La gipsoteca dedicata alle opere di Riccardo Vittorio Granzotto, conosciuto con il nome di Fra Claudio, rappresenta una sezione del museo intitolato a Padre Aurelio Menin, che afferisce al Santuario di Chiampo3. Il museo trova infatti sede presso l’edificio costruito alle spalle della Grotta di Lourdes realizzata dallo stesso Granzotto4.
1 Cfr. Gli orari riportati sono stati desunti dalla sezione dedicata alle “Info” sul sito internet ufficiale del
Santuario di Chiampo, tuttavia quelli indicati nell’approfondimento su “Il museo” presentano lievi variazioni. Secondo le informazioni ivi riportate, l’ingresso è garantito dalle ore 9.00 e la pausa è fissata dalle ore 12.30 alle ore 14.30.
Cfr. http://www.santuariochiampo.com/info/; http://www.santuariochiampo.com/museo-menin-chiampo- vicenza/.
2 Tale informazione è stata fornita da Cinzia Rossatto.
3 L’informazione è stata desunta dal sito ufficiale del Santuario di Chiampo, prima dell’implementazione
delle modifiche che hanno condotto al risultato attuale. Le notizie relative alla presenza di una sezione museale dedicata appositamente alle sculture del Granzotto erano visibili ad un indirizzo che attualmente rimanda unicamente alla Home page del sito. Segnatamente, L’URL consultato è il seguente: http://www.santuariochiampo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5&Itemid=5. In aggiunta a ciò, si segnala che le informazioni riportate nella presente scheda si riferiscono all’assetto museale esaminato in occasione della visita effettuata in data 6 novembre 2015.
Secondo quanto riportato sul sito internet prima dell’implementazione di diverse modifiche che ne hanno cambiato la veste grafica e, in parte, i contenuti, il 15 agosto 1957, in occasione del decimo anniversario della morte dello scultore, si tenne la benedizione del Museo di Chiampo5. Anche se non è ancora stato possibile chiarire con precisione la consistenza delle cosiddette memorie del defunto ivi conservate6, è noto che all’epoca non era ancora pervenuta la raccolta di gessi oggetto d’esame. Gli eredi dello scultore e don Severino Vidotto, arciprete di Santa Lucia di Piave, decisero infatti di donare tale nucleo alla comunità francescana solo nel 19667. Inoltre, secondo quanto riportato da Giorgio Fossaluzza nell’Avvertenza posta in chiusura al Catalogo sommario della gipsoteca beato
fra’ Claudio Granzotto di Santa Lucia di Piave, tale iniziativa fu intrapresa al fine di
consentire “l’istituzione di un museo dedicato al frate scultore”8. Ciò rende la raccolta particolarmente interessante ai fini del presente studio, che si incentra principalmente sull’esame dei nuclei in grado di rappresentare con sufficiente precisione il percorso artistico degli autori a cui sono riconducibili. Occorre inoltre segnalare che l’inaugurazione del Museo Padre Aurelio Menin si tenne solo nel 19729.
RICCARDO VITTORIO GRANZOTTO10
Dal momento che Riccardo Vittorio Granzotto (Santa Lucia di Piave, 23 agosto 1900 - Padova, 15 agosto 1947)11 è una delle personalità meno conosciute tra quelle prese in esame, si è deciso di dedicare uno spazio maggiore alla ricostruzione del suo percorso artistico. 5 Anche in questo caso l’URL consultato precedentemente, rimanda attualmente alla Home Page del sito web. Cfr. http://www.santuariochiampo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2&Itemid=2. 6 All’interno degli ambienti del museo dedicati allo scultore, si conservano, oltre alle opere e agli strumenti di lavoro dello scultore, anche gli arredi della sua camera da letto e alcuni libri e oggetti a lui appartenuti.
7 Cfr. G.F. [Fossaluzza Giorgio], Avvertenza, in Catalogo sommario della gipsoteca beato fra’ Claudio
Granzotto. Santa Lucia di Piave. 1994, Roveredo in Piano, Arti Grafiche Risma, [1994], p.[11].
