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Fino ad ora abbiamo tentato di presentare nella maniera più esaustiva possibile l’evoluzione e le caratteristiche fondamentali della sottocultura giapponese sicura- mente vessati dai caratteristici limiti imposti dalla scarsa reperibilità di fonti e dalla barriera linguistica che determina come appannaggio i lavori più interessanti pub- blicati nella terra del Sol Levante. Nonostante queste ricorrenti problematiche pos- siamo ritenere di possedere sufficienti dati per tentare un parallelismo con il con- testo occidentale, primo tra tutti, quello italiano. Per comprendere l’evoluzione dello slash occidentale possiamo avvalerci inizialmente delle ricerche della Sa- bucco che ci forniscono una prima contestualizzazione cronologica della nascita del fandom:

“Il media fandom si è sviluppato nei tardi anni Sessanta e nei primi anni Set- tanta organizzandosi principalmente intorno al telefilm «Star Trek», tra- smesso per la prima volta tra il 1966 ed il 1969. Molte donne entrarono nel media fandom in questo periodo a causa del loro interesse per la serie. Fino a quel momento, il mondo del fandom aveva ruotato principalmente intorno alla narrativa di genere fantascientifico ed era stato popolato quasi esclusiva- mente da uomini.”372

Secondo l’autrice quindi, la comunità slash occidentale si è formata all’in- terno di quella Sci-fi relativa alla famosissima serie televisiva statunitense con una prima realizzazione intorno al 1976 e rappresentata da una slash fan fiction con protagonisti i personaggi di Star Trek. Le prime aree geografiche a subire il conta- gio della sottocultura giapponese sembrano essere state in primis il Nord America

372 VERUSKA SABUCCO, Shōnen ai – Il nuovo immaginario erotico femminile tra Oriente e

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e l’Australia per poi essere seguite dal Nord Europa e dalla Gran Bretagna: nel Regno Unito, ad esempio, le serie tv artefici della diffusione di prodotti slash fu- rono due: la poliziesca “The Professionals” e la fantascientifica “Blake’s 7” pub- blicate tra il 1977 ed il 1983373. In relazione allo sviluppo che lo slash occidentale

ha saputo dimostrare, Sabucco ci parla anche di una interessante “wave theory” o “teoria delle onde” nata all’interno del fandom, specificatamente in seguito ad un articolo realizzato da Lezlie Shell nel 1993 e pubblicato dalla casa editrice indi- pendente APA con il titolo “I am not Alone or The Four Waves of Slash Fan-

dom”374. La Shell attraverso un parallelismo con la diffusione del femminismo af-

ferma che si possono analizzare delle ondate di diffusione relative allo slash che non solo verrebbero determinate da specifici elementi ma che influenzerebbero il senso estetico ed i giudizi di valutazione dell’utenza: buoni o cattivi autori o opere dipenderebbero dall’onda che in quel momento si sta cavalcando. L’articolo, nato inizialmente all’interno di una mailing list e successivamente rielaborato in corpo unico e coerente sortì interesse nel fandom soprattutto per aver classificato la fan fiction in base a 4 serie di caratteristiche: l’esplicita testimonianza di una scena di sesso, la relazione della storia al canone, il focus sulla sessualità all'interno di una scena di sesso e la relazione percepita dallo scrittore con il fandom. Sabucco ci specifica che le 4 onde delineate dalla Shell possono essere applicate indipenden- temente per classificare sì una singola fan fiction ma anche uno slash fandom spe- cifico così come l’intera evoluzione dello slash fandom in generale in modo da assumere la funzione di un vero e proprio strumento di classificazione cronologica. In quest’ultimo caso ogni onda rappresenterebbe un preciso momento di svolta, una nuova fase di sviluppo. Ogni onda poi, non costituirebbe un limite invalicabile: non vi è un’esclusione reciproca bensì una compenetrazione continua in cui ogni classe può filtrare liberamente l’una dentro l’altra per delineare tipologie variegate di fandom, di fan e di fan fiction. La prima onda è caratterizzata da una sorta di

