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La parola muricino invece era usata, sempre in contrapposto di muro, p er indicare soltanto la regione in cui erano siti i terreni,

quasi fosse una convenzione p er abbreviare lo scritto? e ciò perchè il muro superiore realm ente do v ev a essere più piccolo dello infe­ riore, e ssen d o stato q u est’ultimo costrui'o appositamente per miglio­ rare il presidio alla città, non perch è quello non fosse una cinta di fortificazione. E, di fatti, q u a n d o non doveva, co! contrapposto, indicare il luogo della città, esso non veniva chiamato

muricino,

ma

muro soprano o muro betere.

Ciò posto, è chiaro che la costruzione di esso d eb b a risalire all’ep o c a rom ana, alla quale risale anche, la costruzione del ca­

stello e dei muri che d a q u esto sc e n d o n o fino ai fianchi della cita sui dorsali del monte, tuttora visibili nella loro pittoresca bellezz..

Non si p o tre b b e presum ere, infatti, che, costrutto il castello, n<n si fossero dovute dai Romani costruire a n c h e le cinte.

E che i Romani fossero usi a simili fortificazioni lo dimostralo le s u p e rb e cinte murarie di Roma ed i p o d e ro si e vetusti ruderi di Servio.

E tanto m aggiorm ente una simile misura di sicurezza doveva esse re adottata a n c h e qui, q u a n d o la colonia di Salerno d o v e v a «s- sere la sentinella av an zata contro il p o p o lo Picentino, bellicose e nemico.

Ora, se non la colonia rom ana, chi altri a v re b b e potuto o cre­ duto n ecessario costruire i muri sui fianchi ed a sud della citlà? Non i Greci certam ente che p o co ebb ero a curarsi di noi, e, quando ebb ero ad in te re ssa rse n e , Belisario e N arsete a tutt’ altro dovevano pe n s a re p er com battere gli Ostrogoti in alta Italia e p e r sconfiggerli definitivamente, in cam po aperto, nella c ru en ta ed eroica battaglia di Angri. N ep p u re i Longobardi che, da B enevento, erano sicuri e tranquilli, e ssen d o l’ Italia tutta sotto il dominio del reg n o longobardo.

E soltanto, in a p p re sso , Arechi, q u a n d o questo regno e ra caduto sotto la calata dei Franchi, e ssendosi ritirato in Salerno per assicu­ rarsi contro il p o s s e n te Carlom agno, provvide al m aggior presidio della città, colla costruzione della duplice cinta, e probabilmente coH’am pliam ento del castello e colla costruzione della torre, detta “ Bastia la quale av e v a lo sc o p o di scoprire l’a v a n z a ta dei nemici' provenienti dalla via di F o s s a Lupara, non vigilabile dalla rocca del castello, molto prima che i nemici stessi perv en issero alla vista di questa.

P a ssia m o ora al muro inferiore o

subtano.

Indubbiam ente questo è il muro costruito d a Arechi, perché nessun altro a v reb b e dovuto costruirne fino al 1035, nel periodo di due secoli circa, dalla ven u ta di quel principe in Salerno, avendo già esso provveduto a fortificarvasi, com e innanzi si è detto.

Del resto q u esta circostanza è p ro v ata dall’Anonim o Salernitano il quale, scrivendone poco più tardi, ha tram an d ato a- noi la memo­ ria che Arechi verso mezzogiorno costruì l’antemurale, che significa, non solo, nel sen so m oderno, muro di difesa verso il mare, ma an­ che, nel sen so antico, muro m esso innanzi ad altro muro parallelo, ed a breve distanza da questo. Non la stessa parola specifica usò lo scrittore q u a n d o si fermò ad o ccuparsi dei provvedim enti adottati per la cinta di ponente, scrivendo in proposito che, d a q u e sta parte, Arechi spostò in avanti i muri di cinta.

Nè poteva, d a ta la p recisa posizione del muro vecch io preesi­ stente, l’an tem u rale esser disposto a g ra n d e distanza, e sse n d o ciò impedito dall’o n d a battente del mare assai vicino.

In un d o cu m en to del m arzo 1057, (1) la estensione di un suolo con casa, ridossata al muro meridionale della città, ed all’esterno di questa, dato dall’abate Giovanni di S. M aria de Domno, a tal Leone Varrilario, era di a p p e n a di 11 piedi, pari a metri 3,87 circa, nel senso nord-sud. E se b b e n e dal docum ento risultasse che, a sud di questo suolo, esistesse altro terreno della chiesa, tuttavia la ristret­ tissima estensione di esso in quella direzione lascia p resu m ere che ben p o co ve ne era an co ra di là al battente del mare.

