1. LE IMPRESE DELLA MODA
1.3 Le filiere della moda
1.3.1 Filiera del tessile-abbigliamento
La moda italiana deve il proprio successo alla padronanza dell’intera filiera del tessile abbigliamento, una filiera estesa e articolata, che presenta caratteristiche – tra cui quella di essere profondamente radicata nella storia industriale del paese – uniche nel panorama dei Paesi industrializzati.
Il termine filiera indica l’insieme delle imprese che apportano un contributo alla creazione del valore aggiunto di un prodotto finale. Nella sua accezione più ampia, il termine comprende non solo le imprese che costituiscono gli anelli della catena produttiva e distributiva di un bene, dalla trasformazione delle materie prime a monte del processo produttivo fino alla sua collocazione sul mercato, ma anche le imprese che sono fornitrici di beni intermedi o servizi essenziali alla trasformazione e alla vendita del prodotto.
La filiera produttiva del tessile abbigliamento è una filiera estesa e articolata. A partire dalla trasformazione delle materie prime (animali, vegetali, artificiali o sintetiche) fino alla fase finale della confezione, il prodotto attraversa una lunga sequenza di fasi di lavorazione. Ciascuna di queste fasi costituisce un settore che, a sua volta, può essere segmentato al suo interno sulla base, per esempio, di criteri merceologici. Sistema Moda Italia, l’associazione di rappresentanza degli industriali del tessile e della moda, ha suddiviso le fasi produttive della filiera in otto categorie – filatura e preparazione a monte, tessitura, nobilitazione, biancheria per la casa, maglieria esterna, intimo e calzetteria,
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confezione, varie tessili e componenti –, ciascuna delle quali è articolata in gruppi merceologici. L’estensione della filiera rende particolarmente importante l’integrazione e il coordinamento delle diverse componenti da cui essa è costituita, al fine di raggiungere un elevato grado di efficienza e di efficacia, senza trascurare la sostenibilità, tema rilevante e distintivo negli ultimi anni18.
Molte volte il sistema moda viene inteso erroneamente con riferimento solo al prodotto finito. In realtà. L’abito è il frutto di ricerche che vanno dall’utilizzo di determinate fibre, allo sviluppo di un certo tessuto, alla ricerca del colore delle forme e dello stile. “Un abito è molto più dello sforzo creativo di uno stilista: è il risultato dell’utilizzo di fibre innovative tessute con macchinari specializzati in stoffe confezionate nelle forme e nei colori che lo stesso sistema moda propone attraverso fiere e operatori specializzati. E non basta: nell’affermazione di uno stile, fondamentale è anche il ruolo della distribuzione che seleziona l’offerta a monte, e dell’occhio critico di della stampa specializzata”19.
Infine, del sistema moda fanno parte anche settori non disposti lungo il ciclo produttivo, dalla materia prima al prodotto finito, ma che svolgono una funzione di supporto dell’intera filiera: il settore della meccanica strumentale e i vari comparti del terziario avanzato (editoria specializzata, fiere, agenzie di pubblicità e comunicazione, studi di design, ecc.).
La filiera del tessile-abbigliamento può essere scomposta in macro-fasi20:
- Settore delle fibre - Settore tessile:
18 F. R. RINALDI, S. TESTA, L'impresa moda responsabile. Integrare etica ed estetica nella filiera, EGEA, Milano, 2013.
19 S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda, RCS Libri, Milano, 2000, p. 40.
20 S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda, Rizzoli Etas, Milano, 2005.
21 o Comparto laniero;
o Comparto cotoniero e liniero o Comparto nobilitazione
o Comparto tessili vari e prodotti tecnici - Settore abbigliamento:
o Comparto abbigliamento in tessuto;
o Comparto abbigliamento in maglia e calzetteria
Il primo anello è costituito dai produttori di fibre. La fibra è la più piccola componente di un tessuto, ma anche quella che gli conferisce colore, peso, solidità. Le fibre possono essere naturali o chimiche. Il settore delle fibre è l’ambito in cui si realizzano le più importanti innovazioni in termini di ricerca di nuove funzionalità e nuovi materiali, di conseguenza è di natura capital-intensive data la necessità di elevati investimenti in ricerca, tecnologia, macchinari. Dal punto di vista concorrenziale l’industria è concentrata. Negli ultimi anni c’è stato un sorpasso, nei consumi, delle fibre sintetiche su quelle naturali. Inoltre, si è rilevato uno spostamento dell’asse produttivo dall’occidente ai paesi asiatici. Infine, si sta andando verso una ricerca di metodologie e processi produttivi a basso impatto ambientale, quindi sostenibili21.
