La parabola del Movimento Liberazione e Sviluppo
3. La prima fase: informazione, formazione e azione
3.1 I primi pass
Il Movimento, registrato ufficialmente nel gennaio 1971, era composto in buona parte dai gruppi locali fuoriusciti da Mani Tese tra cui alcune figure più esperte che, stando alla ricostruzione di Lombardi e Costadoni, guidavano anche idealmente il Movimento. Le figure di un certo spessore erano soprattutto padre Umberto Vivarelli (discepolo di Don Primo Mazzolari), Gianna e Lucien Megevand, Alessandro Sessa, Giulio de la Pierre ed Eugenio Susani. Non a caso questi erano stati tra i firmatari della lettera del 3 settembre 1970 che aveva lanciato l'idea di creare un nuovo movimento alternativo a Mani Tese.
Noi abbiamo ereditato una figura importante di Mani Tese... […] Umberto Vivarelli era […] una figura religiosa di 80riferimento della parte laica di Mani Tese. Mobilitava i gruppi, andava in giro a parlare nei gruppi... ma lui venne con noi [in Liberazione e Sviluppo], quindi noi abbiamo ereditato una persona, una figura molto importante in Liberazione e Sviluppo che fu eletto […] nel comitato di Coordinamento. […] Lui era quell'esponente del mondo cattolico progressista malvisto dalla componente maggioritaria81.
Già molto attivi nel gruppo milanese di Mani Tese82, i coniugi svizzeri Lucien e
78 Ibidem.
79 Ivi, punto 2, p. 2.
80 Cfr. Gian Carlo Costadoni, intervistato a Ranco (VA) il 24.02.2017. 81 Ibidem.
Gianna Megevand furono poi tra i fautori della scissione e tra i fondatori di Liberazione e Sviluppo, come testimoniato anche da Costadoni e Lombardi.
Sono loro che hanno sostenuto all'interno di Mani Tese questo obiettivo politico concreto, che è stata anche una cosa intelligente, perché a pensarci bene, quando si fa una scissione poi è difficile tenere insieme le componenti e quindi bisognava trovare un obiettivo concreto. Loro lo hanno trovato. […] La scelta che fu fatta nel secondo semestre del 1970 fu: creiamo un movimento politico che fa politica e partiamo dal sostegno politico ai movimenti di liberazione delle colonie portoghesi. C'è ancora il colonialismo, non è stato sconfitto nel '60 […], ci sono delle colonie vere e proprie! […] È il “colonialismo straccione”, quello del Portogallo: Angola, Mozambico, Guinea Bissau […]83.
Al momento della sua costituzione Liberazione e Sviluppo decise immediatamente di «promuovere un'azione a favore dei Movimenti di Liberazione Africani, con particolare riguardo alMPLA operante in Angola»84. La proposta di programma per l'anno 1971,
fatta circolare fra tutti i gruppi e sottoposta al loro esame, immaginava al proprio culmine «un'azione a livello nazionale (la prima del movimento), consistente in un Congresso da tenersi verso la fine dell'anno»85 sul tema dello sfruttamento coloniale
portoghese e del sostegnoNATO alla repressione dei movimenti di liberazione di
Angola, Mozambico e Guinea Bissau. L'obiettivo dell'iniziativa era quello di denunciare la corresponsabilità diretta in questo sfruttamento di tutti i paesiNATO, quindi anche dell'Italia, e di presentare una petizione al governo italiano perché si impegnasse contro questo sostegno all'interno dellaNATOe proibisse, al contempo, alle aziende italiane di «fornire direttamente o indirettamente armi al Portogallo»86, com'era il caso dei
bombardieri «Fiat G.91»87.
Per la realizzazione di questo evento nazionale il Comitato promotore proponeva un programma di massima per i singoli gruppi basato sullo studio delle situazioni dei paesi sotto il dominio coloniale portoghese assicurando di fornire materiale bibliografico sul tema e di organizzare una serie di seminari «per un approfondimento comune dei vari
chiesero di svolgere il ruolo di segretario aggiunto del movimento, come lui stesso ha testimoniato. 83 Gian Carlo Costadoni, intervistato a Ranco (VA) il 24.02.2017.
