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BOOK OF ABSTRACT
S02-T05/2
VO.LA (Voucher Lavoro Accessorio)- Una nuova assistenza verso la compartecipazione e responsabilizzazione degli adulti in difficoltà
Voucher lavoro, inclusione sociale, attivazione, compartecipazione, terzo settore
Dogliani Alessandra – [email protected]
Assistente sociale di fabbrica e tirocinante laurea magistrale in Politiche e servizi sociali, Confindustria - Tirocinante Consorzio Monviso Solidale
Marangi Filomena
In progetto VO.LA. (VOucher Lavoro Accessorio) nasce dal Consorzio Socio Assistenziale Alba- Langhe e Roero che, in partenariato con il Consorzio Monviso Solidale, ha scelto di sperimentare la modalità di lavoro accessorio in attività a favore della cittadinanza. La scelta degli enti è stata quella di promuovere nuove forme di Welfare attraverso interventi di assistenza economica, che valorizzano le competenze degli adulti in difficoltà non più assistenziali ma con una forte valenza generativa.
Il progetto, finanziato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, ha come obiettivo principale la compartecipazione sociale come scelta consapevole e proattiva per tendere al superamento delle cause che sono all’origine delle difficoltà sociali, in particolare per quanto riguarda la mancanza di lavoro, di una propria autonomia economica, di legami sociali, attraverso lo sviluppo delle capacità personali e lavorative di ogni persona.
Pur conservando l’integrazione al reddito della persona in difficoltà (sociale ed economica) questo progetto vuole rafforzare il senso di appartenenza alla comunità locale e rendere disponibili prestazioni alla collettività. Per raggiungere tale obiettivo è necessario il coinvolgimento del terzo settore in qualità di “committente” con cui individuare prestazioni lavorative che abbiano una utilità sociale e che al tempo stesso siano una prima risposta “occupazionale”, seppur temporanea, a chi si trova in situazione di bisogno.
La ricerca sociale , in prima fase quantitativa, vuole misurare la continuità e la cronicità degli interventi di assistenza economica erogati nell’area di Savigliano negli ultimi tre anni, elaborando dati registrati nelle Commissioni di Assistenza Economica. Successivamente l’indagine vuole studiare il progetto “Vo.La” come questo strumento alternativo (e non esclusivo) al contributo economico, capace di rafforzare nell’utente la propria capacità di attivazione e di uscita dall’isolamento personale e sociale. La valutazione in questa fase non potrà ancora avvalersi dei metodi di ricerca previsti dal progetto, ma conterrà una serie di riflessioni sul ruolo del Servizio Sociale e sull’innovatività dell’intervento realizzato, riflettendo sull’integrazione pubblico-privato sociale al fine di costruire un nuovo welfare post-crisi che superi la logica redistributiva e consegni a tutte le persone il diritto e il dovere di contribuire in modo attivo al benessere proprio e del contesto in cui vivono.
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S02-T05/3
La povertà dei bambini vista dagli assistenti sociali
Povertà, minori, indagine
Canali Cinzia – [email protected] Ricercatore, Fondazione Emanuela Zancan onlus
Neve Elisabetta, Vecchiato Tiziano
Nell’ambito del progetto TFIEY (Transatlantic Forum on Inclusive Early Years), coordinato in Italia dalla Compagnia di San Paolo, la Fondazione Zancan ja realizzato un’indagine nazionale rivolta agli assistenti sociali di area minori, per capire come migliorare le condizioni di vita dei bambini poveri; quali strategie potenziare e valorizzare con l’apporto degli assistenti sociali.
Metodi di ricerca
È stato utilizzato un questionario con domande chiuse e aperte sui bambini 0-6 poveri e a rischio di povertà, i loro bisogni, gli interventi che ricevono. L’indagine è stata resa possibile dal Cnoas che ha invitato gli assistenti sociali a compilare il questionario on-line. I dati e le informazioni sono stati analizzati con tecniche quantitative e qualitative. Risultati
Sono stati raccolti 258 questionari compilati da assistenti sociali di molte regioni. Fanno riferimento a più di 10mila bambini 0-6 di famiglie in carico ai servizi sociali nel corso del 2013. Prevalgono gli aiuti di tipo economico (37,8%). Sull’utilità degli aiuti erogati emergono risposte differenziate: grande importanza ai servizi diretti a vantaggio dei bambini e delle capacità genitoriali. Viene criticato l’eccesso di trasferimenti rispetto all’aiuto e accompagnamento professionale ostacolato dalla burocratizzazione. Emerge il deficit di servizi integrati e la necessità di rafforzamento metodologico, per supportare le competenze genitoriali, e la poca adeguatezza della formazione rispetto alle problematiche della povertà infantile. Il volume TFIEY Italia (2016), Il futuro nelle nostre mani, (il Mulino) anticipa alcuni risultati.
