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2.3 Conclusioni

3.1.2 Mediatizzazione della politica e ruolo di Internet

Mediazione e mediatizzazione sono i termini usati per descrivere il rapporto tra comunicazio- ne politica e media durante gli ultimi cinquant’anni. Come puntualizzano Mazzoleni e Schulz (1999), i due termini non sono sinonimi: una politica mediata non implica necessariamente la sua mediatizzazione. Si parla infatti di politica mediata quando i mass media sono il prin- cipale veicolo di informazione tra gli organi politici e i cittadini. In questo senso, i politici si servono di tali canali per comunicare con gli elettori e, di conseguenza, le notizie presentate dai media giocano un ruolo importante nella costruzione dell’opinione pubblica. La mediatiz- zazione indica invece il livello di influenza dei media nella comunicazione politica. Secondo Str¨omb¨ack (2008) la mediatizzazione `e un processo dinamico che comprende almeno quattro

momenti. Nel primo, i media costituiscono la fonte di informazione politica pi`u importante: a questo livello si parla di mediazione della politica, che secondo lo studioso costituisce dunque solo uno stadio del processo di mediatizzazione. La seconda e la terza fase riguardano, rispet- tivamente, il grado di dipendenza delle istituzioni politiche dai media e il potere decisionale di questi ultimi nei confronti della comunicazione politica. Nell’ultima fase gli attori politici vengono influenzati sempre di pi`u dalla cosiddetta “logica dei media” (media logic). In base alla definizione proposta da Altheide e Snow (1979), le due espressioni “logica dei media” e “logica della politica” si riferiscono al modo in cui l’informazione viene presentata al pubblico. Affermare che la comunicazione politica `e governata dalla logica dei media significa dunque che questi hanno il potere decisionale sull’organizzazione delle notizie.

Nella quarta e ultima fase del processo di mediatizzazione, i valori e la logica dei media colonizzano la politica e ne diventano parte integrante. In altre parole, se nella terza fase i politici si adattano alla logica dei media, nella quarta la adottano. Adottare la logica dei media significa anche adottarne lo stile espressivo e la retorica (Castells, 2007).

Nella precedente sezione si `e affermato che la moderna comunicazione politica poggia su- gli ideali democratici di uguaglianza e partecipazione. Secondo alcuni studiosi, la progressiva invasione di campo da parte dei media nella politica avrebbe messo in crisi questi valori demo- cratici, una crisi che si riflette nella crescente perdita di interesse degli elettori nei confronti della politica. La poca affluenza alle urne che da qualche anno si registra in molte democrazie occidentali sarebbe dunque la risposta a un sistema in cui il voto dei cittadini pare non contare pi`u e l’informazione politica sembra manipolata da potenze invisibili.

Mazzoleni e Schulz (1999) criticano l’dea dell’onnipotenza dei media, sostenendo che la loro l’influenza viene sempre controbilanciata dalle forze politiche. Se `e vero che i mezzi di informazione possono influenzare l’opinione pubblica, non esistono tuttavia prove convincenti della presenza di un “partito dei media” (party of the media), ossia un’organizzazione pianificata del consenso politico da parte dei media. La comunicazione politica sta attraversando una fase di profondo mutamento in gran parte delle democrazie liberali: lo sviluppo di nuove tecniche di informazione ha indebolito la tradizionale funzione delle istituzioni politiche di organizzazione del consenso, ma al centro della scena politica stanno ancora i partiti e i loro leader. In altre parole, l’esistenza di una “politica mediatizzata” non implica necessariamente quella di una

“politica dei media”.

In questo contesto, la rete svolge un ruolo importante nel contrastare la mediatizzazione della comunicazione politica, poich´e offre un’alternativa ai canali tradizionali. Internet rientra infatti nei cosiddetti “nuovi media” (new media), un’espressione con cui la letteratura scien- tifica identifica un insieme piuttosto eterogeneo di mezzi di informazione che si sono diffusi dagli inizi del nuovo millennio (Mazzoleni, 1998). Internet `e il nuovo medium per antonoma- sia: si tratta di una rete ad accesso pubblico che connette vari dispositivi a livello mondiale e rappresenta uno dei pi`u potenti mezzi di raccolta e condivisione di contenuti a livello mondiale. L’origine di Internet risale agli anni Sessanta, ma il segmento della rete pi`u conosciuto, il World Wide Web (WWW), nasce all’inizio degli anni Novanta e permette di veicolare contenuti connessi tra loro tramite collegamenti ipertestuali (o link). La diffusione del World Wide Web sancisce il passaggio dal Web 1.0, caratterizzato prevalentemente da siti web statici e senza alcuna possibilit`a di interazione con l’utente, al Web 2.0 (O’Reilly, 2009), basato sull’interazione sito-utente e la creazione di contenuti da parte degli utenti (user-generated content). Il Web 2.0 `e dunque una realt`a in continuo mutamento, che permette a chiunque di contribuire alla sua espansione (Cavallo and Spadoni, 2010).