8 Fossaluzza, Avvertenza, cit., [1994], p.[11].
9 Cfr. http://www.santuariochiampo.com/index.php?option=com_content&view=article&id=5&Itemid=5. 10 Nonostante le fonti che restituiscono la biografia dello scultore siano numerose, in questa sede si è fatto
riferimento a quanto riportato nel seguente volume: Ciattaglia Clemente, Papinutti Emidio, Vinto dal
Signore, il Beato Claudio Granzotto francescano scultore 1900-1947, Santuario La Pieve - Grotta di Lourdes
Chiampo (VI), 1995.
11 Cfr. Ciattaglia Clemente, Riccardo Granzotto 1900-1929, in Ciattaglia, Papinutti, Vinto dal Signore, cit.,
1995, p.15; Papinutti Emidio, Fra Claudio 1933-1947, in Ciattaglia, Papinutti, Vinto dal Signore, cit., 1995, p.310.
Il Granzotto iniziò a lavorare all’età di dodici anni, apprendendo, tra gli altri, il mestiere di muratore12. Ancora bambino dimostrò un particolare talento nel disegno e presto si dedicò pure all’attività di modellazione13. Al termine delle vicende belliche, che lo portarono ad essere reclutato dal Bando Cadorna14 e a svolgere solo una parte del servizio militare, il giovane riprese il lavoro di muratore, collaborando con il fratello Giacinto Giovanni15. A Santa Lucia di Piave l’opera di ricostruzione ricevette impulso da parte di don Vittorio Morando, il quale, grazie alla promozione di diversi interventi nella chiesa parrocchiale, ebbe un ruolo importante come committente degli artisti locali16.
Rientrato a Santa Lucia dopo aver ripreso il servizio di leva precedentemente interrotto, il Granzotto, oltre ad esercitare la professione di muratore, si dedicò ai propri interessi artistici, proponendo al parroco la realizzazione di un monumento ai caduti17. In seguito alla bocciatura del proprio lavoro decise di abbandonare la modellazione e si rivolse prevalentemente all’attività ritrattistica18. Inoltre ebbe la possibilità di studiare presso il pittore Silvio Sanfior, operante a Conegliano, che, intuendone la maggior propensione alla scultura, gli suggerì di rivolgersi a Vittorio Celotti, il quale insegnava presso la Scuola serale Statale d’Arte e Mestieri dello stesso comune19. Riccardo frequentò l’istituto tra l’inverno del 1921 e l’estate successiva, senza ottenere il diploma20. La vocazione plastica dello scultore venne confermata dall’architetto Domenico Rupolo, che consigliò al giovane di proseguire gli studi di scultura presso l’Accademia di Belle Arti21. Probabilmente fu proprio il Rupolo a favorire, nel mese di giugno del 1922, l’iscrizione di Riccardo allo Studio Scuola d’Arte di Venezia, dove, nel corso dell’anno scolastico 1922-
12 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, p.33,39,42,54,55. 13 Cfr. Ivi, pp.30,34,39,40,42,49,53.
14 Questo, emanato il 1 novembre 1917, prevedeva la mobilitazione di uomini destinati a svolgere
operazioni di sostegno alle attività dell’esercito, come lo scavo delle trincee. Cfr. Ciattaglia, Riccardo
Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.47-49.
15 Cfr. Ivi, pp.51-55. 16 Cfr. Ivi, pp.17,27,35,56. 17 Cfr. Ivi, pp.63,64.
18 Cfr. A Chiampo si conserva una copia in gesso del bozzetto, tuttavia, secondo quanto riportato da
Ciattaglia, Granzotto distrusse la creta in seguito al parere negativo di Don Morando. Due immagini di tale bozzetto tendono a confermare l’uso dello scultore di fotografare alcune delle sue opere. Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.56,58,59,61-64; Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933, in Ciattaglia, Papinutti, Vinto dal Signore, cit., 1995, p.143; Produzione artistica del beato Claudio Granzotto, in Fusato Redento, Cappellaro Severino, Fra Claudio Granzotto: dall’arte alla santità, Arzignano, Tipografia Dal Molin, [post 1994], p.150. 19 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.65-67. 20 Cfr. Ibidem. 21 Cfr. Ivi, p.67.
1923 egli riuscì ad acquisire le competenze necessarie per essere ammesso al terzo anno del Corso Comune dell’Istituto di Belle Arti22.
