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Il nucleo collezionistico denominato gipsoteca cameriniana è costituito da cento pezzi3 ed è conservato presso Villa Contarini4, a Piazzola sul Brenta5. Il nome della collezione trae origine dalla famiglia Camerini che le diede vita in seguito all’acquisto della villa, effettuato poco dopo la metà del XIX secolo. Le vicende costruttive del complesso, tuttavia, risultano molto più antiche; il primo nucleo della villa fu costruito nel

1 Cfr. http://www.villacontarini.eu/it/visita-la-villa.html

2 Quest’ultima si occupa dell’acquisto, della vendita e della gestione di stabili e terreni, con particolare

riferimento al complesso in esame e al veneziano Palazzo Torres-Rossini. Le informazioni sulla società sono reperibili ai seguenti indirizzi: http://www.regione.veneto.it/web/guest/immobiliare-marco-polo-srl; http://www.villacontarini.eu/it/amministrazione-trasparente.html. 3 In particolare, oltre alle novantotto opere realizzate in gesso, rientrano in tale nucleo anche un Ritratto d’uomo in terracruda (inv. S.n.) e una Scena di genere in terracotta (inv. S.n.), dei quali non è stato possibile

identificare l’autore. Cfr. D’Anza Daniele, Le opere, in Villa Giovanni Carlo Federico, Pregnolato Monica, D’Anza Daniele, Villa Contarini. La gipsoteca cameriniana, Vicenza, in edibus, 2014, pp.59-95.

4 Nel 2014 è stata pubblicata la guida relativa alla gipsoteca: Villa Giovanni Carlo Federico, Pregnolato

Monica, D’Anza Daniele, Villa Contarini. La gipsoteca cameriniana, Vicenza, in edibus, 2014.

5 Cfr. D’Anza Daniele, Introduzione, in Restucci Amerigo, D’Anza Daniele, Zanarotti Camilla, Villa Contarini,

Padova, Mediager, 2009, p.11; Restucci Amerigo, Architettura, in Restucci, D’Anza, Zanarotti, Villa Contarini,

15466 e nel corso della seconda metà del secolo successivo l’edificio fu ampliato per volontà di Marco Contarini7. Alla morte di Alvise I Zaccaria Contarini, avvenuta nel 1836, la proprietà venne ereditata dai nipoti, ovvero da Andrea e Pietro Francesco Giovanelli e da Giovanni Correr8. In seguito numerosi beni furono trasferiti altrove e la villa venne utilizzata come riparo per le truppe austriache e come magazzino9. Solo nel 1852 la storia della costruzione si legò a quella della famiglia Camerini; il 30 novembre Silvestro (1777- 1866) entrò infatti in possesso della proprietà che sarebbe poi stata ereditata da Luigi (1819-1885)10. Quest’ultimo fu il committente di diverse opere dedicate ai defunti zii, il già citato Silvestro ed Eurosia Mantovani. Tra gli scultori che lavorarono per lui si ricordano Giovanni Duprè, Giovanni Rizzo e, soprattutto, Luigi Ceccon11. Grazie al durevole rapporto instaurato da quest’ultimo con la committenza, la raccolta conserva infatti il nucleo più consistente di opere finora ricondotte alla sua attività12.

In seguito alla morte di Luigi Camerini la proprietà fu ereditata da Paolo (1868- 1937), il quale, come già il defunto padre, promosse interventi di restauro del complesso e lo sviluppo degli apparati decorativi e delle collezioni13. Degno di nota risulta l’impegno per l’approntamento della pinacoteca e della biblioteca14, ma ancor più rilevano le commissioni affidate a Giulio Monteverde e Luigi Strazzabosco e il rapporto instaurato con Leonardo Bistolfi in quanto ne rimangono testimonianze presso la gipsoteca15.