373 Ibid.

374 LEZLIE SHELL, Catch A Wave, Strange Bedfellows, 1993, citato da https://fan- lore.org/wiki/The_Wave_Theory_of_Slash

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rigida adesione al canone in cui la componente sessuale è assente: l’importanza è tutta indirizzata sulla trama, sui rapporti e sui sentimenti dei personaggi che so- vente si dichiarano entrambi eterosessuali. In questo genere di opere spetta alla lettrice fantasticare: i due protagonisti esprimono in maniera allusiva la loro com- plicità senza mai oltrepassare certi limiti che potrebbero far intendere la loro forte amicizia come amore; è la lettrice che oltrepassa con la propria fantasia quella barriera rappresentante una cesura inviolabile. La seconda ondata delinea il “fa-

non” ossia il canone del fandom: essa si realizza quando il numero delle opere

slash raggiunse una quantità tale da creare universi alternativi andando così a de- terminare una serie di luoghi comuni che si ritrovano in molte storie scritte da autrici diverse. Questi stereotipi possono avere fondamento reale ma anche proli- ferare all’interno del fandom semplicemente perché hanno colpito la fantasia delle lettrici. La terza ondata si manifesta invece come un inasprimento della seconda: le autrici appartenenti a questa fase entrarono nel fandom esclusivamente attra- verso lo slash senza frequentare altri gruppi od usufruire di altre tipologie di pro- dotti. Per quanto riguarda i personaggi non vi è più la negazione dei propri senti- menti: l’accettazione delle loro inclinazioni omosessuali è manifestata da rapporti preesistenti nel background di almeno un protagonista. La quarta ondata caratte- rizza quelle fan che scoprono lo slash grazie ad internet, attraverso mailing list, archivi digitali su siti specializzati o direttamente sui siti personali delle autrici: questa facile reperibilità ha però portato, come conseguenza ad una diminuzione nella vendita delle fanzine. I protagonisti della quarta ondata hanno più libertà d’azione così come le situazioni sono più variegate: autrici e lettrici appartenenti a questa fase hanno un rapporto più flessibile con le minoranze sessuali, di conse- guenza i personaggi possono essere gay oppure bisessuali, intrattenere rapporti con un solo uomo oppure intessere molteplici relazioni; vi è conseguentemente un si- gnificativo e minore grado di rigidità nel canone375. Attraverso le sue peculiari li- nee evolutive lo slash ha contagiato infine anche l’Italia sebbene, come precisa

375 VERUSKA SABUCCO, Shōnen ai – Il nuovo immaginario erotico femminile tra Oriente e

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Benedetti la diffusione di prodotti yaoi e BL nel belpaese si sviluppò molto più tardi rispetto al resto del mondo376. Secondo Sabucco questa situazione è da attri-

buirsi ad un diverso processo di formazione e sviluppo sottoculturale rispetto a quello giapponese, americano o nord-europeo: in queste aree geografiche lo slash nasce da un media fandom che in Italia non era sufficientemente sviluppato da poter avere gli stessi esiti, anche in seguito all’incapacità di attirare il grande pub- blico per l’assenza di convention od eventi di grande attrazione e senza contare lo stigma provocato dall’ideologia dominante verso questo genere di prodotti. Quello che mancava ai tempi delle ricerche della Sabucco e che continua ancora a mancare è l’opportunità di poter passare al professionismo, indice di un mercato editoriale ostile ed indisposto alla pubblicazione di opere slash. Sebbene il fandom italiano risulti un mix, ovvero si muova in linea con quello nord-americano ma produca materiale affine al doujinshi giapponese, le opere rimangono sempre ancorate all’ambito amatoriale, non solo per la considerazione morale già espressa ma anche in seguito alla rigidità sul copyright, una rigidità assente in Giappone e che per- mette la libera espressione attraverso il supporto privilegiato dei doujinshi377. La prima opera a giungere in Italia sembra essere stata Kizuna: koi no kara sawagi378

di Kodama Kazuma, distribuita nel 1995 attraverso il mercato home video, ovvero quello relativo alle videocassette VHS, da Yamato Video. Grazie al successo di quest’opera che vendette dalle tre alle cinquemila copie, il numero di prodotti di questa tipologia iniziò a crescere, inizialmente con altri cinque anime pubblicati tra il 1996 ed il 2003: Ai no kusabi379 di Rieko Yoshihara, Boku no sekushuaru

376 SIMONE BENEDETTI, La subcultura dello yaoi/Boys’ Love in Italia - Omoerotismo, crea-

tività e interazioni sociali nel fandom femminile, cit., pp. 73-74.

