Ferdinando Forlati
II. 2 Ferdinando Forlati a Trieste per l’Istria
L‟attaccamento di Forlati alla Soprintendenza di Venezia si rivelerà nuovamente molto forte qualche anno dopo quando, nel 1926, gli affidarono l‟incarico di reggenza della Soprintendenza alle Opere d‟Antichità e d‟Arte di Trieste, istituita, come si è visto, solo tre anni prima. Il suo trasferimento nella città di Trieste in realtà si deve con tutta probabilità a un interesse già dimostrato dello stesso Forlati. Nel carteggio presente nel già citato fascicolo su Forlati, conservato all‟Archivio Centrale dello Stato, si trova, in data 6 ottobre 1924, una lettera firmata da Arduino Colasanti e scritta come appunto per il Gabinetto del Ministero. A reggere la Soprintendenza della Venezia Giulia, con sede ad Aquileia, scrisse, era stato
213Ibidem.
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destinato il dottor Giacomo De Nicola, Soprintendente di nuova nomina. Di conseguenza, spiega Colasanti, non fu possibile prendere in considerazione il desiderio espresso dall‟architetto Ferdinando Forlati di essere incaricato della direzione della suddetta Soprintendenza215. L‟incarico di reggenza arrivò nel 1926. Questo interesse verso la nuova regione d‟Italia sarà spiegato dallo stesso nel 1929, in una lettera inviata al soprintendente Gino Fogolari216, succeduto nella direzione dell‟ufficio di Venezia a Massimiliano Ongaro deceduto nel 1924. Forlati fornisce le motivazioni che lo spinsero ad accettare l‟incarico di Trieste; motivazioni che rilevano nuovamente questo legame con il Veneto:
«Basti dirle che, per non lasciarla [si riferisce alla Soprintendenza di Venezia n.d.a.], ho rinunciato nel 1923 alla Sovraintendenza allora offertami dell‟Abruzzo: se invece ho accettato l‟incarico della reggenza di Trieste, che è puramente onorifico, è stato solo perché esso mi consentiva – data la vicinanza – di continuare il mio lavoro nel Veneto. Infatti ho là alcuni lavori che mi sono particolarmente cari»217.
I primi anni di reggenza a Trieste furono caratterizzati da un impegno su due fronti: da una parte l‟incarico per il nuovo territorio italiano della Venezia Giulia, del Friuli, dell‟Istria e del Quarnaro, dall‟altra il lavoro lasciato a Venezia come direttore della Sezione monumenti della Soprintendenza per l‟arte medievale e moderna del Veneto.
Fu lo stesso soprintendente Fogolari a richiedere fin da subito al direttore Arduino Colasanti di poter continuare a usufruire del lavoro di Forlati a Venezia. Desiderio che derivava dal bisogno di potersi avvantaggiare di un‟opera, quella dell‟architetto, più necessaria che mai218. Fogolari arrivò addirittura a proporre di portare momentaneamente gli uffici della sede triestina presso la Soprintendenza di Venezia, dalla quale, a suo dire, era possibile raggiungere Pola in un tempo più breve che da Trieste.
Colasanti ritenne di concedere a Forlati la possibilità di non risiedere stabilmente nell‟ex città asburgica; cosa che, a suo dire, non era strettamente indispensabile e che gli avrebbe permesso di trattenersi a Venezia il tempo necessario per attendere ai compiti a lui affidatili. Il
215 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35.
216 Gino Fogolari (Milano 1875 – Palermo 1941). Per la biografia completa si veda SUTTINA, 1940; VARANINI, 1997, pp. 500-503; VARANINI, FRANCO, 2007 e PASTRES, 2011.
217 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b.35.
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Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti però ci terrà particolarmente a porre l‟accento su come escludesse categoricamente la possibilità di un trasferimento dell‟ufficio segreteria e d‟economato, come suggerito da Fogolari, nella città di Venezia. L‟Ufficio di Trieste doveva necessariamente rimanere, nonostante l‟impiego di Forlati a Venezia, integro nella sua organizzazione e continuare a funzionare per conto suo, cioè con tutti i servizi presso l‟ufficio di Soprintendenza di Trieste.
Dalla stessa risposta inviata da Colasanti a Fogolari, appena riportata, si viene anche a conoscenza della richiesta, perorata da quest‟ultimo, di accelerare la carriera di Forlati. Richiesta che Colasanti dovrà, anche in questo caso, negare in quanto «seppur lieto di potergli rendere più rapida la carriera le disposizioni vigenti non ammettevano eccezioni»219.