In relazione all’influsso esercitato sul Granzotto dalla lezione wildtiana23, risulta degno di nota un avvenimento risalente al periodo degli studi accademici dell’artista santalucese. Nonostante non siano stati individuati documenti d’archivio in grado di confermare l’evento, varie testimonianze indicano che “Verso la fine dell’anno scolastico del 1927”24 Adolfo Wildt e Felice Casorati si recarono presso l’Accademia di Venezia per compiere un’ispezione ministeriale25. In tale occasione il primo dei due artisti citati rimanse colpito da “una testina di ragazza eseguita in marmo”26 dal Granzotto. Si trattava del suo Ritratto di Lidia, in seguito rinominato L’anima e la sua veste, come un’opera realizzata nel 1916 dal Wild27.
Dopo aver realizzato l’Acquasantiera per la chiesa di Santa Lucia di Piave28, nel corso dell’anno scolastico 1928-1929 Riccardo concluse i propri studi29 e subito dopo iniziò ad esercitare la professione di insegnante presso l’Istituto Arti e Mestieri di Conegliano30.
In occasione del concorso bandito nel 1929 per le sculture destinate alla Stadio dei Marmi a Roma, ogni provincia donò una figura di atleta, facendo versare ai cittadini una somma di dieci centesimi al fine di reperire i fondi necessari per la realizzazione31. La commissione provinciale trevigiana dichiarò vincitore il Granzotto, che aveva presentato il bozzetto de La Volata, ovvero lo sport promosso dallo stesso Segretario del Partito
22 L’Istituto di Belle Arti, legato a partire dal 1878 all’Accademia di Belle Arti, consentiva, in seguito al
superamento dei quattro anni di corso previsti, di proseguire gli studi presso la seconda istituzione citata. Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.68,70,74,75,78,80,94. 23 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, p.110; Apa Mariano, Arte come itinerario di fede, in Fusato, Cappellaro, Fra Claudio, cit., [post 1994], pp.36-37. 24 Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, p.109. 25 Cfr. Ivi, pp.109,110. 26 Ivi, p.109.
27 Si può ipotizzare che il riferimento all’opera dello scultore milanese non sia casuale, tuttavia sono
necessari ulteriori studi per poterlo affermare con certezza. In ogni caso, per un approfondimento sul marmo realizzato dal Wildt, si rimanda a: Scheda 12, in Adolfo Wildt e i suoi allievi Fontana, Melotti,
Broggini e gli altri, catalogo della mostra a cura di Elena Pontiggia (Brescia, Palazzo Martinengo, 23 gennaio
- 25 aprile 2000), Milano, Skira, 2000, pp.60,61.
28 Cfr. Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933, cit., 1995, pp.125-132.
29 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.76,94,111; Papinutti Emidio, Il professor
Granzotto 1929-1933, cit., 1995, p.119.
30 Cfr. Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933, cit., 1995, p.119. 31 Cfr. Ivi, pp.133,134.
Nazionale Fascista, Augusto Turati32. Tuttavia, in seguito, la commissione nazionale, rilevata l’insufficiente rappresentanza degli scultori più importanti dell’epoca, decise di chiamare a partecipare altri artisti33. A questi ultimi venne chiesto di inviare le rispettive proposte entro il 31 gennaio, quando ormai i modelli selezionati dalle giurie provinciali si trovavano a Carrara34. In seguito a tale provvedimento e alle lamentale sollevatesi nell’ambiente trevigiano, la realizzazione della scultura di Treviso fu infine affidata ad Aroldo Bellini (Perugia 1902 - Roma 1984), che realizzò la figura del Lottatore35.
Dato l’epilogo negativo della vicenda, don Morando decise di affidare al Granzotto l’incarico di realizzare il portale e il protiro della chiesa di Santa Lucia di Piave36. Successivamente cominciarono a moltiplicarsi le commissioni provenienti da privati e quelle relative ad opere d’arte sacra37. A quest’ultima categoria appartiene, ad esempio, il gruppo di Santa Lucia realizzato per la chiesa del suo paese natale, che è stato considerato il capolavoro del periodo precedente al congiungimento dell’artista all’ordine francescano. Questo si compì in seguito ad un processo di graduale avvicinamento al mondo religioso e fu favorito dalla possibilità di continuare a dedicarsi alla propria attività scultorea38.
