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CAPITOLO 4 Il welfare generativo per la grave marginalità:

4.3. Uno sguardo al futuro

4.3.1. Quale futuro per gli Hope?

Progetti di questa portata innovativa possono essere inizialmente fragili, seppur supportati dall’entusiasmo. Come evidenziato nel punto quattro delle sei fasi dell’Innovazione Sociale (Murray et al 2010), è importante, una volta che il progetto è avviato, trovare il modo di sostenerlo sia da un punto di vista finanziario che organizzativo. Per questa ragione, lungo il percorso, ci si può imbattere in momenti di incertezza verso il futuro dovuti alla precarietà dei finanziamenti, a cambiamenti interni nell’organizzazione del progetto ecc. Un tema ricorrente che emergeva con le persone intervistate era, per l’appunto, sul futuro: Il Fareassieme continuerà? E come? Per ovvi motivi non è concesso dare una risposta esaustiva, non potendo prevedere quello che succederà, ma sembra emergere sia dalle interviste, che dalla letteratura, come l’ottica del welfare generativo e della partecipazione degli utenti nei servizi si stia ampiamente diffondendo e sembra ormai essere la strada da percorre per un nuovo modello di welfare inclusivo, partecipativo di e per tutti.

Operatore 2: Sicuramente andrà avanti e sicuramente si svilupperà perché, innanzitutto, il

concetto di partecipazione è chiave ma non solo per noi, Area Inclusione, ma sono uscite un paio di mesi fa le Linee guida sulla marginalità della Fio.psd in cui la partecipazione c’è dentro tanto! Le modalità di una Casa Briamasco o di Casa Orlando sono le modalità in cui loro indicano di andare per migliorare la qualità dei servizi… e noi siamo già lì! Quindi non mi stupisce un Punto d’Incontro che chieda ad un Hope di fare l’operatore o che chiedano all’altro Hope di spiegare cos’è il Fareassieme perché son interessati... persone dall’università che ci chiedono, dai carceri...

Come ci spiega Operatore 2, la metodologia del Fareassieme sta prendendo piede nelle varie aree dei servizi, non solo di Trento, che vogliono informarsi, capire come funziona il progetto per valutare un eventuale emulazione. O ancora, fondamentale per comprendere il reale impatto sociale di questo progetto, vedere alcuni Hope essere assunti come operatori in certi servizi per senza dimora, come traguardo della tanto auspicata autonomia.

Hope 4: Io sono cresciuto molto, all’inizio mi arrabbiavo spesso […] e questo progetto mi ha

144 molte cose. Prima ascoltavo per rispondere, per dire la mia… ora aspetto, ascolto e alle volte non rispondo, perché è meglio non rispondere in quel momento.

Hope 6: Personalmente mi ha aiutato, nel senso… mi ha aiutato anche con il lavoro che sto

facendo adesso. Quindi aiuta molto, perché magari aiuta a superare le difficoltà, aiuta a vedere le cose, magari di non tenere le cose dentro, di confrontarti con le persone, di confrontarti con i colleghi… questa qua è la vita.

Nota di campo 19.08.2015

L’operatore riporta la storia di Y. La storia di una persona che dalla strada è riuscita a trovare un lavoro, a rinnovarlo, e ora ha un contratto indeterminato, uscirà da Casa Briamasco (dove era ospite) e entrerà in una struttura diversa, più autonoma. Lo dice quasi tra le righe, racconta questa storia anche per sottolineare come questo progetto, il lavoro degli Hope, stiano aiutando molto. Nel gruppo sono tutti contenti nell’ascoltare questa notizia, nessuno si prende merito: “è stato bravo” dicono.

Queste sono solo alcune delle testimonianze di percorsi positivi, che dalla marginalità sono riusciti a tornare ad una propria autonomia, sono storie tanto di Hope quanto di ospiti delle case. Sono storie che meriterebbero di essere raccontate dall’inizio alla fine per rafforzare il valore generativo che questo progetto sta avendo e mi sembrano, da un punto di vista personale, anche ottime testimonianze di come il futuro di questo progetto sia, oltre che possibile, necessario. Riprendendo le parole di Responsabile 3, dal Capitolo 3, paragrafo 3.3.4.

Siamo in un periodo in cui le risorse economiche sono sempre meno, tagliano dei soldi, non è che possiamo tagliare risorse chiedendo che venga fatto quello che facevano prima... serve che insieme ci orientiamo verso le priorità e quindi […] per me il Fareassieme è un priorità.

Inoltre a queste parole aggiungo:

Responsabile 3: sono fiduciosa... ci mostrano (gli Hope) come sia possibile lavorar in

maniera diversa con le persone ottenendo risultati non indifferenti perché se pensiamo che gli Hope sono comunque tutti utenti dei servizi, cioè persone che sei anni fa sarebbero venute ai servizi solo per chiedere assistenza economica, casa aiuto... e invece ora? Sono come dire... reinventate! Restituiscono quello che è stato dato.

Il futuro è nelle mani di chi crede in questo progetto e cerca di sostenerlo, ricercandone i finanziamenti e stabilità organizzative, in maniera che possa continuare il percorso di crescita delle persone all’interno del gruppo e come dice Hope 3, riprendendo anche dalle conclusioni del capitolo terzo:

145 Questa è una goccia nello stagno, siamo dieci persone, però è giusto che anche altre persone abbiano la possibilità di fare questa esperienza! Non guadagni molto eh… ma intanto in tre anni hai fatto qualcosa e ti sei tirato fuori da… se in questi tre anni (di attività come Hope) ti sei fatto valere… forse Dio esiste anche per te!

Sembra che per il momento gli stessi enti siano più che interessati a voler portare avanti questo progetto, ma è doveroso ampliare lo sguardo per capire verso che direzione si stiano indirizzando le politiche sociali e come, i vari attori responsabili, vogliano affrontare il tema. Abbiamo già visto come i progetti innovativi di welfare generativo non siano solo piccoli esperimenti di nicchia, ma si stiano sempre più diffondendo: è quindi questa la strada da percorrere?