Il desiderio di trovare una sistemazione rapida per la Soprintendenza di Trieste, nella persona del nuovo soprintendente Ferdinando Forlati, era molto sentito anche dalle istituzioni della Venezia Giulia che premevano per la sua permanenza in città; desiderio manifestato anche dai vari circoli di Trieste che si occupavano di questioni artistiche.
Il rispetto di cui godeva Forlati era alto e grande divenne la considerazione con cui si cominciò a guardare ai suoi lavori di restauro. Nell‟agosto del 1926 fu stesa la relazione della «Commissione giudicatrice a concorso per titoli ad otto posti di direttore nel ruolo del personale dei monumenti, dei musei, delle gallerie e degli scavi d‟antichità», per il quale Ferdinando Forlati si aggiudicò il quarto posto, ex aequo con Alberto Terenzio220. La descrizione riportata dalla Commissione elogia il suo operato e fornisce, seppur in maniera alquanto sommaria, un elenco dei lavori condotti fino a quel momento dall‟architetto visti, all‟epoca, come più significativi:
«[...] In questi vari uffici tutta la attività del Forlati è stata dedicata esclusivamente ai monumenti, con uno zelo, una intensità di lavoro, una intelligente cura tali da meritare elogi pieni ed incondizionati e da suscitare col suo fervore numerose iniziative locali. I restauri della chiesa di Follina, di S. Pietro Martire a Murano e tanti altri, compiuti specialmente in opere di architettura minore a Venezia ed a Padova, mostrano la sua sagace genialità, il suo sicuro senso di rispetto all‟antico e di storia conoscenza, il valore tecnico. I restauri ed i completamenti interni della Cà d‟Oro221 hanno portato il Forlati a dedicarsi alle svariate attività tecniche decorative ed a portare la sua energia di animatore alla formazione di laboratori specializzati, sì
219 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b.35.
220 Si veda anche VIOLA, 2011, p. 582.
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da richiamare tutta la vita delle maestranze intorno alla sua opera di architetto restauratore e curatore dei monumenti»222.
Una qualità particolarmente apprezzata del lavoro di Forlati, che emerge anche da quanto appena riportato, è la capacità di attrarre e interessare gli enti pubblici, le associazioni e la popolazione stessa ai lavori di restauro, fornendo così un valido contributo nella ricerca di fondi con cui poter operare. Per quanto riguarda il suo lavoro in Istria, lo spoglio archivistico rivela come molti furono i casi in cui, proprio grazie all‟entusiasmo e alla sua capacità di attirare la collaborazione delle istituzioni locali e degli appassionati d‟arte e di storia, Forlati riuscì a trovare quell‟aiuto fondamentale senza il quale gran parte dell‟attività di conservazione e restauro non sarebbe stata possibile.
I primi lavori che Forlati conseguì nel territorio istriano furono, similmente al suo lavoro in Veneto, legati alla ricostruzione dai danni causati dalla prima guerra mondiale. L‟ufficio del Commissariato danni di guerra223 aveva sede presso la città di Treviso; città e ufficio che Forlati aveva giù avuto modo di conoscere bene. In molti dei fascicoli che contengono documentazione relativa a riparazioni per danni di guerra si trova come sia lo stesso Soprintendente a comunicare, al posto degli Enti locali istriani, direttamente con l‟Ufficio preposto. Forlati richiederà spesso ai funzionari di Treviso di venir incontro alle necessità degli istriani che, a suo dire, si trovavano in gravi difficoltà, sia per la povertà in cui vivevano, sia per il fatto che poco conoscevano delle norme e dei regolamenti del sistema italiano. In una lettera inviata da Forlati nel 1927 al Commissariato per i danni di guerra egli espose in modo chiaro questa difficoltà. Il Parroco del Duomo di Pisino aveva, poco tempo prima, scritto al Soprintendente, preoccupato per il mancato risarcimento per danni di guerra; rimborso non arrivato poiché la richiesta era stata inviata troppo tardi all‟ufficio competente. Forlati subentrò in prima persona nella questione e richiese al Commissariato di «riesaminare
222 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35.
223 Il Comitato governativo, da cui nacque il Commissariato per le riparazioni dei danni di guerra, fu istituito nel 1919 a Treviso su progetto del Ministero delle Terre Liberate. Fu creato allo scopo di disciplinare i fondi per i risarcimenti e i progetti connessi alla ricostruzione delle zone investite dalla prima guerra mondiale. Si ricorda inoltre come in data 27/03/1919 fu emanato il Testo Unico sul risarcimento dei danni di guerra, n. 426. Nell‟archivio storico della S.B.S.A.E. si trova Forlati parlare di un ufficio tecnico speciale riparazione danni di guerra a Gorizia (con passaggio del servizio agli uffici del Genio Civile) e di un ufficio danni di guerra a Pola. Nel 1930 si trova invece la notizia della soppressione definitiva del Commissariato di Treviso.
