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La parabola del Movimento Liberazione e Sviluppo

2. Le origini del movimento

2.1 La scissione da Mani Tese

L'associazione Mani Tese era nata all'interno del contesto missionario su iniziativa di Piero Gheddo, Amelio Crotti e Giacomo Girardi. Gheddo – missionario e giornalista che già a metà degli anni Cinquanta sosteneva la necessità dell'evangelizzazione dei popoli del Terzo Mondo in risposta al rischio di “comunistizzazione” delle ex-colonie13

– nella primavera del 1964 aveva pubblicato un servizio sulla rivista «Le Missioni Cattoliche» (ribattezzata proprio nel 1964 «Mondo e Missione») sul problema della fame nel mondo, suscitando grande interesse, nonché «molte richieste di conferenze, interventi nelle scuole, articoli»14. In risposta a questo interessamento, secondo la loro

ricostruzione, Gheddo, Crotti e Girardi decisero di fondare Mani Tese:

Al Centro missionarioPIME di Milano fondiamo Mani Tese [...] come associazione laicale per far conoscere il problema [della fame nel mondo] e di raccogliere aiuti per i progetti missionari15.

L'associazione si concentrò fin da subito sul problema della fame nel Terzo Mondo suscitando grande interesse soprattutto nel mondo giovanile. Un tema che proprio in quegli anni ebbe vasta risonanza mondiale anche grazie all'attività di organismi internazionali come la FAO, che nel suo secondo decennio di vita si dedicò principalmente a cercare di intervenire sui problemi a lungo termine dell'agricoltura, incrementando gli investimenti complessivi nell'assistenza tecnica e lanciando nel 1961 la «prima campagna mondiale per liberare il mondo dalla “mancanza di cibo”» che grazie al successo ottenuto, fu prolungata fino all'inizio degli anni Ottanta16.

Registrata ufficialmente nel dicembre 1964 come «movimento di laici che si [proponeva] di condurre con metodo e continuità una campagna contro la fame»17,

13 Fondatore nel 1955 dell'Editrice Missionaria Italiana (EMI), sigla editoriale che riuniva le quattro congregazioni italiane (Comboniani, Consolata,PIME e Saveriani), che esordì con la pubblicazione del volume di Gheddo Il

risveglio dei popoli di colore, cfr. De Giuseppe, Il Terzo Mondo in Italia, cit., in particolare pp. 34-37.

14 Per questa ricostruzione vedi P. Gheddo, Il mio “Sessantotto” con “Mani Tese”, «Mondo e Missione», n. Giugno-Luglio 2008, consultabile online all'URL: http://www.gheddopiero.it/index.php/il-mio-sessantotto-con- mani-tese-padre-gheddo-su-mondo-e-missione/ consultato l'ultima volta in data 03.10.2017.

15 Gheddo, Il mio “Sessantotto” con “Mani Tese”, cit.

16 Cfr. la ricostruzione proposta sul sito dellaFAO consultabile online all'URLhttp://www.fao.org/70/1955-65/it/

consultato l'ultima volta in data 05.10.2017.

17 Così recita la tabella cronologica La nostra storia dell'attualeONG eONLUS Mani Tese che «da oltre cinquant'anni si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale nel mondo», presente sul sito web ufficiale, nella sezione «Chi siamo», consultato l'ultima volta in data 03.10.2017 all'URL:

l'associazione Mani Tese si diffuse rapidamente in maniera spontanea su tutto il territorio nazionale grazie, secondo Gheddo, alla diffusione dell'attività da parte dei mezzi di comunicazione come la televisione, la radio e i giornali. In questo modo

nascono decine di gruppi di Mani Tese, che ci comunicano la loro esistenza e chiedono materiali, orientamenti, visite di missionari. […] Un anno dopo, ilPIME

chiede ai quattro istituti missionari di origine italiana di collaborare a questa fortunata iniziativa. Così Comboniani, Saveriani e Consolata aprono le case al movimento e incaricano alcuni padri di seguirlo18.

