• Non ci sono risultati.

Ferdinando Forlati

II. 1 I primi anni di attività

Ferdinando Forlati

II. 1 I primi anni di attività

Ferdinando Forlati nacque a Verona il primo novembre 1882. Il padre, Agostino, era orologiaio nella città veneta e Forlati passò gli anni della sua infanzia a Sommacampagna, nella casa cinquecentesca già degli Zenobi, dove nacque la madre, Silvia Rubinelli. Dimostrò ben presto una passione per l‟arte e una predisposizione per il disegno e l‟incisione che lo portarono, una volta iscritto alla facoltà di ingegneria nell‟Ateneo di Padova, a seguire le lezioni di storia dell‟arte tenute da Andrea Moschetti195. Studi che terminò nel 1909 con la votazione di 80196. Già il 30 settembre dell‟anno seguente Forlati inviò una richiesta di partecipazione al concorso per architetto per la Soprintendenza di Venezia. Il curriculum allegato alla richiesta appare già ricco nonostante la giovane età:

«Seguiti gli studi del Ginnasio e Liceo in Verona, e quelli di ingegneria e i corsi liberi di storia dell‟arte, all‟Università di Padova, non ancora diplomato, ho preso parte al concorso per un progetto di scuole comunali di Massa Superiore (Rovigo)197, progetto, che fra i vari concorrenti, venne prescelto, e del quale si sono già iniziati i lavori, che, ad opera compiuta, raggiungeranno la spesa di 100.000 lire. Seguirono quindi altri lavori di minore importanza, scuole di paesi secondari; un cinematografo, dei villini ecc»198.

Forlati riportò inoltre di aver prestato servizio presso il Genio Militare per quasi un anno. Medesima domanda verrà da lui inoltrata per il ruolo di architetto per la Soprintendenza con sede a Ravenna.

195 PAVAN 1976, p. 7-8; per la biografia di Moschetti si rimanda a DE GREGORI, 1999, p. 131.

196 Ingegneri civili proclamati nell'anno 1909 nella scuola di applicazione annessa alla Regia Università di Padova, pubblicato nella G.U. del Regno d‟Italia, n. 71 del 26 marzo 1910, p. 1483.

197 Appalto pubblicato nella G.U. del Regno d‟Italia, foglio delle inserzioni n. 79, del 2 aprile 1912, p. 996.

64

Destino volle che il giovane ingegnere fosse nominato il 29 novembre 1910 architetto nel ruolo organico del personale dei monumenti e dei musei, delle gallerie e degli scavi di antichità nella città lagunare. Il 1911 è quindi l‟anno in cui iniziò la sua lunga carriera, durata oltre quarant‟anni, di funzionario nell‟amministrazione alle belle arti. Venezia fu la città verso cui graviteranno gli interessi di Forlati e il cui lavoro e impegno nella conservazione e nel restauro saranno strettamente legati fino alla morte.

Solo pochi giorni dopo la nomina ad architetto a Venezia, Forlati richiese direttamente al Ministro della Pubblica Istruzione la possibilità di essere trasferito presso la Soprintendenza di Verona, sua città natale, in quanto, a suo parere, ne avrebbe giovato sia dal punto di vista economico sia per una maggior conoscenza dei monumenti veronesi:

«E questo sia che per vantaggi economici del tutto personali, anche nell‟interesse dell‟ufficio stesso, poiché essendo io nativo di Verona, ho avuto maggior occasione e più facilità di vedere, conoscere e studiare i monumenti propri della regione»199.

La richiesta fu inoltrata più volte, e più volte fu respinta essendo il concorso, a cui Forlati aveva preso parte, ad locum. Lo stesso direttore generale Corrado Ricci200 troverà fastidiosa la situazione e Forlati fu ammonito di utilizzare in futuro, per richieste di questo tipo, il tramite gerarchico. La questione si protrasse fino all‟anno successivo. Nel settembre del 1911 Ricci scrisse a tale Luigi Rossi. Quest‟ultimo, come si evince dalle parole del Direttore Generale, cercò di intercedere per Forlati richiedendo al Ministro di favorire la richiesta di trasferimento. «Se fosse dipeso dalla sua bontà», rispose Ricci, «avrebbe anche potuto fargli questo piacere ma ostavano serie ragioni di servizio e amministrative»201. Chi vinceva un concorso di questo genere era vincolato al luogo avendo a quello tassativamente concorso. Posto oltretutto guadagnato mercé un giudizio di studiosi che avevano valutato i candidati in base alle condizioni e ai bisogni del posto che si doveva conferire.

Accantonata l‟idea del trasferimento, Forlati tentò l‟anno successivo il raggiungimento di un altro traguardo. Del 17 maggio 1912 è l‟istanza di concorso per il posto di ingegnere nell‟Ufficio tecnico per gli edifici scolastici presso l‟Amministrazione Centrale. Sarà lo stesso soprintendente di Venezia Massimiliano Ongaro a fornire le raccomandazioni richieste in

199Ibidem.