Implicazioni per la pratica del servizio sociale e conclusioni
L’indagine evidenzia come la povertà dei bambini non sia abbastanza considerata sul piano istituzionale e sociale, malgrado le numerose dichiarazioni e convenzioni internazionali. Evidenzia il contributo della professione per conoscere meglio i potenziali a disposizione e capire su cosa e come investire. Evidenzia il valore aggiunto della conoscenza diretta dei problemi da parte della professione, che, se utilizzata con tecniche di ricerca sostenibili nelle pratiche quotidiane, può mettere a disposizione informazioni di grande utilità e qualità tecnica.
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S02-T05/4
Le rappresentazioni sociali della persona senza dimora tra gli assistenti sociali
Persona senza dimora, rappresentazioni sociali, paradigma
Bergamaschi Maurizio – [email protected] Professore associato, Università di Bologna
Il contributo, a partire dal un corpus di 30 interviste semi strutturate, intende focalizzarsi sulle rappresentazioni sociali della persona senza dimora rilevate tra gli assistenti sociali. Nuovo ambito dell’intervento sociale, la grave emarginazione rappresenta una sfida inedita per coloro che operano in questo campo e più in generale per l’intero sistema dei servizi alla persona. Quanto ancora pesano le rappresentazioni ereditate dal passato e quali rappresentazioni emergenti intervengono a definire questo nuovo target dei servizi alla persona, quali le modalità di intervento da privilegiare e le criticità nel lavoro con questi “utenti difficili” sono le domande che hanno orientato la ricerca sul campo. Il gruppo di riferimento selezionato è composto sia da assistenti sociali che operano in questo ambito dell’intervento sociale, sia da loro colleghi che professionalmente mai si sono confrontati con questa utenza. L’ipotesi è che il riconoscimento della grave emarginazione prima come problema sociale e poi come problema pubblico (Blumer) abbia contributo ad un cambiamento di paradigma (nell’accezione di T.S. Kuhn) che interviene nella rappresentazione del senza dimora: non più ricondotto all’interno del paradigma morale (utente come deviante) né in quello medico (utente come malato), il senza dimora è riconosciuto come attore sociale, come cittadino titolare di diritti (tra questi la casa in primis). A partire da questa nuova rappresentazione il coinvolgimento della persona nel percorso di uscita dalla condizione di senza diventa il requisito della presa in carico della presa in carico da parte del servizio sociale. La sua attivazione è continuamente evocata per scongiurare la dipendenza dal servizio e la “cronicizzazione” nella condizione di senza dimora. TITOLO AUTORI PAROLE CHIAVE ABSTRACT ID ABSTRACT
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S02-T05/5
Condizioni di vita e disagio sociale degli abitanti di “Kombinat” quartiere periferico di Tirana - Albania
Quartiere, mutamento, emarginazione, povertà, welfare
Cisternino Francesca – [email protected]
Dottore di Ricerca in “Teoria e Ricerca Sociale”, Ordine Assistenti Sociali - Puglia - Consiglio di Disciplina
Si tratta di una ricerca sugli aspetti sociali culturali ed economici di un’area urbana di Tirana, Kombinat, mutata nell’ultimo ventennio nella sua composizione e funzione, da quartiere operaio in un punto di arrivo di una significativa migrazione interna. I mutamenti sono dovuti sia all’effetto della deindustrializzazione sia alla accelerata mobilità sociale e territoriale che ha investito l’Albania alla caduta del regime comunista e che ha avuto come conseguenza una visibile disorganizzazione sociale.
Il lavoro si è articolato in quattro parti : a) raccolta documenti ufficiali e statistiche; b) rilevazione e analisi della percezione della “qualità della vita utilizzando un questionario somministrato a un campione di 200 famiglie; c) raccolta di 24 storie di vita e realizzazione di 51 interviste; d) ricerca iconografica sui vecchi documentari e le vecchie foto e realizzazione di una documentazione fotografica sulla situazione attuale.
