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3.3 La comunicazione politica in Italia

3.3.3 La comunicazione di Beppe Grillo e il M5S

Il successo raggiunto in meno di un decennio dal Movimento Cinque Stelle (M5S) ha rivolu- zionato il panorama politico italiano. Questa rapida ascesa ha infatti messo in discussione la tradizionale polarizzazione degli elettori lungo l’asse destra-sinistra.

La storia del Movimento ruota attorno alla figura del suo fondatore e leader carismatico Beppe Grillo, che comincia la sua carriera come comico. Una tappa fondamentale che aiuta a segnare il confine tra l’attivit`a di uomo di spettacolo e quella di politico `e il 15 novembre 1986, quando

Grillo venne allontanato dalla Rai a causa di una battuta sui socialisti1: da quel momento in

poi, egli sceglie di esibirsi solo nei teatri e nei palasport, stabilendo un rapporto diretto con il pubblico e basando i suoi spettacoli su contenuti sempre pi`u politicizzati ed aggressivi. La creazione della credibilit`a politico-sociale di Grillo passa attraverso iniziative e mobilitazioni collettive, ma anche denunce pubbliche, come quella del debito dell’azienda Parmalat.

Il 26 gennaio del 2005, Grillo apre un blog con l’aiuto dell’imprenditore e informatico Gian- roberto Casaleggio. I temi trattati su questo sito spaziano dalla critica alla finanza italiana all’ecologia e al precariato: gradualmente, l’immagine che Grillo propone di se stesso `e sem- pre pi`u lontana da quella di comico e sempre pi`u vicina a quella di portavoce delle istanze e delle rivendicazioni di una societ`a disillusa e arrabbiata.

Successivamente, viene creata la piattaforma online Meetup, una scelta motivata dal deside- rio di mettere in contatto i simpatizzanti e i sostenitori di Grillo e Casaleggio. In poco tempo nascono 40 Meetup, promotori dell’organizzazione di numerosi incontri a livello nazionale. Un’altra importante iniziativa sono i due Vaffanculo Day (V-Day), tenuti l’8 settembre 2007 e il 25 aprile 2008 per protestare contro il sistema politico e la disinformazione dei media tradi- zionali (Biorcio and Natale, 2013).

Nel settembre del 2009, dopo l’esperienza delle liste civiche e il tentativo fallito di candidarsi alle primarie del PD, Grillo decide di dare una svolta al proprio percorso, creando un movi- mento e un programma. Il 4 ottobre del 2009, durante un’assemblea al teatro Smeraldo di Milano, nasce ufficialmente il Movimento Cinque Stelle (M5S): in tale occasione Beppe Grillo, ex comico e leader del gruppo presenta il Non-statuto, in cui viene definita l’organizzazione e il regolamento del M5S.

Il vero e proprio exploit avviene tuttavia in occasione delle elezioni politiche del 2013, in cui il M5S ottiene 109 seggi alla Camera e 54 al Senato. Il successo del Movimento `e stato ulterior- mente confermato dall’esito delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, dove ha raccolto oltre il 32% dei voti, risultando la singola lista pi`u votata (Gualmini and Corbetta, 2013).

1“La cena in Cina. C’erano tutti i socialisti, con la delegazione, e mangiavano ... A un certo momento Martelli

ha fatto una delle figure pi`u terribili. Ha chiamato Craxi e gli ha detto: ‘Ma senti un po’, qua ce n’`e un miliardo e sono tutti socialisti?’. E Craxi gli ha detto: ‘S`ı, perch´e?’. ‘Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?’” (Ruggiero, 2003)

