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I Fattori di rischio, la Rilevazione e la Valutazione

CAPITOLO V: GLI INTERVENTI E LE AZIONI DI PREVENZIONE NELLA REGIONE

5.3 I Fattori di rischio, la Rilevazione e la Valutazione

I fattori di rischio non riguardano le cause della violenza domestica,ma sono fattori di vulnerabilità che riguardano l’individuo, la relazione e le circostanze che possono aumentare la probabilità che la violenza si manifesti nuovamente. La loro assenza non ci dà la certezza che la violenza non si ripresenterà, sono aspetti che aiutano l’operatore a valutare la probabilità che si verifichi di nuovo un episodio violento. All’aumentare dei fattori di rischio aumenta la probabilità che l’evento violento si verifichi, ma l’assenza, attenzione, non ne preclude l’accadimento. Il rischio quindi è

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una stima non una certezza. Esistono degli indicatori (psicologici,comportamentali e fisici ) che possono aiutare a comprendere se una donna subisce violenza.

Gli indicatori psicologici sono: la paura, stati d’ansia, stress, attacchi, depressione,di panico,perdita di autostima, agitazione e colpevolizzazione.

Gli indicatori comportamentali sono: problemi economici, problemi occupazionali, richiesta di aiuto rispetto ai figli (difficoltà di relazione e rendimento scolastico) oppure richiesta di una consulenza legale o di attivazione di terapia di coppia ed isolamento.

Gli indicatori fisici sono la presenza di traumi fisici evidenti o lesioni di vario tipo, inspiegabili ritardi nel chiedere assistenza medica o descrizione degli eventi non corrispondenti al tipo di lesioni riportate, frequenti richieste di cure mediche per patologie organiche di vario tipo oppure richiesta di cure per problemi relativi alla salute mentale o a patologie della gravidanza e del parto.

L’ accompagnamento pressante da parte del compagno e modo di vestirsi (eccessiva copertura del corpo) sono altri indicatori di una possibile violenza.

In ogni caso, che la violenza sia esplicitamente dichiarata o solo sospettata, è necessario procedere alla valutazione della situazione non solo in maniera intuitiva (attraverso una valutazione soggettiva della paura della donna), ma anche attraverso strumenti standard di rilevazione. La valutazione del rischio serve ad adottare misure cautelari, a migliorare la comprensione del caso, a innescare un lavoro di rete e ad utilizzare un linguaggio condiviso, a decidere il tipo di azione da intraprendere , che deve essere l’azione migliore e più efficace per il caso concreto, azione calibrata sull’entità del rischio valutato.

La valutazione del rischio valuta la natura della violenza ( quale tipo di violenza si può verificare), la gravità, (il tipo di violenza) la frequenza ( quanto spesso avviene), l’imminenza ( può avvenire nell’immediatezza) la possibilità ( quanto è probabile che avvenga un episodio di violenza)

Il modulo di valutazione del rischio è una guida, non è un modulo a punteggio, è un modello dinamico , che può modificarsi nel tempo al cambiare dei fattori considerati. L’operatore deve basarsi poi, per la valutazione finale, sulla sua esperienza e sul fondamentale lavoro di rete.

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Come detto sopra l’obbiettivo principale della valutazione del rischio è quello di prevenire la violenza ( in particolare i femminicidi), ma è un valido strumento anche per guidare e supportare le indagini e migliorare la consistenza e la trasparenza delle decisioni salvaguardando i diritti della donna.

Il primo soggetto che valuta è ovviamente la donna,valuta raccontando o omettendo determinati parti della sua storia, valutando quindi alcuni aspetti come degni di nota e sottovalutandone altri. L’altro soggetto è l’operatore che può essere appartenente alle forze dell’ordine, al servizio sociale territoriale, può essere un medico o una operatrice di CAV. Considerare quindi in primis chi sta valutando, in quale ruolo e in quale contesto sociale e culturale. La valutazione del rischio è una valutazione dinamica che cambia col modificarsi delle circostanze che hanno effetti sul rischio. La valutazione può e anzi deve essere ripetuta nel tempo per monitorare la situazione. Vi sono tre modi di concepire la valutazione del rischio a seconda delle azioni che intendiamo prevenire: recidiva, rivittimizzazione e reiterazione.

Nella recidiva la valutazione del rischio viene utilizzata per i detenuti, da chi lavora all’interno del carcere ( ad esempio per le relazioni al Tribunale di sorveglianza).La rivittimizzazione è invece la valutazione del rischio con finalità di aiuto terapeutico. Si aiuta la donna a capire quali sono gli aspetti di sé che l’hanno portata ad imbarcarsi in una relazione violenta per evitare di imbattersi nuovamente in un uomo violento. La reiterazione della violenza nella coppia infine in questo caso si valutano le circostanze precise della relazione concreta, la personalità dei partner, per una valutazione del rischio calata nella realtà del caso specifico.

La fase preliminare prevede la raccolta informazioni: modulo di rilevazione delle informazioni socio/demografiche serve a comprendere se è conflitto o violenza. Il modello è ISA elaborato dalla Prof.ssa Anna Costanza Baldry

L’ISA ha due scopi principali da una parte aiuta l’operatore a capire meglio la relazione, dall’altro aiuta la donna ad individuare alcuni atteggiamenti violenti del partner. Compilando questo questionario la aiutiamo a capire se nella relazione con il suo partner o con un suo ex partner ci sono segnali di rischio di violenza o se si tratta di semplici litigi e nel caso subisca violenza, quale pericolo esiste che lei possa subire ulteriori vessazioni e quanto possa essere opportuno rivolgersi a qualcuno per chiedere aiuto. All’interno del Pronto Soccorso, seguendo le indicazioni fornite dal

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Ministero della Salute attraverso le Linee Guida è in uso All’interno del Pronto Soccorso, è in uso il Brief Risk Assessment for the Emergency Department - DA5 (Snider et al., 2009) che consente di identificare efficacemente e tempestivamente le vittime ad altissimo rischio. Si articola in cinque item da rilevare durante il colloquio con la donna: una risposta positiva a tre domande denota un elevato rischio di maltrattamento grave. ( DPCM de 23 novembre 2017).

La valutazione del rischio si compone di tre modelli ( ISA, modulo di rilevazione socio- demografico, MODULO SARA S./ MODULO SARA PLUS) . Spousal Abuse Risk Assessment (SARA) “Guida per la valutazione del rischio nei casi di maltrattamento” ( elaborato da P. Randall Kropp, Stephen D. Hart, Christopher D. Webster, Derek Eaves) la versione italiana è statata curata da Anna C. Baldry e Arianna D’Ambrosio. Il S.A.R.A. prevede la valutazione di 10 fattori di rischio che è importante rilevare durante il colloquio tra gli operatori dei servizi e la donna maltrattata. La compilazione delle schede di rilevazione e valutazione del rischio, come già scritto nei paragrafi precedenti, richiede tempo e conoscenza. Le schede non possono essere compilate in un primo colloquio, ma sono il frutto di un lavoro insieme alla donna che si sviluppa in un arco di almeno 4/5 colloqui.

Sulla base di una valutazione di insieme il rischio di recidiva può essere Basso, Medio, Alto. Una volta valutato il rischio, l'operatore informerà la donna delle varie soluzioni possibili per uscire dal “circuito” della violenza attraverso atti di protezione, concordati con la stessa. E' importante ricordare che i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, devono obbligatoriamente segnalare all'autorità competente, i casi dove si rilevino reati procedibili d' ufficio quali: maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, lesioni gravi o gravissime, omicidio, tentato omicidio.

5.4 La valutazione dei livelli di rischio e condivisione del