In seguito, nella seconda metà del Novecento, la proprietà si trovò nuovamente in condizioni di degrado e, insieme alle collezioni, fu oggetto di disaggregazioni16. Ciò è

6 Per un approfondimento su tale fase costruttiva di rimanda a: s.n., Guida del palazzo di Piazzola sul

Brenta, Villa Camerini, Piazzola sul Brenta, Tipografia Boaro, 1926, pp.6,15; D’Anza, Introduzione, cit., 2009,

pp.13-14; Restucci, Architettura, cit., 2009, pp.22-23; Semenzato Camillo, Villa Simes già Contarini (XVI

Secolo), Calliano, Arti Grafiche R. Manfrini, 1973, pp.21-27. 7 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, pp.6-7; D’Anza, Introduzione, cit., 2009, pp.14-16; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, pp.28-39,85,89. 8 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, p.8; D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.16. 9 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, pp.9,26; D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.16; D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.13; Semenzato, Villa Simes, 1973, pp.39,42,56. 10 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, p.10; D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.16; D’Anza, La collezione, cit., 2014, pp.13,16; D’Anza Daniele, Gli artisti, in Villa, Pregnolato, D’Anza, Villa Contarini, cit., 2014, p.43. 11 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.17; D’Anza, La collezione, cit., 2014, pp.16-17.

12 Cfr. D’Anza, La collezione, cit., 2014, pp.16-17; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; Villa Giovanni Carlo

Federico, Introduzione, in Villa, Pregnolato, D’Anza, Villa Contarini, cit., 2014, p.11.

13 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, pp.16-17; D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.17; D’Anza Daniele,

Visita alla villa, in Restucci, D’Anza, Zanarotti, Villa Contarini, cit., 2009, p.46; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, p.95. 14 Cfr. D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.17; D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, pp.46-47; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, p.42. 15 Cfr. D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.17; D’Anza, Le opere, cit., pp.77-81; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, p.95. 16 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.17; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, p.44.

testimoniato anche dal fatto che nella Guida del palazzo di Piazzola sul Brenta redatta nel 1926 siano riportati diversi gessi che non compaiono nella pubblicazione ad essi dedicata nel 201417.

Nel 1969 la villa venne acquistata da Giordano Emilio Ghirardi, il quale promosse un intervento di restauro che ne consentì la fruizione da parte del pubblico. Nel 1986 l’edificio diventò la sede della Fondazione a lui intitolata e nel 2005 la Regione Veneto, che aveva già sostenuto una serie di provvedimenti a favore del complesso, procedette all’acquisizione di quest’ultimo18.

Successivamente le condizioni conservative furono aggravate da due eventi sismici verificatisi nel 2012 e si intrapresero ulteriori interventi di restauro che coinvolsero anche le collezioni, compresa quella di sculture in gesso19.

CARATTERISTICHE

Come anticipato, la raccolta consta di cento pezzi che si trovavano disposti con funzione decorativa in parte in diversi ambienti della villa e in parte sistemati nei depositi20. All’interno della collezione sono identificabili nuclei riconducibili a differenti scultori, tuttavia essa presenta nel complesso una notevole omogeneità cronologica21. Tali caratteristiche sono state determinate dalle modalità di formazione della collezione stessa, originatasi grazie all’attività mecenatistica e collezionistica dei già citati Luigi e Paolo Camerini22. La raccolta interpreta emblematicamente cambiamenti di sensibilità e di gusto verificatisi tra Ottocento e Novecento e offre una lettura del contesto sociale, politico ed economico in cui si mossero i Camerini. La famiglia, appartenente alla classe

17 In particolare nel testo del 2014 non sono riportate le seguenti opere: Poeta di Adolfo Apolloni,

L’Ispirazione di Emilio Marsili, il Busto autoritratto di Giovanni Dupré, il Bozzetto altorilievo di parte ornamentale del monumento al “Padre della Patria” in Roma di Angelo Zanelli. La guida di inizio secolo,

invece, le elenca qualificandole quali gessi, così come diverse opere di Luigi Ceccon pure assenti nella pubblicazione più recente. Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, p.49; D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.59-95. In ogni caso, sulla base delle informazioni disponibili, non è possibile escludere l’eventualità che la fonte del 1926 presenti alcuni errori. Tale ipotesi è stata presa in considerazione poiché, ad esempio, l’autore attribuisce l’Addolorata a Luigi Rizzo invece che a Giovanni Rizzo. Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, p.49; D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.78. 18 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.17; http://www.villacontarini.eu/it/sala-stampa/551-04082015-la- regione-del-veneto-e-i-restauri-di-villa-contarini.html

