• Non ci sono risultati.

Dopo aver ripercorso la storia e le caratteristiche che contraddistinguono i vari prodotti è giunto il momento di soffermare la nostra attenzione su chi ne usufrui- sce. All’inizio del capitolo abbiamo affermato che la corrente sottoculturale rela- tiva allo yaoi ed agli altri generi di contenuto omoerotico viene identificata con la parola “fujoshi”, una realtà esclusivamente composta da donne. Il termine in que- stione riprende quella velata ironia tipica giapponese che ritroviamo spesso in re- lazione all’atto di coniare nuove espressioni: fujoshi in giapponese viene formato da “fu” che può essere tradotto con “marcio” o “putrido” e da “joshi” che significa invece “ragazza” o “ragazze” ma anche “signora” o “signore”: le fujoshi indicano sé stesse come “ragazze putride” proprio perché consumano prodotti yaoi344 la cui

natura scandalosa subisce lo stigma da parte della morale dominante. Kotani ci aiuta a comprendere questa ironia ed alcune motivazioni dietro alla nascita del ter- mine:

“If otaku is a term associated with anime culture, women yaoi fans are indeed otaku. But because of the world otaku’s negative connotations, in the new millennium yaoi fans have started to favor the self-appellation “fujoshi”. Pro- nounced like a common compound for wife or woman, the first character is altered from “feminine” to “depraved” (fuhai), to produce a meaning some- thing like “fallen woman”. This is an ironically self-deprecatory reference to their obsession with things not viewed as proper – at least not in a society that wants to regard women as chaste beings cut off from sexual expression.”345

344 PATRICK W. GALBRAITH, Fujoshi: Fantasy Play and Transgressive Intimacy among

“Rotten Girls” in Contemporary Japan, cit., pp. 216-218.

345 CHRISTOPHER BOLTON, ISTVAN CSICSERY-RONAY, TAKAYUKI TATSUMI, Ro-

150

Secondo Kotani quindi la nascita dell’espressione si deve alla volontà dei componenti di questa sottocultura di differenziarsi dal resto degli otaku: se infatti intendiamo con la parola otaku coloro che si approcciano con passione alla cultura degli anime e dei manga allora anche le fan dello yaoi sono otaku, ma dato che nel nuovo millennio questo termine ha assunto connotazioni negative, le fujoshi hanno preferito crearne uno ex novo attraverso l’utilizzo del carattere “fuhai” che può significare ‘femminile’ ma anche ‘depravato’, producendo un significato simile a ‘donna disonorata’. L’utilizzo del termine rispecchia la precisa volontà di fare au- toironia in relazione ad una passione vista dalla società come sporca, disonorevole e depravata346. Galbraith precisa che il meccanismo adottato è stato in sintesi una

sorta di arma a doppio taglio: oltre ad autodefinirsi “putride”, le fujoshi subiscono in patria una discriminazione e vengono chiamate in quel modo anche dal resto della società. Quello che non va giù alla morale giapponese in realtà è il fatto che queste ragazze possano preferire tipi di relazioni omosessuali a discapito di quelle basate sulla riproduzione che portano quindi al concepimento di prole e questo tristemente risulta essere un sintomo di una società ancora fortemente dominata da una logica patriarcale. Com’è facilmente desumibile abbiamo qui un nuovo esem- pio di come l’accanimento dei benpensanti, ancora una volta, provoca danni senza un reale motivo: oltre a ledere i diritti di libertà di pensiero e sessuale di queste ragazze attraverso atteggiamenti discriminatori, risulta oltretutto infondato. La fondatezza o l’infondatezza del giudizio morale non costituisce ovviamente una giustificazione a quegli atteggiamenti umilianti e denigratori ma per correttezza bisogna sfatarne ogni sfumatura relativa in ogni sede disponibile: possiamo quindi affermare che il tipo di interesse verso l’omosessualità maschile da parte delle fu- joshi rappresenta non più che un gioco, una passione che serve per evadere dalla routine giornaliera. Lo yaoi infatti non si interessa alle relazioni amorose tra uomo e donna perché troppo vicine alla realtà e banali mentre il rapporto tra due uomini

