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Fig 11 Appalti delle saline regie (1720 – 1829)

IV. Dogane e altri diritti (1720-1824)

4. Il peso e la misura reale

L’esame delle dinamiche degli appalti e del reddito del peso e della misura reale evidenzia che per questi diritti di minore entità non si registra il tentativo di

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Vincenzo Musso, amministratore delle dogane di Sassari, potrebbe essere il figlio (1767-1824) di Giovanni (e Maria Angela Falqui), un cadetto di Giacomo Musso, conte di Villanova Montesanto. Cfr. la genealogia Musso in F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, cit., p. 669.

accentramento, osservato per le dogane e per Cagliari in particolare [figg. 6, 7, 10 e 11].

Il peso reale è un diritto doganale, che si riscuote nei porti. Nei bilanci del Regno sono, però, registrati solo quelli di Cagliari, di Oristano e del Goceano. La stessa amministrazione sabauda osserva, in proposito, che non si conosce il motivo della mancata registrazione, «salvo che il reddito o fosse così tenue che se ne lasciano interamente gioire li pesatori reali oppure che fosse stato anticamente alienato»249. I bilanci registrano la tariffa [fig. 11] applicata sia alle importazioni che alle esportazioni. Secondo la relazione citata, a Cagliari si esigono anche 4 denari per ogni quintale di formaggio in entrata e 2 per ogni quintale in uscita, una forma di 25- 30 libbre di peso per ogni carro di formaggio, o una più piccola, per partite inferiori. Il gettito del peso reale di Cagliari registra una crescita dalle 2.125 lire del 1720 alle 5.602 del 1800. La media del periodo 1720-1800 è di 3.153 lire250. Per gli anni successivi (1801-1821) non è agevole valutare la reale entità dei ricavi, poiché le entrate del peso reale sono registrate insieme a quelle della misura reale di Cagliari, che fino ad allora è stata registrata separatamente.

Ad Oristano si riscuote l’8% del valore del formaggio, della lana, del lardo e del sevo esportati. La Relazione ufficiale delle principali cose della Sardegna fino al 1790 251 aggiunge che si pagano 2 lire e 8 soldi di Piemonte ogni volta che viene nominato un nuovo pesatore e c’è l’uso di dare una forma di formaggio da ogni magazzino al pesatore uscente.

La media generale dal 1721 al 1821 è di 1.191 lire, ma si possono distinguere fasi differenti: un lungo periodo di oltre mezzo secolo (1721-1776) durante il quale il gettito è di ridotta entità e si aggira su un livello medio di 372 lire; negli anni 1777- 1815 si registra un forte incremento, probabile conseguenza della nuova tariffa del 1767e la media arriva a toccare 2.624 lire, per scendere poi a 933, negli ultimi anni (1815-1821).

249

B. U. C., Fondo Orrù, ms. 73, cit. , c. 88.

250

Deviazione standard = 869,82.

251

La tariffa della misura reale è di 4 denari per ogni starello di granaglie che si esporta ed è uguale a Cagliari, a Sassari e ad Oristano.

A Cagliari il gettito di questo diritto è mediamente di 2.122 lire252, che corrispondono all’esportazione di 127.267 starelli di granaglie.

Ad Oristano la misura reale rende, in media, 360 lire253, pari a 21.600 starelli di granaglie.

La misura di Sassari è la meno rilevante, con una media di 187 lire 254 e di 11.218 starelli di granaglie.

Come si vede, il gettito della misura reale è di minore entità rispetto a quello del peso. A Sassari questa voce è registrata nei bilanci solo dal 1785 e produce un reddito estremamente ridotto, perché nel Sassarese la cerealicoltura ha un peso minore che nei Campidani di Cagliari e Oristano.

La fig. 10 evidenzia che il peso e la misura di Cagliari sono generalmente appaltati insieme e, fino al 1763, unitamente alle dogane. Anche per gli anni successivi, fra gli appaltatori si annoverano i più importanti uomini d’affari della piazza, come Gaetano Pollini ed i genovesi Conti, Belgrano, Chiappe e Rapallo. Nel sessennio 1795-1800 il notaio Medinas, dopo esserseli aggiudicati cede i diritti a Vincenzo Sulis, notaio e negoziante di Cagliari255.

Capita, talvolta, che gli appaltatori siano contemporaneamente creditori della città o dell’amministrazione regia e non paghino in contanti, ma defalchino le rate dai loro

252 Deviazione standard = 573,77. 253 Deviazione standard = 142. 254 Deviazione standard = 86,91.

255 Vincenzo Sulis è tra i principali artefici della difesa della città dall’attacco francese nel 1793,

nonché protagonista della sommossa antipiemontese del 1794 e comandante delle milizie popolari. Nel 1799 sarà arrestato, processato e imprigionato nella torre dello sperone ad Alghero. Poco dopo la sua liberazione, nel 1821, scoppieranno dei tumulti. Nonostante la sua responsabilità non venga dimostrata, sarà ugualmente confinato alla Maddalena per il resto dei suoi giorni. Cfr., fra gli altri: V. SULIS, Autobiografia (a cura di G. MARCI), Cagliari, 1994 e G. MANNO, Storia moderna della

crediti. Il viceré Hallot des Hayes censura questa prassi, a proposito di Alghero256. A Cagliari, la compensazione viene autorizzata con regio viglietto del 29 dicembre 1803 per il peso e la misura, appaltati da Giuseppe Rapallo per il triennio 1801-1803 e nei bilanci si registra l’importo «per sola memoria».