Nel M5S `e possibile ravvisare alcune caratteristiche del populismo, un fenomeno complesso e usato come matrice concettuale per elaborare proposte politiche sia di destra che di sinistra. Alla base del populismo si trova la convinzione che il popolo debba essere l’unco detentore del potere politico, di cui la classe dirigente si `e ingiustamente appropriata (Biorcio, 2015). Nel tentativo di ricondurre il governo in mano ai cittadini, il M5S sfrutta la rete, intesa come l’unico strumento di democrazia diretta. Il web fornisce infatti la possibilit`a di condurre con- sultazioni e votazioni online, rendendo il popolo il vero protagonista del processo decisionale. L’uso estensivo di Internet permette inoltre di aggirare i media tradizionali, che manipolano le informazioni perch´e corrotti e asserviti al potere. La rete permette invece di instaurare scambi diretti tra il sistema politico e i cittadini, ridefinendo in questo modo la constituency communi- cation, cio`e l’insieme dei rapporti, degli scambi comunicativi e dei collegamenti tra l’elettorato e coloro che vengono eletti (Biorcio, 2013).

La grande adesione che il M5S ha saputo conquistare in meno di un decennio `e anche me- rito delle abilit`a comunicative del leader Beppe Grillo.

Esattamente come Berlusconi e Renzi e in linea con le tendenze della comunicazione politica postmoderna, Grillo si affida allo storytelling per conquistare l’elettorato. Nei suoi discorsi, il leader del M5S diventa l’incaricato di una missione salvifica nei confronti dei cittadini, vittime della corruzione delle istituzioni e dei partiti italiani. Per questo motivo, i messaggi di Beppe Grillo sono finalizzati ad incitare gli elettori a riappropriarsi dei propri diritti, ricostruendo da zero gli apparati di rappresentanza. L’arte del governare `e quindi descritta come un lavoro che non richiede alcuna competenza specifica ma che qualsiasi persona abituata alle difficolt`a della vita sarebbe in grado fare (Bertocchini, 2016).

Fin dall’inizio, Grillo traccia un confine netto tra il Movimento e le altre istanze politiche. Da un punto di vista strettamente lessicale, infatti, il M5S non si definisce un “partito” ma, co- me si legge sul blog di Grillo, un movimento di italiani e quindi al di sopra della bipartizione destra-sinistra. Inoltre, gli esponenti del M5S sono chiamati “attivisti” o “portavoce”, mentre si preferisce evitare termini come “deputato/a”, “onorevole” o “leader”. Lo stesso Grillo, pur definendosi “capo politico”, non si `e mai candidato per nessuna carica istituzionale e ripete che la sua funzione `e quella di “garante”, ossia di supervisionatore, e di “aggregante”.

il M5S non ammette nelle sue fila persone condannate anche solo in primo grado. Infine, la scelta di utilizzare la Rete come principale mezzo di informazione e mobilitazione, unita al gi`a menzionato rifiuto e alla svalutazione dei canali mediatici tradizionali contribuisce ancora di pi`u a sottolineare l’unicit`a del Movimento.

Nonostante quanto detto finora, Cosenza (2018) evidenzia una certa ambiguit`a del M5S, soprat- tutto nel rapporto con i media tradizionali. Da uomo di spettacolo, Grillo `e da sempre abituato a trattare con i media e, pur denigrandoli a parole, continua a sfruttarli pi`u o meno diretta- mente. In particolare, il suo stile e i suoi toni sembrano studiati per calamitare l’attenzione dei mezzi di informazione. Il linguaggio di Grillo `e infatti quello del comico, ossia il linguaggio della satira, delle imitazioni e delle caricature. Questi strumenti retorici, spiega Biorcio (2013), riescono a superare le barriere poste dalle norme sociali e a influenzare le idee e i sentimenti del pubblico. Attraverso la satira politica `e infatti possibile comunicare contenuti altrimenti indicibili e di attivare il meccanismo del rovesciamento, tipico delle celebrazioni carnevale- sche, che permette alle classi popolari di dare libero sfogo alla rabbia e alle frustrazioni nei confronti della classe dirigente, senza sovvertire i rapporti di potere.

