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La Redazione Signori e Signore,

M’ingegnerò di delineare, con quella precisione che sarà consentita alle mie povere forze, la figura d ’un illustre lavoratore intellettuale, cheTmeriterebbe, a mio avviso, di assorgere a dignità di simbolo. Mi perdoneranno, se mi fermerò su particolari, che, trascurabili apparentemente in principio, acquisteranno via via e in. conclusione la loro importanza. «

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Alberto Pirro nacque a Salerno il 13 giugno 1870 da D o ­ menico e Francesca Visceglia, salernitani an c h ’essi.

presto alla scuola; ma il fanciullo poco o niente prometteva; sic­ ché poco mancò che non fosse indirizzato a un mestiere. Lo salvò dall’oscurità il prof. G e n n aro Arena, che in tre mesi lo pre parò agli esami d ’ammissione alla prima classe del R. G innasio T a sso , dove entrò sul finire del 1879. Nel luglio del 1888 con­ seguì la licenza liceale, riportando la menzione onorevole in ita­ liano e storia naturale.

D u ra n te i tre corsi di liceo, stretto dai bisogni della famiglia, occupava le ore l i b e r e jia l l a scuola e dallo studio, im partendo lezioni private d ’italiano, latino e greco ad alunni che gli p ro c u ­ rava il chiarissimo prof. Giovanni Lanzalone, Direttore dell^ Isti­ tuto Settembrini. T r a i suoi insegnantf di liceo si rico rd an o Mi­ chelangelo S chipa e F rancesco Linguiti, che lo am arono come figlio. Dal primo im parò il metodo delle ricerche storiche, dall’altro la forma impeccabile di esprim ersi nella no stra lingua. P e r consiglio del prof. Linguiti, si presentò, nello stesso anno 1888, agli esami di concorso presso la R. Università di Napoli, per una b o rsa di studi. Vinse il concorso, e cosi potè frequentare la Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Pisa, dove regolarmente, dopo quattro anni, nel 1892, ottenne la laurea dottorale. A P isa fu alunno dell’illustre storico Pais, che compì l’opera iniziata dallo Schipa. D u ra n te i .quattro anni universitari, come aveva fatto d u ra n te i corsi liceali, si occupò anc he d ’insegnam ento privato, per soccorrere la sua famiglia.

P a ssò quin d i alla scuola di perfezionamento di Firenze, d e ­ d ican d o si alla storia antica (anno scolastico 1892-93).

T ornato a Salerno, fu incaricato dell’insegnam ento delle ma­ terie letterarie nella terza classe, sec onda sezione, del R. G innasio “ T a sso „ ; e nell’anno scolastico 1893-94 fu valoroso insegnante, dove era stato encomiato alunno.

Ma la s u a effettiva carriera di professore cominciò 1’ a n n o seguente. Conseguì per concorso la cattedra di storia nell’istituto tecnico di Melfi, dove insegnò per un biennio; e, d o p o , sem pre per concorso, passò ad insegnare la stessa materia nel R. Liceo di C a m p o b a s s o , poi di S essa Aurunca, e alla fine dell’ ot­ tocento nel R. Liceo di Maddaloni. D i qui passò a N apoli in q i ^ r q u i n t o R. Liceo-Ginnasio che poi fu intitolato a Garibaldi (1). Napoli fu la sua ultima residenza.

(1) V. in p ro p o s ito : “ P e r l’in a u g u ra z io n e d e l R. L iceo G in n a s io (S e­ zio n e M a d d a le n a ) di N ap o li, fa tta il 24 n o v e m b re 1902. P a ro le del P re s id e p ro f. L e o n a rd o R icciard i e d is c o rs o d e l p ro f. A lb e rto P irro in o n o re di S. A. R. la P rin c ip e s s a M a fa ld a -G . B. P a ra v ia e C.-1902 „.

Anche come insegnante ufficiale, non potè esimersi dall’ ac­ cettare quel lavoro straordinario, che, pubblico o privato, é sem ­ pre nocivo all’insegnante, agli alunni non di rado.