Il convento di San Francesco del Deserto ebbe un ruolo importante in questa fase della vita del Granzotto; oltre ad essere coinvolto in tale luogo nel progetto di costruzione della Grotta di Lourdes di Chiampo39, lo scultore vi si recò al fine di diventare frate francescano laico e il 7 dicembre 1933 entrò nell’Ordine come terziario postulante40. Si ricorda inoltre che, grazie al contatto con l’ingegnere Ottavio Vignati, Granzotto avrebbe in seguito ottenuto commissioni per altre Grotte di Lourdes, come quella di Zimella e di Brognoligo41.
L’8 dicembre 1936 Fra Claudio poté emettere la professione dei voti temporanei e al termine del noviziato si recò presso il convento di San Francesco a Vittorio Veneto42. In
32 Cfr. Netto Giovanni, La statua n° 35 «Treviso» allo Stadio dei Marmi non è più un mistero, in «Atti e
memorie dell’Ateneo di Treviso», nuova serie, n.17, anno accademico 1999/2000, Treviso, Edizioni Antilia, ottobre 2001, pp.16,34-36; Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933, cit., 1995, pp.134,135. 33 Cfr. Netto, La statua n° 35, cit., 2001, p.28. 34 Cfr. Ibidem. 35 Cfr. Ivi, pp.21,22,30,35,36 36 Cfr. Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933, cit., 1995, pp.133,134,151,152. 37 Cfr. Ivi, pp.160,165. 38 Cfr. Ivi, pp. 174-179,184,186,187,189,190,195,196, 242,244.
39 Cfr. Per un approfondimento sulla genesi di tale opera e sulla sua esecuzione si rimanda a: Papinutti
Emidio, Fra Claudio 1933-1947, in Ciattaglia, Papinutti, Vinto dal Signore, cit., 1995, pp.201-202,205,212- 224.
40 Cfr. Ivi, pp.201-203,211.
41 Cfr. Ivi, pp.210-212,262-269,298-302. 42 Cfr. Ivi, pp.234,236.
tale periodo si moltiplicarono gli incarichi provenienti da ambienti laici e religiosi, che portarono alla creazione di sculture come il S. Antonio Morente e il Cristo Morto per la chiesa del già citato convento vittoriose43. Dopo aver redatto il proprio testamento, lasciando le sue proprietà ai fratelli e, in particolare, i modelli in gesso ad Antonio, l’8 dicembre 1941 Fra Claudio poté emettere la Professione solenne44.
Grazie alla conoscenza del mestiere di muratore, come già in occasione della prima guerra mondiale, anche durante la seconda e nel relativo periodo postbellico, fu chiamato a prestare il suo aiuto nell’ambito delle operazioni di ricostruzione. Si ricordano, ad esempio, gli interventi compiuti a Treviso, dove nel 1942 aveva realizzato il battistero per la chiesa di S. Maria Ausiliatrice, e a Verona45.
Lo scultore continuò ad operare finché, il 5 agosto 1947, gli venne diagnosticato un tumore al cervello, che lo portò alla morte il 15 agosto46. Vennero celebrati tre funerali: uno a Padova, uno a Santa Lucia di Piave e l’ultimo a Vittorio Veneto, dove venne sepolto presso la tomba dei frati47. Il 4 novembre 1950 la salma del Granzotto fu trasferita a Chiampo e il 31 maggio dell’anno successivo venne posta vicino alla Grotta da lui realizzata48. Tra il 16 dicembre 1959 e il 6 marzo 1961 si svolse il processo informativo, mentre quello apostolico fu in corso dal 1980 all’8 dicembre 198849 e il 20 novembre 1994 fu beatificato50.