346 Ibid.

151

viene osservato come fantasioso ed irreale347. Già da quest’ultima asserzione pos-

siamo capire come la realtà delle fujoshi sia ben lontana dall’omosessualità reale ritirandosi all’interno del modo tipicamente otaku di rielaborazione e ricostruzione di una dimensione fittizia dominata dalle proprie regole e dai propri cliché in cui anche l’omosessualità trova il suo posto, assumendo funzioni e caratteristiche nuove ed originali. Ancora una volta ci troviamo di fronte al problema della disin- formazione e del giudizio senza base che condiziona la vita di una larga fetta della popolazione giapponese. Per comprendere la portata del fenomeno nonché il mer- cato che ruota intorno a questa passione, possono essere d’aiuto i dati raccolti nel 2004 dall’NRI (Nomura Research Institute): questi hanno mostrato che le donne attive nella realizzazione di opere yaoi costituiscono il 12% di coloro che vengono considerati otaku per una cifra che equivarrebbe a circa 200.000 persone. La già consistente percentuale però non costituirebbe il numero effettivo: la critica di Saitō alla metodologia di ricerca della survey giapponese precisa che nella raccolta dei dati si sono imposte linee intransigenti quali un budget di 300 dollari l’anno minimo spese nei relativi prodotti BL o yaoi. Una quota di spesa così alta non considera tutta quella parte del fandom che spende meno o che non realizza opere proprie ma ugualmente continua a seguire quella passione. Solo considerando il 12% comunque, si arriva ad una spesa approssimativa di 15 miliardi di dollari l’anno in anime, manga e videogiochi, con un’approssimazione di circa 680 dollari pro-capite348. Queste stime devono oggi risultare nettamente superiori anche in se-

guito alla constatazione di un’insolita e per alcuni aspetti positiva copertura me- diatica che ha contraddistinto le fujoshi rispetto al resto della comunità: secondo Jeffry Hester queste donne, diversamente dagli otaku che sono emersi agli occhi del mondo e discriminati in seguito tra il caso Miyazaki, sono state oggetto di in-

347 PATRICK W. GALBRAITH, Fujoshi: Fantasy Play and Transgressive Intimacy among

“Rotten Girls” in Contemporary Japan, cit., p. 212.

348 KUMIKO SAITŌ, Desire in subtext: Gender, Fandom, and Women’s Male-Male Homoero-

152

teresse dei mass media a partire dal 2004 in corrispondenza dell’otaku boom se- guito alla pubblicazione di Train Man che ha rivalutato l’immagine del fandom. Per l’autore le fuhoshi sono state oggetto di una copertura mediatica molto signi- ficativa non solo attraverso film, anime, manga ma anche attraverso delle vere e proprie guide sugli usi e costumi della sottocultura, sul loro modo di parlare, di intendere il moe, di vestire ma anche sui loro luoghi di ritrovo preferiti, coprendo quindi ogni aspetto del loro essere: stile di vita, linguaggio e spazi urbani349. Que-

sta situazione ha conseguentemente portato ad un aumento della visibilità della sottocultura e di tutti i servizi che sono sorti per soddisfarne le richieste come l’apertura di numerosi negozi di alto profilo specializzati nel BL ad Ikekuburo, il famosissimo quartiere di Tokyo in cui la presenza delle ragazze ha assunto una portata tale da far soprannominare quella zona come “otome road” ossia “la via delle ragazze”. Con la loro incessante pubblicità, i mass media hanno però erro- neamente presentato questa componente sottoculturale come il corrispettivo fem- minile di quella otaku, ovvero come semplici fans ossessive dei tipici prodotti che abbiamo imparato a conoscere: gli stereotipi più comuni le associano al mondo del cosplay o comunque la prospettiva con cui vengono idealizzate rimane sempre quella maschile che non permette una distinzione appropriata rispetto alle vere otaku femmine che realmente nutrono passioni otaku, chiamate “josei no otaku” o “otaku joshi”350. Galbratih ci fa notare come molte di queste imprecisioni nella

considerazione dei componenti della sottocultura di cui ci stiamo occupando, de- rivino da una mancanza effettiva di studi diretti rispetto a quelli largamente dispo- nibili sullo yaoi; in pratica ci troviamo di fronte ad una paradossale situazione in cui esistono più lavori di ricerca mirati al prodotto piuttosto che su chi ne usufrui- sce:

349 MARK MCLELLAND, KAZUMI NAGAIKE, KATSUHIKO SUGANUMA, JAMES WELKER, Boys Love, Manga and Beyound - History, Culture and Community in Japan, cit., pp. 174-176.