84 Proposte per il programma del Movimento per il 1971, s.d., FAL, b. 1, fascicolo «Fondazione Liberazione e
Sviluppo». 85 Ibidem.
86 Ibidem.
temi trattati»88. Prevedeva inoltre che i gruppi organizzassero dei «campi di lavoro»,
presumibilmente di studio collettivo, al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica coinvolgendo anche persone esterne al movimento. Al contempo era suggerita una «raccolta di firme per la petizione, e di fondi per il progetto, che [avrebbe dovuto] continuare anche dopo la chiusura del campo […] fino alla data del Congresso»89.
Infine, il documento precisava che l'obiettivo di sostenere i movimenti di liberazione africani non si sarebbe certo limitato all'organizzazione del congresso ma sarebbe dovuto continuare anche dopo, «sino al raggiungimento dei fini»90 prefissati.
Nonostante la specifica attenzione del Movimento per il problema delle colonie portoghesi, il documento ribadiva che il «campo d'azione [restava] tutto il Terzo Mondo»91. Per questo i gruppi avrebbero dovuto, parallelamente, portare «avanti anche
lo studio degli altri problemi concernenti il Terzo Mondo»92.
Dopo la fondazione di Liberazione e Sviluppo il ruolo fondamentale dei coniugi Megevand proseguì nell'orientare e sostenere i primi passi del Movimento. Mettendo a disposizione del movimento la loro rete di conoscenze e i loro legami ne avrebbero favorito i primi contatti con alcuni movimenti di liberazione93.
Loro conoscevano chi in Svizzera sosteneva sul piano internazionale questa causa della decolonizzazione, quindi i movimenti di liberazione […].
Per di più, conoscevano questa figura, perché Neto ha studiato in Europa... Agostinho Neto […] sono stati loro che hanno fatto conoscere. E la prima figura importante è stata [Neto], poi è venuto il FRELIMO, il PAIGC etc etc.
[…] Grazie ai coniugi Megevand si è riusciti a creare dei contatti con i responsabili politici, si è partiti con l'Angola, quindi Agostinho Neto. Abbiamo contattato il presidente del Movimento Popolare di Liberazione dell'Angola94.
Abbiamo avuto modo di vedere nelle pagine precedenti che Agostinho Neto ebbe occasione di venire in Italia diverse volte negli anni Sessanta, dalla sua evasione in poi.
88 Ibidem.
89 Ibidem.
90 Ibidem.
91 Ibidem, sottolineature presenti nel testo originale del documento.
92 Ibidem.
93 Cfr. Gian Carlo Costadoni, intervistato a Ranco (VA) il 24.02.2017; Adele Lombardi, intervistata a Milano il 21.02.2017. Su questo punto le due testimonianze confermano che il ruolo avuto dai Megevand fu indispensabile.
I viaggi all'estero, in particolare in Europa occidentale, con relativi appuntamenti e iniziative pubbliche erano infatti considerati momenti chiave, tanto quanto la lotta armata, di una strategia politica comune a tutti i movimenti di liberazione delle colonie portoghesi. L'obiettivo immediato era la sensibilizzazione dell'opinione pubblica occidentale attraverso la denuncia della condizione coloniale, degli atroci metodi di repressione portoghesi cui erano sottoposte le popolazioni africane e la diffusione dello stato di avanzamento del processo di liberazione. Il fine indiretto ma consequenziale e certamente non meno importante, era di cercare di ottenere attraverso l'appoggio popolare europeo, una certa pressione politica sul governo locale che a sua volta ne esercitasse una sul regime portoghese e la NATO.
