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3.2 Il linguaggio della comunicazione politica online

3.2.1 I frame metaforici in politica

Nel precedente capitolo [cf. Sezione 2.2] abbiamo definito il frame come la struttura cognitiva usata in maniera consapevole dal parlante all’interno di un contesto comunicativo per orga- nizzare un tema. Quando alla base di un frame si trova una metafora concettuale si parla di frame metaforico [cf. Sezione 2.2.3].

La nozione di frame `e stata introdotta negli studi di comunicazione politica da George Lakoff con il libro Moral Politics (2002), dove viene analizzato il linguaggio politico di conservatori e democratici americani. Lakoff mostra come alla base delle divergenze ideologiche tra i due schieramenti si trovino due concezioni di moralit`a, ricollegabili a due metafore. Gli esponenti del partito conservatore abbracciano il sistema concettuale del Padre Severo (Strict Father), mentre i progressisti basano la propria visione del mondo sulla metafora del Genitore Pre- muroso (Nurturant Parent). Entrambi i modelli sono a loro volta riconducibili alla metafora concettuale universale Nation is a family, secondo la quale il capo dello stato `e visto come il genitore e i cittadini i suoi figli. A dividere conservatori da progressisti `e dunque, in definitiva, un diverso modo di concepire la famiglia e l’educazione.

Il modello del Padre Severo propone tipicamente una morale basata sulla punizione delle azio- ni negative e sulla ricompensa per chi tiene una condotta moralmente corretta. La condizione economica e sociale diventa in questo modo una questione di merito: la divisione della ricchez-

il benessere economico, dai cittadini meno a cui invece sono mancate queste qualit`a. Se quindi da un lato `e legittimo ridurre la pressione fiscale delle fasce pi`u alte della popolazione, dall’al- tro `e sbagliato finanziare le politiche sociali (ad esempio l’educazione pubblica o l’assistenza sanitaria gratuita), che sono viste come una ricompensa gratuita e quindi immorale.

Il punto di vista sostenuto dai democratici afferma invece che `e lo Stato a doversi occupare del benessere di tutti i cittadini, affinch´e a ognuno siano garantite le stesse possibilit`a di rea- lizzazione personale. Uguaglianza, democrazia e protezione sono dunque le parole chiave che sintetizzano la visione dei politici e dei sostenitori del partito progressista.

Si tratta naturalmente di uno schema sommario ed `e lo stesso Lakoff a sottolineare l’ipersem- plificazione dei due modelli, che non intendono tanto dare una rappresentazione esaustiva dell’ideologia democratica e repubblicana, quanto piuttosto riassumere a grandi linee il pen- siero che guida i giudizi morali e le scelte di entrambi i partiti.

Per quanto riguarda la terminologia, in Moral Politics Lakoff utilizza invariabilmente le espres- sioni “modello” e “sistema concettuale”. Il termine “frame” compare invece nel libro di Lakoff Don’t Think of an Elephant! (2004), che ripropone con un taglio pi`u divulgativo gli stessi conte- nuti di Moral Politics. Il volume, che ha diffuso il termine frame a livello politico internazionale, racchiude gi`a nel titolo la tesi di fondo di Lakoff, ossia che criticare un frame non `e sufficiente a distruggerlo: nel momento stesso in cui viene citato, infatti, un frame viene evocato e questo rinforza le connessioni neuronali ad esso associato. Ordinare a qualcuno di non pensare a un elefante evoca automaticamente l’immagine di un elefante nella mente del parlante e dell’a- scoltatore.

Quando un politico cita il frame degli avversari, commette quello che Cosenza (2018) chiama l’errore dell’elefante. Anche se fatto con lo scopo di esprimere disaccordo, evocare il frame di un altro leader rischia di far finire in secondo piano i propri valori e quelli del partito che essi rappresentano. Questa `e dunque l’ammonizione che Lakoff rivolge ai leader del partito demo- cratico: qualunque sia il fine, usare il linguaggio dei repubblicani `e sempre la scelta sbagliata, perch´e equivale a legittimarlo e a diffonderlo. Invece di limitarsi a confutare le affermazio- ni degli avversari, i progressisti dovrebbero piuttosto costruire un set coerente di frame che rispecchi il loro sistema di valori.

ressata all’uso dei frame e delle metafore nella comunicazione politica (Charteris-Black, 2011; Musolff, 2004, 2006, 2016). Sarebbe impossibile fornire in questa sede un elenco esaustivo dei frame metaforici usati dai politici, perch´e si tratta di una lista troppo vasta e in continua espansione: ogni leader costruisce infatti la propria narrazione ricorrendo a frame gi`a esistenti e inventandone di nuovi. Di seguito vengono dunque ricordati solo alcuni dei frame pi`u signi- ficativi e trasversalmente diffusi all’interno del discorso politico internazionale.

