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AUGUSTO MURER: UNA BREVE BIOGRAFIA

2.1.8. Museo Civico di Asolo

ORGANIZZAZIONE: Museo Civico di Asolo

INDIRIZZO: Via Regina Cornaro, 74, 31011, Asolo (TV)

ACCESSIBILITÀ: il museo è visitabile durante l’orario di apertura al pubblico, che, in

concomitanza con mostre e manifestazioni, risulta passibile di variazioni1. Generalmente è aperto il giovedì e il venerdì dalle ore 9.30 alle ore 18.00 e nel fine settimana e nei giorni festivi fino alle ore 19.002.

PROPRIETÀ E GESTIONE: il Museo Civico di Asolo è di proprietà del Comune di

Asolo, tuttavia, la gestione, così come quella della Torre Reata, del BOT (Acquedotto Romano) e della Rocca, è stata affidata alla ditta Cristina Mondin Servizi per l'Archeologia3.

RETE O SISTEMA MUSEALE: il museo, insieme a Villa Emo a Fanzolo di Vedelago, a

Villa Barbaro a Maser, al Museo e Gipsoteca Antonio Canova a Possagno e al Museo Casa Giorgione a Castelfranco Veneto, fa parte della cosiddetta Isola dei Musei4. Inoltre, per iniziativa della Provincia di Treviso, è stata istituita la Rete Musei Trevigiani, in cui rientra anche quello asolano5.

STORIA DEL MUSEO

Le collezioni del Museo Civico di Asolo, caratterizzate, come tutte le raccolte civiche, da una profonda eterogeneità6, sono esposte presso la Loggia della Ragione e il contiguo Palazzo del Vescovado7.

1 Cfr. http://www.museoasolo.it/wp-content/uploads/2015/08/Didattica_Asolo_2015-2016.pdf. 2 Cfr. http://www.museoasolo.it/.

3 L’informazione è stata reperita nella Determinazione di impegno nr. 405/15 del 9 ottobre 2015,

consultabile al seguente URL: http://80.86.150.188/allegati_determine/2015_405_I_pub.pdf.

4 Cfr. http://isoladeimusei.it/it/.

5 Cfr. http://retemusei.provincia.treviso.it/rete-musei-trevigiani.

6 Il museo custodisce materiali legati alla storia locale e ad importanti personalità che hanno vissuto in città,

reperti archeologici e paleontologici, raccolte d’arte e il deposito di una serie di oggetti e arredi liturgici provenienti dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Cfr. Fossaluzza Giorgio, Il percorso costitutivo del

Le vicende storiche che hanno portato alla fondazione del museo risultano di particolare interesse ai fini del presente studio poiché sono legate al lascito effettuato da Andrea Manera nel 1880, comprendente la maggior parte delle sculture in gesso attualmente conservate presso il Museo Civico. Nonostante la municipalità avesse già ricevuto donazioni da parte di altri famigliari di Antonio Canova8, solo grazie al Legato di Andrea, comprendente la raccolta di sua proprietà e un contributo per la copertura delle spese di fondazione e gestione del Museo Civico, si cominciò a parlare concretamente di un istituto museale asolano9. Questo venne istituito formalmente tramite la delibera del 2 maggio 1882, in un periodo in cui in Italia vennero costituiti molti altri musei civici. In tale occasione venne indicata quale sede la Sala Municipale10, in cui erano già state collocate le opere pervenute in precedenza, ovvero la Stele commemorativa di Antonio Canova realizzata da Domenico Manera e la scultura canoviana del Paride11. Nonostante i ritardi accumulati nell’attuazione del progetto, a partire dall’anno successivo al lascito Manera si susseguirono diverse donazioni12. Tra queste si ricorda quella degli eredi di Pacifico Scomazzetto poiché, sebbene la tipologia di materiali raccolti esuli dall’argomento di ricerca13, essa determinò la proclamazione ufficiale della nascita del Museo Civico, avvenuta in data 5 novembre 188814. Ancora una volta, la Sala Municipale fu indicata quale sede temporanea del nuovo istituto15. In seguito le collezioni continuarono ad essere incrementate da donazioni e acquisti16, tuttavia si verificarono anche diverse dispersioni17. In particolare, tra i nuclei perduti, risulta di interesse per il tema qui affrontato quello relativo alle opere dell’artista Robert Wiedemann Barrett Browning. Al di là della generica

Crocetta del Montello, Antiga Edizioni, 2014; Mercalli Marica, Presentazione, in Fossaluzza, Il Museo Civico

di Asolo, cit., 2014, pp.8-9.

