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STORIA DEL MUSEO

2.1.6. Musei Civici di Treviso

ORGANIZZAZIONE: Musei Civici di Treviso

INDIRIZZO: Museo Luigi Bailo, Borgo Cavour, 24, 31100, Treviso; Sede di Santa

Caterina, Piazzetta Mario Botter, 1, 31100, Treviso1.

ACCESSIBILITÀ: le collezioni permanenti dei Musei Civici sono visitabili dal martedì

alla domenica, con orari differenti: il Museo Luigi Bailo è aperto dalle ore 10.00 alle ore 18.00, mentre la Sede di Santa Caterina, pur presentando lo stesso orario di chiusura, apre alle ore 9.00 ed effettua una pausa in orario prandiale, dalle 12.30 alle 14.302.

PROPRIETÀ E GESTIONE: come si evince dalla loro stessa denominazione, le

collezioni esaminate sono di proprietà civica.

STORIA DEL MUSEO

Le collezioni civiche trevigiane si costituirono a partire dal lascito di Margherita Prati Grimaldi, deceduta nel 1847, a ridosso della costituzione della Biblioteca cittadina3. Nel 1851 il primo nucleo della Pinacoteca fu collocato nella sede di quest’ultima, in Piazza Maggiore, e dal 1 luglio dell’anno successivo il Consiglio Comunale autorizzò l’espansione della collezione4. Da quel momento cominciarono a pervenire nuove donazioni, tra cui risulta particolarmente degno di nota il lascito effettuato nel 1874 da

1 Gli indirizzi sono riportati sia sulla Homepage del sito internet ufficiale sia nella pagina dedicata alle

informazioni utili per programmare la propria visita: http://www.museicivicitreviso.it/index.php?it/1/home; http://www.museicivicitreviso.it/index.php?it/6/informazioni-utili-biglietti-orari-di-apertura-come-arrivare. Si segnala che alle sedi citate nel testo si aggiunge quella di Casa Robegan-Casa da Noal, utilizzata per l’allestimento di mostre temporanee. Cfr. Gerhardinger Maria E., Museo Bailo, Crocetta del Montello, Antiga Edizioni, 2015, p.7.

2 Cfr. http://www.museicivicitreviso.it/index.php?it/6/informazioni-utili-biglietti-orari-di-apertura-come-

arrivare.

3 Lippi Emilio, Dai salotti alla pinacoteca: lasciti, legati, doni, in La collezione Lorenzon donata ai Musei Civici

di Treviso. Luigi Serena e l’arte a Treviso tra Otto e Novecento, catalogo della mostra a cura di Andrea

Bellieni, Emilio Lippi (Treviso, Museo di Santa Caterina, 12 maggio - 2 settembre 2007), Stampa S.V.E.T., 2007, p.7.

4 Cfr. Ibidem; cfr. Puttin Lucio, Lucco Mauro, Dipinti e sculture del Museo di Treviso, Bologna, Poligrafici

editoriale per conto di Autostrade S.p.A, 1980, p.11.

Sante Giacomelli5. La richiesta di preservare l’unità del nucleo, avanzata dallo stesso donatore, evidenziò infatti la necessità di dotare la Pinacoteca di una sede propria6. Inizialmente si progettò di utilizzare a tale scopo l’ex convento dei Carmelitani scalzi, tuttavia il complesso architettonico venne infine destinato ad accogliere, accanto al Liceo Classico, la Biblioteca7. L’edificio situato in Piazza Maggiore fu quindi occupato interamente dalla Pinacoteca, che venne riaperta nel 1879, mentre presso il complesso di Borgo Cavour veniva allestito il Museo Trivigiano8. Quest’ultimo, originatosi per volere del bibliotecario, il professore Luigi Bailo, sarebbe stato aperto al pubblico nove anni dopo9.

Nel 1891 il consistente legato di Emilio Sernagiotto di Casavecchia rese necessari interventi strutturali alla Pinacoteca e l’approntamento di un nuovo allestimento, articolato sulla base della provenienza dei nuclei10.