Occorre inoltre aggiungere che nel corso della sua vita il Granzotto fu chiamato più volte a compiere attività di restauro pittorico, anche se gli esiti non furono sempre soddisfacenti51. Raggiunse invece una notevole perizia nella copia dei capolavori di epoche precedenti e nel restauro scultoreo52. Fu inoltre incaricato di apportare modifiche ad alcune opere plastiche di soggetto religioso e realizzò opere ascrivibili nel campo delle arti decorative53. 43 Cfr. Ivi, pp.244-246,248,252,253. 44 Cfr. Ivi, pp.258-259,273. 45 Cfr. Ivi, pp. 264-265,276-279,282-285,287,288. 46 Cfr. Ivi, pp. 291-293,298-300,302,303,305-307,310. 47 Cfr. Ivi, pp.313-314. 48 Cfr. Ivi, p.314. 49 Cfr. Ivi, p.315. 50 Cfr. http://www.santuariochiampo.com/beato-claudio-granzotto/.
51 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.56-59,64,65; Papinutti, Fra Claudio 1933-
1947, cit., 1995, p.288.
52 Cfr. Ciattaglia, Riccardo Granzotto 1900-1929, cit., 1995, pp.79,84,86, Papinutti, Fra Claudio 1933-1947,
cit., 1995, p.246,287.
53 Cfr. Papinutti, Fra Claudio 1933-1947, cit., 1995, pp.271,272; Papinutti, Il professor Granzotto 1929-1933,
SCULTURE IN GESSO
La gipsoteca conserva più di un centinaio di opere di scultura legate alla produzione del Granzotto, rappresentando quasi integralmente il suo percorso artistico54. Inoltre, come suggerisce il nome assegnato alla sezione, quasi tutti i pezzi conservati sono realizzati in gesso55.
La presente scheda intende porre in evidenza i punti critici emersi tramite l’esame comparativo delle fonti rintracciate. In particolare, si segnala l’assenza di analisi prettamente storicoartistiche della produzione dello scultore56, poiché, generalmente, le fonti hanno dato maggiore rilievo al percorso spirituale del Granzotto piuttosto che alle caratteristiche stilistiche delle sue opere. Inoltre, dal confronto effettuato tra le informazioni fornite dal catalogo intitolato Fra Claudio Granzotto: dall’arte alla santità e quelle veicolate dalle didascalie e dai materiali informativi relativi alle due collezioni, sono emerse numerose discordanze. Dal momento che la risoluzione di tali problematiche non attiene agli scopi del presente studio, si auspica che si sviluppino ricerche specifiche sull’argomento e che la documentazione d’archivio relativa alle collezioni museali sia resa accessibile agli studiosi57.
Dopo questa premessa, si fornisce una breve analisi della composizione della raccolta, in cui si individuano numerose testimonianze relative alla prima fase dell’attività dello scultore, conclusasi con il completamento della propria formazione.
54 Il numero di opere rintracciate potrebbe subire variazioni qualora in futuro fosse possibile effettuare
verifiche sui materiali d’archivio conservati all’interno del convento francescano di Chiampo. Inoltre, l’Ufficio Arte Sacra e BB.CC. di Vittorio Veneto non possiede documentazione relativa alla donazione del nucleo di opere del Granzotto e, per il momento, non è stato possibile rintracciare materiali inerenti a tale argomento né presso l’Archivio storico diocesano, né presso l’archivio parrocchiale di Santa Lucia di Piave. Tuttavia, si segnala che una prima inventariazione delle opere realizzate dallo scultore è riportata nel seguente testo: Fusato Redento, Cappellaro Severino, Fra Claudio Granzotto: dall’arte alla santità, Arzignano, Tipografia Dal Molin, [post 1994].
55 Dal momento che lo studio specifico di ogni singolo pezzo esula dai confini di questa ricerca, si demanda
ad altra sede l’analisi approfondita delle opere conservate presso il museo. La mancanza di didascalie sufficientemente precise e l’impossibilità di prendere in esame i singoli manufatti nel corso del sopralluogo effettuato, rende impossibile un’identificazione certa del materiale impiegato per la realizzazione di alcuni pezzi.
56 Basta citate a titolo di esempio il volume curato da Fusato e Cappellaro, intitolato Fra Claudio Granzotto:
dall’arte alla santità. Fusato, Cappellaro, Fra Claudio, cit., [post 1994].
57 In occasione di questa ricerca non è stato possibile esaminare il materiale documentario conservato
In aggiunta alle riproduzioni di capolavori del passato, si annoverano diversi studi anatomici, da lui realizzati a partire da modelli reali o da opere di altri autori58, il modello del Bacco ebbro e sorridente e due gessi rappresentanti il Leone alato di S. Marco59.