Un’altra arma stilistica di Grillo `e il turpiloquio. Questo non ha solo una funzione enfatica, ma `e un elemento accessorio della satira politica e serve a colpire gli avversari secondo la tecnica dell’argomento ad hominem. In questo senso, il turpiloquio `e spesso combinato a metafore, come quando Grillo si rifer`ı a Giuliano Ferrara definendolo un “container pieno di merda li- quida” (Cosenza, 2018). Trattare i problemi sociali, politici ed economici usando espressioni colorite ha anche lo scopo di avvicinare il discorso politico al linguaggio quotidiano dei cit- tadini, dove le parole forti sono abitualmente presenti. Grillo si serve dunque del turpiloquio per avvicinarsi ai suoi interlocutori e addirittura identificarsi con loro. Anche la ripetizione del pronome tu, l’uso di una gestualit`a esagerata e persino il contatto fisico con gli interlocutori serve a rendere la fusione con il pubblico ancora pi`u forte.

L’aggressivit`a verbale di Grillo, che negli anni ha attirato molte critiche, `e una strategia d’im- patto ma rischiosa: se da un lato un linguaggio forte conferisce enfasi e autenticit`a al discorso, dall’altro aumenta le probabilit`a di scadere nella volgarit`a gratuita e in alcuni casi persino in infelici gaffe. Un esempio `e la gi`a menzionata battuta sui socialisti che cost`o a Grillo la cacciata dalla Rai (Scanzi, 2012). Altri esempi tratti da Cosenza (2018) riguardano alcune affermazioni

del leader sulla criminalit`a organizzata, che lasciano intendere lo sminuimento e la sottovalu- tazione dei crimini mafiosi (“la mafia aveva una sua morale, la mafia non ha mai strangolato il proprio cliente”).

Risulta evidente come simili scelte retoriche possano essere dannose per il politico e il mo- vimento che vuole rappresentare: oltre al rischio di offendere ed essere fraintesi, c’`e infatti la possibilit`a che gli interlocutori vengano in qualche modo distratti dal linguaggio colorito e perdano di vista il programma politico proposto.

3.4

Conclusioni

Lo scopo di questo capitolo `e stato quello di tracciare un profilo diacronico e sincronico della comunicazione politica. Dopo aver attraversato le tre ere proposte da Blumler e Kavanagh (1999), la situazione attuale `e quella di una probabile quarta fase caratterizzata dall’abbon- danza e diversificazione dei mezzi d’informazione. L’irruzione dei SNS sulla scena mediatica modifica il fenomeno del branding politico, nel senso che i social media offrono ai leader uno spazio per l’autogestione dello storytelling e la creazione di un rapporto disintermediato con gli elettori. A livello stilistico, le esigenze imposte dai nuovi mezzi di comunicazione hanno determinato il passaggio a un lessico semplificato e un eloquio pi`u vicino al parlato quotidiano. Per quanto riguarda la situazione italiana, il trionfo del gentese sul politichese coincide con l’inizio della Seconda Repubblica e in particolare con la “discesa in campo” di Berlusconi. Il leader di Forza Italia inaugura uno stile comunicativo costituito da metafore immediate, slo- gan e uno storytelling in cui Berlusconi `e l’eroe e il salvatore della patria. Dopo di lui, altri politici si adattano a questa nuova espressivit`a, cercando di attirare l’attenzione dei media e di personalizzare il discorso politico con espedienti linguistici come metafore riconoscibili (“rot- tamazione”) o un linguaggio colorito.

Capitolo 4

Metodologia

Prima di passare all’analisi dei dati raccolti, `e doveroso soffermarsi sulla metodologia impiegata nella creazione del corpus. In questo capitolo vengono dapprima esposte alcune considerazioni preliminari, tra cui le motivazioni che hanno guidato la scelta del social network Facebook, il campione di politici sul quale `e stata condotta l’analisi e l’arco di tempo preso in esame [cf. Sezione 4.1]. Successivamente, vengono illustrati i passaggi che hanno portato alla raccolta dei dati [cf. Sezione 4.2.1] e il doppio procedimento, meccanico [cf. Sezione 4.2.2] e manuale [cf. Sezione 4.2.5], adottato per individuare le metafore.