A Napoli poi questo lavoro si accrebbe enormemente con l’incarico della storia e geografia nel terzo Educatorio femminile Regina Margherita e con la libera docenza prima e poi con l’in ­ carico della storia antica nella R. Università, in seguito alla m is­ sione a Roma del prof. Pais. Avrebbe potuto occupare la stessa carica in qualità di titolare in altre Università del Regno; ma non volle allontanarsi da Napoli, per amore alla sua famiglia ed alle predilette sue ricerche storiche riguardanti la città di Napoli. Difatti non volle trarre alcun profitto dal concorso vinto per un a cattedra di Storia antica nell’Università di Pavia.

Una cattedra universitaria, che esige ricerche e studi continui, perchè si possa dire in ogni lezione una parola nuova ai gio­ vani e dare nello stesso tempo alla scienza quel contributo che essa incessantemente richiede dai suoi sacerdoti; è un a occupa­ zione tale, che non ne ammette altre simili. Ed egli aveva nello stesso tempo altri due insegnamenti in altri due istituti, 1’ uno classico, l’altro normale, cioè, complessivamente, un lavoro che richiede tre insegnanti.

Questo miracolo di tre persone in una è consentito solo alla divinità; e le nostre leggi dovrebbero proibirne anche il tenta­ tivo; ma, quando si tratta d ’insegnamento e di sfruttamento del­ l’insegnante, ogni eresia è permessa, se non dalla nostra legi­ slazione, certamente dalle nostre consuetudini scolastiche.

Alberto Pirro attese coscienziosamente fino all’ ultimo a tutti questi tre incarichi scolastici, e nello stesso tempo non trascurò gli studi suoi prediletti di ricerche storiche, profonde, vaste, ac­ curatissime: eccessiva e pericolosa attività che logora anche petti d ’acciaio e cervelli adamantini, e che doveva quindi presto tro n ­ cargli la vita, preziosissima per la sua famiglia, per la scuola, per il progresso degli studi, che sono tanta parte del progresso della civiltà, dentro e fuori dei patri confini. Fu attaccato dall’in­ fluenza nel 1919, e poco dopo, nei mesi di vacanza, gli si mani­ festò un altro male, un tumore allo stomaco, il quale la sera del 5 Marzo 1921 lo trasse immaturamente alla tomba.

Di bassa statura, dagli occhi vivaci, scintillanti di luce spi­ rituale, modesto, calmo, sereno, idealista in essenza, positivo nei metodi, lungi dai rumori e dalle ambizioni, dalle piazze e dalle congreghe, dalle mene e dagli intrighi di edere parassitiche, le quali si abbarbicano alle querce, per salir sublimi e g uardar

dall’alto con disprezzo coloro che poco salgono ma salgono per propria forza, compì la sua giornata di lavoro, rassegnato, così come visse, al suo destino.

P a rlarono di lui sul feretro l’ on. Cuomo, il P resid e del R. Liceo Garibaldi, Bernardi, i! Prof. Alfonso Potolicchio e lo studente universitario P asq u ale Carucci. Lo commemorò sul “ Piccolo Corriere „ di S alerno del 10 marzo suceessivo, il Prof. Garzillo.

Le esequie furono modeste, quali Egli avrebbe desiderate, ma non quali avrebbe meritate. Non m anca rono personaggi illustri e rappresentanti d ’istituti scolastici; intervenne il Liceo • G innasio “ T a s so „ con a capo il P reside, Comm. Arnonè. Ma intorno al feretro di uno, che, sorto da umile condizione sociale, aveva s a ­ puto nobilitare e illustrare il suo cognome, io avrei voluto vedere le ra p p resen ta n ze di tutti i sodalizi del nostro popolo, coi loro gonfaloni. P u r troppo, in quel tempo quelle bandiere eran o p o r­ tate per le piazze rum orose ed erano sq u assate dai venti che spirano dai regni della chimera e tra folle che ululavano strani canti, m aledicentf all’ amore che crea ed esaltanti l’ odio che distrugge.

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Molte furono le sue pubblicazioni, alcune premiate, tutte lodate e ricercate dall’aristocrazia degli studiosi, in patria ed all’estero, segnatam ente in G erm ania, la cui lingua gli era così familiare come la lingua materna:

Esordì con una memoria sul

Prim o tra tta to f r a R om a e