In seguito al primo conflitto mondiale la quadreria fu privata della sua sede e, dopo aver occupato temporaneamente Palazzo Zuccareda in Cornarotta, tra il 1936 e il 1938 fu annessa al Museo Trivigiano nel complesso di Borgo Cavour11. Luigi Coletti si occupò del riallestimento della sezione artistica e di quella archeologica e fece sistemare le opere d’arte decorativa presso Casa da Noal12.

In seguito, i pezzi conservati presso l’ex convento degli Scalzi furono spostati, al fine di metterli al riparo dai bombardamenti e, a causa dei danni subiti nel corso del conflitto, si procedette alla ristrutturazione della sede13. Nel 1959, sette anni dopo il compimento degli interventi, si verificò un evento di capitale importanza, ovvero l’istituzione della Galleria Comunale d’Arte Moderna14.

Verso la fine del secolo si procedette risolutamente al recupero del complesso di Santa Caterina, in progetto da circa tre decenni; tale struttura venne quindi scelta per ospitare le collezioni in seguito alla chiusura della sede storica del Museo cittadino,

5 Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, pp.7,8; cfr. Puttin, Lucco, Dipinti e sculture del Museo di Treviso, cit., 1980, pp.15,16. 6 Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.8. 7 Cfr. Ibidem. 8 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.7; Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.8; cfr. Puttin, Lucco, Dipinti e sculture del Museo di Treviso, cit., 1980, p.18. 9 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.7; Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.8. 10 Cfr. Ivi, pp.8,9; cfr. Puttin, Lucco, Dipinti e sculture del Museo di Treviso, cit., 1980, pp.23,24. 11 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.7; Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.9. 12 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.7.

13 Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.9; cfr. Puttin, Lucco, Dipinti e sculture del Museo di

Treviso, cit., 1980, pp.30,31.

14 Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.9; cfr. Puttin, Lucco, Dipinti e sculture del Museo di

occorsa nel 200315. Gli interventi necessari a rendere la struttura idonea al suo scopo furono intrapresi a partire dal 2009, ma solo l’anno successivo, con un finanziamento da parte dell’Unione Europea, furono reperiti i fondi necessari per procedere ad un’opportuna ristrutturazione del complesso16.

In merito alle modalità di ingresso delle opere in collezione, si osserva che nel XIX secolo la maggior parte degli arrivi fu dovuta a donazioni, che continuarono a essere numerose anche nel corso del secolo successivo17. Tra queste si ricordano quella di Bruno Lattes, che offrì pure un contributo finanziario per procedere all’ampliamento delle collezioni e quelle di Natale Mazzolà e Maria Calzavara, che donarono tra le altre cose diversi gessi di Arturo Martini18. Infine, accanto all’azione dei privati e ai crescenti acquisti del Comune, si segnala il supporto offerto dalla Cassa di Risparmio della Marca Trevigiana e dall’Associazione degli Amici dei Musei e dei Monumenti19.

SCULTURE IN GESSO

Prima di ricostruire le tappe che hanno portato alla formazione del cospicuo nucleo di gessi conservato all’interno delle collezioni civiche, si ritiene opportuno precisare che le informazioni riportate nella presente scheda sono state desunte dalle pubblicazioni rintracciate e che non è stato possibile accedere a fonti documentarie dirette. Per questo motivo non si può escludere che i musei cittadini custodiscano altri gessi oltre ai duecentoventicinque pezzi censiti nell’ambito di questo studio, tra cui si inseriscono anche due pezzi concessi in deposito da privati20.

I primi ingressi su cui è stato possibile rintracciare informazioni rendono evidente il ruolo svolto da Luigi Bailo nell’ambito del processo di ampliamento delle collezioni civiche e, in particolare, in quello di formazione della raccolta di sculture in gesso.

Dopo l’acquisto, prima del 1892, dei due rilievi rappresentanti Bacco che conforta

Arianna e Trionfo di Bacco di Pietro Zandomeneghi21, nel 1896 pervenne infatti il Busto

15 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.9. 16 Cfr. Ivi, pp.9,15. 17 Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.9. 18 Cfr. Ibidem. 19 Cfr. Ivi, pp.9.10. 20 Si tratta di Armonie e Fiaba di Arturo Martini.