P e r conseguenza, p e r le considerazioni tatte, tutto lascia ritenere che dei due muri esistenti intorno al 10 IO a mezzogiorno di Salerno, il superiore doveva a p p arten ere all’ep o c a rom ana, l’altro alle opere di Arechi.

Q u e st’ultimo, com e vedrem o, salvo alcune varianti posteriori verso il suo estremo occidentale, ed in altri punti, è pervenuto, si può dire fino ai giorni nostri, fino a che, cioè, non cominciò a cadere sotto il piccone demolitore al principio del secolo XIX e fino a che non c a d d ero gli ultimi ruderi verso il 1888 nella co stru zio n e del p a ­ lazzo Grassi oggi Albergo Diana.

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Gli avanzi dell’antica ch ie sa di S. Maria de D om no si osserv an o nell’angolo nord-ovest del palazzo Trucillo, ad oriente dell’edificio della Prefettura, nella s e c o n d a bottega v erso oriente a partire dal detto angolo.

Le due colonne e l’arco da queste sostenuto, a n c o r a dell’epoca, costituiscono parte delle strutture fra la n av ata settentrionale e la n avata centrale; ed il fronte dell’attuale edificio verso la Via Flavio Gioia, salvo lievi differenze dovute a rifazioni ed a ringrossi p o ste­ riori, costituisce il lato meridionale della via Carraria. Di guisa che l’andam ento di ^questa via d o v e v a essere, su p er giù, quello che ora si osserva nella via Macelli ad ovest della c h ie s a di S. Agostino e nella via Flavio Gioia ad est di questa Chiesa, fra S. Lucia e P o r ­ ta nova. Naturalmente la larghezza dell’a n tic a stra d a non d oveva e s ­ sere quella dell’attuale, non p o ten d o questa, n ep p u re a gran disagio, risp o n d ere alle condizioni ed ai bisogni di una via carraria. Forse pure q u esta doveva essere alquanto ristretta p e rc h è serviva al d i ­ sim pegno di suoli di ristrettissima estensione, ma non tanto, quanto quella attuale, da non p o te r consentire il passaggio e l’ incrocio dei carri, e doveva, per conseg u en za, p e r lo meno essere larga cinque metri. In effetti però doveva esser più larga p er quello che si dirà più oltre; ed in questo caso i muri si s a re b b e ro distanziati, con m ag­ giore probabilità, per 30 metri.

vettero avvenire nel d e c o rs o dei secoli XIII a XV, com e può rile­ varsi d a alcune particolarità architettoniche tuttora esistenti nel lato settentrionale della via Flavio Gioia, ad esclusione di q u a lc h e edi­ ficio verso S. Lucia, nel qual luogo si nota an c h e un portale del se­ colo XVIII; e tale riduzione si dovette co n seg u ire più collo sposta­ mento verso sud del lato settentrionale della strada, d a ta la presenza del fronte settentrionale dell’antica chiesa di S. Maria de Domno, che è sulFalIineamento del lato m eridionale della via antica.

A nche il lato m eridionale di q u esta subì, col d e c o rso dei secoli, in q u a lc h e parte degli spostam enti verso sud, fra i quali appare evidente quello cad e n te nel tratto ad est di Via D o g a n a Regia, oggi R osario Macchiaroli, in c o rrisp o n d e n z a del portale del XIV secolo esistente sul lato o p posto. M a la direzione precisa dell’antica strada è d ata dal tratto fra la chiesa di S. Agostino ed il Largo Dogana Regia, p e rc h è , tra s c u ra n d o il fronte n ord della Prefettu ra c h e è r e ­ centissimo, tale direzione è invece attestata dal fronte degli antichi fabbricati, prospicienti sul lato o p p o sto della via fra i quali, quello in c o rrisp o n d en za della chiesa, risale al secolo XIV, com e si osserva dai portali delle b o tteg h e colà tuttora esistenti (1).

C ad en d o , quindi, 11 lato n ord del fabbricato Trucillo, che è sito im m ediatam ente ad est della Prefettura, sul fronte settentrionale dell’antica chiesa, è chiaro che questo lato d e b b a costituire il luogo p reciso dal quale si d eve partire p e r individuare i punti corrispon­ denti per i quali d o v ev an o p a s s a re il muro della cinta romana e quello della cinta di Arechi, d o v e n d o trovarsi, il primo d a metri 14 a 19 più a nord d a detto luogo, e l’altro a metri 11 circa più a sud dello stesso.