200 Per la figura di Corrado Ricci si veda SICOLI, 2011, pp. 150-167.

65

merito alla condotta morale. Istanza che, con tutta probabilità, cadrà nel vuoto; non si ritrova, infatti, seguito nella documentazione relativa.

Lo stesso Ongaro richiederà poi in prima persona la possibilità di ottenere per Forlati un abbonamento ferroviario ridotto a tenore di legge per raggiungere Venezia, essendo quest‟ultimo residente a Padova, in modo tale da poter dare una mano al giovane architetto:

«La frequenza delle comunicazioni fra Padova e Venezia è tale, che io, per mia parte, non ho difficoltà che gli venga concesso un mezzo dove sfuggire al carovivere veneziano, dato anche lo stipendio meschino di cui gode»202.

Nel resoconto pubblicato dal Soprintendente che riassume i lavori di restauro, i progetti e l‟azione condotta dall‟ufficio di Venezia dal 1902 al 1912 si trova l‟esordio di Forlati nel restauro dei monumenti veneti203. Il suo nome ricorre, infatti, in qualità di architetto tra le figure componenti l‟ufficio e riportate quali collaboratori che, come scrive Ongaro, «misero tutta la loro attività e la massima diligenza nel compimento del loro dovere»204. É ancora sotto la guida del soprintendente Ongaro che Forlati si troverà a dover operare allo scoppio della prima guerra mondiale. Nella lettera datata 7 luglio 1916, e conservata nel fascicolo contenente il materiale sull‟attività di Forlati esistente all‟Archivio Centrale dello Stato di Roma, si trova testimonianza documentale di quello che sarà il suo primo importante ruolo in difesa del patrimonio italiano in qualità di conservatore:

«In questo periodo di guerra, oltre ad aver attese alla direzione dei consueti lavori di restauro in corso, ha preso parte ai provvedimenti straordinari di presidio per i monumenti e venne da codesto Ministero in accordo con quello della Guerra con l‟espresso ministeriale 6 giugno 1915, e lettera ministeriale 25 ottobre successivo n°62871, incaricato della sorveglianza anche notturna di essi, in modo da poter fronteggiare, per quanto è possibile, eventuali danni di guerra ai monumenti.

Ora data l‟opportunità di tale sorveglianza da parte di personale che non solo sia tecnico, e soprattutto date le necessità che in casi gravi eventuali, sia chiamato a riparare ai danni chi abbia conoscenza dei luoghi e della struttura delle costruzioni d‟interesse monumentale, e data infine la difficoltà, per queste ragioni di sostituzione, si prega codesto Ministero che voglia con

202Ibidem.

203 ONGARO, 1912.

204 ONGARO, 1912, p.11 e 71. PAVAN, 1976, a p. 9 riporta come la prima proposta del giovane Forlati fosse stata quella di un intervento conservativo per la Cappella Corner di Mauro Coducci nella chiesa dei Ss. Apostoli.

66

cortese sollecitudine, interessarsi presso quello della Guerra, affinché [...] lo assegni all‟ufficio fortificazioni di Venezia, in modo che, in ogni eventualità, egli possa d‟accordo con detto ufficio, riuscire disponibile in momenti di bisogno»205.

La lettera conteneva dunque una richiesta da parte di Ongaro al Ministero della Pubblica Istruzione. Ongaro chiese di poter intercedere per sua parte presso il Ministero della Guerra. Il Soprintendente aveva bisogno dell‟opera di Forlati nella città lagunare, in particolare per poterlo collocare nell‟ufficio fortificazioni di Venezia. Ongaro lamentava inoltre il forte bisogno di doversi avvalere di Ferdinando Forlati, essendo rimasti nella sede lagunare con un solo architetto che figurava, tra le altre cose, nel ruolo d‟Ispettore. Il Ministero accolse la richiesta e, nella lettera indirizzata al Ministero della Guerra, ripercorse le tappe dell‟impegno di Forlati cercando di far leva sulla necessità di tutela in una città così ricca d‟arte e di monumenti come Venezia:

«questa Amministrazione ha e sente il bisogno di assicurare nel modo migliore che essa possa la tutela di quei miracoli d‟arte e d‟originalità che sono i monumenti di Venezia, gloria delle Unità e decoro d‟Italia»206.

Nel gennaio del 1920 il capo di gabinetto del Ministero scrisse al Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, Arduino Colasanti207, per chiedere un parere in merito al lavoro che Forlati stava svolgendo, in quanto segnalato e raccomandato da persona autorevole per la croce di Cavaliere del Regno d‟Italia. Nella stessa lettera si può scorgere un commento scritto a matita, probabile risposta di Colasanti, in cui Forlati viene segnalato come «ottimo giovane, che molto e bene ha lavorato per lo sgombero delle opere d‟arte esposte ai pericoli della guerra»208.