21 Si segnala inoltre che le fonti si rivelano discordanti in merito alle dimensioni di tale opera; Manzato

Eugenio, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, in Artisti trevigiani della prima metà

del novecento. Pagine aperte, vita segreta dal Museo Cittadino, catalogo della mostra a cura di Luigina

del naturalista Antonio Catullo, acquisito direttamente dal figlio di Luigi Borro22. Il reiterarsi di operazioni di questo tipo è confermato dalla guida del Museo Bailo, la quale attesta che il fondatore dell’istituto apprezzò notevolmente l’opera dello scultore cenedese, richiedendo all’erede alcune sue produzioni plastiche e numerosi disegni23.

La sequenza di acquisti venne interrotta, nel 1907, dall’arrivo del Ritratto di Cesare

Augusto Levi, donato dallo stesso effigiato nell’anno di realizzazione, quando lo acquistò

presso la Prima Mostra d’Arte Trevigiana24. Nell’ambito del presente studio risulta particolarmente significativo il fatto che la prima opera di Arturo Martini pervenuta ai Musei Civici e, più in generale in una collezione museale, sia proprio una scultura in gesso. Tale ingresso fu seguito da altri pezzi martiniani commissionati dal già citato Bailo, ovvero il busto de L’anatomico Scarpa (1908) e il modello in gesso realizzato nel 1911 in vista della mai effettuata esecuzione di un monumento dedicato a Garibaldi25. In ogni caso, queste opere non furono destinate nell’immediato al museo cittadino, ma vennero collocate presso la Sala dell’Ateneo Trevigiano, la Biblioteca e i depositi museali26.

Dopo la morte di Bailo, al quale si deve pure la commissione dell’opera di Antonio Carlini intitolata Quo currǐtis?, nel periodo in cui Luigi Coletti stava procedendo all’aggregazione dalla Pinacoteca e del Museo Trivigiano, venne acquistato il Busto di

Marianna Angeli Pascoli, attribuito alternativamente ad Antonio Canova e a Luigi

Zandomeneghi27.

Un evento importante per la formazione della galleria d’arte moderna, nonché per l’accrescimento del nucleo di opere del Martini, che fu posto in una sala appositamente

Cfr. Forme ritrovate: dall’arte paleoveneta ad Arturo Martini. Sculture dei Musei Civici di Treviso, catalogo della mostra a cura di Carlo Balljana, Andrea Bellieni, Tiziana Tonon, et al. (Treviso, complesso di Santa Caterina), Comune di Treviso, 2002, pp.212,213.

22Si segnala inoltre che le fonti si rivelano discordanti in merito alle dimensioni di tale opera; cfr. Forme

ritrovate, cit., 2002, pp.214,215; Manzato Eugenio, La Galleria Comunale d’Arte Moderna, cit., 1983; Nuova

Alleanza Società Cooperativa, Lavori eseguiti. Sculture e Manufatti (dal 1990 ad oggi), disponibile al seguente URL: http://www.nac-arte.it/it/files/2015/10/Nuova-Alleanza-Restauri-monumentale-201510.pdf.

23 Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.58.

24 Cfr. Arturo Martini. Opere nel museo di Treviso, catalogo della mostra a cura di Nico Stringa (22 maggio -

31 ottobre 1993), Treviso, Edizioni Canova, 1993, pp.65-67.

25 A questo si aggiunge un bozzetto in terra cruda. Cfr. Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit.,

1993, pp.69,80,81; Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.74; Manzato, Un museo per Arturo Martini, in

Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, catalogo della mostra a cura di Nico Stringa (22 maggio - 31

ottobre 1993), Treviso, Edizioni Canova, 1993, p.17.