Facendo propria questa strategia, una delle prime iniziative, se non la prima, del Movimento, come testimoniato da Costadoni, fu di invitare il presidente del MPLA a tenere una conferenza stampa organizzata da Liberazione e Sviluppo. Purtroppo non si è in possesso di documentazione primaria al riguardo ma solo di qualche notizia che ci rivela che questo incontro ebbe luogo il 3 maggio 1971, e non in aprile come ricordato brevemente da Costadoni in un'occasione successiva95. La conferenza stampa non fu che
un piccolo primo passo
Per sviluppare ulteriormente i legami che si intendeva instaurare con i movimenti di liberazione venne organizzata una piccola spedizione in Africa. Questa avrebbe permesso di stabilire un contatto diretto e personale, di vedere l'attività quotidiana di questi movimenti, di avere uno scambio informale e approfondito sulle varie questioni della lotta. Quattro membri di Liberazione e Sviluppo, due uomini e due donne, si recarono in Tanzania96 per incontrare delegati e leaders africani e per rendere in questo
modo operativo il sostegno alla lotta per l'indipendenza, in questo caso, di Angola e Mozambico contro il colonialismo portoghese. François De Brabant, Giovanni Dugnani, Nicoletta e Franca Frangi, incontrarono durante l'estate 197197 a Dar es Salaam
Marcelino Dos Santos vice-presidente del FRELIMO e due, guerriglieri, del MPLA.98
95 Cfr. Conferenza stampa tenuta il 19 ottobre 1971 nella sede del Movimento da François DE BRABANT,
Giovanni DUGNANI, Franca e Nicoletta FRANGI, Movimento “Liberazione e Sviluppo” - ciclostilato in
proprio, Milano 11 febbraio 1972, FAL, b. 1, fascicolo «Attività Liberazione e Sviluppo», sottofascicolo «1971», pp. 1-29, nell'introduzione il segretario Costadoni aveva ricordato che la conferenza di Neto si era svolta in aprile.
96 Non ci è dato sapere se visitarono anche altri paesi o rimasero soltanto in Tanzania.
97 La data del viaggio non è conosciuta con precisione, ma dal momento che nella conferenza stampa tenuta in ottobre 1971 al rientro della delegazione, si accennò a un dialogo avuto con i rappresentanti del MPLA sul tema delle missioni spaziali americane che proprio in quei giorni avevano raggiunto l'obiettivo di un nuovo allunaggio, si ipotizza che ci si riferisse alla missione Apollo 15 svoltasi tra il 26 luglio e il 7 agosto 1971. 98 In momenti diversi della conferenza vennero fornite informazioni riguardo l'identità dei due rappresentanti del
Una volta rientrati venne organizzata una conferenza stampa nella sede del Movimento in Corso Matteotti 14 a Milano. Il 19 ottobre 1971 i quattro ragazzi relazionarono e discussero pubblicamente degli incontri avuti in Africa.
I temi e le questioni trattate riguardarono l'andamento e l'organizzazione della lotta di liberazione, le sue principali problematiche – ad esempio i rappresentati delMPLA
descrissero una consistente difficoltà logistica nei rifornimenti, mentre il FRELIMO
lamentò l'inadeguatezza e la debolezza dei propri armamenti – e le questioni che componevano il quadro degli interessi interni portoghesi come per esempio il progetto di costruzione della diga di Cabora Bassa sul fiume Zambesi99. L'incontro toccò molti
altri argomenti come la struttura interna dei due movimenti di liberazione, il tipo di riferimento ideologico, il quadro politico generale dell'Africa australe, le differenze fra le situazioni di lotta dei movimenti degli altri paesi (ANC, ZAPU, ZANU eSWAPO) e quelle delle colonie portoghesi, il ruolo dei paesi «amici» (soprattutto Tanzania e Zambia), il lavoro forzato, il ruolo della chiesa cattolica etc.