La lotta alla fame e alla povertà del Terzo Mondo impegnava quasi totalmente l'azione dei giovani attivisti di Mani Tese nei primi anni di vita dell'associazione. Nel 1967 lanciò la campagna «Operazione 1%» per sollecitare «l'autotassazione individuale e l'impegno degli enti pubblici»19 a versare l'uno per cento del reddito nazionale in aiuti

ai paesi del Terzo Mondo. Tra il 1968 e il 1969 il movimento raggiunse grande diffusione e risonanza, secondo Gheddo, fin dai primissimi mesi erano sorti circa 250- 300 gruppi su tutto il territorio nazionale, di cui 80 solo in Lombardia20. Nel 1968 fu

organizzata la prima «Giornata nazionale di lotta contro la fame» che si concretizzò in varie iniziative nelle principali città italiane. Ripetuta l'anno successivo, ottenne ancor più successo21. Concretamente il lavoro e l'attivismo quotidiano dei giovani di Mani

Tese consisteva, sulle orme dell'Abbé Pierre, nella raccolta di materiali di ogni tipo che normalmente venivano gettati nell'immondizia, come carta, stracci, rottami e oggetti inutilizzati per poi venderli agli addetti al macero. Ottenuti fondi con questo genere di attività, svolte settimanalmente, l'organizzazione finanziava progetti di aiuto allo sviluppo nei paesi del Terzo Mondo. Come testimonia molto chiaramente Adele Lombardi22 ex-attivista di Mani Tese, poi fra le fondatrici di Liberazione e Sviluppo, vi

18 Gheddo, Il mio “Sessantotto”, cit.

19 Cfr. tabella cronologica La nostra storia, nella sezione «Chi siamo», del sito web ufficiale, consultato l'ultima volta in data 03.10.2017 all'URL: https://www.manitese.it/chi-siamo/

20 Cfr. Gheddo, Il mio “Sessantotto”, cit.

21 Un breve reportage sulla rivista «Ciao» testimonia l'aumento dei partecipanti rispetto all'anno precedente, vedi E. Lancini, Al di là dei nostri interessi, «Ciao», n. 1, a. 1969, 3 gennaio 1969, pp. 18-23, conservato in Fondo

Adele Lombardi (d'ora in avanti FAL), busta 1 «Liberazione e Sviluppo» (d'ora in avanti b. 1), fascicolo

«Fondazione Liberazione e Sviluppo», sottofascicolo «Scissione Mani Tese».

22 Adele Lombardi (Milano 1940), segretaria, da sempre sensibile alla giustizia sociale in giovane età rimase colpita dall’attività filantropica del Dottor Schweitzer. Venne in contatto con Mani Tese attorno al 1965 per poi aderirvi iniziando a collaborare con il Gruppo di Milano. Fece parte del gruppo scissionista e fu tra le fondatrici di Liberazione e Sviluppo nel 1971, molto attiva nel gruppo di Milano dove svolse principalmente ruoli di coordinamento, corrispondenza e archivio. Dopo l'Assemblea di Firenze del 1974 fece parte della componente che non condivideva la linea intrapresa dal Movimento sulla cooperazione internazionale. Uscita da Liberazione

erano due livelli nell'organizzazione: quello degli attivisti di base, sostanzialmente tutti giovani, e quello superiore decisionale-organizzativo:

Allora c'era la manovalanza: quelli che andavano in giro a raccogliere carta, stracci etc. […] Poi questa roba si vendeva, con i soldi si finanziavano questi micro progetti. Poi c'era invece il gruppo dei “grandi”, che erano persone... non solo più adulte ma quelle che potevano essere dirigenti, anche di aziende, che avevano anche delle competenze specifiche, che vagliavano i progetti da finanziare. Perché i missionari, non so, te ne chiedevano venti, ma non è che si potesse fare tutto no? Per cui loro che avevano più competenze di noi facevano... si sceglieva quello da finanziare23.

