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Sono soggetti dei suoi studi: I Pelasgi, a proposito di una nuova teoria del prof De Cara, che l’A strenuamente combatte

(M essina-Tipi della rivista di storia antica, 30 ottobre 1900);

Il

prim o giorno dell’anno consolare romano

(Salerno - Stabil. tip. Frat. Iovane-1901) e tanti altri, apparsi su riviste o sperduti in fogli staccati, finché si arriva ad u n ’altra serie di ricerche di c a ­ pitale importanza, sulla storia di Napoli. Oltre a scritti minori, a p ­ parsi qua e là, sulla

Porta Ventosa di N apoli antica.

(Negli

scoperte di m u ra greche, sono degnissim i di m enzione tre studi sulle origini di Napoli:

1.°

Falerò e N apoli

(S alerno-Stab. tip. Frat. Iovane-1905) 2.°

Pale p o li e N a p o li

(idem idem 1906) 3.°

N uovo contributo alla storia e topografia di N a p o li greca

idem 1912) A ciascuno dei due primi studi è a n n e s s a u n a pianta della Napoli greco-rom ana, di singolare evidenza. Queste ricerche ono­ re reb b e ro uno scienziato di prim ’ ordine. Sulle origini di Napoli vi è u n ’ingente bibliografia; e l’A. ha tutto esaminato, autori greci, latini, italiani e stranieri; ed ha visitate e studiate le strade una per u n a e gli avanzi delle antiche m ura e costruzioni: tutto con una pazienza d a certosino: avrà vegliato per anni le notti sui libri. Qui ogni affermazione è frutto d ’un esame diligentissimo, d ’ una mole di volumi: è u n a fatica ciclopica. Q uante indagini felicissime, q u a n ta luce sui nomi di Falero e P arten o p e e sulle origini e le vicende di Palepoli e Napoli! Il nome di Falero egli dimo­ stra come si d eb b a attribuire non a un a città, m a alle lunghe m u ra che mettevano in comunicazione Napoli col mare, com e le lun g h e m ura di Atene. Era u n a doppia fila di m u ra che cingevano d a nord a sud u n a via che corrispondeva perfettamente alla così detta Via Mezzocannone. C ongiungevano con la m arina prima Porta C u m a n a o Puteolana, presso San Domenico Maggiore, in direzione sud; e in seguito Porta Ventosa, detta cosi dai venti che spirano dal mare, anche essa volta a mezzogiorno e situata attraverso la Via Mezzocannone, più giù.

Dimostra come a San Giovanni M aggiore non vi poteva es­ sere nessu n a città, nè che si chiam asse Palepoli, nè Partenope. C he Palepoli non poteva essere il vecchio nome di Napoli, nè u n a città a questa contigua, che avesse per m uro orientale quello occidentale di Mezzocannone, il quale faceva parte delle lunghe m ura, necessarie a Napoli per congiungersi al mare. C he Palepoli doveva essere un a città anteriore a Napoli e situata a u n a certa distanza da q u est’ultima, perchè il console rom ano Pubblio Filone potesse al principio della seconda g u e rra sannitica collocare il suo esercito tra Palepoli e Napoli per m antenere in soggezione qu esta e poter occupare quella. C he Palepoli fu fondata dai Cu- mani e Napoli più tardi, verso la metà del quinto secolo a. C., dai Calcidesi: P alep o li.a d ovest su Pizzofalcone, Napoli ad est su un piano eminente. P a re che i loro porti fossero rispettivamente a S. Lucia e aH’Immacolatella. S em b ra inoltre che Palepoli sorgesse a n c h e col nome di Napoli (città nuova rispetto a Cuma), detta poi

Palepoli (città vecchia), q u a n d o poco distante sorse una nuova città, la Neapolis dei Calcidesi. Perciò abbiamo monete di tipo d i­ verso col nome di Napoli, l’ uno anteriore, l’altro posteriore alla Napoli Calcidese: il primo anteriore al 460 a. C. e rispecchia l’ in­ fluenza cum ana e siracusana con la testa di ninfa ed il bue an-

droprosopo; il secondo si connette al tipo attico-turio con la testa di Atena galeata.

E qui sulla scorta di autori greci e sull’ esame di avanzi di mura greche scoperte durante i lavori del Risanamento, oltre che di avanzi di m ura venute in luce in anteriori ritrovamenti e descritte da storici e da cronisti del tempo, mette in evidenza la pianta di Napoli greca, fondata secondo la teoria d ’ Ippodamo di Mileto, non prima del 450 nè dopo il 432 a. C.. E’ uno studio accuratissimo, minuzioso.

Da Ippodamo fu costruito, innanzi tutto, il Pireo il 450 a. C.; e verso il 445 o 443 fu costruita Turio in Italia sullo stesso suo disegno.

L’ autore, esaminando le vie di Napoli antica, le platee, le mura e le porte, dimostra che Napoli fu fondata appunto secondo la teoria d ’ Ippodamo.

É una lunga dimostrazione, d’ ingegnere e di storico insieme, la quale va da pag. 16 a 34 del secondo volume dei suoi studi su Napoli: pagine che non si possono riassumere brevemente.

Se non sono tutti originali i concetti fondamentali, nuove sono in massima le ragioni addotte in loro sostegno, e di particolare importanza è sempre la dimostrazione, rigorosa, matematica, evi­ dentissima.

L’ importanza del soggetto c’ induce a dare u n ’idea, una pal­ lida idea almeno della pianta di Napoli antichissima.