Infatti, ap p u n to a q u e sta distanza, m isurata lungo il lato est del

(1) P ro lu n g a n d o in lin ea retta l’a n d a m en to a n tico c o n s e r v a to dalla v ia fra S. A g o s tin o e d il L argo D o g a n a R eg ia s i o ss e r v a su lla m a p p a di Salerno c h e d etto p ro lu n g a m e n to v a a fin ire c o n p r e c is io n e al lu o g o d o v e oggi si e le v a la p orta di P o rta n o v a . La la r g h e z z a v e ra d e lla strad a p o treb b e e s s e r c i fo r se a ttesta ta dal b r e v e la rg h etto in n an zi alla c h ie s a di S. A g o s tin o . Oli ed ific i c h e fro n teg g ia n o , sul la to nord, il d e tto la rg h etto , s o n o di struttura assai re­ c e n te , e ciò ci la s c ia p resu m ere c h e e s s i d o v e tte r o so r g e re p er rifazioni di e d i­ fici a ss a i più an tich i d e l XIII s e c o lo , e p o c a n ella q u a le s i e b b e lo sp ostam ento v e r s o su d d el la to se tten trio n a le d e ll’ a n tica v ia carraria, c o lla con segu en te r id u z io n e d e lla la rg h ez za di q u ella , c o m e , s i o s s e r v a d a ll’ im pronta g en era le d e ll’ arch itettu ra d e g li ed ifiz i so r g e n ti o g g i su l la to s e tten trio n a le della via F la v io G io ia , n ella q u a le si r ile v a in m a ssim a parte 1’ e p o c a durazzesca.

Q uind i m entre q u e s to sp o s ta m e n to a v v e n iv a n el tratto fra il larghetto d e lla c h ie s a di S. A g o s tin o e P o rta n o v a , il tratto in corrisp on d en za di q u esta c h ie s a d o v e tte rim an ere ina ltera to . P o ste r io r m e n te , v e rso lo in iz io d e l s e c o lo s c o r s o , g li ed ifiz i attuali d o v e tte r o e s s e r e r ic o str u iti sullo a n tico fron te. La la rg h e z za , p e r c iò , d e ll’ an tica via carraria d o v e v a essere da ni. 9,50 a 10,00, q u an to a p p u n to è il d etto largh etto e c o lle g a v a la P orta di P o rta u o v a con l a ’ P orta d e ll’A n n u n ziata (B usannola).

vicolo ad oriente della Prefettura, si nota nel magazzino ivi esistente, un grosso muro in direzione est-ovest, o p e ra della v ecch ia cinta che sarà rimasta colla estensione del fabbricato Trucillo verso la Marina.

1 rovati questi punti, possiam o tentare il tracciam ento di un certo tratto dei detti muri se g u e n d o la m a p p a del nuovo catasto Foglio 64, Alligati A e B, e b a sa n d o c i su alcune linee caratteristiche di q u esta m ap p a e su alcune considerazioni di indole architettonica.

Q uesto tentativo è riportato sulla tavola intercalata. *

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La ferrea mano dell’uomo, per quan to avvezza a modificare ogni co sa per s e c o n d a rn e i bisogni ed i capricci, tuttavia lascia delle im ­ pronte indelebili della su a opera, a traverso i! tem po che inesorabil­ m ente trascorre.

Nell’architettura, infatti, noi troviamo un sussidio potentissim o per riconoscere l’e p o c a dei fabbricati, q u a n d o , p e r b u o n a fortuna, le rifazioni posteriori non a bbiano interam ente distrutte e ricoperte le le opere anteriori. E b a sta una finestra, un portale, od un frammento qualsiasi, p e r attestarci l’e p o c a anteriore dell’edificio rifatto, come i monconi cantonali di antiche colonne apposti agli spigoli degli edi- fizi rifatti nel 1700, do p o i gravi terremoti1 della s e c o n d a metà del secolo p recedente, ci po sso n o dare indizio della p reesistenza di opere più antiche in quei luoghi.

