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BOOK OF ABSTRACT
S02-T01/2
Intervenire attraverso la dimensione di groupwork: come costruire legami di senso familiare
Groupwork, innovazione, fiducia, empowerment, famiglia
Grassi Maddalena Floriana – [email protected] Assistente Sociale, Cooperativa
Peris Cancio Lluis Francesc
Quanti e quali assistenti sociali sul territorio di Roma Capitale adottano come dimensione d’intervento di Servizio Sociale il groupwork? Perché lo fanno e quali sono nello specifico le loro esperienze?
Generata da un percorso di supervisione, la Ricerca Azione Partecipata (RAP) parte nel Febbraio 2015 e prosegue oggi, accompagnata dalla continuativa ricerca bibliografica e su campo di esperienze significative, da 1 focus group, 2 seminari formativi, 2 osservazioni non partecipanti, 25 interviste in profondità e 135 questionari semi-strutturati, dalla elaborazione dei quali emerge il seguente profilo di assistente sociale propenso all’uso del groupwork: donna di classe d’età trentasei- cinquanta anni, con formazione di primo livello e occupazione stabile nel settore pubblico, che impiega mediamente il suo tempo di lavoro nella dimensione di case-work pur essendo attratta da group- e community-work, perché percepisce scarsa la sua disponibilità di tempo, valuta insufficiente la sua formazione, considera basso il livello di coordinamento interprofessionale, debole la capacità di fare rete sul territorio, quasi assenti la flessibilità organizzativa e la sensibilità della dirigenza.
Dall’elaborazione di tutti i dati finora raccolti, il groupwork:
- è dimensione d’intervento gratificante per il professionista e strumento di partecipazione ed empowerment rigenerativo per l’utente;
- innova la pratica professionale, determinando la sospensione del tempo in uno spazio istituzionale ove dare parola significa dare potere di cambiamento, fiducia nelle organizzazioni, predisposizione al communtywork; - rivela la pluralità del concetto di famiglia, dando la possibilità di costruire e riabilitare legami di senso familiare, perché assolve alle funzioni vitali tipiche del gruppo-sistema-famiglia: identificazione e differenziazione.
Utenza ed équipe operativa si accompagnano così lungo un percorso di transizione verso l’autonomia, attraverso la costruzione di legami di fiducia.
Ciò che la ricerca vuole stimolare, con la pubblicazione che si intende realizzare in collaborazione tra Università Sapienza e CROAS Lazio, è il riconoscimento e la non accettazione di una profonda povertà relazionale e della insoddisfazione professionale, sociale e personale del contesto e del modo in cui si vive. Le testimonianze ricercate e raccolte dimostrano la possibilità di far prevalere la motivazione al cambiamento, se si sceglie di cogliere l’occasione di un incontro tra il Sé e gli altri.
TITOLO
AUTORI PAROLE CHIAVE
ABSTRACT ID ABSTRACT
56
BOOK OF ABSTRACT
S02-T01/3
Aspetti inattesi della trascuratezza: un’indagine interdisciplinare del territorio veneto
Maltrattamento, Trascuratezza, Tutela, Salute
Meneghel Giulia – [email protected]
Assistente sociale/dottorando di ricerca in medicina dello sviluppo e scienze della programmazione sanitaria, Centro Regionale per la Diagnostica del Bambino Maltrattato/Dipartimento della slaute della donna e del bambino-università di Padova
Rosa Rizzotto Melissa, Bua Martina, Sgaravatti Eleonora, Facchin Paola
La Trascuratezza provoca esiti gravissimi alla salute dei bambini con danni permanenti dello sviluppo, tuttavia, risulta essere ad oggi la forma di maltrattamento all’infanzia meno riconosciuta e riconoscibile. L’OMS definisce la Trascuratezza come il fallimento nel provvedere allo sviluppo del bambino in tutte le sue sfere (salute, sviluppo emotivo e cure amorevoli, educazione, condizioni di vita sicura, protezione). Individuarla ed effettuare una diagnosi corretta è operazione difficile poiché i sintomi possono manifestarsi con quadri subdoli e la valutazione delle caratteristiche dei genitori e del contesto familiare di vita del minore, non risultano sufficienti ai fini della stessa.
