128
BOOK OF ABSTRACT
S03-T12/2
“Perché non ne vale più la pena”: le motivazioni della decisione di interrompere o proseguire l’esperienza di supervisore di tirocinio per gli studenti di servizio sociale
Tirocinio di servizio sociale, supervisori, decisioni
Fazzi Luca – [email protected]
Professore ordinario, Università di Trento Dipartimento di sociologia e ricerca sociale
Rosignoli Angela
L’apprendimento sul campo rappresenta un elemento fondamentale dell’educazione per gli studenti di servizio sociale. Esso avviene sotto forma di un’esperienza di tirocinio guidata da un professionista esperto. La figura del supervisore costituisce un perno del processo di educazione. La letteratura riguardante la figura del supervisore è nonostante tale centralità ancora limitata. Uno dei temi oggi più delicati riguarda le motivazioni e le condizioni che spingono i professionisti a svolgere nel tempo il ruolo di supervisori di studenti in tirocinio. E’ esperienza diffusa la crescente difficoltà nel reclutamento dei supervisori a cui affiancare gli studenti nel tirocinio e ciò non solo per la riluttanza dei nuovi professionisti a assumere tale ruolo ma anche per la decisione di interrompere l’esperienza da parte di assistenti sociali che da molti anni svolgevano il compito. Considerando che la cosiddetta “didattica sul campo” è l’esperienza formativa più significativa per gli studenti, chiedersi quali sono i fattori che spiegano la decisione di interrompere o proseguire l‘esperienza di supervisore costituisce un tema dirimente per progettare la formazione dei nuovi professionisti.
Quali sono i fattori che sostengono le motivazioni degli assistenti sociali a mantenere il ruolo di supervisori? Quale peso ha la formazione e la consapevolezza della rilevanza della funzione di supervisione? E quali sono le condizioni lavorative e organizzative che influenzano le scelte dei singoli operatori?
Per rispondere a questi interrogativi è stata svolta un’indagine attraverso interviste semi strutturate su un campione di 60 assistenti sociali che hanno fornito il proprio contributo di supervisori esperti, in collaborazione con tre sedi universitarie rispettivamente al nord, al centro e nel sud Italia.
I risultati dell’indagine evidenziano come il prolungamento dell’esperienza di supervisore sia un’attività che richiede un costante sostegno ai professionisti che svolgono tale compito. Il disincanto rispetto al ruolo è maggiore tra i professionisti che devono gestire da soli il rapporto con lo studente, mentre è minore per chi trova riconoscimento e sostegno a livello istituzionale da parte sia dell’organizzazione in cui lavora che da parte dell’ente che gestisce la formazione universitaria. Svolge inoltre un ruolo fondamentale la consapevolezza dei singoli professionisti circa la rilevanza della supervisione come parte integrante del mandato professionale.
TITOLO
AUTORI
PAROLE CHIAVE
ABSTRACT ID ABSTRACT
129
BOOK OF ABSTRACT
S03-T12/3
Il contributo delle ICT nel tirocinio di servizio sociale: le potenzialità di nuove forme sperimentali di tutoraggio
Servizio sociale, tirocinio, ict, innovazione, sperimentazione
Musso Gaspare – [email protected] Assistente sociale, Università degli Studi di Torino
Il contributo illustra la progettazione, la realizzazione e gli esiti della sperimentazione di una nuova forma di tutoraggio introdotta a partire dal 2015 nell’ambito del Tirocinio del CdL in Servizio sociale dell’Università di Torino.
Il progetto sperimentale è stato avviato per definire un nuovo modello di monitoraggio individuale costante e focalizzato sulle singole esigenze formative, attraverso l’adozione di strumenti didattici più flessibili e che non richiedessero esclusivamente il lavoro in presenza dei tirocinanti. Ciò che ha caratterizzato la sperimentazione è stata l’implementazione all’interno del percorso di nuovi strumenti didattici derivati dalle ICT, facendo uso in particolare della piattaforma Moodle, ambiente informatico open source dedicato alla gestione dei corsi online. La sperimentazione ha coinvolto 2 tutor, 29 tirocinanti, 23 supervisori e si è sviluppata su 2 edizioni del tirocinio del II anno di corso. I tutor hanno impostato l’attività suddividendola in monitoraggio di gruppo e in monitoraggio individuale, una buona parte di quest’ultimo è stata “dematerializzata” progettando e introducendo nuovi strumenti online (es. cartelle condivise, diario del tirocinio, report settimanali, esercitazioni, uso di chat) che hanno permesso un’attività di tutoraggio svincolata dalla presenza fisica degli attori coinvolti e conseguentemente più costante durante l’intero percorso formativo.
Al termine della sperimentazione si è proceduto a effettuare un bilancio conclusivo mediante la somministrazione di questionari e una raccolta dati rispettivamente a tre aree di indicatori: soddisfazione dei tirocinanti, valutazione dei supervisori ed esiti formativi dei percorsi. Tutti gli indicatori presi in esame hanno fornito risultati incoraggianti. Le ICT vengono spesso considerate come ancillari rispetto alla formazione nel Servizio sociale, ma esse stanno divenendo strumento irrinunciabile all’interno delle più innovative teorie della formazione. Si pensi ad es. alle possibilità aperte dai nuovi metodi didattici interattivi quali l’apprendimento cooperativo online, basato su progetti, la gamification, la peer education, la flipped classroom. Queste nuove tecniche possono trovare spazio all’interno della formazione al Servizio sociale, ambito nel quale l’innovazione ha da sempre costituito un elemento caratterizzante. Complessivamente si ritiene che il nuovo dispositivo didattico costituisca una best practice che si inserisce in tale orientamento.