Nel ricordo scritto nel 1976 dall‟allora Soprintendente per i Beni Ambientali e Architettonici per la Romagna e Ferrara, Gino Pavan, in onore di Ferdinando Forlati appena deceduto, egli

205 ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35.

206Ibidem.

207 Succeduto a Corrado Ricci nel 1919. Per la biografia di Arduino Colasanti si rimanda a ORBICCIANI, 2011, p. 48-53.

208 «In data 25 gennaio [1920] S.M. il Re si è compiaciuto di nominare moto proprio Cavaliere nell‟Ordine della Corona d‟Italia il Sig. Ferdinando Forlati» in ACS, Dir. Gen. AA.BB.AA., b. 35. Pubblicato nella G.U. del Regno d‟Italia, n. 138 del 13 luglio 1921, p. 759.

67

sottolineò con efficacia questo suo lavoro portato avanti nel periodo bellico; azione questa, che lo vedrà impegnato anche nel secondo conflitto, sempre nel suo Veneto:

«Richiamato alle armi col grado di tenente, collaborò con Ugo Ojetti, che era stato nominato dal comando supremo ufficiale addetto, per la parte artistica, al segretariato generale degli affari civili. Assieme a lui iniziò un lavoro sistematico per allontanare dalle zone di confine le opere d‟arte di notevole interesse»209.

Lo stesso Pavan fece inoltre ricorso alle parole di Andrea Moschetti, autore del volume intitolato I danni ai monumenti e alle opere d’arte delle Venezie nella guerra mondiale210e, come riportato, già docente di Forlati presso l‟Università di Padova:

«Respinti gli austro-ungarici al di là del Piave colla nostra felice vittoria, il Comando Supremo e la Soprintendenza si preoccuparono di mettere subito in salvo gli affreschi superstiti per poter quindi procedere al loro restauro e al loro ricollocamento a posto in tempi più tranquilli [...]. Della bisogna fu incaricato l‟architetto prof. Ferdinando Forlati, allora tenente del genio dei servizi tecnici, che si valse come assistente del sergente Nardo. L‟operazione di distacco [...] fu eseguita con tutta regola d‟arte, senza mettere nessuna di quelle preoccupazioni, che si sarebbero usate se il nemico fosse stato a cento chilometri di distanza, mentre invece non mancava ancora tratto a tratto cruenta la vista di qualche 305»211.

Entrato in congedo il 31 dicembre del 1918, egli poté nuovamente continuare il suo lavoro, dedicandosi completamente al suo ruolo di architetto della Soprintendenza di Venezia.

Il legame che s‟instaurò tra Forlati e i monumenti veneti divenne talmente indissolubile che, quando nel 1921 il Direttore Generale Colasanti incaricò Forlati di prestare la sua opera, oltre che a Venezia, anche presso la Soprintendenza di Verona, egli si dichiarò «non disposto a mettersi alle dipendenze dell‟Ingegner De Lisca»212.

Lo stesso soprintendente Ongaro era fermamente contrario alla decisione ministeriale:

209 PAVAN, 1976, p. 9.

210 MOSCHETTI, 1928-31, p. 312.

211Ibidem. Con il termine “305” s‟intende il calibro del cannone pesante realizzato per le batterie dell'artiglieria da costa italiana dalla prima alla seconda guerra mondiale.

68

«Mi è impossibile consentire che l‟Arch. Forlati abbia a servire oltre alla Soprintendenza di Venezia anche quella di Verona. Sarebbe voler dar origine ad una serie di inconvenienti. Sarebbe il voler disgregare due Soprintendenze in una volta, quella di Venezia e quella di Verona. Il Forlati stesso da me interpellato non sarebbe disposto a mettersi alle dipendenze dell‟Ing. De Lisca, e solo accetterebbe l‟incarico di speciali restauri a patto di aver completa indipendenza. [...] Io non potrei affidare lavori al Forlati perché non potrei disporre di lui quando mi abbisognasse e l‟andamento dell‟Ufficio riuscirebbe scompaginato»213.

Situazione che apparve subito chiara anche al soprintendente di Verona De Lisca che si espresse con parole dure al Ministero della Pubblica Istruzione, dichiarandosi amareggiato del fatto che Forlati non tentasse di assolvere in alcun modo alla richiesta di aiuto, spalleggiato dallo stesso Soprintendente di Venezia.

«Mi duole segnalare all‟E.V. come l‟Ing. Cav. Ferdinando Forlati, contrariamente a quanto Ella aveva disposto, dal I° luglio ad oggi, mai una sola volta si occupò delle cose di questo Ufficio, quantunque io lo abbia più volte pregato di recarsi a Verona per aiutarmi in taluni di quegli studi e lavori che gli erano stati affidati del decorso esercizio dal Comm. Ongaro. Certamente il Comm. Ongaro cerca di tutto per non cedere anche a brevi intervalli il Suo primo aiuto a Venezia, e parmi che lo stesso Forlati ami assecondare tali direttive»214.