natura e funzione, è andato crescendo col passar del tempo al punto che oggi avvertiamo una certa aspettativa nella cerchia di
230 Ivi, CL11-0071 231 Ibidem.
232 Cfr. paragrafo 4.2, il riferimento del giornalista terzomondista di «France Observateur» ai «troppi compagni che indietreggiano di fronte alle forme di lotta poco entusiasmanti adottate qui da noi, e che fanno della rivoluzione altrui il loro sogno».
quanti seguano, con diversa disposizione, il nostro lavoro.
Era esplicitata però la percezione che l'eredità di questi due anni di attività aveva indicato una precisa funzione da svolgere e che si era giunti a un momento di svolta posto nei termini perentori di un ultimatum che un po' stridevano con l'ottimismo delle righe precedenti:
Siamo giunti ad un punto da cui o contribuiamo seriamente alla elaborazione di una linea politica internazionale del M.O. oppure saremo relegati al ruolo di un qualsiasi istituto con funzioni archivistiche o poco più. Cioè alla fine del nostro lavoro234.
Queste parole suonano come un ancora piccolo campanello d'allarme che ci avverte di un iniziale scollamento fra le aspettative del Centro e la sue capacità reali che come si vedrà risulterà fatale per gli sviluppi del Centro.