26 Cfr. Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.17.

27 Si segnala inoltre che tale opera è stata pubblicata sia con il titolo di Busto di Marianna Angeli Pascoli sia

con quello di Busto di Margherita Angeli Pascoli. Cfr. Forme ritrovate, cit., 2002, p.210; Nuova Alleanza Società Cooperativa, Lavori eseguiti. Sculture e Manufatti (dal 1990 ad oggi); Puttin Lucio, Lucco Mauro,

Dipinti e sculture del Museo di Treviso, Bologna, Poligrafici editoriale per conto di Autostrade S.p.A, 1980,

riservata all’interno del museo, fu la donazione effettuata nel 1959 da Lidia Usigli a ricordo del defunto marito Lionello De Lisi28. Anche in questo caso, tra le opere pervenute al museo vi fu un gesso, il Giannino, realizzato dallo scultore nel 1906-0729.

Tra il 1964 e il 1966 pervennero tre nuovi gessi: il Pio X fanciullo di Rodolfo Zilli, offerto dall’artista stesso30, il ritratto di Sandra, acquistato direttamente da Carlo Conte31, e il Nettuno di Umberto Feltrin, donato da Mainella32.

L’anno successivo, in seguito all’allestimento di una mostra dedicata ad Arturo Martini, entrarono in collezione La Carità e Donne sulla sabbia, offerti rispettivamente da Eso Peluzzi e dalla compagna dell’artista trevigiano33. Occorre infatti precisare che nel catalogo dell’esposizione sia Peluzzi sia Egle Rosmini risultavano ancora proprietari dei pezzi citati34.

Nel 1968, a due anni di distanza dalla scomparsa di Carlo Conte, gli eredi di quest’ultimo donarono alla municipalità un insieme consistente di gessi contiani35, che si aggiunse alle quattro opere dell’artista pervenute in precedenza36. Le vicende che

coinvolsero il nuovo nucleo, tuttavia, si rivelarono particolarmente complesse, in quanto l’istituzione museale non si dimostrò in grado di offrire nell’immediato una sistemazione adeguata alla collezione37. Per questo motivo le opere offerte ritornarono temporaneamente ai donatori e si dovette attendere il 1984 affinché, con l’esposizione di una parte dei pezzi, si decretasse la decisiva acquisizione del nucleo fondamentale della cosiddetta Gipsoteca contiana38.

28 Cfr. Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.18. 29 Cfr. Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.64,65

30 Cfr. Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983.

31 Cfr. Scheda 131, in Bizzotto Franca, Carlo Conte. Sculture dei Musei Civici di Treviso, Crocetta del

Montello, Antiga Edizioni, 2015, p.89.

32 Cfr. Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983.

33 Cfr. Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.86,87,111-113; Lippi, Dai salotti alla

pinacoteca, cit., 2007, p.10; Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.18.

34 Cfr. Arturo Martini, catalogo della mostra a cura di Bepi Mazzotti (Treviso, Ex Tempio di Santa Caterina, 10

settembre - 12 novembre 1967), Libreria Canova/Neri Pozza Editori, 1967, pp.97,102; Arturo Martini. Opere

nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.86,87,111-113; Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.18.

35 In tale occasione si registrò la presenza di centosettantotto pezzi, alcuni dei quali mutili; i gessi

frammentati, invece, non vennero inclusi nel conteggio. Cfr. Bizzotto Franca, Gipsoteca Contiana, in Bizzotto, Carlo Conte. Sculture dei Musei Civici di Treviso, cit., 2015, pp.7,12; Lippi Emilio, Premessa, in Bizzotto, Carlo Conte. Sculture dei Musei Civici di Treviso, cit., 2015, p.5.

36 In aggiunta al gesso rappresentante una testa di bambina, si conservavano i bronzi intitolati

rispettivamente Sandra e Venere e un olio raffigurante la Campagna trevigiana. Cfr. Lippi, Premessa, cit., 2015, p.5.

37 Cfr. Bizzotto, Gipsoteca Contiana, cit., pp.7,16 nota 1; Lippi Emilio, Premessa, in Bizzotto, Carlo Conte.

Sculture dei Musei Civici di Treviso, cit., 2015, p.5.