Tale segmento della produzione dello scultore richiederebbe maggiore approfondimento, poiché sussistono numerose imprecisioni nella restituzione dei titoli e dei soggetti delle opere da cui derivano i gessi eseguiti dal Granzotto60.
Ad esempio, il gesso esposto con il titolo di Maschera di Medusa è stato identificato nel catalogo delle opere dello scultore con l’Allegoria della Medicina61, mentre l’anatomia esposta nella vetrina centrale accanto alla testa dello Schiavo Morente, priva di didascalia, è chiaramente una copia dell’Ecorché di Jean-Antoine Houdon.
Inoltre, le didascalie non restituiscono la complessità delle questioni attributive riguardanti alcuni pezzi, come il rilievo conosciuto con il titolo di Santa Cecilia (o
Sant’Elena imperatrice) e diverse opere ricondotte dalla critica prima a Donatello e poi a
Desiderio da Settignano62. Tra queste ultime si ricordano almeno il Bambino Mellon e il
San Giovannino conservati rispettivamente presso la National Gallery di Washington e il
Museo del Bargello di Firenze.
In aggiunta a ciò le didascalie e le altre fonti esaminate non sono sempre concordi nel definire i casi in cui i gessi siano calchi, copie o opere originali. Ad esempio la cosiddetta
Maschera greca è qualificata come copia nella didascalia e come calco nel catalogo delle
opere dello scultore, mentre il Faunetto, indicato in tale volume tra i gessi originali, nel
Catalogo sommario di Santa Lucia di Piave è qualificato come copia63.
58 Tali studi vengono qualificati come calchi nelle didascalie presenti in museo, mentre nel catalogo si
riscontra la voce Anatomia all’interno del raggruppamento dei gessi originali realizzati prima del 1929. Tra i particolari anatomici si segnalano anche i calchi della Mano del prof. Riccardo Granzotto e della Mano della madre di Riccardo. Cfr. Fossaluzza, Catalogo sommario, cit., [1994], p.[10]; Produzione artistica del beato Claudio Granzotto, cit., [post 1994], p.152. 59 Fossaluzza, Catalogo sommario, cit., [1994], p.[3]; Fusato, Cappellaro, Fra Claudio, cit., [post 1994], p.113. 60 Si citano esclusivamente alcuni esempi poiché non è sempre stato possibile verificare la corrispondenza tra le opere citate nel catalogo e quelle esposte, anche a causa della mancanza dei numeri di inventario. 61 Cfr. Fusato, Cappellaro, Fra Claudio, cit., [post 1994], p.107. 62 Cfr. Cardellini Ida, Desiderio da Settignano, Milano, Edizioni di Comunità, 1962, pp.85,150,151,198,199,
236; Connors Joseph, Nova Alessandro, Paolozzi Strozzi Beatrice et al., Desiderio da Settignano, Venezia, Marsilio Editori, 2011, pp.22,23,196,197,272; Desiderio da Settignano. La scoperta della grazia nella
scultura del Rinascimento, catalogo della mostra a cura di Marc Bormand, Beatrice Paolozzi Strozzi, Nicholas
Penny (Parigi, Musée du Louvre, 27 ottobre 2006 - 22 gennaio 2007; Firenze, Museo Nazionale del Bargello, 22 febbraio - 3 giugno 2007; Washington, National Gallery of Art, 1 luglio - 8 ottobre 2007), Milano, 5 Continents Editions, 2007, pp.94,95,146-149,168,169,172,173,184-187.
63 Cfr. Fossaluzza, Catalogo sommario, cit., [1994], p.[2]; Fusato, Cappellaro, Fra Claudio, cit., [post 1994],
Occorre inoltre segnalare che purtroppo non è stato possibile comprendere appieno il significato attribuito alla dicitura “gessi originali” nell’ambito della redazione delle didascalie. Potrebbe infatti corrispondere ad un generico intervento dell’autore, indipendentemente dal fatto che il pezzo realizzato sia una creazione autonoma, una copia o un calco, tuttavia sarebbe necessario verificare tale ipotesi tramite la consultazione del materiale documentario esistente presso il convento.