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Un fenomeno sempre esistito: perché Internet le amplifica e le

CAPITOLO III: LA COMUNICAZIONE NELL’ERA DELLA

3.3.1 Un fenomeno sempre esistito: perché Internet le amplifica e le

La nostra, secondo l’Oxford Dictionaries sarebbe l’epoca della post-

truth201 (eletta a parola dell’anno 2016 a seguito degli eventi che

hanno caratterizzato la campagna presidenziale americana e la Brexit) ovvero della post-verità, l’epoca in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nel plasmare l’opinione pubblica rispetto alla leva esercitata sulle emozioni e sulle credenze personali. Il prefisso “post” accostato a verità, in questo caso, non significa “successivo” ma “oltre” la verità, come ha sottolineato l’Accademia della Crusca202.

Questo lemma sottolinea una questione scottante della cultura contemporanea. La verità pare essere divenuta di secondaria importanza, se non addirittura irrilevante, pur non essendo falsificata o contrastata. Tale fenomeno altro non è che il riflesso di un mondo globale e digitale, alimentato dalle dinamiche e dal funzionamento dei

new media che sembrano parlare più alla pancia delle persone e alle

emozioni che riescono a suscitare in loro che alla loro intelligenza. Ecco che la disinformazione e le notizie false, o bufale, che negli ultimi anni hanno dato adito a non poche discussioni tra coloro che vorrebbero l’introduzione di una “Autorità pubblica della verità” e coloro che gridano alla censura riproponendo il modello del market

place of idea di matrice anglosassone, sembrano, soprattutto invadere

i social media ed aver trovato humus fertile proprio in questo contesto.

                                                                                                               

201Relating to or denoting circumstances in which objective facts are less influential in shaping public opinion than appeals to emotion and personal belief”. OXFORD DICTIONARIES, definizione di post-truth, consultabile alla

pagina https://en.oxforddictionaries.com/definition/post-truth

202ACCADEMIA DELLA CRUSCA, definizione di post-verità, consultabile alla

pagina http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza- linguistica/domande-risposte/viviamo-nellepoca-post-verit

Tuttavia è opportuno premettere che le fake news non sono un fenomeno inedito, la storia dell’informazione ne è piena, dalle false notizie sulla salute, alle previsioni apocalittiche, passando per distorsioni politiche, enormi animali fantastici e fotomontaggi, ed alcune di esse sono divenute famose: dal potere temporale dei Papi che è stato giustificato per secoli con il falso della Donazione di Costantino alla comparsa di un articolo sulla scoperta della vita sulla luna pubblicata sul New York Times nel 1835 (Great Moon Hoax); dalle bufale costruite ad arte da Benjamin Franklin quando era ambasciatore in Francia, il quale nel 1782 fece stampare un’edizione completamente falsa del Boston Indipendent Chronicle dal contenuto raccapricciante con l’obbiettivo di ottenere un risarcimento per ciò che aveva subito per mano della corona inglese e dei capi indigeni203, alla

menzogna di Roosevelt che inventò un attacco dei sommergibili tedeschi a un cacciatorpediniere americano giustificando così l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro la Germania di Hitler; dalla più recente notizia sul collegamento tra autismo e campagne vaccinali al complotto geoingegneristico delle scie chimiche e per citarne una a tiratura nazionale la partecipazione della presidente della Camera Laura Boldrini e della Ministra Elena Boschi ai funerali di Toto Riina204.

L’ecosistema di Internet, per come abbiamo visto essere strutturato, fa acquisire alle fake news una risonanza ed importanza maggiore perché maggiori sono le possibilità che esse siano prodotte, diffuse e condivise in quanto in grado di suscitare un sentimento di stupore e indignazione in chi le riceve. In particolar modo questa loro capacità                                                                                                                

203 DALLA CASA S.; 700 scalpi per Re Giorgio, le fake news di Benjamin

Franklin,Wired.it, consultabile alla pagina

https://www.wired.it/play/cultura/2017/08/18/scalpi-americani-fake-news-franklin/

204IL FATTO QUORIDIANO, Boschi e Boldrini ai funerali di Riina, La

sottosegretaria: fake news passato il limite. Il M5S prende le distanza, 22

novembre 2017, https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/22/boschi-e-boldrini-ai- funerali-di-riina-la-sottosegretaria-fake-news-passato-il-limite-il-m5s-prende-le- distanze/3995358/

di diffondersi e penetrare nel tessuto sociale è riconducibile a sei ragioni principali.

La prima ragione si lega ad un sistema di informazione radicalmente decentralizzato che consente la creazione e proliferazione in rete di false notizie. Inoltre i meccanismi di controllo e di responsabilità che sono previsti per gli editori e per le testate giornalistiche on-line (che a lungo hanno funzionato da barriera d’ingresso al proliferare di questo genere di notizie) non si applicano, per esempio, ai post sui blog o ai commenti sui social network. Tutto ciò ne incoraggia la creazione e la diffusione.