TITOLO
AUTORI PAROLE CHIAVE
ABSTRACT ID ABSTRACT
130
BOOK OF ABSTRACT
S03-T12/4
Formare alla creatività e riflessività: la rielaborazione dell’esperienza di tirocino
Tirocinio, esperienza, creatività, riflessività, gruppi di rielaborazione
Sollima Maria Luisa – [email protected] Assistente sociale Tutor, LUMSA Santa Silvia
Nell’ambito della formazione al servizio sociale si presentano i risultati relativi all’applicazione di un metodo di restituzione dell’esperienza di tirocinio, che si serve dei processi di riflessività innescati all’interno dei gruppi di rielaborazione. La base empirica è costituita da documenti prodotti dagli studenti, che attraverso metafore, immagini, narrativa, simboli, musica,etc. raccontano il senso della loro esperienza. Attraverso l’uso di modalità diverse, inoltre, gli studenti condividono con gli altri il senso della loro esperienza e focalizzano elementi salienti del percorso: dalle difficoltà incontrate nel periodo d’inserimento, al rapporto con il supervisore e con i colleghi, al riconoscimento della propria identità, alla consapevolezza della crescita, all’acquisizione di competenze professionali. Tale sperimentazione è stata effettuata tra gli studenti del corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale e del no profit della LUMSA - Santa Silvia di Palermo. I documenti raccolti sono analizzati prevalentemente attraverso l’approccio metodologico della sociologia visuale e dell’analisi testuale.
Attraverso la presentazione di questa modalità didattica si vuole offrire uno strumento utile nell’ambito della riflessione sulla teoria della pratica nella formazione degli assistenti sociali. Infatti la dimensione riflessiva, sostenuta da un monitoraggio sistematico dell’esperienza, aiuta gli studenti ad affrontare la complessità dei contesti operativi nei quali svolgono il tirocinio, ma soprattutto facilita la creazione di uno spazio mentale che rende fattivo il passaggio dal fare al saper pensare, così da apprendere dall’esperienza. Sviluppare nello studente la dimensione creativa contribuisce, inoltre, alla formazione di assistenti sociali “riflessivi” capaci di mobilitare, articolare, connettere risorse, creare percorsi “altri” quando la realtà lo richiede.
TITOLO
AUTORI
PAROLE CHIAVE
ABSTRACT ID ABSTRACT
131
BOOK OF ABSTRACT
S03-T13/1
Servizio Sociale e residenzialità: il potere di vigilare
Vigilanza, controllo, sostegno, prevenzione, innovazione
Polinari Angela – [email protected] Assistente sociale / Laurea magistrale in politiche e servizi sociali, Società Cooperativa Sociale Il Quadrifoglio
Peris Cancio Lluis Francesc
I Comuni svolgono le funzioni di autorizzare e vigilare i servizi residenziali socio-assistenziali nel territorio di competenza. La tipologia di tali caregivers determina lo svolgimento della medesima funzione nell’ambito dei Servizi Sociali dell’Ente Locale. In considerazione di leggi nazionali e regionali consolidate e di converso del difficile reperimento di fonti sul modus operandi degli operatori coinvolti nell’assunzione di questo compito, è stata realizzata una ricerca avente la finalità di divulgare l’implementazione delle attività di vigilanza degli Assistenti sociali nelle strutture residenziali rivolte ad anziani e minori; obiettivo specifico della tesi di laurea magistrale è stato quello di individuare la presenza di una metodologia di lavoro che produca cambiamento e attivi prevenzione mediante prassi operative che non siano solo di accertamento e controllo, rilevando empiricamente un modello di vigilanza del Servizio Sociale che superi una strutturazione del lavoro in chiave burocratica. Mediante un’intervista semi-strutturata dodici social workers di sei Municipi di Roma Capitale e di un Comune della provincia di Latina, hanno narrato la loro esperienza operativa fornendo narrazioni del loro agire professionale e delle attività di supporto alla residenzialità. L’analisi del materiale informativo ha rilevato che la fase di accertamento prevale nella metodologia di lavoro; si predilige l’uso del tempo-lavoro per la pianificazione ed implementazione delle visite di accertamento, la stesura della documentazione utile per la verifica dei requisiti e l’intervento curativo-riparativo nel caso di riscontro di inadeguatezze. Tuttavia i professionisti hanno manifestato l’intenzionalità di avviare un diverso modus operandi, nel quale evidenziare iniziative di Servizio Sociale che accompagnino i servizi residenziali nel campo della prevenzione e del cambiamento. Sono stati individuati interventi professionali in tal senso orientati afferenti all’implementazione di forme di informazione- formazione e consulenza destinati ad ogni singolo servizio residenziale, mediazione in situazioni di conflitto e/o lentezze burocratiche, realizzazione di incontri per scopi risolutivi. L’individuazione di azioni di Servizio Sociale orientate a considerare la vigilanza come lavoro sociale comunitario e l’adozione di un metodo di lavoro realizzato in e per una dimensione sovra- individuale o di gruppo rimane al momento espressione intenzionale priva di evidenze empiriche.
TITOLO AUTORI PAROLE CHIAVE ABSTRACT ID ABSTRACT