350 PATRICK W. GALBRAITH, Fujoshi: Fantasy Play and Transgressive Intimacy among

153

“[…] there is a rich literature on yaoi, but surprisingly little is known about fujoshi. Without this context, yaoi tends to be broadly interpreted as women rebelling against the assumed patriarchy of Japan. However, Mark McLelland (2001) argues that readers are interested in pleasure, not politics—in fantasy, not reality (see also Vincent 2007). The choice of male forms for romantic fantasy is not necessarily a political one.”351

Abbiamo precedentemente considerato che proprio questo svago, utilizzato e ricercato dalle fujoshi per rifugiarsi nel mondo delle loro trasgressive fantasie sessuali, si basa su un’azione tipicamente sottoculturale di rielaborazione dei si- gnificati. Adesso risulta essenziale comprendere come si sviluppi questa peculiare funzione e quali siano le dinamiche ad essa intrinseche. Quando le fujoshi rico- struiscono le relazioni tra i personaggi per creare storie di genere yaoi e formando con essi delle coppie specifiche, si ha quella fase chiamata appunto di ‘accoppia- mento’ ovvero il ‘kappuringu’, parola derivata dall’inglese ‘coupling’. Ogni per- sonaggio all’interno della coppia riveste un preciso ruolo indicato con i termini ‘sopra’ ovvero ‘seme’ e ‘sotto’ ossia ‘uke’ presentando graficamente questo le- game attraverso una struttura logica che vede il seme in prima posizione e l’uke in seconda, separati da una “X” che ne indica appunto l’unione: per fare un esempio, un pairing classico tra i personaggi di Captain Tsubasa creerebbe una coppia tra il personaggio di nome Ken e quello di nome Kojiro così da assumere una dicitura come questa: “Ken x Koji”. Il seme indica una personalità predominante: i perso- naggi di questo tipo hanno caratteristiche e comportamenti molto vari quali il nar- cisismo, la crudeltà, lo stress o la spossatezza oppure la giovinezza e l’attrattività. L’uke invece è normalmente in posizione di sottomissione ed ha una natura passiva con caratteristiche femminee: è seducente, alla moda e vanitoso; a questa categoria appartengono anche uomini in età avanzata o persone lodevoli, maliziose, strane e spesso vengono paragonati a delle principesse. Il rapporto tra seme ed uke viene

351 Ivi, p. 215.

154

proprio definito in base a questi tratti caratteristici ed ai comportamenti stereotipati che ne derivano. È evidente quindi che le fujoshi identificano e creano queste re- lazioni basandosi su una sorta di database o dizionario che risiede al loro interno e che viene condiviso con il resto della comunità. Data l’importanza di questi ele- menti basici occorre specificare in maniera più approfondita le varie tipologie di interazione: Sabucco ci fornisce dettagli che ci aiutano ad identificare e distinguere facilmente un personaggio seme da uno uke: il protagonista che assume il ruolo di seme ha una statura sempre più elevata rispetto all’uke ma attua anche un compor- tamento controllato e sicuro di sé, del proprio amore e dei propri intenti; il suo obiettivo è far cadere ogni ostacolo che lo separano dal suo oggetto del desiderio e quindi conquistare l’uke. Il raggiungimento della meta può anche avvenire attra- verso un processo di apprendimento e di ammissione dei propri sentimenti dato che spesso l’uke non è fermamente consapevole di quello che vuole o delle emo- zioni che sta provando, così spetta al seme instradarlo. Le caratteristiche fisiche, a parte l’altezza che costituisce una regola quasi universale di distinzione non hanno così rilevanza nell’identificazione quanto quelle psicologiche, soprattutto perché normalmente tipologie di seme o di uke condividono peculiarità ricorrenti: la stessa standardizzazione tipica che possiamo ritrovare in ogni anime o manga. La coppia di seme e uke più ricorrente è quella formata rispettivamente da un perso- naggio dominante dai capelli lunghi con gli occhi chiari e vestito elegantemente che si atteggia con superiorità dinnanzi ad uno passivo dai capelli corti e gli occhi scuri che reagisce con una forma di aggressività dietro la quale si nasconde timi- dezza ed insicurezza. La relazione tra questi due personaggi è tipicamente conflit- tuale ed in base al genere in cui si trovano inseriti, il climax può essere rappresen- tato da una conquista o da una tragedia. Esiste anche un’altra coppia ricorrente in cui le caratteristiche fisiche si invertono: in questo caso l’uke non si rivela aggres- sivo ma fortemente remissivo ed esprime la propria opposizione attraverso com- portamenti tipicamente infantili come il rossore delle guance, lamenti e pianti. Di norma i ruoli seguono una rigida fissità: è vero che possono capitare variazioni,