Seguirono, nel 1971, la donazione del martiniano Busto di Emilio Ventura39, personaggio a cui risulta ispirato anche Il poeta (Libero pensatore), di cui non sono chiare le modalità di ingresso40, e quattro anni dopo quella del gesso di Ottone Zorlini intitolato

Testa di popolano (Bobe)41. Alla fine del decennio, con quanto rimasto della somma

lasciata da Bruno Lattes nel 1953, furono invece acquistati la Fanciulla piena d’amore e il

Ritratto di Omero Soppelsa, realizzate da Arturo Martini e provenienti dalla collezione

Soppelsa42.

Tre anni dopo, nel 1982, Domenico Gasparini donò il Ritratto di Giovanni Battaggia, di cui fu autore43, mentre cinque anni dopo il museo acquistò i gessi martiniani intitolati

Busto del Pittore Pinelli e Altri tempi (Dopo il concerto, Veneziani del Settecento) e

ricevette, per mezzo del lascito di Maurizio Papparotto, quello denominato Il violento44. Come segnalato da Manzato, gli acquisti effettuati dall’amministrazione pubblica possono essere messi in relazione con l’organizzazione della mostra dedicata a Il giovane Arturo

Martini, che sarebbe stata allestita due anni dopo per celebrare la ricorrenza del centenario

della sua nascita45; tutte le opere acquisite furono infatti esposte in tale circostanza46. All’inizio del decennio successivo, oltre alle matrici in gesso Al dott. Allegrini e Al

dott. Toschi, alla Maternità47 e a L’ubriaco48, realizzati dallo scultore trevigiano, pervenne,

tramite la donazione di Teresita Lorenzon Gaetani, il gesso di Ottone Zorlini intitolato

Busto di ragazzo49. 39 Cfr. Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, p.67. 40 Cfr. Ivi, p.71. 41 Cfr. Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983. 42 Si segnala inoltre che le fonti si rivelano discordanti in merito alle dimensioni di tale opera; Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983; Cfr. Lippi, Dai salotti alla pinacoteca, cit., 2007, p.9; Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.19; Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.81-86. 43 Cfr. Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983. 44 Cfr. Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.62-64,72-74. 45 Cfr. Manzato, Un museo per Arturo Martini, cit., 1993, p.19.

46 Cfr. Il giovane Arturo Martini, catalogo della mostra a cura di Eugenio Manzato, Nico Stringa (Treviso,

Museo Civico Luigi Bailo, 15 ottobre 1989 - 10 gennaio 1990), Roma, De Luca Edizioni d’Arte, 1989, pp.142,144.

47 Cfr. Introduzione, catalogo della mostra a cura di Nico Stringa (22 maggio - 31 ottobre 1993), Treviso,

Edizioni Canova, 1993, p.29; Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.74,75.

48 Cfr. Introduzione, cit., 1993, p.29; Arturo Martini. Opere nel Museo di Treviso, cit., 1993, pp.76,77.

49 Si segnala inoltre che le fonti si rivelano discordanti in merito alle dimensioni di tale opera; Cfr. Lippi, Dai

Questo atto munifico fu seguito, nel 1998, dal dono di una piastrella in gesso rappresentante una Dama con chitarra, che si inserisce tra i pezzi inviati dal Martini a Gregorio Gregorj durante il soggiorno monacense50.

Nel 2005 è pervenuto il gesso intitolato Ratto delle spose veneziane di Luigi Borro, acquistato con il contributo degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso51 e negli ultimi anni due privati hanno concesso in deposito al museo i gessi intitolati Armonie e

Fiaba.

Infine, quest’anno la famiglia Copercini-Giuseppin ha donato il gruppo della Leda e

il cigno di Herta von Wedekind Ottolenghi52.

Inoltre si segnala che per quanto concerne il Busto di Elisabetta Wassermann, donato dalle sorelle Brunetti, non è stato possibile reperire informazioni circa la data di arrivo al museo53. Le pubblicazioni e i documenti in cui compaiono le otto opere che non sono state citate54, invece, non riportano dati in merito alle modalità d’ingresso in collezione.

