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Il contributo più significativo apportato allo studio degli oggetti d‟arte istriani da parte delle istituzioni statali italiane fu sicuramente la redazione dell’Inventario degli oggetti d’arte d’Italia - Provincia di Pola, redatto da Antonino Santangelo ed edito nel 1935 a cura della Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero dell‟Educazione Nazionale.

Esistevano già degli elenchi degli oggetti d‟arte stesi prima e dopo la guerra «redentrice» per la provincia di Pola. Tra questi bisogna ricordare l‟esistenza di un catalogo compilato dall‟Imperial regio ispettore al Litorale Austriaco Anton Gnirs. In una lettera del 1930 l‟ispettore onorario ai monumenti per il distretto di Pisino Valeriano Monti portò a conoscenza del soprintendente Forlati dell‟esistenza di un prezioso ostensorio nel tabernacolo della chiesa parrocchiale di Pedena402. In quest‟occasione ricordò come il collega ispettore onorario, l‟ing. Ernesto Dejak, gli avesse a suo tempo comunicato come l‟ostensorio in parola, dato il suo valore, si trovasse nel «catalogo degli oggetti artistici compilato al tempo dello Gnirs. Il catalogo ci dovrebbe essere ancora, e sarebbe un buon sussidio per sorvegliare la conservazione di questi preziosi cimeli»403.

Un elenco degli edifici monumentali e degli oggetti d‟arte di Trieste, Istria e Fiume uscì nel 1918 a cura del Ministero della Pubblica Istruzione ed edito dalla casa editrice E. Calzone di Roma; la stessa del Bollettino d’arte del Ministero404.

L‟elenco fu compilato presso la Direzione Generale Antichità e Belle Arti. La parte istriana fu curata da Rina Calza Canciani, Gino Fogolari e Luigi Suttina.

Già nella sua premessa era stato sottolineato il carattere di provvisorietà e furono portate all‟attenzione del fruitore le difficoltà a cui erano andati incontro i compilatori:

«Il presente elenco è stato compilato e stampato negli ultimi gloriosi giorni della guerra redentrice. Impedita la diretta ricerca nei luoghi, disperse in paesi diversi le persone competenti a fornire notizie necessarie, il lavoro dovrà essere condotto sulla scorta delle fonti stampate più

402Si veda l‟apparato iconografico, immagine 21.

403 É difficile da queste poche righe capire a che elenco si riferisce; se ad un elenco ad uso interno della Commissione Centrale o di una pubblicazione a stampa. Forse si tratta di GNIRS, 1911(?).ASSBSAEFVG, VII Monumenti, b. 191.

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prontamente accessibili, di informazioni raccolte da fuoriusciti della regione adriatica, di appunti e ricordi personali. Non era agevole compito, specialmente per le collezioni private di oggetti d‟arte. Ciò avvertito, è superfluo dichiarare il carattere provvisorio dell‟elenco, il quale ha lo scopo di avvertire intorno a ciò che di più notevole e prezioso offriva il patrimonio artistico di Trieste, Istria e Fiume allo inizio della nostra guerra»405.

Il volume si compone di un elenco, molto semplice e senza fotografie, in cui compaiono, divisi per luogo, i vari monumenti e oggetti d‟arte di maggior interesse. Non vi era stato inserito alcun giudizio di valore sull‟opera, né alcun dettaglio sullo stato di conservazione. Non compare nemmeno, essendo stato redatto durante le ultime fasi di guerra, alcuna considerazione su una loro possibile diversa collocazione data dai momenti concitati della guerra in corso. Il capo ufficio belle arti Guido Cirilli la utilizzò per un primo controllo sull‟effettivo stato delle opere nei centri istriani. Nel gennaio del 1919 inviò, ad esempio, il volume al Sindaco di Pirano, tale Fragiacomo, di modo che ne facesse un esame sul posto:

«Questo Ufficio per la tutela delle opere d‟arte e dei monumenti [...] ha rimesso [...] no. 2 copie a stampa dell‟elenco degli edifici monumentale riferentisi anche alla penisola Istriana e di conseguenza a codesta città (compilato a cura del Ministero della Istruzione Pubblica) perché fossero prese in esame e poste in relazione con quanto di effettivo ne viene a costituire il patrimonio artistico e monumentale»406.

Cirilli richiese infatti di inviargli una delle due copie spedite a Pirano rivedute con, se necessario, tutte le correzioni occorrenti. Da Pirano risposero come la parte riguardante la città fosse esauriente. C‟erano solamente degli errori d‟ubicazione che sarebbero stati al più presto corretti dal direttore della biblioteca cittadina insieme al collega «Professor De Franceschi»407.