Questo studio intende valutare 24 casi di minori vittime di Trascuratezza afferenti al Centro Regionale per la Diagnostica del Bambino Maltrattato del Dipartimento della Salute della Donna e del Bambino dell’Azienda Ospedaliera di Padova tra il 2011 e il 2015. Per tutti i casi sono state condotte grazie ad un approccio multidisciplinare delle valutazioni approfondite del loro stato di salute attraverso indagini diagnostiche medico- strumentali, valutazioni sociali e psicodiagnostiche di cui mostreremo le immagini più significative e i risultati. I risultati dello studio hanno rilevato la presenza di gravi condizioni di salute di questi bambini, con danni cerebrali, ritardo o arresto dello sviluppo, malnutrizione, disturbi dell’apprendimento e ritardo mentale. Emerge inoltre che, nella maggior parte dei casi, i minori e le loro famiglie erano già in carico ai Servizi Sociali, anche da periodi molto lunghi con il susseguirsi di numerosi interventi di sostegno al nucleo familiare, in assenza di un approfondimento specialistico delle condizioni di salute del minore. Questa latenza sembra rallentare tutti i passaggi dalla definizione della diagnosi all’individuazione del progetto terapeutico per la cura del bambino e di recupero mirato della famiglia.
I risultati dello studio esprimono la necessità di un’integrazione sempre più forte tra l’intervento sociale e quello medico, sia per la prevenzione dei gravi esiti alla salute dei bambini con sospetta Trascuratezza sia per l’attivazione più consapevole e tempestiva dell’azione di tutela di questi bambini. Quest’ultima dovrebbe tener conto costantemente del dato di realtà delle lesioni provocate da questa forma di maltrattamento, anche se non si vedono e non si immaginano.
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AUTORI
PAROLE CHIAVE
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57
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S02-T01/4
La valutazione delle famiglie con minori a rischio - Comparazione fra i servizi sociali pubblici italiani e svedesi
Assessment, servizi sociali pubblici, Svezia, Italia, ricerca comparativa
Guidi Paolo – [email protected] Docente a contratto, Università di Genova
La ricerca descrive e compara l’assessment di servizio sociale delle famiglie con minori a rischio in Italia e Svezia considerando il ruolo ricoperto dagli assistenti sociali del servizio pubblico nel sistema di welfare di appartenenza. La ricerca comparativa fa parte di un lavoro di tesi di dottorato che si basa su un approccio mixed method: un primo studio qualitativo si basa sulle risposte a vignette che descrivono tre casi-tipo (un neonato, un bimbo e un’adolescente) e successivi focus group con i rispondenti; il secondo studio, quantitativo, esplora la percezione del potere da parte degli assistenti sociali dei due paesi.
La comparazione evidenzia consistenti similarità nell’assessment delle situazioni di neonati e bambini a rischio, mentre mostra consistenti differenze quando si tratta di valutare gli adolescenti. Gli assistenti sociali italiani sono in generale più interventisti degli svedesi, tendono cioè a ritenere di dover intervenire in maniera più sollecita. Gli assistenti sociali svedesi riconoscono maggiormente degli italiani di esercitare un potere nei confronti dei loro clienti, ciò indipendentemente dal settore di intervento.
Le differenze evidenziate nella pratica di assessment possono essere ricondotte solo in parte alle differenze esistenti fra i due sistemi di welfare.
Le leggi, l’organizzazione locale dei servizi e la dimensione culturale, che guida l’interpretazione delle situazioni da parte dei professionisti in relazione al loro mandato, sono aspetti che orientano l’assessment delle famiglie con bambini a rischio da parte degli assistenti sociali.
TITOLO
AUTORI PAROLE CHIAVE
ABSTRACT ID ABSTRACT
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S02-T01/5
La ricerca delle origini delle persone adottate: Bisogno ineludibile o indotto?
Pregiudizio, famiglia adottiva, ricerca delle origini, rappresentazione sociale adozione
Mancinelli Maria Chiara – [email protected]
Assistente sociale - funzionario di servizio sociale, Regione Lazio
Ricerca del 2014 per il dottorato in Servizio Sociale, facoltà Scienze della Formazione di Roma 3. Ha le sue radici nell’impegno professionale con minori in affidamento pre-adottivo e con le donne che hanno scelto di non riconoscere il proprio nato. Si inserisce nell’attuale dibattito in Italia (pronuncia Consulta Corte Costituzionale n.278/2013, il testo di riforma n°1978 in discussione al Senato “Modifiche all’articolo 28 della legge 4 maggio 1983, n. 184”) sull’abolizione o attenuazione del parto in anonimato. L’interrogativo di fondo: come operare il bilanciamento del diritto alla riservatezza del parto con il diritto alla conoscenza dei procreatori? Quale domanda è sottesa alla ricerca delle origini? Ho inteso verificare i caratteri di una rappresentazione sociale che, accordando particolare valore al legame di sangue attribuisce carattere di artificiosità e innaturalità alla genitorialità adottiva. Nello studio faccio riferimento al concetto di rappresentazione sociale come esplicitato da S. Moscovici (Moscovici S., Farr R., 1984).