Questa ricerca ha fornito dati e conoscenze sulle condizioni di vita degli abitanti di Kombinat. Un terzo della popolazione residente a Kombinat non è censita ciò significa che circa trentamila persone sono “cittadini invisibili”. Molti di loro abitano in baracche prive dei servizi più elementari; non accedono al sistema sanitario, a quello scolastico, a quello socio- assistenziale. La disoccupazione impera, il lavoro minorile prospera così come la disgregazione familiare e la violenza. Il Servizio Sociale Municipale non va oltre l’erogazione dell’assistenza economica assicurando una risposta troppo esigua rispetto alla domanda e con forti discriminazioni di natura burocratica nei confronti dei “nuovi arrivati”.
Questo studio rientra nel filone della ricerca applicata (o policy oriented) e, pertanto, i suoi risultati sono finalizzati a un utilizzo per risolvere problemi sociali di interesse immediato chiamando in causa anche l’operatività del Servizio Sociale. Il lavoro di indagine ha, inoltre, permesso la conoscenza della normativa e dei flussi finanziari destinati al Welfare dallo Stato Albanese; la presenza di progetti d’intervento sociale assicurati per lo più dalle O.n.g., la scarsa incidenza del Servizio Sociale Professionale.
N.B. La ricerca è stata pubblicata nel volume dal titolo: Luigi Za Kombinat - Storia e vita quotidiana di un quartiere simbolo di Tirana, Ed. Besa 2012 -
Autori: L. Za, A. M. Protopapa, F. Cisternino, P. V. Scialpi, G. Gaballo, E. Kulluri, F. Berisha.
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S02-T06/1
Autismo, disabilità, violenza: una ricerca esplorativa nei servizi sociali, sanitari, giudiziari, educativi
Autismo, violenza, ricerca esplorativa, formazione continua, interdisciplinarietà
Venturini Daniele – [email protected] Assistente sociale - Esperto in ambito dei minori e della disabilità, Azienda ULSS 9 Scaligera - Società Italiana di Psicologia Clinica Forense - Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione Università degli Studi di Trento
Dambone Carmelo, Venuti Paola
METODI DI RICERCA UTILIZZATI
La presente indagine esplorativa intende indagare il fenomeno della violenza agita nei confronti di minori o adulti disabili con diagnosi dello spettro autistico.
L’indagine esplorativa è stata rivolta a diversi Enti e Servizi del territorio della regione Veneto. RACCOLTA DATI
Raccolta dati: luglio 2015/dicembre 2015. Ambito territoriale di indagine: Veneto.
Strumento: questionario semistrutturato; intervista telefonica. RISULTATI
In fase di elaborazione.
IMPLICAZIONI PER LA PRATICA DI SERVIZIO SOCIALE
Se da una parte le notizie di cronaca pubblica possono rappresentare l’interesse e l’attenzione della società verso la violazione dei diritti della persona disabile colpita da autismo e della salvaguardia per la sua integrità, dall’altra parte attraverso la presente ricerca esplorativa pare emergere una rappresentazione generica da parte anche dei servizi sociali circa le caratteristiche peculiari dell’autismo (tanto da essere assimilato al Disturbo specifico dell’apprendimento) se non anche un atteggiamento di evitamento nella sua rappresentazione.
I comportamenti problemi, ossia la violenza verso la persona disabile autistica possono essere prevenuti attraverso sincrone e diversificate azioni rivolte su diversi livelli quali per esempio:
- una formazione specialistica rivolta agli operatori del settore, tra questi anche verso gli assistenti sociali;
- la presa in carico sistemica ed integrata del minore o adulto autistico (il trattamento va oltre gli aspetti riabilitativi ed educativi); - la continuità di relazione tra operatori e servizi quale fattore di incremento di efficacia degli interventi stessi;
- approccio di intervento trasversale e collocato all’interno del sistema dei servizi e della rete sociale, con definizione della figura di un case manager quale l’assistente sociale;
- case manager dell’assistente sociale con focus per esempio su:
1. sintomi disfunzionali nel sistema di rete ove è inserito il bambino o adulto autistico;
2. la capacità di fronteggiamento della famiglia rispetto alla disabilità autistica (potenzialità e limiti); 3. l’integrazione della scuola in continuità con le attività extrascolastiche;
4. l’integrazione in rete dei sistemi di cura nella loro valenza sanitaria, sociale, educativa, politica, associazionistica, finanziaria; 5. il lavoro di equipe: integrazione interdisciplinare, costruzione di reti tra sistemi di intervento .
6. CONCLUSIONE: in progress. TITOLO AUTORI PAROLE CHIAVE ABSTRACT ID ABSTRACT