19 Le informazioni sono state desunte dal sito internet ufficiale: http://www.villacontarini.eu/it/sala-

stampa/551-04082015-la-regione-del-veneto-e-i-restauri-di-villa-contarini.html

20 Cfr. Zorzato, Introduzione, cit., 2014, p.5; Villa, Introduzione, cit., 2014, p.9.

21 Cfr. Zorzato, Introduzione, cit., 2014, p.5; D’Anza, Atelier d’artista, cit., 2014, p.19; Pregnolato, La

gipsoteca, cit., 2014, pp.25-26.

imprenditoriale veneta, in poco tempo riuscì ad accrescere notevolmente le proprie ricchezze e cercò di incrementare il proprio prestigio per mezzo di iniziative di carattere artistico e culturale e di opere benefiche23. Per questo motivo, all’interno del presente studio, si è ritenuto opportuno evidenziare le tipologie e le tematiche trasversali all’intera raccolta e i mutamenti di gusto intervenuti nel corso del tempo. I pezzi rappresentano alcune tappe del cammino della scultura contemporanea24 italiana, che iniziò a dimostrare un’apertura alle istanze romantiche proprio intorno alla metà dell’Ottocento25, ovvero all’incirca nello stesso periodo in cui cominciò a prendere forma la Gipsoteca cameriniana. La collezione, infatti, registra tale fase di transizione in quanto comprende soluzioni ancora legate ad un accademismo classicheggiante, alle quali si affiancano però esiti improntati al realismo26. Inoltre la presenza di sculture del Bistolfi a Piazzola sul Brenta evoca il passaggio dal clima scapigliato allo sviluppo di una moderna tendenza simbolista e all’affermazione dello stile Liberty.

All’interno della raccolta vi è una netta preponderanza di opere a carattere commemorativo, legate prima di tutto alla memoria familiare, ma anche a personaggi celebri dell’ambiente veneto e, in particolare, padovano. In specifico, risulta significativo che numerosi pezzi siano modelli27 o calchi28 di opere in altro materiale commissionate per essere collocate all’interno del tempietto costruito vicino alla villa o presso il Mausoleo Camerini del Cimitero dell’Arcella a Padova. I gessi realizzati da Luigi Ceccon29 e Luigi Strazzabosco30 sembrano infatti costituire una sorta di seconda galleria degli antenati, richiamandoli in questo modo tra le mura domestiche.

Gli esemplari legati a personaggi noti nell’ambiente locale risultano numerosi; si possono inserire in tale categoria i lavori dedicati ad Antonio Pedrocchi31 e Domenico Cappellato Pedrocchi32, il Monumento a Pietro Paleocapa33 o i ritratti del poeta Giuseppe

23 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.16; D’Anza, La collezione, cit., 2014, pp.13-17; D’Anza, Visita alla

villa, cit., 2009, pp.46-47; Restucci, Architettura, cit., 2009, p.26; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973,

pp.42,94-95. 24 Per un approfondimento in merito alla storia della scultura tra XIX e XX secolo si rimanda almeno a De Micheli Mario, La scultura dell’Ottocento, Torino, Utet, 1992; De Micheli Mario, La scultura del Novecento, Torino, Utet, 1981. 25 Cfr. De Micheli, La scultura dell’Ottocento, cit., 1992, pp.83-84. 26 Cfr. Pregnolato, La gipsoteca, cit., 2014, p.25. 27 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.62,63,69,70. 28 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.80,81. 29 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.63,69,70,73. 30 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.80,81. Si tratta di tre calchi dei busti in marmo di Paolo Camerini e di Francesca de Fabii conservati presso il tempietto della villa e il mausoleo del cimitero padovano. 31 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.72. 32 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.59,75.