È interessante sottolineare che nel dibattito i ragazzi misero in luce che i dirigenti africani avevano, a loro avviso, descritto con molta onestà lo stadio della lotta, le difficoltà e i suoi limiti. Al contempo erano stati molto concreti anche nell'indicare che tipo di aiuto fosse loro necessario. Una militante del movimento, Lidia Vacchi, aveva infatti chiesto se era stato domandato a Dos Santos e agli angolani come Liberazione e Sviluppo avrebbe potuto «aiutare la loro rivoluzione»100:
Sì, glielo abbiamo chiesto e ci hanno risposto che a loro non interessano particolarmente i soldi perché sono già finanziati da altri paesi. Inoltre, per quanto riguarda il nostro movimento, l'aiuto finanziario è molto limitato. Ci hanno invece chiesto aiuto politico. Questo a loro interessa moltissimo perché non si fidano del governo italiano. Solo attraverso pressioni della popolazione il governo italiano potrà cambiare posizione e Dos Santos ci ha rinfacciato questo fatto dicendo: “non dovevate permettergli di non essere intervenuto a nostro favore”. In pratica ci hanno chiesto solo aiuto politico101.
Un altro interessante passaggio di quell'incontro fu lo scambio di vedute, anche
guerriglieri di 28 e 30 anni e che uno di loro era stato per due anni rappresentante al Cairo e altri due ad Algeri. 99 Conferenza stampa tenuta il 19 ottobre 1971 nella sede del Movimento da FrançoisDE BRABANT, Giovanni
DUGNANI, Franca e NicolettaFRANGI, Movimento “Liberazione e Sviluppo” - ciclostilato in proprio, Milano 11
febbraio 1972, FAL, b. 1, fascicolo «Attività Liberazione e Sviluppo», sottofascicolo «1971», p. 5. 100 Ivi, p. 24.
interno ai militanti stessi che si erano recati in Africa, sul collegamento e la funzionalità delle lotte anticapitalista in occidente e antimperialista nel Terzo Mondo.
[Domanda]: vi hanno detto di combattere il sistema capitalista?
Frangi [F.]: In un certo senso sì, per lo meno ci ha detto solo di sensibilizzare le masse, ma è ovvio che c'è un parallelismo tra la loro lotta e la lotta che dobbiamo combattere noi qua.
Dugnani: […] Bisogna tener conto che gli africani sono molto concreti. Dos Santos chiedeva di intervenire perché l'Italia la smettesse di dare un appoggio concreto al governo portoghese. Quindi un'azione precisa, limitata, se si vuole, nelle sue finalità e nei suoi sbocchi, ma molto precisa; che poi fosse inserita in un discorso più di fondo che impegnasse le strutture del capitalismo dall'interno, benissimo, ma non era questo che ci chiedeva, se si vuole ci chiedeva di meno102.
Con questo incontro Liberazione e Sviluppo consolidava la propria impostazione di sostegno “mirato” ai movimenti di liberazione. Anche se Giovanni Dugnani rivelava a uno dei delegati angolani che personalmente riteneva senza speranze una «vera indipendenza», intendendo probabilmente con questa espressione, al riparo dalle ingerenze neocoloniali, «fino al momento in cui non ci [fosse stata] una rivoluzione parallela nel mondo occidentale»103. Gli angolani non erano di questa opinione, ma al
contrario erano convinti che si sarebbero liberati raggiungendo l'indipendenza autonomamente e che eventualmente avrebbero potuto loro insegnare qualcosa agli europei:
Semmai poi vi insegneremo noi qualcosa, cioè vi aiuteremo a diventare indipendenti dallo sfruttamento del capitale104.
Nonostante contraddicesse l'opinione iniziale di Dugnani, questa battuta, che esprimeva la quintessenza del thirdworldism of the Third World, ottenne tuttavia un'approvazione nell'interlocutore che ne chiarì la sua interpretazione agli scettici astanti durante il dibattito:
[Questo] discorso […] lo facevano sempre in maniera informale due persone del
102 Ivi, p. 25. 103 Ibidem.
MPLA, come battuta, se si vuole. Del vero in fondo c'è, nel senso: «se noi riusciamo
a ottenere qualcosa in più, a sganciarci veramente più che altro dalla logica dello sfruttamento, qualcosa vi possiamo insegnare. Voi avete dei problemi nei quali siete dentro, per cui da soli, con il condizionamento culturale che avete, è difficile che vi districhiate. Qualcosa potete imparare anche da noi. A quel punto potremmo essere anche noi ad aiutare voi». Cioè entro questi limiti era inteso il discorso105.