Dall’inizio degli anni Duemila, l’ingresso dei nuovi media nella dialettica politica ha modi- ficato i rapporti tra gli attori della comunicazione politica. Internet, infatti, permette ai politici di aggirare i filtri dei mezzi d’informazione tradizionali e di comunicare direttamente con gli elettori. Questo ha portato allo sviluppo di nuove tecniche di marketing politico per la pro- mozione dell’immagine. La progressiva affermazione dei social media, infatti, ridimensiona la natura dei processi di spettacolarizzazione, spostando la retorica politica verso i toni del quoti- diano: tramite i social network, il politico va alla ricerca di una relazione sempre pi`u empatica e autentica con l’elettore. In questo senso Barile parla di una nuova idea di branding politi- co, il selfbranding: una pratica che si serve dei social media come strumento di autogestione dell’immagine pubblica del leader, che salta tutti gli intermediari per arrivare direttamente al cittadino (Barile, 2014). La rete riduce inoltre la differenza tra produttori e consumatori di con- tenuti: mentre un tempo la comunicazione era principalmente unidirezionale, con i cittadini relegati al ruolo di passivi destinatari del messaggio politico, adesso ogni utente ha la pos- sibilit`a di intervenire, commentare e condividere le informazioni. Al selfbranding dell’uomo

politico corrisponde in tal modo l’auto-attivazione dell’elettorato.

Secondo alcuni studiosi, il crescente uso di Internet come mezzo di comunicazione politica potrebbe arrivare a minacciare la sopravvivenza degli altri media (Mazzoleni and Schulz, 1999): la possibilit`a offerta dalla rete di un confronto diretto tra politici e cittadini rende infatti i politici sempre pi`u indipendenti dai mezzi di informazione tradizionali e dalla loro mediazione. In questo senso, Castells (2007) parla di mass self-communication: una forma di comunicazione di massa destinata a un pubblico mondiale, i cui contenuti sono generati, trasmessi e selezionati autonomamente dagli utenti.

Jackson e Lilleker (2009) sono invece pi`u cauti nel riconoscere l’esistenza di quella che Castells (1996) chiama “democrazia informazionale” (informational democracy): sebbene gli attori politici abbiano cominciato a sfruttare le possibilit`a offerte dal Web 2.0 e abbiano creato un’“architettura della partecipazione” (O’Reilly, 2009), quello che ancora manca `e l’interazione da parte dei leader con gli elettori. In generale, gli attori politici tentano ancora di controllare la comunicazione, informando piuttosto che interagendo. Per questo motivo i due studiosi pre- feriscono usare l’espressione Web 1.5, un’ibridazione tra Web 1.0 e 2.0 caratterizzata dall’uso estensivo di social media ma da una ridotta democrazia informazionale.

Gran parte della ricerca concorda dunque sul fatto che n´e gli attori politici n´e i cittadini sembrano usufruire pienamente delle possibilit`a offerte dalla rete. Molti politici, infatti, aprono una pagina o un profilo online solo perch´e avvertono l’esigenza di essere presenti in rete, ma poi utilizzano la comunicazione digitale quasi unicamente per pubblicizzare contenuti espressi altrove (Mosca, 2012).

D’altra parte, `e diffusa la convinzione che Internet sia la chiave per risolvere alcuni dei pro- blemi che affliggono la politica internazionale, come la disaffezione degli elettori nei confronti dei rappresentanti politici e la scarsa partecipazione politica dei cittadini (Giansante, 2014). In questo contesto, uno studio di Lillecker e Jackson (2011) mostra risultati scoraggianti: le cam- pagne online sono infatti utili per mobilitare solo i gruppi di sostenitori gi`a esistenti, informati e interessati alla politica. In altre parole, Internet non sembra in grado di attirare e coinvolgere i cittadini finora estranei o disinteressati al dibattito politico.

Un altro ostacolo alla diffusione di internet come principale mezzo di comunicazione poli- tica `e dato dal cosiddetto divario digitale (digital divide): anche nei Paesi pi`u tecnologicamente

avanzati, una significativa parte della popolazione rimane esclusa dall’accesso alla rete (Mo- sca, 2012). Secondo Van Dijk (2003) tale divario sarebbe da imputare a fattori quali l’assenza di mezzi indispensabili per l’accesso alla rete, la mancanza di competenze digitali e di opportunit`a per acquisire tali competenze.

Nonostante le difficolt`a, l’importanza dei cambiamenti introdotti dai nuovi media rimane indiscussa. Blumler (2016) teorizza infatti l’esistenza di una quarta era della comunicazione politica, connotata dall’estrema abbondanza e ubiquit`a dei mezzi di informazione, che ormai sono consultabili ovunque grazie agli smartphone provvisti di accesso alla rete. Questo ha accentuato il fenomeno della centrifugal diversification, ossia la diversificazione dei contenu- ti e degli attori della comunicazione politica. La caratteristica principale della quarta era `e dunque l’espansione e la diffusione capillare dei servizi Internet e, soprattutto, della loro inar- restabile evoluzione tecnologica. In particolare, la nascita dei SNS (Social Network Sites) ha trasformato la comunicazione interpersonale creando reti comunicative globali sincroniche e in continua estensione, massimizzando cos`ı le opportunit`a di scambio e confronto tra attori sociali geograficamente distanti.

Nella prossima sezione viene discusso il ruolo dei SNS, focalizzando l’attenzione sulla crescente popolarit`a di Facebook come strumento di comunicazione politica.