I micro progetti a cui Lombardi fa riferimento si inserivano nel contesto specifico delle attività dei missionari principalmente in paesi di Africa e America Latina. Un'attivista, intervistata nel 1969, fornendo un esempio di micro progetto finanziato chiariva anche l'ispirazione cristiana che ne guidava l'azione:

Dalla vendita di questa merce si ricavano i mezzi per poter sovvenzionare delle opere a carattere sociale (fabbriche, scuole, etc.). Ultimamente abbiamo terminato di pagare un trattore per una comunità agricola in Pakistan. Seguendo l'insegnamento del vecchio proverbio «Ad un affamato non dare solo del pesce, ma insegnagli anche a pescarlo», il nostro non vuole essere «aiuto benefico» ma qualche cosa di utile24.

Il movimento, parallelamente a questa attività di raccolta fondi, si adoperava anche per sensibilizzare l'opinione pubblica, per esempio allestendo mostre fotografiche itineranti. Lombardi sostiene che in quel periodo, a metà degli anni Sessanta, in Italia era principalmente il mondo cattolico che tentava di attirare su vasta scala un interesse per le problematiche del Terzo Mondo proprio con questo genere di iniziative:

diciamo che la Chiesa è stata quella che si è più occupata in quel periodo... nessuno parlava di Terzo Mondo... […] diciamo a livello di far conoscere, al pubblico le tematiche della fame, no? È nata dal mondo cattolico insomma. Difatti

e Sviluppo fondò con il gruppo scissionista, nel 1975, il Comitato Antimperialista Cabral. 23 Adele Lombardi, intervistata a Milano il 21.02.2017.

poi […] si andava in giro con questa mostra, […] una mostra sulla fame, c'erano dei pannelli che portavamo in giro come Mani Tese, col camioncino... Una è stata fatta in Piazza Mercanti [a Milano]25

L'opera di sensibilizzazione e di raccolta fondi però non era accompagnata da un tentativo di analisi delle cause più profonde dei problemi che affliggevano i paesi del Terzo Mondo. Mani Tese si limitava ad intervenire in particolari contesti del Terzo Mondo attraverso l'opera missionaria all'interno di specifiche realtà o comunità, escludendo ogni tipo di intervento o dibattito politico. Secondo Adele Lombardi la linea guida di Mani Tese era: «Aiutiamo questi paesi perché sono poveri e hanno bisogno»26.

La base però si limitava, come accennato, all'azione in Italia. Nel Terzo Mondo invece operavano soltanto i missionari.

Si andava in giro, andavamo a mettere i volantini, a suonare i campanelli che il giorno tal dei tali saremmo passati a raccogliere carta, stracci, tutto quello che uno voleva buttare via... vendendo questo, si finanziava il pozzo che so in... […] Noi non seguivamo più poi il... nessuno andava a controllare, almeno nessuno di noi sicuramente! Beh magari era il missionario che ci mandava poi la relazione che aveva fatto il pozzo piuttosto che la casetta27.

Gian Carlo Costadoni28, un altro ex-membro incaricato di fare il segretario aggiunto

(fu poi tra i fondatori di Liberazione e Sviluppo come Adele Lombardi), ricorda l'organizzazione rigidamente compartimentata della federazione:

[Mani Tese] aveva una strana organizzazione interna statutaria, era una federazione di due organismi: uno laico e uno missionario. […] L'organizzazione laica era un'associazione democratica fondata su gruppi d'appoggio, c'erano tantissimi gruppi d'appoggio in Italia, più di cento gruppi d'appoggio. Il periodo in