7 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, p.59.

8 Si tratta della Stele commemorativa di Antonio Canova, realizzata da Domenico Manera e offerta

dall’autore stesso nel 1825, e della scultura canoviana del Paride, donata da Giambattista Sartori nel 1836 e inaugurata due anni dopo. Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.26-27; Scheda 120, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.412-418; Scheda 123, in Fossaluzza, Il Museo Civico di

Asolo, cit., 2014, pp.439-445.

9 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, p.27; Mercalli, Presentazione, cit., 2014, p.8. 10 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.19,27.

11 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.26-27; Scheda 120, cit., 2014, pp.412-418; Scheda

123, cit., 2014, pp.439-445.

12 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.28,32-36.

13 La raccolta era composta principalmente da materiali di interesse archeologico e documentario. Cfr.

Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.35-38.

14 Cfr. Ivi, pp.19,35-38. 15 Cfr. Ivi, pp.19,36-38.

16 Per un approfondimento di tali aspetti si rimanda a Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014. 17 Cfr. Ivi, pp.38-39.

testimonianza di Luigi Coletti risalente al 192118, allo stato attuale degli studi non è ancora stato possibile chiarire con precisione la consistenza del nucleo di pitture e sculture realizzate dal figlio dei poeti Elizabeth e Robert19. L’unica informazione di cui si dispone riguarda una coppia di gessi di cui fu ordinata la distruzione20.

L’attuale allestimento fu inaugurato nel 2001, quando, dopo un periodo di chiusura durato circa un decennio, il museo venne riaperto, presentando un’articolazione per sezioni e collezioni21. La Sala Municipale ospita ancora le citate opere donate da Domenico Manera e Giambattista Sartori nella prima metà del XIX secolo e viene attualmente utilizzata per lo svolgimento di manifestazioni22.

Inoltre, risulta degno di nota il fatto che siano stati effettuati interventi di restauro, promossi programmi di catalogazione delle opere23 e che si sia instaurato un proficuo rapporto tra l’Amministrazione civica e la Soprintendenza24.

SCULTURE IN GESSO

Sulla base delle informazioni reperite nel catalogo delle collezioni pubblicato nel 2014, il Museo Civico di Asolo conserva almeno dieci gessi di interesse ai fini del presente studio25.

Otto di questi sono pervenuti al museo tramite il già citato Legato Andrea Manera, di cui esistono tre inventari, ovvero quello inserito nel testamento di Andrea, quello redatto in occasione della consegna dei materiali alla municipalità e quello compilato il 14 aprile 1880 da Tonin Pace, cugino del Manera26. Inoltre, l’ultimo elenco citato fu perfezionato

18 In quello stesso anno lo storico dell’arte, che stava svolgendo un compito analogo presso la Pinacoteca di Treviso, fu incaricato della sistemazione delle collezioni. Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.51-54. 19 Cfr. Ivi, p.48. 20 Cfr. Ivi, pp.48-49,54. 21 Cfr. Ivi, p.59. 22 Cfr. Ibidem. 23 Cfr. Ivi, pp.59-60. 24 Cfr. Mercalli, Presentazione, cit., 2014, p.9. 25 Cfr. Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014. Si segnala, inoltre, che il volume presenta una sezione

dedicata alle recenti acquisizioni di opere novecentesche, in cui non tutte quelle riportate presentano l’indicazione relativa alla tecnica di realizzazione. Da tale elenco, di natura inventariale, emerge la presenza di un altro gesso, riportato al numero 300 del catalogo: C’è bisogno di un teatro, 1981, gesso, inv. 962. Esso si aggiunge ai dieci gessi a cui si fa riferimento nel testo e non è stato oggetto di trattazione diffusa poiché non sono state reperite sufficienti informazioni. Cfr. Altre opere del Novecento. Catalogo sommario delle

recenti acquisizioni, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.551-554.

dalla Commissione responsabile dell’istituzione del museo27. Dal confronto congiunto dei documenti, oltre alle opere di scultura, a cui verrà dedicato in seguito maggiore spazio, risultano riconducibili al lascito due tempere del Canova28, tre dipinti realizzati rispettivamente da Francesco29 e Roberto Roberti30 e da Andrea Pozzi31 e diverse acqueforti eseguite nella stamperia legata allo studio romano del Canova32. Inoltre, nel catalogo del 2014, si segnala la presenza di altri ricordi canoviani, tra cui il calco della mano sinistra dell’artista, verosimilmente pervenuti tramite lo stesso lascito33.