Riassumendo, tra i duecentoventicinque gessi rintracciati, duecento sono dunque pervenuti tramite donazione e quattordici per mezzo di acquisto. Occorre infine precisare che centottantaquattro pezzi sono stati offerti dagli eredi degli artisti55 e due dagli autori stessi56.

NUCLEI

All’interno dell’insieme di sculture in gesso rintracciato presso i Musei Civici di Treviso, si possono individuare alcuni nuclei che presentano consistenze altamente disomogenee.

Il raggruppamento più numeroso, formato da centottantaquattro pezzi, è riconducibile alla figura di Carlo Conte ed è seguito, a grande distanza, dal nucleo

50 Opere pervenute alle collezioni museali, in Stringa Nico, Arturo Martini. Nuove acquisizioni 1993-1998, Dosson, Zoppelli, 1998, pp.32,33. 51 Cfr. Gerhardinger, Museo Bailo, cit., 2015, p.58. 52 Cfr. http://www.museicivicitreviso.it/index.php?it/22/gli-eventi/232/; Il Museo Bailo si arricchisce della Leda e il cigno: http://www.venetouno.it/notizia/47677/il-museo-bailo-si-arricchisce-della-leda-e-il-cigno-. 53 Cfr. Forme ritrovate, cit., 2002, pp.208,209. 54 Si tratta dei seguenti pezzi: Modelletto per il concorso per il Monumento a Vittorio Emanuele II a Venezia di Luigi Borro, Busto di Luigi Bailo di Antonio Carlini, Il primo giornalista trevigiano, Busto di Wagner, Busto di Gallina, Due corpi femminili seminudi abbracciati e Busto di gentiluomo di Umberto Feltrin e Il Canova Morente di Francesco Sologni. Cfr. Manzato, La Galleria Comunale d’Arte Moderna e Inventario delle opere, cit., 1983; Nuova Alleanza Società Cooperativa, Lavori eseguiti. Sculture e Manufatti (dal 1990 ad oggi). 55 Si tratta di centottantatré pezzi di Carlo Conte, donati dagli eredi Morgan e Varlonga, e della Donna sulla sabbia di Arturo Martini, donato dalla sua compagna. 56 Si tratta del Ritratto di Giovanni Battaggia di Domenico Gasparini e del Pio X fanciullo di Rodolfo Zilli.

martiniano, composto da venti gessi57. Gli altri artisti risultano rappresentati da un numero nettamente inferiore di sculture, che è stato ritenuto insufficiente per tracciarne in modo adeguato il percorso artistico. Umberto Feltrin è infatti presente con sei gessi, Luigi Borro con tre, Antonio Canova, Antonio Carlini, Pietro Zandomeneghi e Ottone Zorlini con due, Domenico Gasparini, Francesco Sologni e Rodolfo Zilli con uno. Resta tuttavia di dubbia attribuzione il Busto di Marianna Angeli Pascoli, che potrebbe aggiungersi al gruppo canoviano o rappresentare in collezione la produzione di Luigi Zandomeneghi.

In seguito a tali valutazioni si è ritenuto opportuno dedicare questa sezione della presente scheda all’approfondimento del percorso creativo di Carlo Conte e di Arturo Martini.

Carlo Conte (Moriago della Battaglia, 12 settembre 1898 - Soligo, 15 marzo 1966)58, dopo essersi diplomato presso la Regia Scuola Magistrale dei Carmini di Venezia, tra il 1914 e il 1916 si recò a Milano59. In città, ospitato dalla sorella, poté frequentare il corso di ornato presso la Scuola degli Artefici dell’Accademia e successivamente il primo anno del corso comune presso la stessa istituzione60. Tra il 1916 e il 1917 studiò invece presso l’Accademia di Venezia e, dopo aver superato la prova finale, dovette partire per il fronte61. In seguito a questa esperienza ricominciò a studiare presso l’Accademia di Brera, seguendo i corsi speciali di scultura; nello stesso periodo entrò in contatto con il gruppo dei chiaristi e gli fu assegnato il Premio della Fondazione Bozzi-Caimi per un ritratto62. Tra il