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CAPITOLO 2 Fenomeno e contesto delle persone senza dimora: Europa,

2.2. Essere senza dimora a Trento

2.2.2. La rete dei servizi

Con questo paragrafo vorrei delineare, in linea di massima, i principali servizi offerti per persone in situazione di grave marginalità, attraverso l’aiuto delle Linee di indirizzo per il

contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia, soffermandomi, però, sul contesto di

Trento, da me conosciuto anche attraverso il mio tirocinio presso i Servizi Sociali.

Per aiutare la comprensione si possono dividere tali servizi in bassa e alta soglia o in prima, seconda e terza accoglienza.

I servizi a bassa soglia sono tutte quelle prestazioni che cercano di rispondere in maniera immediata al bisogno. Inoltre non necessitano, solitamente, di una segnalazione o invio da parte di un assistente sociale: la persona può accedervi direttamente. Vengono chiamati quindi, anche di prima accoglienza. Citerò di seguito solo certi tra i principali servizi che sono a disposizione per persone sena dimora. Tra questi vi sono alcuni servizi facenti capo alla già citata Fondazione Comunità Solidale, il quale «…è un ente di religione con riconoscimento di personalità giuridica che opera in stretta sinergia con l’Arcidiocesi di Trento e l’Ufficio Caritas Diocesana di Trento» (comunitasolidale.org). Tra questi troviamo

la Casa di Accoglienza “Mons. Bonomelli”, dormitorio principale della città di Trento con 41 posti disponibili per uomini. Nel periodo invernale, tramite il progetto P.R.E.S.A. (progetto rifugio emergenze socio abitativa) vengono aggiunti 18 posti. Da ricordare come, secondo le Linee di indirizzo, i così detti “piani freddo” sono strategie che dovrebbero già essere pensate in anticipo e quindi non rientrabili in situazioni di

Aree di problematicità delle persone accolte in Casa Briamasco nel 2015 v. %

Fonte: Camminare Insieme, IX rapporto 2016 sulla povertà incontrate nei servizi Caritas e Fondazione Comunità Solidale

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emergenza. Al dormitorio si può accedere direttamente, senza segnalazione dei servizi sociali, presentandosi allo Sportello unico per l’accoglienza delle persone senza dimora. Tale sistema, attivo da qualche anno sul territorio di Trento, crea un elenco di persone richiedenti un posto letto nei dormitori, sulla base di alcuni requisiti (in ordine di tempo, su segnalazione dell’assistente sociale, priorità a chi lavora ecc.).

Da non tralasciare è il lavoro svolto dall’Unità di Strada, previsto anche dalle Linee di indirizzo, che incontra le persone senza dimora direttamente nei loro luoghi di vita. L’operatore di strada può essere considerato come un “interlocutore privilegiato” che ascolta e accoglie, ma anche informa e accompagna. Alle volte il servizio di strada è uno degli unici contatti che alcune persone senza dimora hanno, per questo è molto importante il loro ruolo come orientatori verso altri servizi che possano disporre di un accompagnamento di cura e di percorso verso l’autonomia. Secondo il IX rapporto sulla povertà stilato da Caritas e FCS, l’Unità di Strada di Trento avrebbe stimato che, nel mese di dicembre 2015, le persone che si trovavano in una situazione di totale mancanza di dimora erano 65, di cui 29 accolte in servizi notturni e 36 collocabili nella tipologia più grave di ETHOS: “sopravvivenza all’aperto” anche se la stima non può essere precisa perché l’Uds non compie una rilevazione anagrafica delle persone che incontra. Il medesimo rapporto segnala anche come, nel corso del 2015, la casa di accoglienza Mons. Bonomelli avesse accolto circa 556 persone con un tempo di accoglienza in media di 30 giorni, prolungabile a 60 per residenti o ex-residenti.

Per le donne, invece, i servizi disponibili sono in minor numero, tenendo conto, però, che i problemi di difficoltà abitativa coinvolgono principalmente gli uomini.