Fermiamoci a determ inare l’a n d am en to del muro di Arechi. Chi esamina l’architettura degli edifizi com presi fra la Marina (Corso Garibaldi) e le parallele Via Flavio Gioia e Macelli, facil­ mente rileva che il fronte di essi verso queste ultime ha sensibili tracce di architettura dei secoli XVII e XV11I od an c h e più antica in alcuni pupti, la d d o v e il fronte degli stessi verso la marina ap p are evidente del secolo XIX. P o c h e eccezioni vi sono, ma esse sono an c h e perfettamente giustificate. Vi è, infatti, sul fronte alla marina, un luogo, in corrispondenza della palazzina D ’Agostino, nel quale il frontone sui balconi ac c u sa l’e p o c a del secolo XVII, ed appunto ciò costituisce una pro v a dell’efficace sussidio b asato sull’architet­ tura degli edifizi, perch è proprio in quel posto, prima della d e m o ­ lizione del muro, po tev a esistere un edifizio, proteso innanzi alla linea degli altri, essendovi quivi uno s p e ro n e a corpo avanzato sul muro stesso, che consentì la p rotensione in avanti dell’edificio in parola. A nche gli uomini q uarantenni d o v reb b ero ricordare che in quel sito esisteva, a sud della c o rd o n a ta del marciapiedi verso il mare, un avanzo di muro antichissimo, in direzione inclinata alla spiaggia che resistette a tutti gl’ impeti delle onde. Quel muro r a p ­ p re se n ta v a una zona della parte inferiore dello sperone, costruito a p u n ta spartiacque verso il mare.

altri pochi, p re se n ta n o , fra la M arina e le vie interne, tutta fattura d e l secolo XIX, e si sa che questi edifici risultano dalla completa ricostruzione su o p e re più antiche.

Ciò prem esso , non vi è chi non v e g g a che sulla linea di s e p a ­ razione fra le parti costruite nel secolo XIX e quelle anteriori debba e s s e re la linea p e rc o rs a dal muro.

Ora, in qu alch e p o sto q u e sta linea è facilmente riconoscibile p e rc h è le aggiunte a s u d dei fabbricati, d o p o la demolizione del muro, si elevarono ad altezza m inore delle strutture anteriori, come avviene nel sito d o v e s o n o i magazzini del Cav. Forte ad est dell’a l ­ b e rg o di Inghilterra, nel quale p o sto si rileva ch iaram en te l’andamento inclinato v erso s u d -o v e s t del muro, p e r cingere la ch ie sa di S. Lucia a sud. M a in altri luoghi non è facile.

E qui p u ò intervenire un altro sussidio b a s a to sulle linee divi­ sorie delle p roprietà, portate dalla m a p p a del catasto.

Il tentativo di introdurre nei mezzi di ricerca questo nuovo elemento sussidiario, forse non a n c o ra m esso a profitto, non ha lo sc o p o di dare u n a certa originalità al m etodo d’ indagine. Ma questo elemento, invece, in concom itanza dell’altro che ci porge l’architettura coi suoi frammenti, ci p o trà essere di grande aiuto.

P e r c h è an c h e nella m a p p a del catasto noi p o ssiam o rinvenire la traccia della m ano dell’uomo, c o n te m p o ra n e am e n te distruttrice e creatrice, atteso che in alcune linee caratteristiche di quella noi p o ssiam o ritrovare q u a lc h e c o s a che ci guidi al fine.

Q u a n d o nei lontani tempi, i terreni a rid o sso dei muri della città a n c o ra liberi v en iv an o a coprirsi di edifici d a u n a parte e d a l­ l’altra, quei muri costituivano le dividenti delle varie proprietà in tutta la loro estensione. Poi, nel d e c o rso dei secoli, i passaggi delle proprietà, le demolizioni dei fabbricati primitivi e la ricostruzione dei nuovi, e le continue modifiche alle quali l’uom o continuamente a sso g g e tta le cose, h a n n o potuto m odificare e distruggere quelle dividenti originarie.

Tuttavia, q u a n d o dal carattere antico degli edifici o dalla b r e ­ vità del tem p o trasco rso noi p o ssia m o rilevare c h e le modifiche non p o s s o n o essere state importanti e num erose, non v’ha d ubbio che le dividenti originate dalla p re se n z a dei muri, abbiano lasciata qu alch e traccia della loro esistenza.

E queste noi le notiamo subito q u a n d o nella m a p p a osserviamo che certe linee si su s s e g u o n o longitudinalm ente con regolare c o n ­ tinuità, in più proprietà diverse e contigue, con andamento quasi parallelo all’an d am en to di altre linee simili od a lati di antiche s tr a d e 1 Q ueste linee caratteristiche quasi ci lasciano intravedere che la regolare continuità di esse, ed il loro parallelism o ad altre, non d e b b a attribuirsi soltanto al caso, ma a n c h e alla esistenza di qual­ che co sa che le abbia obbligate a sussistere. Alle volte esse si i n ­ terro m p o n o p e r breve tratto, e quivi notiamo la presenza di qu alch e