In secondo luogo, grazie agli share, ai like ed in generale a tutte quelle forme di condivisione che caratterizzano soprattutto i social network, queste notizie vengono disseminate, si espandono a macchia d’olio ed in poco tempo sul web (riuscendo a raggiungere un numero di utenti assai maggiore di quanto non siano mai riusciti a fare i media tradizionali), con l’ulteriore difficoltà di non riuscire a risalire a colui o coloro che le hanno immesse nella rete. Infatti, negli ultimi anni, ha preso piede on-line il fenomeno della c.d. “informazione fai da te”, ovvero una sorta di catena elettronica di S. Antonio potenzialmente infinita, dove gli utenti si informano l’un l’altro e diffondono la falsa notizia tramite l’uso di tag, retweet, e-mail. Ciò ha messo in dubbio l’opinione di coloro che sostengono che la rete sia in grado di autocorreggersi e che gli utenti possano da soli individuare con facilità notizie false o di scarsa credibilità e le espellano dalla rete rinunciando alla condivisione (c.d. Crowdwisdom).

Inoltre, la maggior parte delle fake news che si diffondono in modo virale, sono generate non da account legati ad individui (talvolta anche in modo anonimo) ma da account coordinati e gestiti da robot che operano secondo algoritmi appositamente programmati e che

sfruttano Big data e Data analysis. Questo rende ancora più difficile all’utente discernere tra ciò che è vero e ciò che non lo è.

Accanto al termine fake news, che riguarda la notizia e il suo contenuto, si vengono a collocare fake account e fake website ovvero

account anonimi dei quali non si conosce il titolare, o il cui titolare

utilizza una identità falsa o come più spesso accade account di persone esistenti alle quali è stata rubata l’identità digitale attraverso attività di hackeraggio. In questi casi risulta molto difficile per l’internauta individuare chi abbia diffuso in rete una notizia e verificarne per questa via la fonte per stabilirne l’attendibilità. Il fenomeno diviene, però, preoccupante e pericoloso quando i fake

account siano originati e gestiti da robot. In questi casi la fake news

può raggiungere un numero elevato di soggetti soprattutto quando si utilizzino più account falsi. I robot, inoltre, sfruttando Big data e Data

Analysis, attraverso algoritmi dedicati possono inviare messaggi

diversi a gruppi di utenti diversi individuati sulla base di loro specifiche caratteristiche, opinioni, mentalità. In questo modo le fake

news riescono, in modo dirompente, ad incidere, influenzare e

confondere il dibattito pubblico, rendendo più difficile all’utente la possibilità di smascherarle. Quelle appena illustrate, sono tecniche costose e di difficile realizzazione, che possono, quindi, essere sfruttate principalmente da organizzazioni dotate di mezzi adeguati e per il perseguimento di scopi ben precisi, in sostanza da veri e propri gruppi di potere.

Per ciò che concerne i fake website essi possono essere ricondotti a due tipologie differenti. Una prima tipologia riguarda tutti quei siti che diffondono deliberatamente notizie false al fine di diffondere una informazione “orientata” che ha quale scopo quello di sostenere interessi di governi o di organizzazioni che li creano ed appoggiano (per esempio il Russia Today o Sputnik). Un secondo tipo riguarda,

invece quei siti che hanno una struttura (home page, impronta editoriale) identica a quella di siti molto conosciuti ed autorevoli traendo così in inganno gli utenti i quali, tenuto conto dell’autorevolezza, la affidabilità, la buona reputazione delle pagine originali, ritengono veritiere le notizie pubblicate205.

In terzo luogo, in un sistema dominato da pochi gatekeepers dell’informazione e dalla logica dell’algoritmo, se una notizia viene rilanciata e messa in evidenza sullo schermo, essa può raggiungere milioni di persone ed acquisire una legittimazione che non sempre ha. In quarto luogo, la chiusura in echo chamber e in bolle porta l’internauta ad accogliere senza spirito critico le informazioni che lo raggiungono, spinto a riconoscere per vere anche fake news evidenti in quanto si avvicinano ai suoi pregiudizi.

In quinto luogo, la crescente sfiducia maturata negli anni nei confronti dei media tradizionali da parte della società occidentale. In questo modo, però l’utente si sottrae ad un importante confronto tra ciò che vede sullo schermo e ciò che i media tradizionali, regolati da meccanismi di controllo della qualità dell’informazione, propongono. Infine, la polarizzazione e frammentazione del pubblico, che portano alla formazione di gruppi chiusi animati da sentimenti negativi ed ostili, di insofferenza ed intolleranza nei confronti di coloro che non fanno parte del gruppo, creano una chiusura al dialogo, al confronto, l’innalzamento di barriere e muri che si sostanzia poi in una frattura profonda della società206.

                                                                                                               

205PIZZETTI F.; Fake news e allarme sociale: responsabilità, non censura,

MediaLaw, n.1/2017 consultabile alla pagina

http://www.medialaws.eu/rivista/fake-news-e-allarme-sociale-responsabilita-non- censura/

206PITRUZZELLA G.; La libertà di informazione nell’era di Internet, in Parole e