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3.3 La comunicazione politica in Italia

3.3.1 La parabola di Silvio Berlusconi

La carriera politica di Silvio Berlusconi descrive una parabola: dopo essere entrato in politica nel 1994, raggiunge l’apice della popolarit`a con tre mandati a capo del governo (nel 1994, nel 2001 e nel 2008), per poi perdere progressivamente consensi e credibilit`a in seguito allo scop- pio degli scandali sessuali (Cosenza, 2012).

Berlusconi ha sempre considerato la televisione una risorsa da sfruttare, tanto economicamen- te quanto politicamente: il 26 gennaio 1994, infatti, proprio in televisione il Cavaliere annuncia la sua “discesa in campo” (De Giorgi, 2014). Berlusconi `e l’emblema della personalizzazione e della spettacolarizzazione della politica: oltre al carisma, il suo grande punto di forza `e la capacit`a oratoria, che si adatta nei toni e nei contenuti al mezzo televisivo.

Berlusconi irrompe sulla scena politica italiana come nuovo soggetto politico nel quadro della crisi del sistema partitico tradizionale. In particolare, il Cavaliere si dimostra abile nel- l’intercettare e attirare a s´e quella parte di popolazione frustrata dalla politica della Prima Repubblica, considerata ormai vecchia, corrotta e inaffidabile. Fin dalla sua “discesa in cam-

potente e rispettato che decide di dedicarsi alla politica spinto dall’amore per il proprio Paese (Squarcione, 2009).

Il mito del self-made man preoccupato delle sorti italiane si snoda attraverso un linguaggio apparentemente spontaneo, ma che in realt`a si avvale di numerosi espedienti linguistici per aumentare l’efficacia persuasiva al discorso. Tra gli strumenti retorici pi`u usati per dare arti- colazione ritmica al discorso, Fedel (2003) individua ad esempio l’anafora, ossia la ripetizione delle prime parole in frasi successive, e il poliptoto, per cui un verbo viene ripreso e coniugato in tempi diversi nella stessa frase (“Dovremo assumere e assumeremo”). Un’altra strategia re- torica tipica dell’eloquio berlusconiano `e l’accumulazione, vale a dire la ripetizione di termini e frasi chiave che si imprimono come slogan nella mente dei cittadini. Insieme allo storytelling e alla semplificazione delle tematiche politiche, l’accumulazione `e una delle caratteristiche pi`u impiegate nella comunicazione politica postmoderna.

Oltre a queste strategie, Berlusconi si serve di frame metaforici per costruire una narrazione coerente e attirare il consenso dei cittadini. Benedetti (2004) identifica alcuni di questi frame, sebbene preferisca riferirsi a essi con il termine “funzioni”. Il frame pi`u usato `e quello del rac- conto eroico, che Berlusconi ricicla continuamente modificando di volta in volta i dettagli e i personaggi. In base a questo frame, la narrazione segue le tappe della fabula di Propp: si ha una situazione iniziale in cui l’equilibrio viene rotto da parte di un avversario, rappresentato solitamente dal comunismo e la sinistra ma occasionalmente anche dalla magistratura o la cri- si finanziaria. Berlusconi ricopre naturalmente il ruolo dell’eroe che, grazie al suo intervento, risolve ogni problema dell’Italia e assicura il lieto fine per tutti i cittadini.

Il Cavaliere ha riscosso successo presentandosi come la guida di una nuova classe politi- ca prodotta dalla societ`a civile. Egli ha saputo inoltre stimolare l’identificazione fra leader e “popolo”, enfatizzando la sua posizione di vittima tra le vittime che comprende la condizione nella quale il popolo vive. Invece di danneggiarlo, il suo atteggiamento scherzoso, contornato di gaffe, barzellette e battute pi`u o meno opportune, ha rinforzato la sua autorit`a presso l’elet- torato. Questo perch´e le imperfezioni umanizzano il politico e di conseguenza lo avvicinano ai cittadini.

Nonostante gli sforzi per mettersi al pari degli elettori, il linguaggio berlusconiano `e quasi sempre esortativo e punta a sollecitare una risposta diretta da parte del popolo. Il leader crea

un’immagine di s´e che se da un lato punta alla vicinanza empatica con il cittadino, dall’altro lo identifica chiaramente come eroe della situazione e occasionalmente come il Salvatore per antonomasia, grazie all’uso di metafore e modi di dire legati alla religione cattolica: “Chi `e scelto dalla gente `e come unto dal Signore”, “Voi dovete diventare dei missionari, anzi degli apostoli, vi spiegher`o il Vangelo di Forza Italia, il Vangelo secondo Silvio” (De Giorgi, 2014). Da queste considerazioni si evince che il ruolo di leadership di Berlusconi `e giocato in termini pi`u verticali che orizzontali, gi`a a partire dalla metafora calcistica della “discesa in campo”, che da allora `e diventata l’espressione per antonomasia per i neofiti della politica che decidono di candidarsi.