Per quanto riguarda il soddisfacimento di altri bisogni primari e solitamente urgenti come i pasti e la possibilità di lavarsi, sul Comune di Trento è possibile utilizzare il Punto d’Incontro, luogo storico per l’accoglienza di persone senza dimora: «Punto d’Incontro è una cooperativa sociale presente sul territorio della città di Trento dal 1979. Si rivolge a persone senza dimora o in situazione di grave disagio socio economico. Tenta di dare risposte concrete ad alcuni bisogni fondamentali (mangiare, lavarsi e vestirsi) attraverso la fornitura gratuita di pasti a mezzogiorno, la possibilità di usare le docce e, secondo disponibilità, la distribuzione di vestiario» (puntodincontro.trento.it).

Vi sono altri tipi di servizi che vengono messi in campo una volta soddisfatti i bisogni “primari” e più urgenti. Se una persona viene presa in carico dai servizi sociali possono

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essere proposti altri tipi di strutture di seconda accoglienza, ovvero cercare di passare dalla fase emergenziale alla costruzione di un percorso che possa condurre all’autonomia. È importante citare Fondazione Villa Sant’Ignazio che, fra le altre attività che propone, è anche e soprattutto una comunità di accoglienza residenziale temporanea con anche alloggi in autonomia, oltre ad essere, insieme al Comune e Fondazione Comunità Solidale, gestore, culla e fucina del progetto Hope.

Vi sono due importanti case, che ancora non ho nominato, nelle quali si racchiudono gran parte della mia esperienza personale di tirocinio. Esse sono Casa Briamasco, che oggi è diventata Casa Giuseppe, e Casa Orlando. Queste due strutture accolgono circa una quindicina di uomini adulti a testa con una permanenza notturna prolungata all’incirca 6 mesi. Questo fa sì che gli ospiti possano avere maggior tempo per poter costruire il proprio cammino verso l’uscita dalla vita in povertà. La vera particolarità di questi dormitori, però, è che sono quasi interamente gestite da soggetti che hanno o hanno avuto problemi di autonomia abitativa. Queste persone, che insieme formano un progetto che ormai va avanti da qualche anno, vengono chiamati Hope, ovvero: Homeless Peer.

Come ultima fase di un cammino verso l’indipendenza abitativa troviamo la “terza accoglienza”, ovvero il raggiungimento dell’autonomia abitativa che può svilupparsi attraverso la ricerca di un appartamento nel libero mercato, o la domanda presso alloggi residenziali con affitti agevolati in base all’I.C.E.F.14, come per gli alloggi I.T.E.A.15

Un ultimo accenno merita essere fatto sul tema della residenza. Come già accennato, la mancanza della residenza può portare all’esclusione del godimento di alcuni diritti fondamentali, ponendo le persone senza dimora in un ulteriore situazione di svantaggio. Per questo motivo, l’ordinamento giuridico, prevede una norma specifica per la residenza anagrafica per gli Homeless: la legge 1228 del 24 dicembre 1954, art.2, comma 3. Questa normativa prevede che la persona senza dimora possa acquisire la residenza nel comune del domicilio o, in mancanza di questo, nel comune di nascita. In particolare, nel Comune di Trento, il Servizio Sociale e l’Ufficio Anagrafe del Comune di Trento hanno un accordo per garantire l’iscrizione anagrafica come senza dimora a quelle persone che dimostrino una presenza continuativa (da 1 a 3 anni) sul territorio. L’iscrizione avviene o presso la

14 Indicatore della condizione economica familiare, solitamente nelle altre regioni d’Italia viene contrassegnato come

I.S.E.E. (indicatore della situazione economica equivalente)

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Caritas di Trento o presso il Punto d’Incontro. La residenza permette così l’accesso ad alcuni diritti come: la presa in carico da parte di Servizi Sociali, la possibilità di beneficiare di interventi economici, il diritto al rilascio della tessera sanitaria e la scelta del medico di base e il diritto di presentare domanda per una casa I.T.E.A. ecc.