4.1

Considerazioni preliminari

La scelta di utilizzare dati provenienti da Facebook `e motivata dall’importante ruolo rivestito dai SNS all’interno della comunicazione e della propaganda politica italiana degli ultimi anni (Giansante, 2014). In quest’ottica, due ragioni hanno spinto a preferire Facebook a Twitter, l’altro social media abitualmente usato dai politici. La prima `e l’assenza di un limite per la lunghezza dei post di Facebook, mentre i tweet sono vincolati a un massimo di 280 caratteri. Avendo come obiettivo l’ottimizzazione dei risultati, si `e ritenuto che a una maggiore esten- sione del testo potesse corrispondere una pi`u alta probabilit`a di presenza dei frame metaforici. Resta comunque la necessit`a di confermare questa ipotesi attraverso un’analisi comparata di dati provenienti da entrambi i social media. La seconda ragione deriva dalla constatazione di una disparit`a tra gli studi che si occupano di comunicazione politica su Facebook rispetto a

quelli dedicati a Twitter, con una netta propensione verso questi ultimi. Il maggiore interesse della ricerca per Twitter rispecchia del resto quello mostrato in passato dai politici italiani. I motivi di tale preferenza non sono stati indagati, ma secondo Tavosanis (2016) sono da ri- condursi alla natura elitaria del pubblico di Twitter rispetto a quello presente su Facebook. La cerchia pi`u ristretta di destinatari invoglia i politici a coinvolgersi in prima persona, ar- rivando talvolta a dialogare con i singoli utenti senza bisogno di particolari cautele, secondo una struttura point-to-point. I messaggi pubblicati su Facebook, invece, arrivano a un pubblico molto pi`u ampio e forse non `e un caso che la comunicazione su questa piattaforma sia quasi unicamente del tipo broadcast.

Da uno studio condotto da Bentivegna (2014) risulta inoltre che i tweet dei politici fornisco- no pi`u frequentemente da spunto per gli articoli sui quotidiani, rispetto ai post su Facebook. La conclusione dell’autrice `e che Twitter, nella sua sinteticit`a immediata, sia la piattaforma che meglio si adatta al sistema comunicativo ibrido contemporaneo, caratterizzato dall’integrazio- ne di media, linguaggi, codici e dall’interazione tra attori. La nostra analisi intende dunque controbilanciare la tendenza che ha portato a questo divario e alla penalizzazione di un social media, il cui uso politico `e del resto in costante crescita.

Negli ultimi anni Facebook `e stato ampiamente usato dai leader italiani, i quali hanno tuttavia preferito aprire pagine ufficiali piuttosto che profili privati. Le pagine sono dunque l’unico sistema che `e stato preso in considerazione per la creazione del corpus. La decisione di scartare i profili privati `e giustificata anche da un motivo di ordine pratico, esposto nella prossima sezione [cf. Sezione 4.2.1].

L’utilizzo delle pagine pubbliche pone invece una questione molto dibattuta, quella del- l’autenticit`a dei contenuti (Neumann, 2014). L’anonimato garantito dalla rete non permette infatti di stabilire con certezza se l’autore dell’aggiornamento sia il politico o il suo ufficio stampa. D’altra parte, come viene evidenziato da Charteris-Black (2011), i discorsi dei politici sono quasi sempre testi multiautoriali. Gi`a prima prima della diffusione della rete, era pratica comune affidare la scrittura dei propri discorsi agli esperti del settore. Ancora oggi gli inter- venti pubblici dei leader e, di conseguenza, le parole d’ordine e gli slogan sono frutto della produzione di consulenti di comunicazione che seguono e rispettano lo stile comunicativo del politico. Tenendo conto di queste considerazioni, abbiamo quindi deciso di attribuire tutti i

post presenti nella timeline delle pagine ai politici stessi. Il concetto di autenticit`a ai vari livel- li di comunicazione politica, pur essendo sempre relativo, `e stato dunque approssimato con la responsabilit`a dei contenuti.