Barbieri34, di Antonio Graziani e di Francesco Piccoli35. I nomi di Francesco Marzolo36 e Alberto Cavalletto37 richiamano invece la storia risorgimentale, che, come dimostra la partecipazione ai moti del 1848, fu sicuramente cara a Luigi Camerini38 e viene ricordata anche dai pezzi riferiti a progetti per monumenti equestri39. Le arti del passato sono rappresentate dal Ritratto di Francesco Petrarca40 e da quelli di Andrea Mantegna41 e gli exempla forniti dall’antichità greca e romana sono evocati, per citare solo alcuni casi, dallo

Studio di testa dell’Apollo del Belvedere o dai busti di imperatori romani42.

Risulta degno di nota il fatto che vi siano numerosi punti di contatto che legano i percorsi artistici degli scultori che lavorarono per i Camerini. Ad esempio Giulio Monteverde fece esperienza nella bottega del padre di Leonardo Bistolfi, e, in occasione dell’Esposizione Universale tenutasi a Vienna nel 1873, ricevette valutazioni positive da parte di Giovanni Duprè per l’opera intitolata Edoardo Jenner prova sul figlio

l’inoculazione del vaccino43. A pochi giorni dalla morte di Luigi Ceccon comparve su «Il

Veneto» un articolo in cui si legge che lo stesso Dupré “chiamato a Piazzola dal co: Luigi Camerini ad eseguirvi il gruppo monumentale in onore dello zio duca Silvestro, prescelse a compagno nell’ardua impresa”44 lo scultore padovano. Inoltre il già citato Bistolfi, grazie all’appoggio del Monteverde frequentò l’Accademia di Brera45 e poté realizzare il monumento dedicato ad Urbano Rattazzi a Casale Monferrato46. Questi pochi nomi bastano a tracciare un percorso che, dall’attenzione sempre maggiore nei confronti del dato naturale emersa a partire dalla lezione bartoliniana, approda all’affermazione del realismo caratterizzante la seconda metà del XIX secolo. In questo ambito si colloca anche l’opera

33 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.65. 34 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.66. 35 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.71. 36 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.71. 37 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.77,81. 38 Cfr. D’Anza, Introduzione, cit., 2009, p.17; D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.15; Semenzato, Villa Simes, cit., 1973, p.95. 39 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.62,75,79. 40 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.67. 41 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.83. 42 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.83-86.

43 Cfr. Berresford Sandra, Biografia in Bistolfi 1859-1933: il percorso di uno scultore simbolista, catalogo

della mostra a cura di Sandra Berresford (Casale Monferrato, Chiostro di S.Croce, Palazzo Langosco, 5 maggio - 17 giugno 1984), Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 1984, p.25; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.51.

44 Ferretto Luigi, L’arte e le opere di Luigi Ceccon scultore e architetto, in «Il Veneto», XXXII, 133, 16 maggio

1919, p.3.

45 Cfr. Berresford, Biografia, cit.,1984, p.27; Panzetta Alfonso, Nuovo dizionario degli scultori italiani

dell’Ottocento e del primo Novecento, 2 voll., Torino, AdArte, 2003, p.94.

del Ceccon, mentre il Bistolfi elaborò un linguaggio in grado di dare origine ad una vera e propria corrente di gusto nell’ambito della produzione scultorea italiana.

Inoltre, poiché la collezione risulta composta da gessi originali, ma anche da calchi e copie, essa potrebbe rappresentare un utile strumento per far conoscere al pubblico i diversi utilizzi del gesso in ambito artistico47.

NUCLEI

Al fine di identificare i nuclei di opere a cui dedicare maggiore spazio all’interno del presente studio, ci si è avvalsi innanzitutto di un criterio quantitativo. Secondo tale parametro, nell’ambito della collezione oggetto d’esame, il raggruppamento più interessante risulta essere legato al padovano Luigi Ceccon, di cui si conservano quarantasette gessi. Tralasciando i quaranta pezzi per i quali non è ancora stato identificato l’autore e il calco della Stele greca a Publio Elio Aristide48, il numero di gessi realizzati dagli altri artisti noti è nettamente inferiore. La collezione comprende infatti quattro pezzi di Leonardo Bistolfi49, tre di Luigi Strazzabosco50 e due di Giovanni Rizzo51, mentre Natale Sanavio, Giulio Monteverde e Serafino Ramazzotti sono presenti con un’opera ciascuno52. Partendo da questo presupposto si era inizialmente deciso di fornire informazioni approfondite esclusivamente in merito all’opera del Ceccon, tuttavia, dal momento che è stata più volte avanzata l’ipotesi che lo scultore abbia risentito dell’influsso del lavoro del Bistolfi53, si è deciso di operare un affondo pure sull’attività dell’artista casalese. 47 Cfr. Zorzato, Introduzione, cit., 2014, p.5; D’Anza, Atelier d’artista, cit., 2014, p.19; D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.59-95; Pregnolato, La gipsoteca, cit., 2014, pp.25-26. 48 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.81-95. 49 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.78-80. 50 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.80-81. Si tratta dei già citati busti di Paolo Camerini e del Ritratto di Francesca de Fabii. 51 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.78. Si tratta del Ritratto di Silvestro Camerini e dell’Addolorata.