L‟opera del Santangelo prese le prime mosse nel 1932, soddisfacendo così l‟assoluto bisogno di inventariazione dei beni istriani che come già visto erano di difficile controllo. La Soprintendenza aveva iniziato già a redigere alcune delle schede che sarebbero successivamente confluite nell‟Inventario ma data la scarsità di personale e la vastità del

405Elenco degli edifici monumentali..., 1918, p. 1.

406 ASSBSAEFVG, VII Monumenti, b. 191.

407Ibidem. Si tratta con tutta probabilità di Camillo De Franceschi (1868 – 1953), insigne medievista, che fu direttore della Biblioteca provinciale dell‟Istria.

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lavoro da completare, nell‟ottobre del 1932 il Ministero mise a disposizione dell‟ufficio triestino il dott. Antonino Santangelo per il completamento dello stesso. Richiesero a Forlati di portare a termine il lavoro per la provincia di Gorizia, per passare poi in un secondo tempo a quello per l‟Istria, o viceversa, escludendo la contemporaneità del lavoro. Nel caso ciò avesse richiesto molto tempo, si sarebbe potuto affiancare a Santangelo l‟aiuto di un altro studioso. Fu inoltre subito richiesto di pensare al materiale illustrativo: «forse due o trecento fotografie per ciascuna zona potrebbero bastare»408.

Forlati per tutta risposta richiese di poter mettere subito al lavoro Santangelo sulla redazione delle schede della provincia di Pola, per cui si sentiva il massimo bisogno. Per quanto riguardava le fotografie, già ne esistevano in un buon numero presso la Soprintendenza. Qualora ne fossero mancate, Forlati propose di incaricare «un ottimo operatore che l‟ufficio adopera abitualmente»409.

Il lavoro di Santangelo ebbe così inizio nel novembre del 1932. Sarà Luigi Serra, assegnato nel 1931 al «catalogo dei monumenti e degli oggetti d‟arte» a tenere i rapporti con la Soprintendenza di Trieste per conto del Ministero dell‟Educazione Nazionale410.

«Per la provincia di Pola è certo opportuno preparare il catalogo completo, ma bisognerà poi stamparlo a sezioni, per dir così, separate, cioè secondo le serie esistenti del catalogo. Queste sono già cinque, e non è più possibile ingarbugliare di più le cose con serie che partecipino dell‟una e dell‟altra insieme. Purtroppo, il passato pesa sul catalogo, impedendo un più razionale aspetto»411.

Prima dell‟inventario dedicato alla provincia di Pola erano usciti o erano in fase di compimento quelli relativi alla provincia di Bergamo, alle provincie di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, di Parma e infine dell‟Aquila412.

Le schede sarebbero dovute esser pagate ai compilatori con un compenso per quelli residenti in zona di cinque lire per le opere in loco e di dieci lire per quelle della provincia. Al Santangelo si sarebbero dovute corrispondere invece quindici lire per scheda sia perché si

408 ASSBSAEFVG, IV Affari generali, b. 97.

409Ibidem.

410 MOCHI ONORI, 2007, p. 583.

411 ASSBSAEFVG, IV Affari generali, b. 97.

412 A seguire furono pubblicati quelli di Mantova, Padova -a cui partecipò lo stesso Santangelo-, Ancona, Ascoli Piceno e Sondrio.

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trovava fuori completamente al di fuori dalla propria zona di residenza, «sia perché secondo le disposizioni vigenti in materia, tale trattamento gli compete lavorando da più di tre anni al Catalogo ed avendo redatte più di 2.400 schede»413. Per quanto riguardava quelle d‟antichità, essendo generalmente le più costose, Serra consigliò di raggruppare in una scheda sola oggetti affini.

Al fine di poter favorire e facilitare l‟incaricato nell‟adempimento del suo compito di compilazione e revisione delle schede di catalogo degli oggetti d‟antichità e d‟arte furono avvisati i Parroci, i Fabbricieri, i Rettori della provincia dell‟Istria e gli Ispettori onorari. Per gli oggetti archeologici era già al lavoro Attilio Degrassi414, il quale però lavorava al progetto in parallelo al suo lavoro di professore di liceo. Forlati richiese il permesso di poter esentare Degrassi dalla scuola il lunedì, in modo da facilitarne il lavoro di schedatura.