377 VERUSKA SABUCCO, Shōnen ai – Il nuovo immaginario erotico femminile tra Oriente e

Occidente, cit., pp. 132-135.

378 Pubblicato in Italia nel 1994 da Yamato Video con il titolo di “Relazioni”.

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harasumento380 di Sakura Momo, Kusatta kyōshi no hōteishiki381 del già citato Ko-

dama, Aoki ōkamitachi no densetsu382 diretto da Yasunori Urata e Kaze to ki no uta383 di Takemiya Keiko. Per quanto riguarda il mondo dei fumetti, il primo

manga a tema BL pubblicato in Italia fu Nyūyōku Nyūyōku di Ragawa Marimo, edito da Marvel Italia nel 1999. La consacrazione del genere si deve a Kappa Edi- zioni che creò due collane apposite per contenere opere di genere BL chiamate rispettivamente Boys Love e Ronin Manga. L’impatto iniziale di questi prodotti non fu dei migliori: le opere venivano vendute come intrattenimento per un pub- blico omosessuale e questo provocò una dura reazione sia da parte del pubblico femminile a cui realmente erano indirizzate sia della comunità gay, il cui gusto naturalmente non trova affinità in quegli stereotipi androgini. Oltre a queste pro- blematiche di natura strettamente interconnessa alla mancanza di informazione sull’origine e sul target appropriato, si aggiunse anche un certo grado di ostruzio- nismo da parte degli editori che provocò irregolarità nelle pubblicazioni. Nono- stante tutto, il genere continuò ad affermarsi e diffondersi anche allo scotto di pa- gare un prezzo più alto: Benedetti riporta una differenza di circa il 40-50% in più nel prezzo di copertina dei manga BL rispetto agli altri fumetti giapponesi in com- mercio negli anni Novanta. Gli anni Duemila corrispondono alla presa di coscienza degli editori che il BL era ormai una realtà consolidata ed una buona fonte di gua- dagno: l’offerta dei titoli BL si ampliò notevolmente con la creazione di nuove specifiche collane come la S01 della casa editrice Magic Press oppure la True Blue di Flashbook Edizioni384. Per quanto riguarda l’ambito amatoriale invece, l’unica attestazione di una fanzine italiana dedicata allo yaoi, sulla falsariga dei doujinshi giapponesi fu Cultur Club a cura di Eva Villa e Ba & Cla, edita dal 1994 al 1999 e venduta alla mostra-mercato di Roma. All’interno di questa rivista si potevano

380 Pubblicato in Italia da Yamato Video con il titolo di “Pratiche fuori orario”.

381 Pubblicato in Italia nel 2003 da Yamato Video con il titolo de “L'equazione del professore”. 382 Pubblicato in Italia con il titolo de “La leggenda dei lupi blu”.

383 Pubblicato in Italia da Yamato Video con il titolo de “Il poema del vento e degli alberi”. 384 SIMONE BENEDETTI, La subcultura dello yaoi/Boys’ Love in Italia - Omoerotismo, crea-

