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A l t r o r a p p o r t o d e l g e n . F i l a n g i e r i .

C a p u a 18 Marzo 1821. 11 col. Bellelli in un ra pporto che mi invia da Arienzo col N. 55 mi rimette una relazione del magg. A vossa d a cui si apprende la diserzione del te n e n te ... a la testa di 76 militi del 1° bat­ taglione di Salerno. Lo stesso colonnello a ggiunge che i due primi battaglioni di legionari dal 15 al 17 corrente h a n n o avuto una di serzione di 200 individui e che l’a b b a n d o n o generale, gli eccessi di insubordinazione dei militi e dei legionari, gli han n o atto perdere ogni specie di sp e ra n z a su la possibilità del loro miglioramento.

XVII.

R a p p o r t o d i F i l a n g i e r i d a N a p o li.

21 M;rzo 1821. Tutti gli uomini che cospirarono p e r la diserzioni erano c a r ­ bonari.

Mi dispenso da l’entrare nei particolari della contiiua diserzione di centinaia di uomini alla volta che su c c e s s e nei sei battaglioni, di

cui quattro di militi e due di legionari della provincia di Salerno, c h e componevano la brigata del col. Bellelli, poiché 1’ E. V. 1’ ha vista al campo di Mignano ridotta al disotto della m età dei suoi uomini.

Debbo però ricordare che i battaglioni dei distretti di Sala e di Vallo, che erano sotto gli ordini degli eccellenti maggiori Cestari e Perrotti, hanno perduto meno uomini che gli altri ed hanno c o n s e r ­

vata la condotta più onorevole. XV111.

Chiesa P a r r o c c h i a l e di S. M a r i a d e l l a p o r t a e S. D o m e n ic o d i S a l e r n o

Nel Registro Parrocchiale - Liber defunctorum in carceribus ab anno 1801 - fol. 156 - si tro v an o q u este notizie.

Anno 1823 a dì 13 Settem bre condannati a morte Antonio G ian­ none, Clemente Prota, Giovanni de Vita, Federico Cimmino; sepolti a S. Antonio.

A di 18 d. Luigi Vassallo di M ontecorvino; sepolto a S. Lorenzo.

Salvatore Cantarelli Parroco.

XIX.

Sezione G u e rra e M a r i n a in P izzo falco n e — F a s c io 89, n. 12849 3° r i p . e c a r.

Governo Militare di Napoli - n. 666.

Napoli 5 die. 1823.

Eccellenza,

Il comandante della R. Piazza di Napoli, con sua di questa me desima data mi fa conoscere, avergl’il Commissario del Re di questa Provincia Colonnello Tanfani rappresentato, che la Commissione Militare convocata p er giudicare i prevenuti dell’organizzazione della nuova setta intitolata

Gli ordini di Napoli, avendo esitato il c o r r i­

spondente giudizio, ha c o n d a n n a to alla p e n a capitale con laccio sulle Forche, il nominato Fran cesco Saverio Minichini, il quale alle ore 9 di questa mattina sarà posto in Cappella, p er indi esser trasportato al patibolo oggi ad ore 21 d ’Italia nel solito luogo fuori porta C apuana.

La R. Piazza intanto ha date di già tutte le analoghe d isp o si­ zioni di su a parte p e r l’effetto di simile esecuzione.

Ne do conto in atto di mio dovere all’E. V. per sua superiore intelligenza.

F.to

11 Maresciallo di Campo Gov. Interin.

A' S. E. S ig. Tenente G enerale

P rin c ip e d e lla S ca letta

U n r i c o r d o a l l a c i t t à d i S a le r n o .

Il mattino del 12 settem bre 1823, nella città di Salerno le case erano tutte chiuse, le strad e se n z a p opolo o c c u p a te d a soldati au striaci, in mezzo ai quali quattro giovani a n d a v a n o a morire sul p a ­ tibolo. Se uno a v esse dim andato a quei giovani: Come non vi duole il morire in tanto fiore di giovinezza, e siete così sereni? essi a v re b b e ro risposto: Noi moriamo p e r c a u s a di libertà, e saremo ri cordati dagli avvenire, e vendicati. Poveri giovani! sono quaranta- cinque anni e n e ssu n o parla più di loro, non c’è u n a pietra che ne ricordi i nomi e la sventura. La v e n d e tta fu fatta, i Borboni s c a c ­ ciati, gli Austriaci sono fuori d ’ Italia, ma quei giovani sono d im e n ­ ticati. È sacro d overe di pietà e di gratitudine rinfrescarne la memoria.

Nel 1820 i C arbonari a v e v a n o deciso di fare la rivoluzione, e» fissato an c h e un giorno per com inciarla; ma esitanze, impedimenti, dubbi, paure, p ru d en za fecero differire più volte finché il Morelli ed il Salvati rup p ero ogni indugio, e il 1." luglio levarono la ban diera in Monteforte. Prima di quel giorno il 17 Guigno, sei giovani Salernitani, focosi, insofferenti, e persuasi che b astav a levare un grido p e rc h è tutti i C arbonari si unissero e il p o p o lo si levasse, tentarono un movimento. Essi erano

Antonio Giannone impiegato

civile,

Clemente Proto, scribente, Giovanni de Vita, scribente, Fede

rico Cimmino, negoziante, Felice T a f uri, orologiaio, e un Minichini,

sergente dei cannonieri.

Partirono in carezza, e p er Vietri, Cava, Materdomini, giunsero in Roccapiem onte, dove furono accolti d a Pietro Amabile, e con lui p re se ro accordi. Ritornando d o p o il desinare per la medesima via, coi nastri tricolori ai cappelli, e sv en to lan d o fazzoletti, andavano gridando:

Viva la Libertà, Viva la Costituzione. Gli abitanti dei

paesi o n d e p a s s a v a n o si com m ossero, ma non si levarono; la Po iizia fu tutta so sso p ra, e credette già c o m in c ia to .il movimento che s ’ aspettava. I giovani g unti p resso Salerno sm ontarono dalla c a ­ rezza, e si divisero: nei giorni seguenti alcuni furono arrestati, altri rim asero nascosti.