I procedimenti descritti nelle prossime sezioni sono stati impiegati per creare due corpora. Un primo corpus, che `e stato chiamato FB.Posts.16/17, comprende i post pubblicati sulle pa- gine di 27 politici italiani, selezionati per la loro attivit`a e numero di follower [cf. Tabella 4.1]. Il periodo considerato include gli otto mesi successivi alla data del referendum costituzionale, svoltosi il 4 dicembre 2016. Il fallimento del referendum e la conseguente caduta del governo Renzi ha infatti dato ufficialmente inizio a un clima di campagna elettorale e dibattito politico molto intenso, in vista delle elezioni governative. La nostra analisi mira dunque a catturare questo dibattito e il modo in cui i ”temi caldi” vengono inquadrati dai principali esponenti dei partiti italiani.

Per secondo corpus, FB.Elezioni.2018, abbiamo scelto di considerare i principali leader politici candidati alle elezioni governative del 4 marzo 2018 e, come lasso temporale, le quattro settimane precedenti al voto (dal 31 gennaio al 20 febbraio 2018). Oltre alle pagine dei leader che, in linea con la tendenza alla personalizzazione della politica, presentano un numero pi`u alto di aggiornamenti e di follower, sono state incluse nell’analisi anche quelle dei relativi schieramenti. Lo scopo di tale bipartizione `e quello di confrontare le produzioni metaforiche di entrambi i campioni, evidenziando gli eventuali cambiamenti nei frame dei temi pi`u attuali.

Politico Schieramento N. Follower

Beppe Grillo M5S 1.812.687

Matteo Salvini Lega Nord 1.911.295

Alessandro Di Battista M5S 1.422.875

Luigi Di Maio M5S 1.052.608

Matteo Renzi PD 1.075.885

Silvio Berlusconi Forza Italia 946.940

Virginia Raggi M5S 834.329

Giorgia Meloni Fratelli d’Italia 691.087

Michela Vittoria Brambilla Forza Italia 412.484

Luigi de Magistris Democrazia e Autonomia 387.960

Luca Zaia Lega Nord 250.173

Laura Boldrini - 237.245

Roberto Fico M5S 215.917

Pierluigi Bersani Mov. Democratico e Progressista 191.948

Debora Serracchiani PD 185.922

Mariastella Gelmini Forza Italia 150.316

Enrico Rossi Mov. Democratico e Progressista 144.549

Maria Elena Boschi PD 143.427

Giuliano Pisapia Campo Progressista 142.336

Angelino Alfano Alternativa Popolare 117.194

Angelo Ciocca Lega Nord 103.648

Giovanni Toti Forza Italia 72.310

Renato Brunetta Forza Italia 78.071

Andrea Orlando PD 76.131

Roberto Maroni Lega Nord 56.324

Dario Franceschini PD 54.496

Roberto Calderoli Lega Nord 37.029

Politico Schieramento N. Follower

Matteo Salvini Lega Nord 2.129.635

Luigi Di Maio M5S 1.609.468

Matteo Renzi PD 1.105.769

Silvio Berlusconi Forza Italia 1.022.693

Giorgia Meloni Fratelli d’Italia 747.048

Pietro Grasso LeU 132.576

Tabella 4.2: Politici ”FB.Elezioni.2018” (dati aggiornati ad agosto 2017).

Partito N. Follower

Movimento Cinque Stelle 1.290.368

Lega Nord 381.648

Partito Democratico 261.739

Forza Italia 193.201

Fratelli d’Italia 169.261

Liberi e Uguali 50.182

Tabella 4.3: Partiti ”FB.Elezioni.2018” (dati aggiornati a febbraio 2018).