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Le botteghe si diffondono nei villaggi durante il XVIII secolo. Complessivamente, si sono conservate 186 licenze. Da esse si può vedere che, nella prima metà del secolo, i titolari di patenti per tener tienda abierta sono per lo più Genovesi e Corsi. Su un totale di 19, solo 1 è rilasciata ad un Sardo, 1 ad un mercante di cui non conosciamo la nazionalità, 5 a Genovesi e 12 a Corsi. Nella seconda metà del secolo sono concesse 167 patenti: 27 a Genovesi, 17 a Corsi e ben 96 a Sardi. Tra le «altre» sono comprese le patenti concesse a 21 tenderos di cui non si conosce la nazionalità, quelle concesse a 4 Napoletani, ad 1 Piemontese e ad 1 Nizzardo.

Fonte: A.S.C., Intendenza generale, bb. 15 – 20.

0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 1700-1750 1751-1800 numero tiendas

III.

Il sale (1720 – 1827)

L’appalto delle saline regie è una delle attività più ambite e remunerative, per gli uomini d’affari («negozianti», secondo la terminologia dell’epoca), che operano in Sardegna. I Savoia, fin dalla presa di possesso dell’isola (1720), adottano una politica differenziata: appaltano, come i precedenti governi, le saline di Oristano e Sassari; ma optano per la gestione diretta delle saline di Cagliari, quelle più produttive e facilmente controllabili dall’amministrazione centrale. Anche grazie alla favorevole congiuntura internazionale, le saline di Cagliari registrano una notevole crescita delle esportazioni, che tocca il massimo negli anni Settanta del Settecento. Per aumentare la produzione, la reale Azienda mette a coltura nuovi stagni a Cagliari, Carloforte e Calasetta e sviluppa un nucleo di amministrazione stabile. Le saline sarde sono ancora coltivate, secondo l’uso d’antico regime, utilizzando le «comandate», ovvero il lavoro coattivo delle popolazioni dei villaggi. La crescita della produzione avviene, dunque, sfruttando il sistema fino al limite del tollerabile. L’apertura al mercato e la pressione della domanda estera evidenziano l’inadeguatezza delle strutture e ne stimolano la trasformazione. Si inizia ad utilizzare il lavoro dei forzati e si esamina la possibilità di abolire le “comandate”, che verranno però mantenute fino all’Editto del 5 aprile 1836. Filippo Francesco della Marmora, viceré nel quinquennio 1773-1777 durante il periodo di massima espansione produttiva, promuove la nascita di imprese private, che utilizzino manodopera salariata e producano sale per l’esportazione, poiché all’interno vige il monopolio regio. Le nuove saline nascono tutte nel sud- ovest, lungo l’asse Cagliari-Carloforte, che costituisce il polo su cui gravitano i bastimenti stranieri che vengono in Sardegna a caricare sale. Si creano, così, nuovi spazi per i «negozianti», proprio dov’erano stati preclusi mezzo secolo prima; ma, questa volta, con una netta separazione tra settore pubblico e privato. Tale intervento esplica i suoi effetti nell’area di maggiore sviluppo, ma avrebbe, probabilmente, favorito la graduale trasformazione dell’intero sistema, se non fosse intervenuto il

mutamento del quadro internazionale. Tra fine Settecento e inizio Ottocento, infatti, la contrazione dei commerci riduce drasticamente le esportazioni e costringe la reale Azienda a competere con le imprese private rimaste sul mercato. La Carta reale del 16 settembre 1824 stabilisce che i bastimenti stranieri debbano acquistare il sale dalla reale Azienda e possano rivolgersi ai privati solo se questa ne è priva. L’Editto di Carlo Felice del 1 dicembre1827 completa un processo d’accentramento, che ha avuto un’evoluzione secolare: abolisce i privilegi d’antico regime in materia e trasferisce tutte le saline, di proprietà delle città, private o baronali che siano, alla Gabella del sale e del tabacco. Da questo momento, dunque, un’amministrazione regia gestisce produzione e vendita, in regime di monopolio, garantendo un servizio omogeneo ed un prezzo unico per tutto il Regno.

1. Le fonti

I Savoia introducono nel Regno di Sardegna il bilancio di previsione, che viene compilato già per il primo esercizio del 1721109. Per la nuova amministrazione costituisce uno strumento di fondamentale importanza, in primo luogo per conoscere e, quindi, per razionalizzare i conti del Regno. Negli anni, questo documento diviene via via più preciso e dettagliato; è compilato con i valori in lire sarde e lire piemontesi. Si redigono anche dei «paralleli», che danno conto dello scarto tra il preventivo ed il consuntivo; per i primi anni solo in lire piemontesi, poi anche in lire sarde, ma non danno spiegazioni esaurienti sulle cause degli scostamenti, quando

109

I Bilanci del Regno di Sardegna provengono dall’archivio dell’Intendente generale e sono conservati nell’Archivio di Stato di Cagliari nel fondo della Segreteria di Stato e di Guerra, di cui costituiscono una serie autonoma (voll. 1-30, anni 1720-1849) cfr. F. LODDO CANEPA (a cura di),

Inventario della Regia Segreteria di Stato e di Guerra del Regno di Sardegna (1720-1848), Roma

1934, pp.121, 238, 306. Per il periodo in esame sono stati utilizzati i voll. 1-9. Presso l’A.S.C. mancano i bilanci degli anni 1722, 1724-1728, 1788-1789, 1792, 1794, 1798 e 1807; mentre per gli anni 1723, 1780, 1791, 1793, 1795, 1799 e 1804-1819 si è conservato il progetto, talvolta in più esemplari, ma non la copia del bilancio approvato dal Re.

questi si verificano. In questa sede, si utilizzano i bilanci e, in particolare, il capitolo dei Redditi delle saline, facendo riferimento ai valori in lire sarde, in modo da avere dati comparabili con quelli provenienti da altri documenti, sia pubblici che privati110. Ci si ferma al 1827, poiché in quell’anno l’Editto del 1 dicembre riforma le gabelle del sale e del tabacco e cambia il quadro di riferimento. A partire dal bilancio del 1828 muta anche la struttura dei conti. I dati dei bilanci sono, qui, integrati con le informazioni provenienti da altre fonti documentarie. Si utilizzano, in particolare: la serie Diplomi, Carte reali, Patenti e Privilegi, del fondo dell’Intendenza generale; la serie Affari diversi, affittamenti e appalti, del fondo Regio Patrimonio e la documentazione relativa alle saline, conservata nella II Serie della Segreteria di Stato

e di Guerra. Tutte consultabili presso l’Archivio di Stato di Cagliari, già archivio

centrale del Regno di Sardegna.