Q uesto fatto fu ricoperto dal gran fatto della rivoluzione scop piata il 1.° luglio e dall’entrata dei C arbonari in Napoli il 6 Luglio, e p a rv e o sse p e rd o n a to dal reale indulto dell’8 agosto 1820. Il Gian n o n e fu Capitano dei Legionari, il De Vita tenente, il Prota Ser gente, il Minichini S erg en te dei Cannonieri, il Cimmino impiegato neila D o g a n a del sale, il Tafuri non volle nulla, contento alla sua professione di orologiaio.

sua ferocia non dimenticò i sei giovani di Salerno, li fece incarce rare, e comandò che fossero giudicati da una Corte Speciale. Del sergente Minichini non si ebbe alcuna nuova; però cinque furono sottoposti al giudizio della Corte Speciale di Salerno, e tutti cinque furono Condannati a morte col terzo g ra d o di pubblico esempio ed alle spese del giudizio, il 13 Agosto 1823. 11 Tafuri aveva 23 a n n i, e la moglie diciasette: questa giovane d o n n a resa ardita dall’amore si presenta al Re, e più con ie lagrime che con le parole chiede grazia pel marito. La belva si com m osse e si contentò di quattro; e il giorno 10 settembre commutò al Tafuri la p e n a di morte in quella dell’ergastolo. 11 Giannone, il P rota, il de Vita, il Cimmino, dopo di aver sentito per un lunghissimo mese quanto è am ara una c o n d a n n a di morte, il 12 Settembre ebbero mozzalo il capo in Salerno.

11 Tafuri condotto in Napoli nella prigione di Santa Maria Ap parente per passare all’ergastolo, ci vide entrare il sergente Saverio Minichini, che involto in un’altra cospirazione fu poi giudicato ed impiccato su le forche. Andò all’ergastolo, e vi stette tre an n i; pel­ le grazie del nuovo re F rancesco fu relegato nell’isola di Favignana: e nel 1831 pel generale iudulto di Ferdinando li. tornò libero, ed orologiaio.

Egli solo vive, egli solo ricorda i suoi compagni, e ricorda lo strazio che sentì quando gli dissero: tu all’ergastolo, essi a morte.

Che cosa desidera ora il buon vecchio? Non altro se non che la sua cara Salerno, la città di tanti uomini generosi, p o n g a nel suo Camposanto una pietra dove sia scritto il nome di quei quattro g i u ­ stiziati. Ha detto a me di scrivere questo suo desiderio, e mi ha fatto leggere la sentenza della su a condanna; ed io, che mi onoro di essere suo amico, scrivo queste p o ch e parole, e le indirizzo alla nobile città di Salerno, ed a quel vecchio soldato di libertà Matteo Luciani che ne è Sindaco.

N O T A T R I S T E

Sul finire di gennaio ultimo si s p e g n e v a improvvisamente il Gr. Uff. avv. F r a n c i s c o G aldo, sin d aco di Salerno, vice-presidente della no stra Società di Storia.

Il lutto p e r ta n ta perdita fu g e n erale e sincero, perchè tutta la cittadinanza av e v a avuto, prim a o poi, b u o n a o c c a sio n e per ammi­ rare, tra i numerosi pregi dell’Estinto, l’affabile m o d estia e la squisita signorilità di modi, non mai offuscate da o m b ra di superbia, o p e r trionfi oratori, o p er c o n sap ev o lezza del p roprio valore, o per distili zioni cavalleresche.

Era stato da n a tu ra dotato di vivido in g eg n o e di avidità di s apere, o n d e a v re b b e forse fatto meglio a dedicarsi agli studi let­ terarii, che del resto pred ilesse sem pre, ai quali gli illustri maestri F ra n c e s c o ed Alfonso Linguiti gli a v e v a n o e d u c a to l’animo; ma se c ontingenze della vita lo obbligarono agli studi giuridici e poi alla vita degli uffici amministrativi, a n c h e ivi, p e r le su e buone attitudi­ ni, si distinse sem pre. E subì la sorte di tutti i funzionari zelanti, p e rc h è se e b b e la possibilità^ di gu stare tutte le intime gioie che sola p u ò p ro c u ra re la coscienza del d o v e re compiuto, non evitò le ingiuste am arezze d ’ogni specie, che conto rn an o , sempre ed inevi­ tabili, l’a g o n e dei pubblici uffici.

E forse le am arezze, anzi queste più che i mali organici, ne minarono l’esistenza e lo s p e n s e ro d ’improvviso, se n z a che a ritar­ d are la cata strofe v alessero le cure e le tenerezze della consorte e dell’unico figliuolo, acc a n to ai quali soltanto egli affermava di sentirsi felice.

E b b e anima di poeta, m ente di giurista; senti profondo il culto della Patria, sincero e costante l’affetto per gli amici: noi lo a m m i­ rammo solerte e com petente in n u m ero se cariche pubbliche, in s ta n ­ cabile in numerosissim i comitati, com presi tutti quelli che occorse di istituire d u ran te e do p o l’ultima g u e rra gloriosa.

Come la città di S alerno p erd ette nell’ avv. Francesco Galdo uno dei suoi cittadini più intelligenti, più affezionati, più pronti ed operosi nel pubblico in teresse,-co sì dalla no stra Società di Storia d isparve uno dei più entusiasti e dei più stimati cooperatori.

A R C m v i O S T O R I C O

DELLA