25 Adele Lombardi, intervistata a Milano il 21.02.2017. 26 Ibidem.

27 Ibidem.

28 Gian Carlo Costadoni (Milano 1945), si laureò in Economia e Commercio all'Università Cattolica di Milano per poi specializzarsi in Sociologia con un corso post-laurea all'Università Statale di Milano. Durante gli anni universitari iniziò ad interessarsi delle problematiche politiche ed economiche del Terzo Mondo, in particolare dell'Africa. Aderì a Mani Tese nel 1969 divenendone segretario nazionale aggiunto. Non partecipò direttamente alla scissione di Mani Tese, trovandosi a quell'epoca in India, ma ne condivise la scelta e una volta rientrato in Italia partecipò, nel 1971, alla fondazione del Movimento Liberazione e Sviluppo di cui venne eletto segretario nazionale per i primi due anni. Membro molto attivo nel gruppo di Milano, non condividendo la scelta di intraprendere la via della cooperazione internazionale, fece parte della componente del gruppo milanese che lasciò Liberazione e Sviluppo per fondare il Comitato Antimperialista Cabral nel 1975.

cui ci sono stato io era uno dei periodi di massimo sviluppo di base di Mani Tese. […] Sì, beh i missionari avevano anche allora l'abitudine di utilizzare forze laiche di supporto [sul luogo], ma con nessun ruolo decisionale però. Semplicemente manovalanza, diciamo così29.

Con il passare del tempo però iniziò a inserirsi qualche piccolo granello di sabbia negli ingranaggi di questa organizzazione, a partire dal fatto che gli attivisti iniziarono a porsi qualche interrogativo in più:

Perché [questi paesi] sono poveri? Perché sono sfruttati, perché c'è il capitalismo, perché ci sono etc... questo discorso [all'interno di Mani Tese] non si faceva! All'inizio non si faceva! Infatti quando abbiamo cominciato a fare questo discorso, eh, diciamo i responsabili... hanno detto di no30.

Iniziò quindi a penetrare progressivamente un dibattito sulle cause delle condizioni di povertà e sottosviluppo che attanagliavano il Terzo Mondo. Gli interrogativi e le discussioni che proliferarono all'interno del movimento erano d'altra parte frutto anche della presenza ormai stabile nel dibattito culturale nazionale di «un'idea di Terzo Mondo inteso come specchio critico delle responsabilità dell’Occidente»31. Il testo di Pierre

Jalée che denunciava il «saccheggio del Terzo Mondo»32 – che era «in tal senso un

capofila teorico»33 – aveva visto la luce nella sua edizione italiana non a caso grazie alla

casa editrice milanese d'ispirazione cattolica Jaca Book proprio nel 1968, ed aveva avuto un grande successo34.

Nella temperie culturale e politica della stagione della contestazione, il dibattito terzomondista investì progressivamente quindi anche Mani Tese. Fino a creare dei veri e propri attriti all'interno del movimento, perché la base, come già osservato principalmente giovanile, iniziò esplicitamente a mettere in discussione le concrete attività che i missionari svolgevano nei paesi del Terzo Mondo, accusandoli di limitarsi ad un puro assistenzialismo funzionale allo sfruttamento imperialista35. L a

testimonianza di Costadoni ci offre un perfetto spaccato dell'accrescersi dei punti di

29 Gian Carlo Costadoni, intervistato a Ranco (VA) il 24.02.2017. 30 Adele Lombardi, intervistata a Milano il 21.02.2017.

31 De Giuseppe, Il «Terzo Mondo» in Italia, cit., pp. 42-43.

32 P. Jalée, Il saccheggio del Terzo Mondo, Milano, Jaca Book 1968. 33 De Giuseppe, Il «Terzo Mondo» in Italia, cit., p. 43.

34 De Giuseppe, Il «Terzo Mondo» in Italia, cit., riposta che in Italia l'opera fu ristampata tre volte in un anno e mezzo.

vista critici, e in alcuni casi radicalmente critici, che avrebbero progressivamente incrinato fino alla rottura le posizione interne all’ambiente di Mani Tese:

