Fig 10 Appalti diritti reali (1720 – 1827)
4. Ricavi e costi, importazioni ed esportazion
Vittorio Amedeo II comprende da subito che il tabacco può essere fonte di entrate ragguardevoli come il sale e raccomanda al San Remy di impegnarsi per incrementarne la produzione304. Nel 1729 il tabacco fornisce entrate per 21.000 lire, pari all’8% delle entrate complessive del Regno di Sardegna [fig.1]. Tale cifra è superiore al prodotto complessivo delle dogane (19.616 lire) e delle saline (17.196) nello stesso anno.
Considerando l’intero periodo 1721-1827 il reddito medio del settore è di 125.513 lire305, ma dalla fig. 2 si può vedere che dal 1721 al 1758 si ha una fase di redditi più contenuti, che sono mediamente di 28.294 lire e il vero decollo inizia soltanto nel 1759. Le entrate medie della Gabella del tabacco dal 1759 al 1827 sono di 184.153 lire.
L’incremento è dovuto al passaggio dal sistema dell’appalto alla gestione diretta e all’impegno personale del Bogino nel promuovere la produzione, la lavorazione e l’esportazione del tabacco.
Nel 1775, quando le entrate del sale raggiungono il massimo del periodo con 175.391 lire (22% delle entrate), anche il reddito del tabacco tocca una punta massimo con 214.606 lire, pari al 27% delle entrate del Regno e supera le 240.000 lire negli anni 1780, 1822 e 1824. Nel 1827 le entrate provenienti da questo settore sono di 232.018 lire, pari al 14 % delle entate, mentre gli introiti derivanti dalla vendita del sale sono calati a 160.505 e al 10% delle entrate [fig. 1].
Con la gestione in economia il settore ha, dunque, una crescita considerevole, che va ascritta a merito del Bogino. Ma se si esaminano i valori disaggregati, che sono disponibili dal 1765 al 1819, si osserva che i ricavi derivano più dalla vendita nel Regno, che dalle esportazioni [figg. 3 A e 3 B]. Le contabilità dei Dipartimenti di Sassari e Cagliari sono indipendenti fino alla riforma del 1827. Per il periodo 1765- 1819, si può osservare che il Dipartimento di Cagliari ha ricavi medi per 112.949
304 Cfr. A. BOSCOLO - L. BULFERETTI - L. DEL PIANO, Profilo storico economico dal
lire, il 98 % dei quali (mediamente 110.220 lire) deriva dalla vendita del prodotto sul mercato interno e solo il 2% (in media 2.729 lire) dalle esportazioni. Il reddito del Dipartimento di Sassari è inferiore a quello di Cagliari, in media 65.628 lire, ma con minore sperequazione tra le due componenti: il ricavo derivante dalla vendita nel Regno è mediamente di 46.965 lire, pari al 72%, mentre quello dovuto alle esportazioni è in media di 18.664 lire, pari al 28%. Come si vede dalle figg. 3 A e B, le esportazioni sassaresi hanno oscillazioni notevoli, mentre quelle cagliaritane hanno un andamento costante nel tempo.
Per quanto riguarda i costi, a partire dal 1759 è registrato in bilancio il valore totale, che è in media di 76.299 lire per il periodo 1759-1827. In base al reddito e ai costi registrati in bilancio, il margine di profitto della Gabella del tabacco dovrebbe essere notevole: mediamente il 59% delle entrate [fig.2]. Anche se potrebbero esistere altri costi non attribuiti direttamente alla Gabella, come è documentato anche per gli «applicati alla Gabella del tabacco», che sono compresi nel bilancio dell’Intendenza generale.
All’interno dei costi, per il periodo 1765-1827, ma con un’interruzione negli anni 1813-1822, è fornito il dato della spesa per l’acquisto di «foglie nazionali» e di «tabacchi esteri». Dalla contabilità è possibile vedere che il Dipartimento di Cagliari acquista principalmente tabacco dall’estero e solo piccoli quantitativi e in modo discontinuo dai produttori locali, mentre il Dipartimento di Sassari compra esclusivamente foglie sarde [fig. 4]. Il saldo tra il valore delle esportazioni nel loro complesso (Dipartimenti di Cagliari e Sassari) e delle importazioni (effettuate solo dal Dipartimento di Cagliari) è negativo per lunghi periodi e ridotto negli altri, come evidenziato dalla fig. 5. È dunque vero che il tabacco produce un reddito consistente, che supera anche quello del sale, ma mentre la produzione del sale cresce per soddisfare la domanda estera e crea un’apertura effettiva ai mercati internazionali, il tabacco si vende quasi esclusivamente sul mercato interno.
Tali conclusioni sono confermate da un’altra fonte settecentesca, un anonimo ufficiale piemontese che osserva: «Il Sardo [è] così avido di tabacco, che li medesimi poveri se hanno un soldo a spendere ne impiegano la metà in tabacco. Il tabacco, che si smaltisce, si fabbrica nel paese, cioè in Cagliari e Sassari, con foglie di Levante ed
riesce il tabacco cattivissimo e questo unito al caro prezzo a cui vendesi, caggiona li forti contrabbandi che si fanno»306.
Sul contrabbando di tabacco si sofferma anche l’Angius, che ne attribuisce la causa ai prezzi praticati dal monopolio regio, molto più bassi di quelli correnti sul mercato illegale, ragion per cui i produttori avrebbero preferito vendere le foglie migliori illegalmente e versare le peggiori alla regia Azienda307.
5. Conclusioni
Il tabacco produce un reddito dello stesso ordine di grandezza del sale e questo va a vantaggio della reale Azienda e, in misura inferiore, dei coltivatori di tabacco, che devono vendere il loro prodotto al prezzo fissato. Ma non si può tacere che i rapporti con i mercati esteri sono minimi e il mercato di sbocco rimane, quasi esclusivamente, quello interno. Anche il Bogino, nonostante il suo impegno, incontra difficoltà ad ottenere gli standard di qualità richiesti all’estero. I dati dei bilanci confermano che le esportazioni non aumentano. Il problema di fondo rimane quello degli scarsi legami con i mercati internazionali, che rende difficile incrementare le esportazioni.
306 F. MANCONI (a cura di), ANONIMO PIEMONTESE, Descrizione dell’isola di Sardegna, cit., p.
121.
307 V. ANGIUS - G. CASALIS, Dizionario georafico-storico-statistico-commerciale, cit., voce