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Procedure della rete territoriale per il contrasto alla violenza di genere

CAPITOLO V: GLI INTERVENTI E LE AZIONI DI PREVENZIONE NELLA REGIONE

5.1 Procedure della rete territoriale per il contrasto alla violenza di genere

All'interno di questo capitolo saranno sviluppate le varie fasi metodologiche e percorsi operativi, partendo, da una differenziazione delle situazioni a seconda del livello di emergenza che presentano.

L’uscita dalla violenza è un percorso difficile e lungo, che la donna intraprende tra mille difficoltà. Per questo è importante che la presa in carico sia basata su un approccio integrato e focalizzato sulla persona, in un contesto di sistemi di governance territoriale che coinvolga e attivi le reti locali. Se il numero verde 1522 rappresenta la prima possibilità di aiuto per la donna, dove trovare una prima concreta risposta, strumenti e luoghi essenziali per l’uscita dalla violenza sono rappresentati dai centri antiviolenza e dai servizi pubblici.

Al fianco dei centri antiviolenza vi è il servizio pubblico per le vittime di violenza , che nella Regione Toscana, per quanto concerne il percorso specifico sulla violenza di genere ,vengono identificati con il Centro di Coordinamento Zonale attivo in ogni zona distretto nel consultorio principale, di cui all'art.7 della ex L.R. 59/2007 e all'art 5 della DGRT 291/10.

Come detto nel precedente capitolo il Coordinatore del Centro di Coordinamento Zonale del Consultorio ed il referente territoriale costituiscono il punto di riferimento, anche per i casi non segnalati dal Pronto Soccorso, garantendo l’attivazione di tutti i soggetti della rete che, in base alla valutazione effettuata sul caso da parte del team multidisciplinare, potranno concorrere alla realizzazione del percorso personalizzato di intervento.

La sperimentazione del Codice Rosa nell’ex usl 2 di Lucca, iniziata nel Gennaio 2012, ha infatti permesso agli operatori socio-sanitari, operatori dei centri antiviolenza e forze dell’ordine di avvalersi di momenti di formazione comune che hanno portato a promuovere conoscenze, condividere le procedure operative,

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sviluppare la collaborazione e la motivazione all’interno dei gruppi operativi che all’epoca erano individuati nella Task Force.

Le quotidiane pratiche di lavoro stavano innanzitutto mostrando come mancasse, fra le diverse culture istituzionali degli enti coinvolti nel trattamento dei casi di violenza, prima ancora che un linguaggio comune almeno una comune accezione di cosa si intenda per “violenza di genere”, dei modi nei quali si manifesta e come la si riconosce. Mancavano inoltre conoscenze adeguate sulle possibilità operative di un servizio - chi fa cosa e come lo fa - né erano stabilite procedure che facilitassero il passaggio da uno a un altro ente, da uno ad altro servizio; mancavano o erano insufficienti momenti di formazione comune allargata a diversi soggetti così come insufficienti e disomogenei (o del tutto assenti) i sistemi di raccolta dati per conoscere l’entità del fenomeno e il suo evolversi all’interno del territorio.

Ciascun ente operava in modo pressoché autonomo, per lo più scollegato dagli altri e quindi in maniera frammentata, era necessario strutturare rapporti continui e percorsi certi fra enti distanti per cultura e pratiche organizzative. Al fine di creare sinergie indispensabili e strategie di lavoro condivise e integrate si sono costituiti tavoli di lavoro che hanno portato a alla costituzione di un percorso codici rosa all’interno del pronto soccorso e di un atto di convenzione con l’associazione “Luna” centro antiviolenza e l’ Azienda USL.

La presa in carico della donna è infatti attualmente garantita dal centro di coordinamento che si avvale dei centri antiviolenza secondo le modalità stabilite da apposite convenzioni., stipulate tra le Aziende sanitarie e i centri antiviolenza che regolano i rapporti per i profili organizzativi e finanziari.

L’Associazione “Luna” tramite un protocollo con l’ex Usl 2 garantisce, in caso di urgenza durante i festivi, la presenza dei suoi operatori nei due Ospedali dove vi è il Pronto Soccorso. Una delle prime criticità riscontrate con l’avvio del Codice Rosa è stata infatti quella della non reperibilità del personale sociale e sanitario del consultorio, criticità affrontata e parzialmente risolta, almeno a livello formale con il DPCM 23/11/2017 che prevede il ricovero H 72 per donne vittime di violenza come detto nel precedente capitolo.

In altre realtà toscane , dove è stato avviato il Pronto Intervento Sociale, la risposta alle emergenze per le donne vittime di violenza specialmente se vi è la presenza di

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minori viene garantita da questo servizio. L’Associazione “Luna” garantisce inoltre l’accoglienza della donna vittima di violenza nelle due tipologie di struttura di cui dispone : la Casa rifugio e appartamenti di seconda accoglienza. Anche su questo punto si è ravvisata la necessità di definire tramite il protocollo le modalità di inserimento in Casa Rifugio, in base al quale qualsiasi nodo della rete ravvisi la necessità urgente di mettere in sicurezza la vittima per salvaguardare l'incolumità fisica e psichica, può, con il consenso della donna, procedere al suo inserimento in Casa rifugio e provve4derà poi ad attivare il Comune di competenza, che è tenuto a coprire i costi di residenzialità del pronto intervento. Dall’incontro tra il Centro Antiviolenza Associazione “Luna”,presente da anni sulla Piana di Lucca, gli operatori del Codice Rosa, dei consultori e le forze dell’ordine sono poi nate e si sono affinate nel tempo delle procedure operative per la presa in carico e un percorso di uscita dalla violenza in particolare per le donne, ma anche per ogni soggetto fragile a cui il Codice Rosa si rivolge. Il Pronto Soccorso come sappiamo intercetta solo una minima parte delle donne vittime di violenza “una punta dell’iceberg”, ma il Codice Rosa ha stimolato e sviluppato l’interesse verso la violenza di genere nei territori. Nella zona Valle del Serchio dove lavoro ciò è avvenuto purtroppo in concomitanza ad un caso di femminicidio di una giovane donna. Da questa tragica esperienza è nata l’Associazione “Vanessa siamo noi” che ha aperto uno sportello d’ascolto per donne vittime di violenza. Negli ultimi anni, anche grazie alla sensibilità di alcune amministrazioni comunali, sono stati aperti due nuovi sportelli d’ascolto uno gestito anch’esso dell’Associazione “Vanessa Siamo Noi” che recentemente ha avviato le procedure per costituirsi come Centro Anti Violenza ed l’altro dell’Associazione “Luna”.