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5.3 “Tutto me stesso prima di morire Note dalla malattia”

5) Patologico: il lutto patologico si sviluppa quando è impossibile

5.5.3 Vivere il lutto

Per una famiglia il lutto è un momento drammatico non solo per la perdita di una persona cara, ma anche per la perdita di identità e di ruolo che tutti i membri inevitabilmente subiscono.

Capita molto spesso che dopo un lutto la comunicazione all’interno della famiglia si inceppi e inizino dei conflitti tra i vari membri, conflitti dovuti alla rabbia e al dolore che però spesso sfociano in veri e propri litigi che minano in maniera perenne l’unità familiare.

Dopo il lutto possono verificarsi altri problemi per i familiari, problemi che spesso vengono sottovalutati o proprio non riconosciuti a causa dei tanti eventi che si succedono.

Uno dei primi campanelli d’allarme è la mancanza di appetito e soprattutto la mancanza di alimentazione, la nutrizione è centrale per la salute ma capita che dopo un lutto il familiare perda la voglia e l’interesse per mangiare, anche preparare il cibo, attività che prima interessava, perde l’interesse che aveva, le occasioni di relazioni sociali come pranzi con amici e parenti vengono rifiutate e tenute alla larga.

Allo stesso modo è preoccupante quando c’è troppo attaccamento per il cibo, quando diventa un mezzo per colmare il vuoto dovuto al lutto, in questo modo il regime alimentare si altera e si alterano anche le funzioni fisiche .

Un modo per riprendere un comportamento alimentare corretto è ripristinare, il più possibile, la vita familiare andando a porre l’accento sullo sforzo di alimentarsi per dare l’esempio agli altri, creando un momento per potersi ritrovare ancora come una famiglia, con orari, riti e organizzazione domestica. Quando una persona rimane da sola, dopo anni di vita di coppia, non solo è importante trascorrere del tempo assieme, ma è fondamentale riorganizzare dei ritmi, uno stile di vita e una certezza giornaliera, perché in poco tempo la regolarità di una vita si è dissolta, lasciando il posto alla solitudine. La perdita della routine è il motivo di disorientamento, di confusione e di disinteresse per quello che non è più come prima, per quello che appare così miseramente vuoto.

Un’altra cosa che è bene accennare è la questione degli oggetti appartenuti alla persona che non c’è più, può capire che i familiari rimangano anni senza toccare niente, tenendo vestiti e oggetti dove il defunto li aveva lasciati a mo’ di reliquie. Al contrario può capitare che i familiari se ne liberino velocemente in modo che l’operazione risulti “indolore”, se non ci sono regole per affrontare questa questione, possiamo dire che cederli velocemente non è la scelta più saggia perché potrebbero esserci ripensamenti o si possono ritrovare dopo tempo richieste scritte del defunto su come destinare le sue cose. Il lavoro del lutto è lungo e doloro, e allo stesso tempo deve essere affrontato con calma e pazienza, anche staccarsi dagli oggetti in maniera positiva è importante, poiché sono la cosa più immediata che ci ricorda chi non c’è più.

Altre due questioni vanno evidenziate, perché spesso sono lo strumento usato per uscire dal lutto, i farmaci e le sostanze alcoliche.

Per quanto riguarda i farmaci, psicoattivi o farmaci in generale, occorre distinguere tra chi ne faceva uso prima del lutto, in maniera consapevole e appropriata e chi anche prima li usava per motivi impropri, e chi inizia ad usarli dopo il lutto.

Per chi li usava già prima il rischio è di aumentare il dosaggio, facendosi fora sul fatto di sapere già come funzionano e di sentirsi in grado di controllarli e di prevedere gli effetti.

Per chi non li ha mai usati prima, i farmaci possono essere ugualmente pericolosi, perché vissuti come via d’uscita per liberarsi da un lutto che appare troppo grande e doloroso da vivere.

Oltre agli effetti collaterali sul fisico, l’assunzione di farmaci spesso provoca dei “blocchi” nelle persone, dei blocchi nei riti e nelle narrazioni, che tengono il lutto congelato e lo fanno esplodere quando il resto della famiglia e gli amici non se lo aspettano più e quando non sono più pronti a gestire rabbia e sfoghi. In questo modo tutta l’elaborazione verrebbe sfalsata e risulterebbe ancora più dolorosa perché i tempi sarebbero più lunghi e in un certo senso più vuoti, e la difficoltà a raccontare il lutto sarebbe ancora maggiore perché il resto delle persone attorno avrebbero già girato pagina e non sarebbero più ricettivi come all’inizio del lutto.

Già nella nostra società è impossibile parlare del dolore per la morte di una persona cara, figuriamoci cercare di farlo quando sono passati mesi o addirittura anni!

L’alcol è l’altra via d’uscita che sembra facile e indolore, perché offusca le emozioni, i ricordi e il dolore. Ancora oggi l’alcol viene considerato un buon metodo per “tirarsi su”, e la maggior parte delle persone è abituata a consumare bevande alcoliche anche se minimamente.

In questo momento però, è quasi impossibile astenersi dalle bevande alcoliche, al contrario è molto più frequente che ci sia un aumento nel consumo di alcolici, un aumento che si consolida nel tempo.

Come per i farmaci, anche l’alcol può rallentare o addirittura congelare l’elaborazione del lutto, relegandolo in un angolo della mente dalla quale non si vorrebbe più farlo uscire.

Proprio per questo, sottolinea il Dottor Colusso46, sarebbe importante astenersi dal consumo di alcol durante il lavoro del lutto, soprattutto quando ci sono già altri campanelli d’allarme come disturbi del sonno, dell’alimentazione o depressione.

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