Nel 1969, in autunno, mi hanno chiamato a fare il segretario aggiunto e ho cominciato ad occuparmi seriamente di Terzo Mondo. Vivendo proprio la crisi, chiamiamola così, […] di Mani Tese. […] Allora lì il dibattito in Mani Tese tra i laici e i missionari […] verteva su questi punti: deve essere un organismo confessionale, oppure no? Lo era! […] I laici dicevano di no, i missionari dicevano di sì. Bisognava fare politica oppure no? Noi [i laici] volevamo farla, i missionari non volevano farla. […] L'argomentazione era semplicissima, prendiamo un qualsiasi paese del Terzo Mondo: in Madagascar c'è un dittatore, se si parla male di quel dittatore i missionari che vivono in Madagascar ne avranno delle conseguenze negative! Quindi non si deve far politica. Argomento che gli altri [i laici] prendevano al balzo per dire: esatto, proprio per non avere ricadute negative sui missionari dobbiamo essere indipendenti dai missionari, così dopodiché se i laici parlano male del dittatore, cosa c'entrano gli organismi missionari?36

Anche Lombardi ha confermato che il timore dei responsabili missionari era quello delle ripercussioni:

Avevano paura che tu andavi ad accusare chiaramente governi, multinazionali, etc. per cui non volevano essere coinvolti, ma posso capire per carità, però noi avevamo un'altra esigenza.37

Anche Piero Gheddo ha fornito una precisa testimonianza sull'avanzare di una certa critica terzomondista all'interno al movimento:

Nel movimento si [sviluppò] un intenso dibattito sull’analisi politica delle ingiustizie mondiali; […] la tendenza era di aderire anche solo idealmente ai vari movimenti “rivoluzionari” nati dal marxismo e dal comunismo. Dalla fine degli anni sessanta ero invitato nei gruppi di Mani Tese, la discussione era sempre la stessa: socialismo sì, socialismo no; rivoluzione violenta o non violenta; guerriglia di liberazione sì o no; analisi marxista sì o no38.

36 Gian Carlo Costadoni, intervistato a Ranco (VA) il 24.02.2017. 37 Adele Lombardi, intervistata a Milano il 21.02.2017.

Ma la disputa, che si accese progressivamente, identificò soprattutto un nodo preliminare che se sciolto avrebbe risolto molte delle questioni in ballo. Quello dell'organizzazione dell'associazione, ovvero:

se stare insieme ai missionari, proprio con un legame statutario, oppure no. Su questo ci fu un forte dibattito, un fortissimo dibattito che creò una spaccatura in Mani Tese, spaccatura molto grossa che culminò in un'assemblea famosa nel primo semestre […] del '70. Ci fu una grossa assemblea nazionale dove queste cose vennero messe ufficialmente in discussione39.

Una parte portava avanti la mozione che Mani Tese dovesse intervenire politicamente nel combattere il sottosviluppo, impegnandosi esplicitamente contro lo sfruttamento dei paesi del Terzo Mondo e andando quindi a intervenire sulle cause all'origine del problema della fame e della malnutrizione. La mozione presentata all'Assemblea straordinaria dai gruppi di Agrate, Bareggio, Busto Arsizio, Canonica d'Adda, Crema, Inzago, Mantova, Milano e Monza ammoniva il movimento che

anche il rifiuto di prendere iniziative dichiaratamente politiche, atteggiamento costantemente tenuto fino ad ora dal movimento, è, a suo modo, un far politica in favore della conservazione di uno stato di cose che pure a parole dichiariamo ingiusto40.

Il documento proseguiva esplicitando che a loro avviso fare politica significasse «intervenire concretamente per modificare una situazione che si riveli ingiusta a seguito di un'analisi critica»41. Motivo per cui, secondo i sostenitori di questa mozione, l'azione

politica da intraprendere doveva semplicemente consistere nel prendere «posizione concreta, attiva, e non semplicemente verbale di denuncia […] contro le cause dell'ingiustizia, dovunque [venivano] localizzate», ed essere «condotta sulla base di un'analisi approfondita e non seguendo l'impulso di entusiasmi momentanei e di impressioni superficiali»42. Sulla base di queste considerazioni il documento asseriva

inoltre che la scelta politica andava accompagnata con una «disponibilità di agire

39 Ibidem.

40 Mozione, senza data, FAL, b. 1, fascicolo «Fondazione Liberazione e Sviluppo», sottofascicolo «Scissione Mani

Tese», p. 1. 41 Ibidem.

concretamente con rischio personale, una scelta di fondo, radicale, in favore degli sfruttati contro gli sfruttatori»43.