Gli unici scultori rappresentati nella raccolta, oltre all’anonimo esecutore di un esemplare della maschera funebre in gesso del Canova34, risultano legati da rapporti di parentela tra loro e con il grande artista possagnese35. Si tratta infatti di Domenico Manera, cugino di primo grado del Canova e autore della maggior parte delle sculture oggetto d’esame, e di Antonio Tonin36. Pur non essendo particolarmente rilevante dal punto di vista quantitativo, tale nucleo di sculture risulta particolarmente interessante proprio per le vicende collezionistiche. Il legame di parentela intercorrente tra la famiglia Manera e il Canova risultò infatti determinante per l’istituzione del museo asolano37. Inoltre l’esistenza di un rapporto famigliare e lavorativo è confermata dalle stesse opere presenti in collezione, ovvero il medaglione in gesso con il Ritratto di Antonio Canova eseguito nel 1812 a Roma da Domenico Manera38 e le due sculture realizzate da Antonio Tonin (1795- 1882), ovvero il Busto di Domenico Manera39, in marmo, e il Ritratto di Antonio Manera, eseguito plausibilmente in gesso intorno al 183040. Quest’opera risulta significativa poiché allo stato attuale degli studi rappresenta l’unica attestazione di un impegno autonomo dello

27 Cfr. Ibidem; Schede 126-129, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, p.433. 28 Esse rappresentano Euterpe ed Ebe. Per un approfondimento, si vedano le Schede 121-122, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.419-421. 29 Il Ritratto di Giovan Battista Manera. Cfr. Scheda 143, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.453-455. 30 Lo studio di Canova in Roma. Cfr. Scheda 144, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, p.456. 31 Il Ritratto di Domenico Manera. Cfr. Scheda 142, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.450- 452. 32 Cfr. Antonio Canova inventore e le traduzioni all’acquaforte di Luigi Cunego, Giovanni Martino De Boni, Pietro Fontana, Domenico Marchetti, Angelo Testa e Michele Torres, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.422-425. 33 Cfr. Scheda 145, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, p.459. 34 Cfr. Ivi, pp.458-459. 35 Cfr. Scheda 123, cit., p.439; Scheda 140, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, p.446; Scheda 141, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, p.448. 36 Cfr. Scheda 123, cit., 2014, p.439; Scheda 140, cit., 2014, p.446; Scheda 141, cit., 2014, p.448. 37 Cfr. Fossaluzza, Il percorso costitutivo, cit., 2014, pp.23-32. 38 Cfr. Scheda 133, in Fossaluzza, Il Museo Civico di Asolo, cit., 2014, pp.431-432. 39 Cfr. Scheda 140, cit., 2014, pp.446-447. 40 Cfr. Scheda 141, cit., 2014, pp.448-449.

scultore41. Anch’egli, infatti, come già Domenico Manera, oltre ad aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, fu attivo nello studio romano del Canova42. Inoltre fu il Primo Conservatore della Gipsoteca canoviana di Possagno e si occupò del restauro delle sculture43.

Il metodo di lavoro adottato dagli scultori del tempo44 è esemplificato dal modello del Busto di Paolo Veronese realizzato dal Manera. Precisamente esso presenta sulla superficie i punti di riporto e mostra alcune differenze rispetto alla versione marmorea, che, eseguita nel 1813, appartiene alla serie di uomini illustri realizzati per il Pantheon di Roma su iniziativa del Canova45.

Del Manera si conservano inoltre quattro modelli in gesso per i busti dei santi Pietro, Paolo, Giovanni e Andrea46, la cui traduzione, secondo la testimonianza di Tonin Pace, non fu effettuata47.

Ai gessi pervenuti tramite il lascito di Andrea Manera, si aggiungono un altorilievo con la Madonna con il Bambino realizzato nel Novecento sulla base di un riferimento del XV secolo48 e una trasposizione a bassorilievo del dipinto realizzato da Jacques-Louis David raffigurante Bonaparte, Primo Console di Francia, valica le Alpi sul Gran San

Bernardo49. Tuttavia non è stato possibile identificare gli autori e ricostruire le occasioni

che hanno determinato l’ingresso di tali opere nelle collezioni civiche50.