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la faccenda» nonostante la richiesta fosse pervenuta fuori tempo massimo, «tenendo presente che la regione, appena acquisita dall‟Italia, non sempre conosce le norme e regolamenti italiani e per di più è di una grande povertà»224.
Nell‟ottobre del 1927 Forlati scrisse al Ministero della Pubblica Istruzione. Dalla lettera si apprende del viaggio effettuato a Parenzo dal Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti; la visita, date le condizioni del mare, non si poté conseguire in piroscafo e il difficile collegamento ferroviario avrebbe fatto sì che il viaggio in treno sarebbe durato non meno di sette ore e mezza, tempo questo assai proibitivo. Forlati si vide quindi costretto a noleggiare due vetture il cui costo fu di lire 648. «Per l‟assoluta mancanza di fondi», rispose Colasanti alla richiesta di risarcimento inviata da Forlati, «il Ministero si trova nell‟impossibilità di liquidare l‟acclusa nota di spese straordinarie di viaggio sostenute per i membri del Consiglio Superiore per le Antichità e Belle Arti nella gita a Parenzo»225. La nota andò a essere inclusa nei regolari rendiconti d‟indennità di missione, periodicamente compilate dalla Soprintendenza, andando così a sottrarre altro denaro al fondo per le attività dell‟Ufficio. Al di là dell‟evidenziata difficoltà di raggiungere – particolare più volte presente nella documentazione riguardante i resoconti dei lavori effettuati in Istria - con i mezzi pubblici le cittadine istriane, interessante appare l‟arrivo dei membri del Consiglio Superiore a Parenzo; viaggio richiesto fortemente da Forlati per richiamare l‟attenzione dell‟amministrazione centrale verso il territorio istriano226.
Nel dicembre dello stesso anno Forlati dovette addirittura “declinare” l‟invito del Podestà di Lussingrande di esaminare la questione relativa alla cosiddetta Torre degli Uscocchi. La torre si trovava in uno stato deplorevole e abbisognava di urgenti restauri, rovinando dalla torre stessa, mattoni che, a detta del Podestà, mettevano a rischio la stessa incolumità della popolazione. Forlati rispose dichiarando l‟assoluta impossibilità di stanziamento di fondi per la torre, arrivando addirittura a negare una possibile visita sul posto:
«Quest‟ufficio, ben consapevole delle necessità di restauro reclamate per la Torre degli Uscocchi, ha fatto tutto il possibile per vedere di accantonare il migliaio di lire promesso allo scopo. Purtroppo, le condizioni di bilancio del corrente esercizio finanziario, in seguito ad ulteriori fortissime riduzioni, sono tali da non permettere il benché minimo contributo, tant‟è
224 ASSBSAEFVG, VII Monumenti, b. 191.
225 ADSBSAEFVG, personale, b. 32.
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vero che, date le ristrettezze in cui si trova l‟Ufficio, non è possibile nemmeno pensare ad un sopraluogo per esaminare quali siano i più urgenti lavori da compiere»227.
Del primo aprile 1929 sono le disposizioni che imporranno a Forlati di dedicarsi esclusivamente alla Soprintendenza di Trieste:
«Il Ministero ha ritenuto finora di poter consentire che il direttore Ferdinando Forlati pur tenendo l‟incarico della Soprintendenza alle opere di antichità e d‟arte di Trieste continuasse anche a prestare parte dell‟opera sua alla Soprintendenza di Venezia. Ma tale stato di cose non può oltre perdurare e quindi è necessario che la S.V. Illma si dedichi esclusivamente alla Soprintendenza di Trieste»228.