155

soprattutto nei doujinshi più sperimentali in cui alcuni personaggi possono atteg- giarsi ambiguamente ed alternare il loro ruolo ma questa irregolarità viene rivolta sempre verso personaggi esterni. All’interno della coppia infatti, i due partner non si scambiano mai i ruoli: secondo Sabucco, questa fissità può essere in parte giu- stificata dal loro accostamento a stereotipi tradizionali che normalmente vengono associati alla condizione femminile: l’uke non sarebbe altro che un crogiuolo di caratteristiche tipiche della donna racchiuse in un modello. L’uke è fragile, dolce e timido, subisce l’azione protettiva o abusiva del seme ed anche la sua statura inferiore è funzionale alla logica della coppia: può essere così più facilmente subire l’abbraccio protettivo del seme352. L’adesione a modelli standardizzati è funzio-

nale al rapido riconoscimento della dicotomia seme/uke che si avvale anche dell’utilizzo di un particolare vestiario: l’atmosfera prevalente in un manga o anime slash giapponese è di norma quella glamour. Ogni vestito o accessorio viene meticolosamente disegnato, perfino l’etichetta con la marca in modo da far appa- rire i personaggi sempre con una mise elegante. Quando questo non è possibile, per condizioni intrinseche allo svolgimento della trama il procedimento non cam- bia: anche se non possono apparire ben vestiti, i personaggi si differenzieranno con accessori o particolari che li ricollegano a precisi modelli come ad esempio lo stu- dente ingenuo, il timido impiegato o il bad boy353. Grazie alla collaborazione tra Veruska Sabucco e Mafalda Stasi lo studio dello yaoi ma anche dello slash occi- dentale può avere a disposizione un efficace strumento per la classificazione delle varie tipologie di coppie di personaggi che si ritrovano in questo peculiare genere di prodotti. Il grafico seguente (fig. 1) è stato realizzato dalle due studiose per met- tere in evidenza tre elementi chiave, volutamente evidenziati attraverso l’uso di linee rette per indicarne la continuità in modo da esprimere l’esistenza di una com- binazione di coppie incredibilmente varia.

352 VERUSKA SABUCCO, Shōnen ai – Il nuovo immaginario erotico femminile tra Oriente e

Occidente, cit., pp. 43-47.

156

Fig. 1

Il primo elemento chiave è il “tipo di relazione” intesa come stabile o insta- bile, dipendentemente dal fatto che uno o entrambi i personaggi possano intessere nuove relazioni al di fuori della coppia. Il secondo elemento presente è il “tipo di rapporto psicologico” che può realizzarsi in funzionale e disfunzionale. Le due ramificazioni indicano direttamente se all’interno della coppia aleggia un’atmo- sfera armoniosa oppure conflittuale. Il terzo elemento invece è rappresentato dai “rapporti di potere” che possono essere bilanciati o sbilanciati: la relazione parite- tica o la presenza di un personaggio dominante ed uno remissivo influenzeranno le situazioni non solo psicologiche ma anche sessuali. In base al grafico presentato si può facilmente intuire come nello slash si possano trovare le più disparate tipo- logie di coppie: quelle incluse nella parte in basso a sinistra ad esempio, saranno caratterizzate da un rapporto di fiducia, condivisione, responsabilità e rispetto re- ciproco. Una coppia stabile e funzionale ma sbilanciata invece vedrà il cliché