Il peso e la misura reale di Oristano non sono appaltati per un lungo periodo: dal 1785 al 1818. Nei documenti non se ne spiega la causa, ma in alcuni anni, per esempio nel 1790, sono stati sicuramente messi all’asta. La gestione diretta può essere, dunque, una scelta obbligata per la mancanza di valide offerte. Probabilmente per lo stesso motivo, la misura reale di Sassari è appaltata solo nel 1783-1785 e poi nel 1819. Questi diritti sono aboliti dalla riforma doganale del 1820- 1824.

5. Il testatico

Il testatico [figg. 8, 10] non è un diritto doganale, ma grava sui capi di bestiame macellati. Per la tariffa si veda la fig. 11.

È un diritto di modesta entità, poiché riflette le condizioni del patrimonio zootecnico sardo, che si va progressivamente impoverendo: il testatico di Cagliari ha, mediamente, un valore di 1.090 lire 257, quello di Sassari di 377 lire 258 e quello di Oristano di 152 259.

Per questo motivo, non è considerato particolarmente interessante dai negozianti, i quali lo appaltano soltanto con altri diritti o in società con chi si possa occupare della gestione. A Cagliari, dalla fine degli anni Cinquanta è spesso appaltato separatamente ed è in genere campo d’azione di maestri artigiani di vari settori. Ad esempio, nel triennio 1775-1777 il testatico di Cagliari è concesso a Filippo Fadda,

256 F. LODDO CANEPA, Relazione della visita del viceré Des Hayes al Regno di Sardegna (1770),

cit., pp. 270-271. 257 Deviazione standard = 205,76. 258 Deviazione standard = 136,84. 259 Deviazione standard = 34,13.

con garanzie del sarto Francesco Serra, e al rigattiere Antonio Gaviano, che non sono in grado di sottoscrivere il documento260.

Il giovedì santo del 1770, durante la sua visita a Sassari, il viceré Des Hayes, proprio a causa dell’appalto del testatico, si trovò a fronteggiare una situazione piuttosto delicata, che sarebbe potuta sfociare in una sommossa popolare. Gli appaltatori del diritto di macello della città logudorese erano il marchese di Muros, il conte di Bonorva e don Diego Manca. Il contratto era intestato solo a quest’ultimo, il quale lo aveva ceduto al figlio «Gioannico, che aveva ultimamente avuto passaporto per imbarcarsi [e si diceva] che con questo si fossero associati tre altri però poveri e di bassa sfera, sui quali non si potesse far conto, come nemmeno dei sigortà da essi prestati, essendo per altro la detta impresa stata deliberata al solo don Diego Manca». Gli appaltatori premevano sul viceré per ottenere un aumento del prezzo della carne, dicendo di aver già subito perdite considerevoli a causa della «penuria di bestiame» e minacciavano anche di rescindere il contratto. Il viceré dispose che si rispettasse il contratto, «sebbene vi fosse conseguente timore che il vicino giorno del Sabato Santo il pubblico macello potesse trovarsi sprovvisto, come di fatti nell’apertura d’esso la sera di detto giorno si trovò si poco provvisto che quasi succedeva qualche generale esclamazione; avendo tuttavia S.E. prontamente mandato truppa al detto macello, si fece esporre venale al popolo quantità di carne, ch’erasi ad arte forse tenuta nascosta e in questa forma fu sedata ogni cosa»261.

Se in questa vicenda è evidente la responsabilità degli appaltatori, che cercano il proprio tornaconto, la scarsità di bestiame è ben documentata anche per Cagliari. Qui Filippo Fadda ottiene l’appalto per il triennio 1772-1774, pur offrendo una cifra più bassa di quella dell’appalto Cara appena concluso. Fadda spiega, infatti, che «la scarsezza delli quadrupedi che oggigiorno s’introducono nella città pel pubblico macello fa diminuir il profitto di detto arrendamento». Così l’Intendente generale Giaime accetta il ribasso da 1.750 lire a 1.062, commentando «che si è considerato e

260

A. S.C., Regio Demanio, Affari diversi, affittamenti e appalti, b. 255.

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F. LODDO CANEPA, Relazione della visita del viceré Des Hayes al Regno di Sardegna (1770), cit., pp. 231-233.

la sperienza ha dimostrato, che non conviene all’interesse della Reale Azienda d’amministrare somiglianti piccoli rami di reddito ad economia»262.