La decisione ministeriale suscitò malcontento sia in Forlati che in Fogolari, i quali risposero immediatamente al Ministero nel tentativo di cercare una soluzione accettabile al problema. Nelle parole di Forlati trapela il fastidio di doversi allontanare dai lavori intrapresi. Ribadisce inoltre nuovamente la motivazione che lo spinse ad accettare l‟incarico «puramente onorifico» della reggenza di Trieste; se ciò era avvenuto, scrisse al Ministero, era stato solamente perché gli avrebbe consentito, data la vicinanza geografica, di poter continuare il suo lavoro in Veneto. La prospettiva di dover abbandonare il suo impegno a Venezia, là dove aveva svolto tutta la sua attività, portò a Forlati un gran dispiacere. La sua speranza fu sempre quella di non dover abbandonare queste opere alle quali aveva dedicato, e continuava a dedicare, tanta «attività appassionata»:
«Infatti ho là molti restauri iniziati e che mi son particolarmente cari, come, per non citarle che i principali, S. Giobbe, S. Zaccaria, S. Polo e in modo particolare la Cà d‟oro [...]. Fuori di Venezia permetta che almeno Le ricordi i restauri degli Eremitani e dei Servi di Padova, quelli di Monte Berico a Vicenza e il Duomo di Caorle [...] In fondo io domando solo un lavoro maggiore, anche perché la Sovraintendenza di Trieste non è tale da richiedere tutto il mio tempo.
Credo poi che il Comm. Fogolari Le scriverà in proposito, perché egli più volte mi ha dichiarato di ritenere la mia opera necessaria alla difesa dell‟imponente patrimonio
227 ASSBSAEFVG, VII Monumenti, b. 192.
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monumentale del Veneto che non può restare nelle sole mani del giovane e non ancora bene ambientato architetto Invernizzi»229.
Come già ipotizzato da Forlati, solo qualche giorno più tardi Fogolari, preoccupato, replicò alle disposizioni che imponevano l‟esclusivo impegno di Forlati a Trieste:
«Per quanto l‟assiduità del Forlati ai lavori di questa mia Soprintendenza sia stata dal nuovo incarico a Trieste forzatamente diminuito, tuttavia egli ha potuto sinora, data anche la sua mirabile attività e abilità, tenere in generale la direzione di tutti i principali lavori; per la qual cosa, se si dovesse ora accogliere, senza attenuazioni e deroghe, le nuove disposizione, io mi troverei davanti, e per la prima volta, ad un gravissimo problema. [...] Di contro a tali necessità sta il fatto che il provvedimento per la Soprintendenza di Trieste non è definitivo, pur trattandosi ora di una reggenza da conferire di anno in anno, ma per ora solo sino al prossimo 30 giugno; mentre d‟altra parte è sperabile, tanto più che col prossimo agosto si compie il triennio d‟obbligo di molti Direttori per poter concorrere al posto di Soprintendente, che ancora entro l‟anno corrente la Soprintendenza di Trieste possa avere, mediante concorso, il suo titolare»230.
Il Ministero rispose solo qualche giorno più tardi, accogliendo la proposta che vedeva l‟incaricato di Trieste continuare a prestare la sua opera per la Soprintendenza di Venezia, data anche la sua disponibilità a rinunciare alle indennità di missione nella città lagunare e in tutto il territorio di sua competenza231. Forlati aveva difatti già rinunciato, a suo tempo, alle indennità che gli sarebbero dovute esser corrisposte per il soggiorno a Venezia sperando così, dato che non avrebbe gravato economicamente sul Ministero, di poter continuare a prestare la sua opera in Veneto. Fogolari impartì subito le disposizioni a Forlati:
«Il Ministero non risponde al quesito principale circa la responsabilità inerente al Direttore dell‟Ufficio tecnico; ma intanto Lei continuerà a far del suo meglio per non perdere di vista la generalità dei lavori, riferendomene.
Vorrei però stabilire quali lavori restano affidati personalmente alla Sua direzione e quali invece affido all‟arch. Invernizzi; sempre naturalmente ricorrendo a Lei quando ve ne fosse bisogno o Lei credesse di farci note le sue vedute in proposito. Anzitutto per la contiguità alla Soprintendenza di Trieste, le restano personalmente affidati i lavori monumentali di Treviso e
229 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35.
230Ibidem.
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Belluno e di tutta la parte orientale della Provincia di Venezia cioè Caorle e Portogruaro. [...] terrò per fissa tale ripartizione, che ritengo utile, data la volontà espressa dal Ministero che Ella si occupi prevalentemente della Soprintendenza di Trieste e prevalentemente risieda colà; ciò porta che delle cose nostre possa solo limitatamente occuparsi. [...] Non c‟è bisogno di dire che qualora Ella avesse a por termine all‟incarico di fiducia del Ministero che la trattiene come sua sede a Trieste, riprenderà qui in pieno le sue funzioni di Direttore dell‟Ufficio tecnico monumenti232».