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trovare numerose parodie di opere originali ma anche storie con personaggi e si- tuazioni originali. Il loro contributo alla diffusione della sottocultura yaoi fu molto significativo non solo per la pubblicazione delle opere in sé quanto per aver ospi- tato prodotti realizzati da numerose appassionate tra le quali i gruppi Dany & Dany e le Peruggine. Le prime due, Daniela Orrù e Daniela Serri ottennero il successo con Lemnisca edito da un’etichetta indipendente che portava lo stesso nome men- tre le seconde, Claudia Lombardi e Barbara Apostolico realizzarono l’opera che ottenne maggior successo in Italia, Caim, edita da Yaoi Press385. Indipendente- mente da quanto affermato fino a questo punto, ripercorrere con dovizia di parti- colare la storia della sottocultura slash italiana si rivela un compito arduo soprat- tutto perché, come abbiamo convalidato inizialmente la produzione e la diffusione delle pubblicazioni avveniva a livello amatoriale attraverso le fanzine che non solo erano di numero estremamente basso ma utilizzavano fiere ed eventi a tema come canale privilegiato di distribuzione, oppure si affidavano alla vendita per corri- spondenza. Con l’avvento di internet la situazione ha preso una piega decisamente diversa: la nascita di siti a tema, il sempre consistente apporto di quelli fansub e l’inclusione di pagine apposite nei più famosi social network hanno permesso la creazione di appositi spazi di discussione, informazione e consumo dei prodotti yaoi e BL nonché delle produzioni amatoriali italiane386. Secondo le ricerche di Benedetti, svolte nel 2005, il fandom yaoi/BL italiano conferma la sua similarità con quello giapponese: la componente femminile rappresenta la maggioranza delle consumatrici con una presenza maschile consistente ma irrisoria se paragonata; l’orientamento sessuale prevalente risulta quello omosessuale. L’età media delle consumatrici si attesterebbe poi intorno ai venti anni come avviene nella relativa controparte asiatica. Data la particolare impostazione che caratterizza questi pro- dotti ed il target verso cui sono rivolti, non sorprende neanche che i dati raccolti indichino un orientamento eterosessuale predominante tra le consumatrici; il titolo

385 Ivi, pp. 78-79.

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di istruzione medio delle partecipanti ai sondaggi raccolti risulta generalmente me- dio-alto: una costante che abbiamo osservato anche in relazione al cosplay e che ormai sembra confermarsi come una base che può permettere di far superare quel gradino cognitivo necessario alla valutazione, alla critica ed alla rivalutazione di prodotti e pratiche fortemente vessate da stereotipi ed incomprensioni. L’età media in cui una ragazza italiana entra in contatto con lo yaoi ed il BL risulta in pratica la stessa durante la quale inizia a fruire di manga, quattordici anni circa: sicura- mente lo stile grafico, le situazioni presentate ed i peculiari rapporti amorosi tra i personaggi che, occorre sempre ripetere vengono costruiti meticolosamente da fan- tasie femminili per scuotere emozioni puramente femminili, concorrono ad un av- vicinamento repentino al prodotto da parte delle giovani donne. Nei confronti di un’età puberale caratterizzata da curiosità e scoperta verso la propria sessualità può far leva anche il carattere trasgressivo che risulta ben evidente fin dalla copertina del manga o dalla custodia del DVD contenente l’anime yaoi o BL. Le ricerche di Benedetti continuano a confermare la vicinanza delle consumatrici italiane con quelle giapponesi: la fruizione dei prodotti slash può rappresentare una fase tran- sitoria di alcuni anni quanto una passione da coltivare durante la vita; quella che appare come una divergenza di maggiore peso tra Italia e Giappone sembra inter- connessa con la diversità culturale tra le società dei due paesi e soprattutto al di- verso grado di influenza della pressione sociale, indubbiamente più morbido in occidente che non in Giappone387. Benedetti ha cercato di sondare anche il grado

di conoscenza che queste ragazze possiedono nei confronti dei prodotti che consu- mano attraverso una domanda classica ma sempre necessaria a sortire l’effetto de- siderato: la differenza tra yaoi e BL per una lettrice italiana. Il risultato non ci sorprenderà più di tanto in quanto riporta in luce quella matrice che abbiamo os- servato nel capitolo relativo alle cosplayer italiane: nonostante le affinità di usi e costumi delle sottoculture occidentali nei confronti di quelle giapponesi, il terreno di crescita diverso ci conferma considerazioni ed interpretazioni diverse. Per le

387 Ivi, pp. 83-87.

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fujoshi italiane la differenza tra yaoi e BL non sarebbe da attribuirsi al diverso canale di distribuzione e realizzazione come in Giappone, quanto ad un diverso grado di erotismo presente in esse. È indubbio ormai che lo yaoi possa prendersi libertà che il BL non può neanche lontanamente immaginare ma in Italia sembra essere proprio questo l’elemento discriminante di una effettiva differenza. Il BL quindi sarebbe valutato come uno slash erotico e romantico mentre lo yaoi un pro- dotto prettamente pornografico388. Le fan italiane di questi prodotti tenderebbero a

preferire di identificarsi con il termine “yoaista” in quanto “fujoshi” risulterebbe caricarsi dei connotati negativi classici che si possono ritrovare associati al termine ombrello “otaku”; oltretutto, in molti penserebbero che “fujoshi” sia un’etichetta utilizzata prevalentemente dai media ed in seguito a ciò che si sia perso quell’ele- mento di autoironia originale. Benedetti solleva pure un’importante constatazione che riguarda le yaoiste italiane, relativa alla concezione della società giapponese vista attraverso il filtro della passione:

“[…] la loro visione del Giappone risulta spesso acritica e basata sull’imma- gine auto-orientalista che il Paese promuove all’estero attraverso le sue poli- tiche culturali (manga, anime, cucina et similia) […] l’immagine che viene percepita del Giappone è di una società e una cultura aperta e tollerante so- prattutto nei confronti delle minoranze sessuali; c’è l’idea che l’omosessualità sia praticata apertamente in Giappone così come viene raffigurata nelle pro- duzioni yaoi/BL. Probabilmente questa associazione nasce principalmente dalla consapevolezza dell’esistenza in Giappone di una massiccia industria di prodotti mediali che contengono a vari livelli violenza, contenuti sessuali, gender bending o materiali dalla “dubbia moralità” relativamente accessibili, che non troverebbero spazio nel più restrittivo contesto socioculturale ita- liano. Perciò le fan, nel tentativo di costruire un simulacro del Giappone ba- sato sulla proiezione mediatiche tramite le pratiche tipiche della subcultura otaku, immaginano un Giappone in cui poter sperimentare liberamente la loro

388 Ibid.

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sessualità ed essere in grado di esprimere i loro sentimenti e le loro convin- zioni con persone che la pensano nella loro stessa maniera.”389

Questo filtro passionale concorre quindi ad influenzare atteggiamenti e vi- sioni del mondo ma coincide pure con una delle più grandi differenze che separano le yaoiste rispetto alle fujoshi ovvero la vicinanza o la simpatia nei confronti dell’omosessualità reale: sentimenti di empatia verso le persone che appartengono a quello specifico orientamento sessuale sembrano essere il riflesso del consumo di quell’omosessualità fittizia che ritrovano all’interno dei prodotti che consu- mano. La vicinanza può essere generata anche da una fantasiosa associazione tra il genere di discriminazione che esse sentono pesare su di loro e quella, in realtà non paragonabile, che subiscono le minoranze sessuali in seguito ad una società omofoba, conservatrice e maschilista come quella italiana. L’eccezione che con- ferma la regola ma che allo stesso tempo dimostra quanto artefatti siano questi collegamenti è la costante e numerosa presenza di yaoiste che consumano e pro- ducono prodotti yaoi ma al tempo stesso nutrono distacco ed omofobia nei con- fronti dell’omosessualità reale390. Il genere di atteggiamenti appena riportati ci

porta anche alla conclusione che il timore della discriminazione le fa sentire in dovere di nascondere la propria passione. Anche nel luogo privilegiato di discus- sione, ovvero internet, le yaoiste mostrano un’altra differenza rispetto alle fujoshi: in teoria il luogo virtuale che conferisce anonimato o comunque un certo grado di camuffamento della propria identità, per esempio attraverso l’utilizzo di un nick-

name dovrebbe espletare tutte le sue possibilità di condivisione, la realtà presenta

invece una situazione ben diversa. Benedetti afferma che molte yaoiste preferi- scono frequentare forum e gruppi di discussione anglofoni per via di un atteggia- mento e modalità d’interazione molto diversi da quello italiano: sebbene non possa costituire una regola, quelli italiani concorrerebbero in alcuni casi a creare un clima

389 Ivi, p. 102-105.

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aggressivo ed irrispettoso attraverso il continuo scoppio di shipwar, ovvero ani- mate discussioni tra gruppi di fan in materia di coupling, caratterizzate da vere e proprie dimostrazioni d’odio che si possono manifestare anche nel lungo termine. Idealmente il potenziale di queste “guerre” è intrinseco in ogni cultura ma sembra che l’ambiente italiano risulti in questo caso il più controverso, rispetto magari a quello anglofono o quello giapponese considerati più collaborativi e pacati. Le si- tuazioni espresse fino ad ora non ci sorprendono più ovviamente, abbiamo già os-