157

dell’amante adulto o comunque qualche elemento di un personaggio che si trova in posizione più elevata rispetto al compagno, magari per condizione sociale o forza fisica; in questo caso sarà il membro nella posizione più avvantaggiata a prendere le decisioni oppure a proteggere il partner in modo materno o ancora, a dominare l’atto sessuale in rapporti sadomasochistici consenzienti. Continuando a spostarsi nella parte destra del grafico invece si incontreranno coppie instabili, di- sfunzionali ma paritetiche: appartengono a questa tipologia quei personaggi che nutrono un forte sentimento d’amore ed attrazione sessuale ma che sono inseriti in due fazioni opposte oppure vivono i loro sentimenti come un dramma perché per- seguitati da atteggiamenti omofobi. Questa controversa forma d’attrazioni li por- terà conseguentemente ad essere risucchiati in una spirale d’odio verso sé stessi e verso la loro controparte ma continueranno ugualmente a cercare il contatto, ma- gari in incontri sporadici e clandestini. Come precisa Sabucco, nel fandom le let- trici e le autrici di yaoi hanno coppie preferite ma non esclusive e quindi la vastità delle combinazioni possibili si modella in base alle necessità estetiche, erotiche e sentimentali354.

Uno degli aspetti più interessanti di una sottocultura è sicuramente la capacità di intessere forme nuove di interazione: le fujoshi non sono certamente escluse da questo peculiare espressività socializzante anzi, quando si trovano insieme ad altre loro simili si svolge un particolare tipo di comunicazione chiamata moebanashi ovvero “parlare di moe”. Parlare insieme della propria passione permette ai parte- cipanti di condividere la propria immaginazione e superare i propri limiti personali riguardo ad essa. Un primo impulso di creatività può incoraggiare le altre fujoshi ad aprirsi e ad apportare nuove idee: spesso durante il moebanashi, le fujoshi as- sumono un’impostazione auto-derisoria provocata dalla consapevolezza sempre presente di star trattando e di entusiasmarsi per oggetti del desiderio irreali355. In

pratica, questa comunicazione si svolge sotto forma di gioco in cui si analizzano

354 Ivi, pp. 102-104.

355 PATRICK W. GALBRAITH, Fujoshi: Fantasy Play and Transgressive Intimacy among

158

le qualità moe di personaggi, le loro relazioni o le situazioni in cui si trovano im- mersi permettendo al tempo stesso di sovrapporre i desideri delle partecipanti: por- tando alla luce i propri desideri e le proprie passioni si sondano conseguentemente anche quelle delle altre e si scoprono elementi di condivisione o distacco. Il moeba- nashi non segue un linguaggio logico o confini razionali, piuttosto si realizza at- traverso l’empatia: è attraverso di essa che si può esprimere ad altre persone la propria intimità e trasgressività in un fragile equilibrio generato da una situazione di esposizione e vulnerabilità. Condividere il moe genera un senso di unità che viene costantemente ricercato dalle fujoshi: è per questo che il frutto del loro la- voro, i doujinshi yaoi, viene realizzato principalmente in forma fisica e venduto faccia a faccia durante i grandi eventi di settore: vi è una costante ricerca di inte- razione356. La condivisone del moe nel moebanashi può avvenire in diverse forme,

l’interazione diretta è solamente una delle tante ma ricopre sicuramente un posto privilegiato: durante le convention è caso frequente che l’acquirente del doujinshi inizi ad interagire con la creatrice del prodotto acquistato, non solo per discutere del contenuto dell’opera ma anche per riflettere sui propri interessi e scambiarsi informazioni. In genere, all’interno del doujinshi, l’autrice inserisce una serie di suoi contatti che possono apparire nella forma di indirizzi e-mail o collegamenti ai vari social network in cui è iscritta in modo da facilitare un futuro contatto con le lettrici e con i membri della propria comunità. Internet risulta uno strumento es- senziale per realizzare ulteriori forme di moebanashi che si possono svolgere su siti privati di fujoshi: l’oekaki chatto357 ad esempio è una di queste forme e si rea-

lizza attraverso la condivisione di disegni creati in tempo reale che servono da incipit per iniziare una discussione, oppure il narikiri chatto358, in cui i vari parte-

cipanti si divertono ad interpretare virtualmente i propri personaggi preferiti sulla base di una traccia yaoi che possa fungere da contesto sul quale svolgere l’azione.