Da una lettera del dicembre del 1932, si evince come alcune schede furono eseguite dall‟ispettrice Bruna Forlati Tamaro. Le schede compilate dall‟Ispettrice non furono però conteggiate nel pagamento e contemplate negli elenchi perché funzionaria della Soprintendenza di Trieste. Furono quindi inviati i resoconti delle schede già compilate da Santangelo e da Degrassi e alcune schede redatte a suo tempo da Antonio Morassi e Vittorio Moschini e rivedute da Santangelo stesso.

Il Soprintendente inviò quindi i primi rendiconti di spesa. Per far fronte alla prima ondata di schedatura richiese alla Direzione Generale, a fronte delle prime duemila messe già a disposizione, un ulteriore contributo di diecimila lire. Fu lo stesso Serra a rispondere a Forlati:

«La richiesta di diecimila Lire sul fondo del Catalogo – modesto oltre l‟inverosimile – è veramente un po‟ allarmante. Ma in ogni modo, mostrando il lavoro fatto e il suo continuo progredire si vedrà di fare tutti i sacrifici necessari per arrivare in porto»415.

413 ASSBSAEFVG, IV Affari generali, b. 97.

414 Archeologo ed epigrafista (Trieste 1887 – Roma 1969). Insegnò presso il Liceo Petrarca di Trieste e successivamente presso le Università di Padova e Roma e presiedette la Società Istriana di Archeologia e Storia Patria. Dizionario biografico dei Giuliani, Fiumani..., 2009, p. 72. Collaborò attivamente con la Soprintendenza di Trieste. Fu Ispettore onorario ai monumenti di Grado. ASSBSAEFVG, IV Affari generali, b. 54.

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Serra ricordò poi a Forlati l‟assoluta necessità che la Soprintendenza provvedesse al più presto a mettersi al lavoro anche sugli Itinerari dei musei di Pola e Trieste. Questo portò nel febbraio del 1933 ad un richiamo ministeriale sull‟operato di Forlati.

Santangelo, inviato a Trieste per completare l‟inventario degli oggetti d‟arte della provincia istriana, era stato incaricato dal Soprintendente di eseguire anche i lavori di schedatura e catalogazione del Regio Museo dell‟Istria di Pola416.

Con lettera del 27 aprile 1932 inviata direttamente dal Ministero, si era fatto presente come questi ultimi non si potessero eseguire con i fondi del Catalogo, trattandosi di una collezione di Stato. La catalogazione dei beni custoditi nei musei sarebbe dovuta esser messa a punto dal personale della Soprintendenza. Santangelo aveva invece compilato ben cento quarantatré schede per il museo di Pola, per un importo di duemila cento quarantacinque lire lorde che l‟ufficio aveva aggiunto alle spese sostenute per le schede dell‟Inventario. Forlati cercò di dare la sua versione dell‟accaduto, adducendo come motivo dell‟assegnazione del lavoro al Santangelo il fatto che fosse l‟unico modo per porre a termine la catalogazione del Museo, mancando da ben otto anni un Ispettore competente per la parte medievale e moderna; ossia da quando nel 1925 l‟ispettore Antonio Morassi fu inviato a Trento417:

«Questa Soprintendenza si è permessa di incaricare il dott. Santangelo di compilare anche le schede degli oggetti d‟arte del R. Museo di Pola perché più volte sollecitata di fare l‟itinerario dei Musei. Ora poiché è bene noto che l‟Ufficio è privo da più di otto anni di un ispettore che pensi alla parte medievale e moderna, né sembra ci sia speranza di poterne avere presto uno capace, si è creduto di poter affidare tale lavoro. Come infatti trascurare nella preparazione del catalogo proprio gli oggetti più preziosi e che comportano una maggiore responsabilità per la conservazione? Ad ogni modo il Santangelo ha esaurito il suo compito e con la spesa indicata il Museo di Pola ha ormai le proprie schede al completo. Si spera quindi che codesto On. Ministero voglia scusare l‟Ufficio per l‟errore in cui è incorso»418.

Nel marzo del 1933, un mese dopo il richiamo, Santangelo fu inviato a Parma per completare, anche colà, l‟inventario degli oggetti d‟arte della provincia. Forlati scrisse a Serra come non potesse non far presente che queste continue interruzioni non giovassero in alcun modo all‟opera intrapresa.

