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Il barone di Teulada, don Francesco Sanjust, Capitano generale della cavalleria miliziana, ottiene la concessione per formare una salina in uno stagno adiacente al porto naturale di Teulada208. Nel suo progetto, spiega chetale stagno, poco distante dall’abitato, «tramanda particolarmente nella state così puzzolenti esalazioni che non vi si può andare senza pericolo dell’intemperie, quando peraltro son quei vassalli astretti d’andarvi per approfittarsi dell’acqua d’una abbondante e perenne sorgente d’acqua ottima, che vi si trova tanto per gli usi comuni e domestici che per lavar i panni e i lini, ha pensato di formarvi una salina artifiziale e così rendere l’ambiente di quel sito salubre e ricavar ad’un tempo colla raccolta del sale un qualche vantaggio. Avendo quindi conferita la sua idea coll’Intendente generale di V.M. fece egli passar sul posto il mastro saliniere di queste regie saline Alberto Gianquinto siciliano per esaminar se sarebbe o no eseguibile e dalla visita e relazione dal

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Per la verifica del calcolo, si rammenti che la lira è formata da 20 soldi e che, quindi, il prezzo del sale di 2 lire e 5 soldi, nel sistema decimale, corrisponde a 2,25. Moltiplicando la quantità prodotta (8000 salme) per il prezzo (2,25) si ottiene un valore di 18.000 lire. Quindi, il canone di 1.800 lire corrisponde, effettivamente, al 10%.

208 A.S.C., Intendenza generale, Diplomi, Carte reali, Patenti e Privilegi, vol. 41, cc. 148-150, Carta

reale 18 settembre 1777. È ancora in carica il viceré della Marmora, anche se al termine del suo mandato.

medesimo fatta è risultato che lo stagno suddetto sarà appena bastante per servir di recipiente all’acqua marina da conservarvisi per darla poi a proposito alle caselle, che debbono formar il sale e che per formar le medesime caselle conviene occupare un terreno proprio dell’esponente attiguo a detto stagno per escavarlo e portarlo al suo giusto livello. Sebbene grave sia la spesa a cui l’esponente s’accinge per l’esecuzione d’un tale assunto, prevalendo in lui il desiderio di contribuir al vantaggio de’ suoi vassalli con procurare la salubrità dell’aria in quel sito che potrebbe col tempo divenir un porto frequentato, ha risolto d’intraprenderlo con coraggio nella fiducia che sia anche per riuscire di gradimento alla M.V. ed al pubblico».

Sanjust prevede di realizzare sedici caselle salifere, altre sedici calde ed una più grande per l’acqua fredda.Gli viene concessa, come al solito, l’esenzione dal canone per i primi tre anni; in seguito, pagherà 25 scudi annui per ogni casella salifera. Nel 1781, ottiene una nuova esenzione triennale perché sostiene che «gli è stato bisogno contrarre ancora de’ debiti avendo fatto la spesa ragguardevole di poco men di venti mila scudi [...] aggiungasi che gli è restato tutto il sale ricavato da detta salina sino al presente ammucchiato, senza poterne vendere neppure una salma e senza speranza di esitarlo per mancanza di bastimenti esteri, che approdano di rado per cagione della guerra presente»209.

Il prodotto. Nei bilanci del Regno di Sardegna viene riportato, dal 1785 al 1803, il

pagamento di un canone di 1.000 lire, per 16 caselle salifere. Per il periodo successivo, questa salina è registrata a fasi alterne e si potrebbe pensare che abbia continuato a produrre fino al 1814, mentre da altra fonte risulta che era abbandonata da tempo. Nel 1814, infatti, il Regio Fisco Patrimoniale pretende da don Enrico Sanjust 18.000 lire per canoni arretrati delle 12 caselle dell’impianto realizzato dal padre, il defunto barone don Francesco. Don Enrico dichiara di non aver mai coltivato la salina, di non averla mai conosciuta in attività e che «ben lungi che ne abbia avuto il menomo utile dacché seguì il decesso di detto suo padre, piuttosto ne ha sentito del danno per aver pagato, come ne sta tuttavia pagando, li debiti che fu

209 A.S.C., Intendenza generale, Diplomi, Carte reali, Patenti e Privilegi, vol. 44, cc. 1-3, Carta reale

costretto a contrarre per formare una tal salina verso il fù negoziante Filippo Pinna, ai di cui eredi resta tuttavia devendo qualche somma di rilievo». Il barone di Teulada rinuncia, infine, alla concessione ed il Segretario di Stato Lomellini, il 28 novembre 1814, annota: «Sua Maestà la regina manda alla giunta patrimoniale di sospendere le sue istanze contro il ricorrente per il pagamento dei canoni arretrati dei quali si tratta, con che però il medesimo ceda alle regie finanze la salina stata concessa al fù suo padre e tutto il sale in essa esistente»210.

17. Alghero

Sotto il viceré Francesco Lascaris di Ventimiglia (1777-80), mentre è ancora Intendente generale Giaime, viene concessa l’area delle antiche saline di Alghero, probabilmente abbandonate durante la Guerra di Successione spagnola, al piemontese Giuseppe Ludovico Assom, perché vi impianti una nuova salina211. La concessione è per venticinque anni a iniziare dal 1 gennaio 1780, mentre il canone fissato è del 10% del sale raccolto. Il 18 agosto 1779, Assom cede l’autorizzazione per impiantare la salina al banchiere torinese Giovanni Giacomo Panà, dichiarando di aver agito, fin dall’inizio, come suo procuratore212. Questa salina, però, non sarà mai realizzata.

210 A.S.C., Segreteria di Stato e di Guerra, II serie, vol. 1535, Teulada (1801-1814). Com’è noto, il re

Vittorio Emanuele I aveva lasciato l’isola il 2 maggio 1814, su una nave inglese, per rientrare a Torino liberata dagli Austriaci. La regina Maria Teresa rimane in Sardegna, come reggente, fino all’agosto del 1816 (cfr. L. DEL PIANO, La Sardegna nell’Ottocento, Sassari 1984, p. 60 e sgg.).

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A.S.C., Intendenza generale, Diplomi, Carte reali, Patenti e Privilegi, vol. 41, cc. 173-175, Carta reale 5 giugno 1779. A Torino si conserva copia della domanda corredata da una carta dettagliata del sito, che evidenzia la presenza di «vestigj di fabrica antica» (A. S. T., Sardegna, economico, mazzo 2, n. 64). Resti riferibili alla salina di epoca spagnola permangono a tutt’oggi nella zona (Cfr. M. V. SANNA, Un ipogeo tardo-gotico in territorio di Alghero (SS), in «Studi Sardi», XXXIII, Cagliari, 2003, pp. 323 - 352).

18. Il Regio editto sul riordino delle gabelle del sale e