• Non ci sono risultati.

Fig 11 Appalti delle saline regie (1720 – 1829)

IV. Dogane e altri diritti (1720-1824)

7. Nobilitazioni, infeudazioni e una politica d’accentramento contraddittoria

A Cagliari, più che altrove, si osserva la tendenza dei principali mercanti ad assimilarsi alla nobiltà. La corte viceregia e l’aristocrazia hanno un peso importante nella vita della città e costituiscono un modello di riferimento anche per molte famiglie borghesi. Inoltre, l’acquisizione del titolo è forse più facile per i negozianti della piazza, che hanno strette relazioni con l’amministrazione centrale. In alcuni casi si tratta di semplici concessioni di titoli onorifici, mentre in altri si attuano vere e proprie rifeudalizzazioni, mal sopportate dalle popolazioni e che l’amministrazione sabauda considera il prezzo da pagare per il perseguimento del bene comune. E ciò avviene mentre nel settore doganale si compiono passi in avanti in direzione dell’accentramento amministrativo. Allo stesso modo, si possono osservare gli sforzi fatti per riportare sotto il controllo regio magistrature alienate in epoca spagnola, mentre contemporaneamente si alienano le «scrivanie» delle «tappe d’insinuazione», istituite nel 1738: solo per fare qualche esempio, quella di Cagliari a Salvatore Lostia e quella di Oristano a Francesco Maria Nurra, padre di Damian. Anche in questo caso, gli interlocutori dell’amministrazione regia provengono dall’ambito degli uomini d’affari più facoltosi, con i quali l’Intendenza mantiene una fitta rete di rapporti.

Gli esempi di nobilitazioni di mercanti sono numerosi: Antonio Simon Squinto ed il francese Guglielmo Touffani arrivano a comprare un feudo: il primo Samassi nel 1736 ed il secondo Asuni e Nureci, nel 1753273. Il genovese Raimondo Alesani ottiene il cavalierato ereditario e la nobiltà nel 1752. Le nobilitazioni aumentano verso la fine del Settecento, quando le carestie e la necessità di difendere il Regno dall’attacco francese offrono la possibilità di acquisire benemerenze a corte con elargizioni di grano o danaro. È il caso dei genovesi Francesco Maria Viale (1786) e Onorato Cortese (1794).

273

Gaetano Pollini, di Mendrisio, ottiene il cavalierato ereditario e la nobiltà nel 1797; il titolo di conte nel 1811. L’anno successivo fa costruire la casa padronale dell’azienda agricola modello, che ha creato a Pirri. La villa permane, ormai fuori contesto, nella zona dei moderni ospedali di Cagliari ed è la nuova sede della Sovrintendenza ai beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano274 .

Caterina Denegri, proveniente da un’importante famiglia di mercanti e vedova del genovese Francesco Rapallo, ottiene il cavalierato e la nobiltà per sé e per i figli, nel 1787; il cognato Giuseppe Rapallo li consegue nel 1793.

Tra gli appaltatori di Oristano, si nobilita Vito Antonio Sotto (o Soto) nel 1779275

.

In tutti questi casi non si modificano gli equilibri esistenti. Diverso è, invece, il discorso per quanto riguarda la creazione di nuovi feudi.

Due obiettivi di lunga durata della politica economica sabauda sono il ripopolamento della Sardegna e l’introduzione di colture specializzate che possano promuovere lo sviluppo agricolo e le attività di trasformazione. Sono strettamente correlati, perché non è possibile pensare di adottare un’agricoltura sul modello piemontese (con il livello tecnologico dell’epoca) in una terra spopolata come la Sardegna. L’incremento demografico è considerato, quindi, la condizione necessaria per lo sviluppo economico dell’isola. L’Intendenza individua alcuni tra i principali appaltatori disposti ad investire i loro capitali per l’acquisizione di feudi e di titoli nobiliari, con i quali concorda i progetti di ripopolamento di territori selezionati in precedenza276.