416 Si veda il cap. V. 3.

417 CATALDI GALLO, 2007, p. 410.

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Dal Ministero però fecero presente come la colpa dell‟accaduto fosse della stessa Soprintendenza. Le informazioni loro pervenute prima dell‟invio di Santangelo a Trieste circa lo stato dell‟inventariazione degli oggetti d‟arte della provincia di Pola avevano fatto presumere al Ministero che la schedatura da completare fosse di rapida esecuzione. In questa persuasione avevano fatto interrompere il lavoro di Santangelo a Parma e lo si era inviato a Trieste. Il realtà il lavoro da fare si era rivelato ancora considerevole e il Santangelo era stato anche distratto da esso «per attendere a compiti non di sua spettanza, quale il catalogo del R. Museo di Pola»419. Dovettero quindi richiamarlo perché completasse l‟interrotto Inventario di Parma.

Il lavoro a Parma fu velocemente portato a termine e Santangelo fu presto pronto per ripartire per Trieste. Richiesero però, prima di farlo tornare, di corrispondergli il compenso dovuto per le schede già consegnate alla Soprintendenza prima del suo viaggio a Parma, così da dargli modo di sistemare i suoi affari e ripartire.

Sarà l‟ispettrice Forlati Tamaro, che teneva i contatti con Serra, a rispondere, punto per punto, alle accuse mosse verso il loro comportamento nei confronti del Catalogo e verso Santangelo:

«Non le nascondo che siamo rimasti molto male di quanto il Ministero ci ha scritto [...] a proposito del catalogo. Per chiarire la situazione mi permetto di farle presente quanto segue. I il dott. Santangelo non ha certo perso molto tempo per compilare le 143 schede del Museo di Pola, avendole trovare in buona parte abbozzate [dalla stessa dott.ssa Forlati Tamaro n.d.a.]. In ogni modo egli ormai praticissimo di catalogo non ha fatto nessuna osservazione quando gliene fu dato l‟incarico dalla Soprintendenza purtroppo ignara invece della grave infrazione a cui andava incontro e solo preoccupata di completare finalmente la catalogazione degli oggetti d‟arte per i quali dal 1925 manca nell‟ufficio persona competente.

II al dott. Santangelo furono saldate completamente e prima della sua partenza le 133 schede da lui presentate a quest‟ufficio [...]»420.

Serra, scusandosi per la durezza con cui si era trattata la questione, sottolineò come qualche malinteso sicuramente fosse nato anche dalla «timidità» del Santangelo. Interrogato da Serra, Santangelo aveva assicurato di aver consegnato tutte le trecento ventisei schede ad una signorina in servizio presso la Soprintendenza, incaricata quale segretaria. Cercando probabilmente di abbassare i toni, Serra propose di poter far compilare a Santangelo, in

419Ibidem.

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procinto di tornare a Trieste, anche l‟elenco degli edifici monumentali, cercando però di non far aumentare troppo la spesa preventivata.

Nel mese di maggio ripresero i lavori per l‟Inventario. Serra sollecitò nuovamente l‟Ispettrice ad inviare a Roma l‟elenco delle fotografie da eseguirsi in provincia di Pola e che sarebbero servite come illustrazione alla pubblicazione.

«Sarebbe utile che venisse comunicato l‟elenco delle fotografie da eseguirsi per il volume dell‟Inventario degli oggetti d‟arte dell‟Istria. Tre quattrocento fotografie comprese quelle già eseguite – al massimo – potranno bastare. Ma, naturalmente bisogna giudicare con cognizione di causa e questo non lo si può fare se non chi si trova sul posto»421.

L‟operatore prescelto dal Ministero era pronto e la stagione era quella «propizia». Se fosse stata inviata la nota di almeno una zona, si sarebbe potuto iniziare il lavoro.

L‟elenco delle fotografie, stilato dallo stesso Santangelo, pervenne in copia al Ministero. Le fotografie ancora da farsi erano poche tanto che l‟ispettrice Forlati Tamaro chiese se non convenisse, piuttosto che inviare un operatore da Roma, ricorrere al fotografo solitamente impiegato dalla Soprintendenza. Quelle già esistenti presso l‟ufficio erano circa duecentocinquanta. Nell‟ottobre del 1933 furono inviate a Roma le fotografie che avrebbero dovuto far parte del materiale illustrativo dell‟Inventario. A firmare la lettera che accompagnava le fotografie fu lo stesso Santangelo. Purtroppo il materiale inviato fu ritenuto quasi interamente di qualità scadente. Per le opere di maggior importanza le foto si sarebbero dovute rifare422.

La redazione dell‟Inventario stava avviandosi alla conclusione. Forlati, nel novembre del 1933, ricordò come al contrario rimanessero ancora da completare gli inventari per le altre provincie dipendenti dalla sua Soprintendenza. Poiché il Santangelo, che nel frattempo era tornato a Roma, aveva compiuto il suo lavoro con piena soddisfazione di quell‟ufficio e poiché «trattasi sempre di un‟arte a carattere spiccatamente veneto»423, Forlati espresse il

421Ibidem.