Uno studio condotto da Giansante (2010) sugli interventi di Berlusconi prima delle elezioni del 2008 evidenzia l’uso di particolari frame metaforici per la costruzione della propria imma- gine e di quella degli avversari politici. In particolare, il leader impiega per s´e stesso metafore appartenenti al dominio della matematica (“quoziente familiare”, “formula dell’equit`a”), tese ad affermare la scientificit`a e la solidit`a della propria proposta politica, mentre presenta gli avversari attraverso le metafore e il lessico propri del mondo dello spettacolo (“sono finiti i fuochi d’artificio della sinistra”, “teatrino della politica”), che evocano un contesto illusorio ed effimero.

Secondo Fedel (Fedel, 2003), questa forte simbolizzazione della propria immagine e di quella del nemico si ricollega alla gi`a citata riduzione dicotomica della realt`a, per cui il discorso ruota sempre attorno a uno schema di valori binario in antitesi, bene e male, senza possibilit`a di sfu- mature o punti intermedi. L’estrema semplificazione della realt`a si realizza anche attraverso un linguaggio assertivo: Berlusconi non tratta i pro e i contro della questioni, ma articola un di- scorso che presenta verit`a assolute non questionabili e menzogne altrettanto date per scontate.

A partire dal 2009, in concomitanza con lo scandalo Noemi e la richiesta di divorzio da par- te di Veronica Lario, la fiducia nei confronti di Berlusconi comincia a calare. Il premier viene definito dall’ex-moglie “una persona malata, che va con le ragazzine” (Cosenza, 2012). A fine 2010 si aggiunge il caso Ruby, per il quale Berlusconi verr`a indagato. Da quel momento in poi anche le abilit`a comunicative del premier subiscono dei gravi colpi.

sulla difensiva parlando di intercettazioni e persecuzioni da parte dei media: questa eccessiva autoreferenzialit`a, che elimina ogni tentativo di connessione empatica con l’elettorato, mina alla base l’efficacia della comunicazione politica. Berlusconi usa le tecniche retoriche di sem- pre, ma il suo storytelling non `e pi`u credibile.

Il linguaggio narrativo denso di figure retoriche, che in un primo tempo era risultato vincente, gli si `e persino ritorto contro, come nel caso della metafora sulla pressione fiscale. Come ab- biamo visto, Lakoff (2004) include il “tax relief” nei frame tipici dei repubblicani. La metafora taxation is a burden viene usata dai repubblicani per sottolineare gli aspetti negativi delle tasse, ossia il fatto di togliere soldi guadagnati onestamente dai cittadini, senza menzionare i servizi di cui tutti beneficiano grazie al loro versamento. Non si tratta dunque di un’espressio- ne neutra, ma portatrice del punto di vista di chi vede la tassazione come un fardello e chi le elimina come l’eroe della situazione. Berlusconi, che preferisce usare la variante taxation is a theft, ha fatto della riduzione delle tasse un suo cavallo di battaglia e ha sempre affermato di non voler “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, salvo poi doverlo fare spinto dalla crisi finanziaria. Si vede dunque come una metafora emotivamente carica, che proprio grazie a Berlusconi era entrata nell’uso comune, finisce per ritorcersi contro di lui e danneggiare la sua immagine, minacciando la sua credibilit`a (Giansante, 2013).

Nonostante tutto, il leader di Forza Italia rimane a lungo il grande nemico contro cui gli altri attori politici devono misurarsi. Sulla scia di Lakoff (2004), Cosenza (2012; 2018) parla a questo proposito di “errore dell’elefante”: prima dell’arrivo di Renzi i partiti del centrosinistra erano concentrati su Berlusconi e su come confutarlo. In realt`a, l’ossessione per l’elefante Berlusconi si scatena fin dalla sua “discesa in campo”, quando l’intero sistema politico e mediatico italiano lo ha collocato al centro della scena, dove `e rimasto anche nei periodi in cui non era al governo. Analogamente a quanto afferma Lakoff sull’utilizzo dei frame degli avversari politici, l’eccesiva attenzione su Berlusconi ha contribuito a confermare e rafforzare la sua importanza invece di indebolirla.