Il dovere di agire politicamente incombe non solo ai singoli aderenti ma anche al movimento in quanto tale, sia pure con diverse modalità secondo il diverso livello di intervento. Competerà infatti al gruppo l'azione politica a livello locale, al movimento quella a livello nazionale o internazionale44.

Conseguentemente al discorso fin qui svolto venivano proposte alcune concrete modifiche dello statuto dell'associazione e del documento programmatico che come vedremo sarebbero andate a fornire sostanzialmente le fondamenta ideali su cui sarebbe sorto successivamente il Movimento Liberazione e Sviluppo. In particolare la proposta di modifica del documento programmatico puntava sull'individuazione della fame e del sottosviluppo come «somma di problemi […] e massima manifestazione, anche se ignorata e negata, degli squilibri mondiali» da combattere attraverso una «lotta […] contro la radice e la logica di quei sistemi internazionali, nei quali il potere politico ed economico [riuscivano] a controllare e condizionare le strutture della società e dello sviluppo, sanzionando la legge del più forte»45. Un altro punto focale, come accennato

d a Gheddo, risiedeva nel riconoscimento della legittimità, anche se soltanto in alcuni casi e non come via preferenziale, della rivoluzione violenta come forma di lotta:

I rapporti tra i popoli diventano sempre più tesi ed oppressivi […]. [Di] fronte a forme di tirannia che non abbiano altra alternativa, non si può negare il valore morale ed il diritto ad una rivoluzione violenta da parte degli oppressi46.

Inoltre «l'ispirazione cristiana [era] vista come un ostacolo alla diffusione del movimento»47, motivo per cui il documento dei “dissidenti” proponeva di superare

questa formulazione

non perché il tipo di azione politica da noi proposta sia contraria ai principi del

43 Ibidem.

44 Ibidem.

45 Proposta di modifica del documento programmatico dell'associazione «Mani Tese» per l'assemblea straordinaria, senza data, FAL, b. 1, fascicolo «Fondazione Liberazione e Sviluppo», sottofascicolo «Scissione

Mani Tese», p. 1. 46 Ibidem.

cristianesimo, quanto piuttosto perché non si vede la necessità di far riferimento a principi diversi da quelli dell'umana solidarietà, che sono patrimonio comune di tutti gli uomini e che sono da soli sufficienti a motivare l'intervento in favore di chi soffre per l'oppressione di una situazione ingiusta48.

L'assemblea straordinaria dei soci di Mani Tese però non approvò la mozione, per cui non vi fu la modifica statutaria, né tantomeno del documento programmatico, proposta dall'ala che si era scoperta minoritaria, di cui sia Costadoni che Lombardi facevano parte. Al contrario, l'associazione confermò i quattro punti voluti dagli Istituti Missionari che la componevano: l'ispirazione cristiana del movimento, la conferma della presenza dei missionari in Mani Tese, le microrealizzazione e la non intenzione di Mani Tese di prendere posizioni politiche:

Il movimento in quanto tale non intende prendere ufficialmente posizioni politiche in senso stretto. Né può partecipare a manifestazioni promosse o appoggiate da partiti, sindacati o gruppi di pressione politica49

Stando alla ricostruzione di Gian Carlo Costadoni la vittoria, se così la possiamo chiamare, dell'ala missionaria non fu schiacciante: «sessanta-quaranta [per cento]... come ordine di grandezza, quindi voglio dire non è che fosse una stupidaggine la minoranza! A questo punto, naturalmente in questi caso le minoranze si chiedono sempre che fare, no? […] Ci sono gli entristi che sperano di poter incidere da dentro, altri che dicono che da dentro non si può...»50. Prese così vita un dibattito, interno al