422 Forlati riferisce al Ministero, nell‟ottobre del 1927, di come la Soprintendenza stesse riordinando l‟importante e cospicua raccolta delle negative fotografiche, che costituivano un vero e proprio archivio «interessante perché fra l‟altro illustra tutti i monumenti danneggiati dalla guerra e quindi restaurati, e per alcune provincie può dirsi completo nei riguardi degli edifici e degli oggetti d‟arte. Conta migliaia di negativi, ma è rudimentalmente raccolto in semplici scatole di cartone». ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., Div. II, 1925-28, b. 20.

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desiderio che il resto del lavoro ancora da completare fosse affidato nuovamente a Santangelo. Data la buona prova dimostrata per l‟Istria, il Ministro dichiarò come non vi fosse alcuna difficoltà che ostacolasse Santangelo nel continuare l‟opera per la Soprintendenza di Trieste; dando però preferibilmente la precedenza alla provincia di Udine.

Nel luglio del 1935 il direttore generale Pietro Tricarico richiederà a Forlati le bozze impaginate dell‟Inventario della provincia di Pola, inviate già da tempo alla Soprintendenza per ottenere un‟accurata revisione dei testi, così da poter finalmente iniziare la stampa. Richiesero inoltre una nota introduttiva che riguardasse i collaboratori dell‟Inventario, al fine di attribuire a ciascuno di essi la parte che gli spettava.

«La redazione dell‟Inventario di Pola è dovuta al dott. Antonino Santangelo, tranne che per 91 schede redatte dal dott. Vittorio Moschini e 59 schede redatte dal dott. Antonio Morassi. Il dott. Santangelo ha curato anche la revisione delle schede del Moschini e del Morassi, rifacendole in gran parte»424.

Nel settembre del 1935 il Ministero fece pervenire cinque copie dell‟Inventario, fresco di stampa, all‟ufficio di Trieste, con preghiera di consegna al Santangelo, «ispettore presso codesta Soprintendenza cui si deve la maggior parte del lavoro»425.

In risposta alle lamentale di Forlati sulla mancanza di un Ispettore che si dedicasse alla parte medievale e moderna, nel 1934 Santangelo era infatti stato nominato Ispettore presso la Soprintendenza di Trieste, dove fu incaricato della direzione del Museo di Cividale.

Il nome di Santangelo ricorre molto spesso nelle lettere che Forlati scambiò con l‟ispettore onorario Pier Silverio Leicht426, Senatore del Regno d‟Italia e all‟epoca professore ordinario di storia del diritto italiano all‟Università di Bologna. In una di queste Forlati riferì come Fogolari427 ebbe a riportargli la «non buona impressione» riportata da Leicht su Santantgelo: «mi permetto però di dirle che se senza dubbio il Santangelo non si presenta bene, ciò dipende più che altro da timidità di carattere. La sua attività scientifica è invece di notevole valore,

424Ibidem.

425Ibidem.

426 Per la biografia di Pier Silverio Leicht (Venezia 1874 – Roma 1956) si veda FERRI, 2005, pp. 315 – 318 e ZABBIA, 2011.

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come ho avuto modo di sperimentare durante la preparazione del catalogo per l‟Istria e traendone ottima impressione»428.

Santangelo aveva nel frattempo confidato a Leicht il suo desiderio di una destinazione diversa da quella di Cividale poiché colà non vi era materiale per i suoi studi. Nonostante il suggerimento dato all‟Ispettore di rivedere la sistemazione del Museo e l‟incarico di dare collocazione a tutti gli oggetti che il prof. Della Torre429 aveva tenuto per anni rinchiusi in armadi e nel suo studio, Santangelo non dava segno di voler collaborare:

«Ho visto il dott. Santangelo. Non Le posso descrivere la condizione d‟animo, nella quale l‟ho trovato: l‟avvilimento, la rabbia, il risentimento per averlo lasciato a Cividale, fino al colmo! [...] insomma non so quel che possiamo fare del Santangelo se permane nel suo atteggiamento che evidentemente ha preso per farsene un‟arma allo scopo di ottenere il trasferimento. Naturalmente non mi pare che il Santangelo possa andar via finché non si è trovata una soluzione»430.

Santangelo considerava la sua permanenza nella cittadina friulana come un vera e propria punizione; condizione che Forlati trovava inspiegabile dato il vasto campo di lavoro che a suo