Ed è proprio questo il momento in cui Forlati dovrà trasferirsi definitivamente nella città di Trieste. Se ne trova conferma in data 26 aprile 1930. Forlati, infatti, in una lettera indirizzata all‟Ufficio Imposte e Dazio della città di Trieste, parlerà esplicitamente di come avesse già provveduto al trasloco dei suoi mobili da Venezia a Trieste. Forlati ebbe a lamentarsi di come l‟incaricato del trasporto fosse stato costretto a pagare una somma considerevole che andava a scontrarsi con l‟esenzione del pagamento del dazio poiché «le masserizie» erano entrate in città per trasloco del proprietario233.
A seguito del trasferimento definitivo a Trieste, Forlati ebbe a sfogare tutto il suo dispiacere al Direttore Generale in quanto gli fu revocata definitivamente la possibilità di continuare a usufruire del piccolo appartamento in affitto a Venezia, nello specifico a Palazzo Duodo, nei pressi della Ca‟d‟Oro, da lui stesso restaurata.
«Pur reggendo l‟Ufficio di Trieste, ho tuttavia l‟incarico di dirigere anche molti restauri a Venezia [...] l‟appartamento in questione, cosa per me di capitale importanza, dato che io non ho a Trieste casa propria, né potrei davvero assumerne l‟onere [...] infatti l‟incarico è temporaneo e non mi dà nessun compenso economico. [...] non le nascondo che l‟idea di abbandonare definitivamente questa città per Trieste mi spaventa; ho per essa, avendovi lavorato per tanti anni, un attaccamento così grande che, messo al bivio, preferirei la direzione dell‟ufficio monumenti di qui alla promozione in una Soprintendenza di così scarso interesse monumentale come quella di Trieste.
Anche ultimamente si è protestato per il mio allontanamento da qui: è proprio ineluttabile l‟idea già tante volte ventilata, di far dipendere monumenti e gallerie della Venezia Giulia da Venezia, sotto l‟alta direzione del Comm. Fogolari, lasciando a Trieste la sola Soprintendenza scavi?
232Ibidem.
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Io credo – perdoni l‟ardire – che l‟Amministrazione se ne avvantaggerebbe assai, senza incontrare un nuovo onere. [...] la mia posizione si fa sempre più difficile e mi amareggia non poco»234.
Forlati, nonostante le dichiarazioni riportate, chiederà comunque di essere ammesso al concorso per Soprintendente di II classe e nell‟ottobre del 1930 la «Commissione giudicatrice del concorso per titoli a cinque posti di Soprintendente di seconda classe nel personale dei monumenti, musei, gallerie e scavi d‟antichità», sottoscriverà il seguente giudizio:
«Dei suoi molti lavori di restauro nel Veneto orientale e nell‟Istria, di cui egli stesso ha dato sovente relazioni corredate da chiari disegni nel Bollettino d‟Arte del Ministero, sono specialmente da ricordare quelli della Chiesa di S. Zaccaria e della Cà d‟Oro in Venezia, dei soffitti degli Eremitani e dei Servi di Padova, del Duomo di Spilimbergo, del Castello e di varie case e chiese di Udine, del Duomo di Oderzo, della Basilica di Torcello (ricostruzione dell‟altar maggiore) di S. Giusto e di S. Silvestro a Trieste, del Duomo e di S. Francesco di Pola, della Basilica Eufrasiana di Parenzo, di alcune case venete in Capodistria, lavori tutti che oltre a dimostrare la sua singolare attività e perizia, attestano anche il suo fervido e instancabile zelo nella tutela dei monumenti in quella importantissima regione, zelo che gli è servito a suscitare in loro vantaggio numerose iniziative locali e a promuoverne il finanziamento»235.
Forlati vinse il secondo posto ex aequo, come nel 1926, con il collega Alberto Terenzio236, e questo gli permise di continuare il suo lavoro a Trieste non più con l‟incarico di reggente ma di Soprintendente a tutti gli effetti. Proprio con il nuovo ruolo di Soprintendente si assenterà dall‟Ufficio, con consenso ministeriale, per visitare la mostra d‟arte italiana che fu inaugurata a Londra nel 1930237.
Forlati cercò sempre di stimolare la costituzione di associazioni sul territorio; strumento, a suo dire, indispensabile per coadiuvare il lavoro dell‟ufficio, per stimolare l‟entusiasmo e la partecipazione della popolazione e per contribuire al finanziamento necessario per poter intraprendere la maggior parte dei lavori. Nel 1931, ad esempio, si fece diretto promotore di un comitato di «amici dell‟architettura militare e dei castelli della Venezia Giulia e Dalmazia»
234 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35.