In generale, l’uso di metafore che personificano le istituzioni sociopolitiche ha una lunga tra- dizione nella retorica politica che risale all’Antica Grecia, dove venivano usate per esprimere l’unit`a della polis (Musolff, 2004). In questo senso il frame the nation is a family, gi`a men- zionato a proposito di Lakoff (2002; 2004), e the state is a body sono tra i pi`u usati per le molteplici possibilit`a di interpretazione. Entrambi permettono infatti di spiegare in modo effi- cace i ruoli delle istituzioni statali e i rapporti tra queste e i cittadini, attingendo a due domini concettuali conosciuti da tutti: la famiglia e il corpo umano. Appartengono a queste metafore espressioni linguistiche di uso comune, come “il capo dello stato”, “il cuore della nazione” o “il braccio della legge” (Musolff, 2004).

Un aspetto interessante della metafora the state is a body consiste nella possibilit`a di at- tribuire allo stato tutte le caratteristiche tipiche degli esseri viventi, tra cui il ciclo vitale e lo stato di salute. Ne consegue che le istituzioni possono nascere e morire, mentre i problemi che le affliggono possono essere visti come malattie. Questa concezione ha rivestito un ruolo di primaria importanza nelle ideologie totalitarie: l’urgenza di proteggere il benessere dello stato ha infatti dato origine a metafore che accostano le minacce esterne a dannosi parassiti che infestano un organismo. Il Mein Kampf di Hitler (1992), ad esempio, `e intriso di metafore che insistono sull’importanza di preservare la purezza della razza ariana dall’invasione degli ebrei-parassiti (Musolff, 2010). Un discorso simile vale per la retorica di alcuni partiti estremi- sti circa il tema dell’immigrazione, in cui i migranti sono paragonati a scrocconi che vivono a spese dello stato e dei cittadini onesti (Musolff, 2016).

Il frame the state is a body permette inoltre di descrivere in maniera efficace i rapporti in- ternazionali. Se ogni stato viene visto come una persona con una propria identit`a, i legami che intercorrono tra di essi saranno pi`u o meno amichevoli e paritari, esattamente come quelli tra gli esseri umani.

A questo proposito, Lakoff (2004) cita il passo di un discorso di Bush, dove dichiara che gli Stati Uniti non hanno bisogno del ”permesso dei genitori” (permission slip) per difendersi. Con questa affermazione l’ex-presidente implica l’esistenza nazioni adulte e nazioni bambine e di una gerarchia, nella quale alcune sono sottoposte ad altre. Nella visione del mondo di Bush, gli Stati Uniti rientrano tra le nazioni adulte e si trovano chiaramente in una posizione dominante. Un’altra categoria di frame molto diffusa `e quella che sfrutta le metafore del viaggio (jour- ney metaphors), ad esempio il frame a political goal is a journey. Seguendo lo schema concettuale tipico dei viaggi source-path-goal, la proiezione determinata da questo frame prevede la presenza di: una meta, un obiettivo politico; il percorso, ossia i provvedimenti ne- cessari al conseguimento dello scopo; ostacoli di varia natura che rallentano il viaggio e il raggiungimento della meta (Charteris-Black, 2011).

Nella comunicazione politica italiana le metafore del viaggio sono molto frequenti, soprattutto nella variante della quest, ovvero della narrazione eroica. Come vedremo nella prossima se- zione, lo storytelling di numerosi leader italiani si basa sull’idea di un eroe giunto a salvare la nazione da una minaccia incombente, rappresentata dagli avversari politici.

La maggior parte dei frame metaforici usati in politica non sono universali: mentre alcune metafore sono comunemente usate da tutti i politici, altre sono tipiche di un leader e del suo storytelling (Charteris-Black, 2011). A questa conclusione giunge anche Lakoff (2004), quando separa i frame usati dai repubblicani da quelli usati dai democratici.

Nella prossima sezione verr`a analizzato lo stile della comunicazione politica in Italia e in par- ticolare di tre leader, che hanno avuto un ruolo chiave tanto sulla scena politica quanto nella ridefinizione della retorica comunicativa: Berlusconi, Renzi e Grillo.