274

Cfr. G. SPANO, Guida della città di Cagliari, Cagliari, 1991, I ed. Cagliari, 1861, pp. 364-366; S. NAITZA, Architettura dal tardo ‘600 al classicismo purista, cit., pp. 218-219 e A. SAIU DEIDDA,

La cultura artistica in Sardegna nell'età napoleonica, in All’ombra dell’aquila imperiale: trasformazioni e continuità istituzionali nei territori sabaudi in età napoleonica (1802-1814), Atti del

Convegno di Torino, 15-18 ottobre 1990, Roma, 1994, II, pp. 659-691.

275 Cfr. F. FLORIS - S. SERRA, Storia della nobiltà in Sardegna. Genealogia e araldica delle

famiglie nobili sarde, Cagliari 1986, ad vocem; per Viale e Cortese anche V. DEL PIANO, Giacobini, moderati e reazionari in Sardegna. Saggio di un dizionario biografico 1793-1812, cit.

276

Sui progetti di ripopolamento, cfr. C. SOLE, La Sardegna sabauda nel Settecento, p. 79 sgg. e A. BOSCOLO - L. BULFERETTI - L. DEL PIANO, Profilo storico economico della Sardegna dal

Il 16 marzo 1741, Giacomo Musso ottiene l’infeudazione dei villaggi di Siligo e Banari, nei pressi di Sassari, con il titolo di conte di Villanova Montesanto e dietro l’impegno di ripopolarne i territori. Il prezzo pattuito è 40.000 lire sarde, 5.000 delle quali rateizzate in annualità di 250 lire277, che saranno registrate nei bilanci del Regno fino al 1828. Per avere un’idea dell’entità della somma pagata, si consideri che in quello stesso anno le entrate doganali sono di 17.801 lire e le entrate complessive del Regno di 380.464 lire.

Nel 1752, il conte del Castillo Fernando Nin, figlio di Felice, si impegna a ripopolare i territori della baronia di Senis ed effettivamente vi introduce 50 famiglie piemontesi, perché promuovano le colture del cotone, del gelso ed altre ancora, ma nel giro di un anno il tentativo fallisce278.

Nel 1763, sono concessi a don Antonio Todde i territori di Montresta, tra Alghero e Bosa, con il titolo di Marchese di San Cristoforo, dal nome della chiesa campestre attorno alla quale si è impegnato ad insediare una colonia di Greci279.

Nel 1767, l’Intendente generale Vacca stipula un accordo con Salvatore Lostia. L’uomo d’affari si impegna a pagare un prezzo di 45.000 lire sarde e a popolare con 40 famiglie i territori del Sarcidano, che gli vengono concessi con il titolo di conte di Santa Sofia280.

Sempre nel 1767, vengono concessi a Damian Nurra il titolo di marchese d’Arcais (dal nome delle peschiere) ed i redditi civili dei tre Campidani, in cambio di 216.000 liree dell’impegno a ripopolare alcuni territori281.

Le evidenti contraddizioni della politica di accentramento amministrativo sono dovute essenzialmente alla limitatezza delle risorse finanziarie disponibili, cosicché i

Cavalierato e nobiltà in Sardegna (note storico-giuridiche), estratto dal Dizionario archivistico per la

Sardegna, in «Archivio Storico Sardo», vol. XVIII, 1931.

277 F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, cit., p. 668-669.

278 F. LODDO CANEPA, La Sardegna dal 1478 al 1793, cit., II, p. 241; F. FLORIS, Feudi e

feudatari in Sardegna, cit., p. 602 e sgg.

279 F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna, cit., p. 502. 280

F. LODDO CANEPA, La Sardegna dal 1478 al 1793, cit., II, pp. 302-3. F. FLORIS, Feudi e

feudatari in Sardegna, cit., p. 465 sgg.

281

progressi ottenuti in un settore strategico spesso sono annullati dall’arretramento segnato in altri considerati meno importanti. È una scelta fatta con l’intento di conseguire entrate di cassa e, contemporaneamente, di canalizzare anche le risorse private verso gli obiettivi di politica economica individuati dal governo centrale.