52 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.59,77. Si tratta del Ritratto di Domenico Cappellato Pedrocchi di

Natale Sanavio, de L’Angelo della Pace di Giulio Monteverde e del Ritratto di Alberto Cavalletto di Serafino Ramazzotti. 53 Cfr. D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, p.61; Bernini Lia, Scheda 270, in Dal Medioevo a Canova. Sculture dei Musei Civici di Padova dal Trecento all’Ottocento, catalogo della mostra a cura di Davide Banzato, Franca Pellegrini, Monica De Vincenti (Padova, Musei Civici agli Eremitani, 20 febbraio - 16 luglio 2000), Venezia, Marsilio, 2000, p.259.

Luigi Ceccon (Padova 1833 - 8 maggio 1919), dopo aver appreso l’arte dell’intaglio in legno, a partire dal 1852 frequentò l’Accademia di Belle Arti di Venezia54. In seguito all’Esposizione veneta tenutasi nel 1857 ricevette alcune commissioni rilevanti e nel 1858 si recò a Roma55. Qui si dedicò alla scultura in legno e, su commissione del duca Grazioli di Magliano, nel 1861 realizzò dodici statue per un Presepe per la basilica di Santa Maria in Aracoeli56. Queste non comprendevano i personaggi della Sacra Famiglia, ma sei pastori e i Re Magi con il loro seguito57. Nel 1866 ritornò stabilmente a Padova, dove ricevette diversi incarichi58 e insegnò presso la R. Scuola tecnica. L’esecuzione in città del celebre

Monumento a Francesco Petrarca per la piazza omonima, prima battezzata Piazza del

Carmine, risale al 187459. Dieci anni dopo Ceccon presentò alla Promotrice di Belle Arti di Torino i gessi dei leoni realizzati per i Camerini60 e nel 1887 espose a Venezia Il

patriota61. Lo scultore fu attivo anche a Spalato, dove nel 1890 venne inaugurata la perduta

Fontana monumentale da lui realizzata62. Il già citato articolo del 1919 attribuisce

all’artista la realizzazione dei “leoni che sostengono il sarcofago di Daniele Manin a Venezia”63.

Verso la fine del secolo Ceccon sembrerebbe distaccarsi dalla tradizione del realismo storico, mostrando un’apertura alle influenze della Scapigliatura64. Proprio per quanto riguarda questo cambiamento stilistico è stata ipotizzata, come già accennato, un’influenza da parte di Leonardo Bistolfi, anch’egli attivo a Piazzola sul Brenta65.

Come si è detto, la collezione conserva quarantasette gessi dell’artista padovano66 a fronte delle sessantanove opere a lui attribuite dalla Guida del palazzo di Piazzola sul

54 Cfr. s.n., Le singolari vicende di uno scultore padovano per un famoso presepio, in «Il Veneto», XLVIII, 310,

31 dicembre 1935, p.3; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; Panzetta, Nuovo dizionario, cit., 2003, p.211; Pietrucci Napoleone, Biografia degli artisti padovani, Padova, 1858, pp.75-76.