Entro un circolo, limite teorico, ideale, Ippodamo tracciava la città in forma qnadrangolare, simmetrica in tutte le sue parti, col foro nel mezzo e le strade diritte da est ad ovest e da nord a sud. Così fu fondata T u rio ; e a questo proposito Diodoro c’ in­ forma che questa città era divisa per lungo in quattro strade e per largo in tre con vicoli interposti.

Ora esaminiamo quella parte della Napoli moderna che c o r ­ risponde alla Napoli antica. Procedendo da est ad ovest troviamo quattro strade che conservano la loro antica direzione, e sono: 1* Vico Croce S. Agostino-Vico Scassacocchi-Vico S. Maria Ver- tecoeli; 2.» Via Duomo; 3.a Vico Figurari-V ia S. Gregorio Ar­ meno; 4.“ Via del Salvatore-Via Nilo-Via Atri-Vico S. Gaudioso.

Questi erano i quattro cardini principali, che D iodoro notò per lungo nella città di Turio.

E, procedendo da nord a sud, troviam o: 1.» Via Anticaglia (decum ano su p erio re); 2.a Via dei T ribunali (decum ano m edio); 3.“ Via S an Biagio dei Librai (decum ano inferiore).

P e r individuare il circolo, limite ideale, basta tirare d a “ S. A- gostino M aggiore e propriam ente dallo sbocco di Vico Croce S. Agostino u n a linea retta verso ovest fino al principio del m o­ d ern o vico dell’Università, dove cessa il piano e comincia il de­ clivio. All'estremità est di questa linea innalziamo u n a p e r p e n d i­ colare fino al termine n o r d - e s t dell’altipiano ai S. S. Apostoli, il quale qui nel giro settentrionale ra g g iu n g e il limite più b a s s o ; chiudiam o con u n ’ ipotenusa l’angolo retto così formato, e facendo centro nel punfo medio di essa con un raggio eguale alla metà dell’ ipotenusa m edesim a descriviamo un circolo, che viene circo- scritto al triangolo da noi costruito „.

Questo circolo si potrebbe avere anc he tirando u n a p e r p e n ­ dicolare da nord a sud, da P orta San G e n n a ro un po ’ più in dentro, cioè presso il Monastero di G e sù dalle M onache, sino al- l’ incontro della via T ribunali, e p ropriam ente q u e s t’ incontro si av reb b e p re sso San Lorenzo Maggiore. Il centro s areb b e il punto d ’ intersezione tra la perpendicolare e la via T ribunali. In questo punto sareb b e stato il foro, la piazza principale. Via T ribunali da est ad ovest raffigurerebbe un diametro del circolo so p ra in­ dividuato. Lungo questo circolo, o un pò più dentro o più fuori, secondo che permetteva la n atu ra del terreno, ma sem pre ai margini dell’alto piano e nella linea d ’ avvallamento, si aprivano le porte.

Dimostrato così, p r e s s ’ a poco, che Napoli fu fondata s e ­ condo il disegno d ’ Ippodamo, si trova anc he la data in cui la città doveva risultare già costruita; e questa data ci è offerta dal “ noto frammento di Timeo, nel quale si dice che Diotimo, s t r a ­ tego ateniese in g u erra coi Siculi, per ordine dell* oracolo venne in Napoli a solennizzare un a festa in onore di P artenope, e v’ istituì la corsa delle faci, che poi i Napoletani celebrarono ogni anno. Questo Diotimo si crede essere il medesimo che, come ri­ ferisce Tucidide, fu inviato da Atene insieme con altri strateghi a Corcira nell’a n n o 433j2; perciò circa questo tempo lo si fa ve­ nire a Napoli. Sicché è chiaro che la fondazione di Napoli è com presa certamente fra il 450 e il 433[2 a. C.; noi però incli­ niamo a porla più vicina al 433 o 432, perchè, in tal caso, ci spie-

ghiaino anche la venuta di Diotimo a Napoli, di cui non si è data finora alcuna ragione possibile.

Quelle feste celebrate da Diotimo a Napoli in onore di Par- tenope verrebbero, secondo noi, a connettersi con la fondazione stessa della città, sarebbero quindi feste inaugurali, a cui per mezzo-di Diotimo partecipa solennemente e direttamente Atene, sotto i cui auspici e la cui protezione vedremo sorta la città di Napoli. Non esitiamo perciò a ritenere Napoli fondata intorno al 433/2 a. C.. „ (v. p. p. 33, 34; voi. II. op. cit.).

Accennammo che alla licenza liceale Alberto P irro meritò la menzione onorevole per le scienze naturali. Il metodo rigoroso delle indagini, delle ricerche e quindi delle scoverte, anc he nel campo storico, letterario e artistico si acquista con lo studio delle scienze. Togliete dalla cultura dell’Alighieri tutto il patrimonio delle cono­ scenze scientifiche, matematica, scienze fisiche e naturali, astronomia, filosofia e teologia, storia e geografia, e la Divina Commedia, così come è, letta e ammirata in tutto il mondo, non si disegna, non si com ­ pone, non si scrive da nessun genio, per quanto elevatissimo, univer­ sale. Tutte le materie, che si studiano nelle nostre scuole, sono conca- * tenate in guisa, che l’una porta luce, forza e calore alle altre: il che,

pur troppo, non si vede prima nella scuola, ma più tardi e spesso troppo tardi negli studi superiori, nell’ esercizio delle professioni, nella vita. Giustamente la licenza liceale apre la via a tutte J e facoltà universitarie. O ccorrerebbe pero diminuire il farraginoso sovraccarico, che non tutti i cervelli possono sopportare :

non