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Il fine vita e la morte

RELIGIONI: LA PROSPETTIVA DELLA RESURREZIONE

3.1 Il fine vita e la morte nel Cattolicesimo 1 Il Cristianesimo e il Cattolicesimo

3.1.2 Il fine vita e la morte

La tradizione cristiana ha da sempre posto grande attenzione all’aiuto e all’assistenza, sia fisica che spirituale, dei malati.

L’amore verso Dio e verso il prossimo è il primo compito di un buon cattolico, nel vangelo di Giovanni, infatti, Gesù dice “Questo è il mio

12)”, vivere da buon cattolico è proprio questo, imitare l’esempio di Gesù e comportarsi allo stesso modo.

Dio viene riconosciuto come guaritore, ma la malattia ha diverse dimensioni, se infatti viene riconosciuta come un “sintomo” dei peccati del mondo, viene anche identificata come un segno di fragilità dell’essere umano, o meglio un segno della sua mortalità, perché se tutti dobbiamo lottare per combattere la malattia, prima o poi tutti dobbiamo morire.

Nel momento del dolore, l’uomo ha la possibilità di avvicinarsi a Dio e di capire il perché della sofferenza, di scoprire il mistero del dolore che attanaglia l’uomo dal giorno dei giorni.

La resurrezione di Cristo vince il male nella sua essenza, sconfigge il peccato con il credo religioso, sconfigge la morte con la sua resurrezione, le sofferenze temporali in questa vita rimangono proprio come la sofferenza di Cristo sulla croce, ma il fedele vive la vita con una speranza diversa, quella della resurrezione. Ogni uomo compartecipa alla passione e alla sofferenza di Cristo, ma allo stesso modo compartecipa alla salvezza, il messaggio di Gesù è amare il prossimo con la sofferenza e fare del bene a chi soffre. Alleviare le sofferenze e prestare aiuto ai malati è considerato estremamente lodevole nella visione cattolica e non viene mai visto come un’offesa alla divina provvidenza, anzi, ogni creatura deve essere responsabile della propria cura e della propria salute, ma nei casi in cui questo non è possibile, è bene affidarsi a chi lo può fare.

La chiesa cristiana, e cattolica soprattutto, ha sempre sostenuto e costruito ospedali e ricoveri per la cura dei malati, soprattutto nel Medioevo il suo intervento è stato fondamentale per assicurare le cure fondamentali a chi ne aveva bisogno.

Un pilastro del cattolicesimo è proprio la guarigione dei malati, nel vangelo di Matteo, Gesù dice: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i

lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”(Mt 10-8), importantissimo è quindi accompagnare i malati nell’ultima

fase della loro vita, accompagnamento che deve essere soprattutto spirituale. Nel vivere la malattia la visione cattolica vede una partecipazione alle sofferenze di Gesù Cristo, ma oltre alle sofferenze, c’è una partecipazione alla sua morte e alla sua resurrezione, il paziente ha tutti i diritti ad usare

tutti i mezzi che possono ridurre il dolore, ma la sofferenza è una cosa che fa parte di questa vita, e prima poi ognuno di noi la sperimenterà, cosa che lo avvicinerà a Gesù e alla sua sofferenza.

La ricerca della cura è lodevole, ma nel caso di malattia rara o con poche possibilità di guarigione, le cure sperimentali possono essere usate solo a tre condizioni: che non ci siano cure di sicura efficacia, che venga scelto il trattamento con meno possibilità di danneggiare ulteriormente il paziente e che ci sia il suo consenso.

Per sottolineare l’importanza dell’assistenza spirituale ai malati più gravi, la chiesa cattolica ha sviluppato il sacramento dell’Estrema Unzione, o Unzione degli Infermi che dir si voglia, come sostegno alla guarigione dell’anima del malato.

Il medico cattolico ha l’obbligo di mantenere il segreto professionale che può essere violato solo nel caso in cui la necessità comune lo richieda, in generale i pazienti hanno il diritto di conoscere l’entità della propria patologia, ma il medico deve sempre stare attento agli interessi medici, psicologici, materiali e spirituali e alle conseguenze che una simile notizia potrebbe avere sul paziente.

Diverso invece è l’atteggiamento nei confronti di un paziente che sta per morire, in questo caso il medico cattolico ha l’obbligo di informare il suo paziente di quanto sta per succedere, le “Direttive etiche e religiose per i

servizi sanitari cattolici” sono molte chiare in materia:

“Tutti hanno il diritto e il dovere di prepararsi al solenne momento della

morte. A meno che non sia palese, perciò, che un paziente terminale sia già preparato alla morte, tanto nei confronti delle questioni spirituali che temporali, è dovere del medico informarlo delle sue condizioni critiche, o fare in modo che sia un’altra persona responsabile a comunicare tale notizia”.13

Proprio perché la morte è il limite della vita, è fondamentale essere informati della fine e poter chiedere perdono dei propri peccati e redimersi, con la morte l’uomo ritorna alla casa del Padre e solo in questo modo la distanza da Dio finisce.

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Quando il momento della morte si avvicina, sarebbe buona cosa chiamare un parroco per poter impartire il sacramento dell’Estrema Unzione e, se la persona è ancora lucida, pregare assieme e chiedere perdono dei propri peccati. Dopo la morte c’è un breve momento di veglia al corpo, momento in cui si riuniscono i familiari più stretti per poter salutare il proprio caro e pregare per lui.

Spesso il giorno prima del funerale, i familiari e gli amici più intimi si riuniscono in chiesa per dire il rosario in memoria della persona appena mancata, mentre il giorno del funerale, che generalmente avviene dopo un paio di giorni dalla morte, include quattro momenti principali che sono: l’accoglienza della comunità, la liturgia della Parola che illumina la morte nella prospettiva della resurrezione, l’Eucarestia come centro della realtà cristiana e l’addio al defunto.

Nel momento finale del funerale, prima che la bara esca dalla chiesa, avviene l’aspersione con l’acqua benedetta e l’incensazione della salma che sta a significare l’ultimo saluto e l’ultima raccomandazione a Dio.

L’uso cristiano di seppellire i cadaveri è iniziato già dal II secolo mentre la cremazione è stata proibita per molto tempo, attualmente è permessa purché non venga praticata per motivi contrari alla dottrina cattolica.

La comunità cattolica ha un’attenzione particolare per le persone che sono in lutto, è importante, infatti, che in un momento carico di tristezza e sconforto non si sentano sole e soprattutto che non perdano la fede, proprio perché la prospettiva cattolica apre alla speranza, è fondamentale in un momento di dolore profondo come quello del lutto, affidarsi a Dio.

Il culto dei morti è estremamente vivo nella religione cattolica, è usanza far celebrare una messa in ricordo del proprio defunto nelle ricorrenze più importanti (prima settimana dalla morte, anniversario) e rendergli omaggio nel giorno della Commemorazione dei defunti, celebrata il 2 novembre. In questa giornata viene celebrata una messa all’interno dei cimiteri e in seguito vengono benedette tutte le tombe, per i familiari è usanza visitare le tombe dei propri cari e portare dei fiori.

Nella prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi, viene rinnovata la promessa di resurrezione fatta da Gesù, infatti recita così:

“Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Confortatevi dunque a vicenda con queste parole” .

“Libera il tuo servo (nome) da questa sofferenza intollerabile e da questa malattia lunga e inesorabile, e dà a lui il riposo”

Preghiera Cristiano Ortodossa recitata poco prima della morte

3.2 Il fine vita e la morte nell’Ortodossismo