55 Cfr. s.n., Le singolari vicende, cit., 1935, p.3; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; Paolucci Alfredo, Ancora

delle singolari vicende di uno scultore padovano per un famoso Presepio, in «Il Veneto», XLIX, 14, 16 gennaio 1936, p.2; Pietrucci, Biografia degli artisti padovani, Padova, 1858, p.76. 56 Cfr. s.n., Le singolari vicende, cit., 1935, p.3; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, p.61; Paolucci, Ancora delle singolari vicende, cit., 1936, p.2. L’assetto dell’opera subì trasformazioni già nel 1890. Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; Paolucci, Ancora delle singolari vicende, cit., 1936, p.2. 57 Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; Paolucci, Ancora delle singolari vicende, cit., 1936, p.2. 58 Cfr. s.n., Le singolari vicende, cit., 1935, p.3; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43. 59 Cfr. s.n., Le singolari vicende, cit., 1935, p.3; D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, p.61; Ferretto, L’arte e le opere di Luigi Ceccon, cit., 1919, p.3; Panzetta, Nuovo dizionario, cit., 2003, p.211. 60 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.66; Panzetta, Nuovo dizionario, cit., 2003, p.211. 61 Cfr. Panzetta, Nuovo dizionario, cit., 2003, p.211. 62 Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.46. 63 Cfr. Ferretto, L’arte e le opere di Luigi Ceccon, cit., 1919, p.3. 64 Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.47; Bernini Lia, Scheda 270, cit., 2000, p.259. 65 Cfr. D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, p.61; Bernini Lia, Scheda 270, cit., 2000, p.259. 66 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.60-77.

Brenta del 192667. Si tratta di pezzi in parte legati direttamente a commissioni ricevute dalla famiglia Camerini: in particolare dieci busti rappresentano vari membri della famiglia68 e alcuni di essi sono i modelli dei ritratti in marmo presenti all’interno del Mausoleo Camerini presso il cimitero dell’Arcella a Padova69. I due leoni in gesso patinato collocati nel vestibolo della villa costituiscono i modelli per le sculture in bronzo del vicino tempietto70. All’interno di tale costruzione è collocato il Monumento funerario del duca

Silvestro Camerini realizzato da Giovanni Duprè, nel cui basamento è inserito il

bassorilievo del Ceccon che ricorda l’Elemosina del Duca Camerini durante l’alluvione

del Po (1877)71.

Al di là delle occasioni che determinarono la realizzazione dei singoli pezzi, l’attività ritrattistica dovette risultare significativa nell’opera dello scultore, caratterizzata da “sicurezza anatomica e […] sincerità d’espressione”72, “plastica perfetta e potente verismo”73. Ciò è provato dalla presenza in collezione di un totale di ventisette ritratti, di cui venticinque busti74 e due medaglioni75. Tra i personaggi identificati occorre segnalare almeno la presenza di Pietro Paleocapa. Nella gipsoteca sono invero rappresentate tutte le parti che in origine componevano il monumento dedicato all’ingegnere, successivamente smembrato76. Il modello del busto dell’uomo è infatti accompagnato dai modellini rappresentanti l’Allegoria del fiume Brenta e l’Allegoria del fiume Bacchiglione77. Oltre alle opere commissionate al Ceccon dai Camerini, la gipsoteca conserva quindi gessi legati ad alcuni dei suoi lavori più conosciuti78. Due pezzi sono infatti stati identificati quali modellini per le già citate sculture realizzate per la chiesa romana di Santa Maria

67 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, pp.50-54. Tra queste vi sarebbero anche alcuni gessi che non compaiono nella pubblicazione più recente. Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.60-77. 68 Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.43; D’Anza, La collezione, cit., 2014, p.17; D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.63,68-70,73,74. 69 Cfr. D’Anza, Le opere, cit., 2014, pp.63,69,70,73. Il mausoleo ospita, tra le varie opere, anche la scultura in marmo dell’Angelo della pace di Giulio Monteverde, il cui calco in gesso è conservato presso Villa Contarini, mentre il modello si trova a Bistagno nella gipsoteca dedicata allo scultore. Cfr. D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.51; D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.77; D’Anza, Visita alla villa, cit., 2009, p.59.

70 Cfr. s.n., Guida, cit., 1926, p.16; D’Anza, Gli artisti, cit., 2014, p.44; D’Anza, Le opere, cit., 2014, p.66;