Il settore tessile comprende le attività di trasformazione delle fibre in filati e tessuti. Una prima segmentazione si basa sul tipo di fibra utilizzata; si distingue il ciclo laniero da quello cotoniero, dal ciclo serico, dal ciclo dei non tessuti e tessili misti. I quattro cicli costituiscono sub-filiere tessili ben differenziate. All’interno di ciascun ciclo possono essere riconosciute alcune fasi comuni che definiscono altrettanti semilavorati; la fase di
21 F. R. RINALDI, S. TESTA, L'impresa moda responsabile. Integrare etica ed estetica nella filiera, EGEA, Milano, 2013.
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preparazione e filatura delle fibre, la fase di tessitura e quella di nobilitazione. Nella fase di filatura, predominano le variabili tecnologiche legate al tipo di fibra; mentre nella tessitura prevale una logica di orientamento al mercato di sbocco. La struttura delle imprese è mutata nel corso degli anni: in passato le imprese tessili tendevano a integrarsi verticalmente, dagli anni Novanta è prevalsa la tendenza alla specializzazione. Cresce l’importanza di imprese focalizzate su attività commerciali e di coordinamento della filiera. Le imprese italiane dominano la fascia medio-alta dei tessuti ortogonali e a maglia, soprattutto in fibre naturali, realizzati all’interno di distretti specializzati di Biella e Prato.
Il comparto è costituito da molte imprese di piccola e media dimensione e poche grandi imprese.
Nel settore dell’abbigliamento è doveroso fare una distinzione tra le due tipologie di prodotto finito: confezione e maglieria. Nel primo caso vengono incluse l’attività di taglio e cucitura a partire da tessuti ortogonali e tessuti in maglia, mentre in quello della maglieria l’attività di realizzazione di capi in maglia parte dal filato. A differenza delle industrie a monte, le fasi del ciclo produttivo a valle evidenziano una natura discreta, che rende possibile un elevato ricorso al decentramento. Per questa ragione è stato possibile organizzare la produzione per fasi indipendenti presso imprese specializzate per singola fase. Nel caso italiano è sufficiente notare il costante riferimento ad aree produttive e distretti piuttosto che a singole imprese o dinastie industriali per riconoscere la frammentazione del sistema22.
La leadership del sistema moda italiano ha il suo punto di forza nel Pret-à-Porter alto, di lusso, che a livello mondiale ha una notevole importanza, in quanto origina lavoro e ricchezza per l’intera filiera: per il tessile a monte e per il terziario a valle. Un elemento
22 S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda, Rizzoli Etas, Milano, 2005.
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distintivo del successo del Made in Italy è costituito indubbiamente dall’integrità della sua filiera produttiva.
Le principali fasi del ciclo produttivo che accomunano tutti i segmenti dell’abbigliamento in tessuto o a maglia sono il taglio, la confezione, lo stiro e le operazioni di controllo e imbustaggio del capo finito. In alcune fasi, come quella del taglio, si è assistito a processi di automazione; cosa che non è stata possibile nella confezione con la fase della cucitura dove il costo della manodopera ha un’incidenza elevatissima.
La struttura del settore è rappresentata da grandi aziende industriali, talvolta integrate in gruppi tessili, con una gamma completa di prodotti appartenenti a diversi segmenti;
“griffe” famose, internazionali, a capo di proprie aziende di produzione o di gestione di licenze con una gamma di prodotti altamente diversificata; medie aziende industriali focalizzate su specifici comparti; aziende medio-piccole e piccole, produttrici di prodotti specializzati e di accessori moda; aziende subfornitrici delle imprese precedenti, distinguibili in “terzisti” in grado di realizzare il capo finito e “façonisti” che svolgono esclusivamente attività di confezione e di finissaggio su semilavorati di proprietà del committente23.
Il grande vantaggio della filiera è quello di rafforzare la competitività rispetto ai concorrenti esteri: il sistema moda italiano, che ha un’elevata qualità del prodotto finito, ha un’indiscussa posizione di leadership sul mercato internazionale. Grazie alla padronanza dell’intera filiera il prodotto italiano risulta essere di elevata qualità, stile e innovazione, dato che le strette relazioni tra gli operatori consentono la ricerca di soluzioni collaborative.
23 S. SAVIOLO, S. TESTA, Le imprese del sistema moda, Rizzoli Etas, Milano, 2005.
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La distribuzione nel sistema moda può essere di tipo generalista o specializzata.
All’interno di ciascuna categoria esistono diversi formati distributivi che si distinguono in base a superficie, localizzazione, posizionamento di prezzo e livello di servizio:
department stores, negozi specializzati, catene, discount, e-commerce, ecc.
Un ulteriore criterio di segmentazione della distribuzione è la formula proprietaria:
indipendente, gruppi di negozi a proprietà centralizzata (catene), negozi in franchising.
La distribuzione, anche se l’ultimo anello della filiera, è per molti versi il cuore della filiera del tessile-abbigliamento e del sistema moda. Il punto di vendita non è solo canale distributivo ma luogo in cui si concretizza la strategia commerciale dell’intera filiera cha sta a monte: si fa comunicazione, si offrono prodotti, si propone un servizio e si costruisce e si rafforza il rapporto di fidelizzazione con la clientela. Inoltre, è il punto di vendita a fornire gli input più affidabili e tempestivi in merito all’evoluzione dei gusti e delle esigenze dei consumatori.