Temi: metodologia, partecipanti, procedura e strumenti d’indagine Analisi delle richieste: Cosa si chiede quando si cercano le proprie origini Una aspetto particolare: madri alla ricerca dei figli
Caratteristiche delle persone intervistate Le svolte biografiche:
- la decisione di intraprendere la ricerca delle origini - il peso del segreto
Legittimazione sociale della famiglia adottiva “Chi è la mia vera madre?”
“Conoscere la mia storia” Identità di gruppo dei cercatori
La ricerca ha riguardato l’universo di quanti negli anni 2008-2012 hanno fatto domanda di informazioni presso l’Archivio Storico del Brefotrofio della Provincia di Roma. Analisi di 144 domande scritte in modo libero e successive 34 interviste semistrutturate. Si è effettuata un analisi comparata con le richieste di origini presentate su un sito on line. L’esito complessivo della ricerca, di cui si potrà dare conto in modo esaustivo con tutti i dati raccolti, ha dato conto che l’esperienza concreta di riconoscimento di appartenenza familiare vissuta dalle persone adottate non è stata pienamente supportata dal riconoscimento sociale corrispondente allo status giuridico di figli legittimi del nucleo genitoriale adottivo. La riflessione può aiutare a supportare le scelte legislative e sociali in favore dei figli delle PMA che chiedono di conoscere l’identità di chi ha fornito il materiale biologico necessario alla nascita. TITOLO AUTORI PAROLE CHIAVE ABSTRACT ID ABSTRACT
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S02-T04/1
Servizio sociale e MSNA: una ricerca sulle condizioni e sui bisogni professionali nelle strutture di accoglienza in Sicilia
Minori stranieri non accompagnati, migrazioni, comunità per minori, integrazione e tutela minori, competenze interculturali
Di Rosa Roberta Teresa – [email protected] Ricercatore prof. aggregato, Università di Palermo
Argento Gabriella, Leonforte Silvana
Nel 2016 il Consiglio di Corso di Laurea in Servizio Sociale dell’Università di Palermo ha approvato l’istituzione di un Laboratorio Interdisciplinare sulle Migrazioni e i Percorsi di Accoglienza, “Futuro Plurale”, in collaborazione con l’associazione Assistenti Sociali senza Frontiere, il servizio Migrantes della Diocesi di Agrigento e i giuristi dell’ASGI e di Borderline Sicilia.
L’obiettivo di lungo periodo è quello di contribuire a migliorare le prassi di accoglienza e i servizi deputati all’integrazione, permettendo una lettura aggiornata dei fenomeni attraverso la ricerca e al contempo operando sull’aggiornamento professionale e sullo sviluppo di competenze interculturali nelle relazioni di aiuto, attraverso il confronto con esperti e tra colleghi dei servizi.
La prima attività messa in campo nel 2016 è stato un ciclo di seminari per operatori dell’accoglienza dei MSNA, nei quali gli esperti di varie discipline hanno discusso con i professionisti in servizio rispetto alle norme procedure, alle questioni organizzative e a quelle più specificamente sociali ed educative che intervengono nel processo di accoglienza di un msna. Le attività laboratoriali hanno dato modo ai colleghi di manifestare un certo malessere rispetto alle condizioni di lavoro e un forte bisogno di formazione e di confronto professionale.
Alla luce di quanto emerso proprio nel corso di questi momenti di confronto, si è avviata a gennaio 2017 (scadenza maggio 2017) una ricerca dedicata alla rilevazione dei bisogni professionali degli operatori dell’accoglienza, che vede in corso una prima fase di lettura del territorio (finalizzata a coglierne le risorse e le criticità legate alle prassi di accoglienza), al termine della quale si procederà ad interviste ad assistenti sociali in servizio nelle comunità e nei centri di accoglienza e focus group sui temi avvertiti come urgenti e sulle risposte possibili sia a livello di formazione dei singoli professionisti, sia a livello di formazione universitaria e di aggiornamento professionale. I risultati della ricerca condotta sul territorio siciliano saranno messi a disposizione della comunità professionale e confrontati con ricerche analoghe in corso in altre regioni d’Italia.
TITOLO AUTORI PAROLE CHIAVE ABSTRACT ID ABSTRACT